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Pannella Marco, Galante Garrone Alessandro - 8 dicembre 1985
Quelle "trovate" sul caso Tortora
Lettera di Marco Pannella a La Stampa e replica di Alessandro Galante Garrone

SOMMARIO: Marco Pannella replica ad Alessandro Galante Garrone che gli aveva attribuito, a proposito del processo Tortora, "trovate ... assolutamente destituite di serietà" (le denunce per specifiche violazioni delle norme penali da parte di magistrati, "pentiti" e giornalisti). Risponde Galante Garrone confermando il suo giudizio negativo sulle "inedite trovate di Martelli e di Pannella".

(LA STAMPA, 8 dicembre 1985)

Signor direttore,

è da fine luglio, ormai, che Alessandro Galante Garrone e La Stampa continuano ad attribuirmi comportamenti e fatti assolutamente contrari alla verità, che si risolvono in un'opera continua di diffamazione e in una gravissima lesione della mia immagine politica e personale. Dinanzi a decine di dichiarazioni volte a ristabilire la verità, il resto della stampa - inizialmente precipitatasi a sfruttare un'errata informazione - ha spontaneamente corretto quanto attibuitomi in relazione al processo contro Tortora ed altri 1200 camorristi e spacciatori di droga, e che aveva - per chi mi conosca - lo stesso grado di attendibilità che se fosse stato attribuito a Galante Garrone stesso.

Voi, invece, continuate nella vera e propria campagna diffamatoria: ancora ieri, in un articolo di fondo, mi attribuite "trovate... assolutamente destituite di serietà". Finchè si precisavano quale fossero queste "trovate" ho lasciato che i lettori autonomamente scegliessero fra la scarsa serietà attribuitami e quella di chi pretendeva di così giudicarmi, sulla base di notizie false e assolutamente improbabili. Ma non è più il caso.

Sicchè, riservandomi di agire in altra sede senza più riguardi e deferenze che si rivelano ormai purtroppo del tutto ingiustificati, preciso che mai, dico mai, ho sia pur lontanamente sostenuto in qualsiasi luogo, forma e tempo quanto Galante Garrone e La Stampa continuano ad attribuirmi in proposito. E' vero, invece, che ho esercitato il mio diritto-dovere di sporgere formali e numerose denunce per specifiche violazioni delle norme penali da parte di magistrati, imputati, pentiti, cronisti giudiziari, nell'ambito di un unico disegno criminoso volto a precostituire i risultati di una indagine processuale, nelle sue diverse fasi, e in un quadro davvero camorristico di comportamenti e interessi.

Ma non essendo io credibile quanto Pandico e Melluso, ed altri noti giuristi e cittadini del loro stampo, non ho mai avuto diritto, in tutti questi mesi, a veder riferite, approvate o criticate, queste mie iniziative pur gravissime, che avrebbero dovuto espormi ad azioni penali per calunnia pluriaggravata, e che invece hanno avviato atti preliminari per quanto almeno concerne gli aspetti disciplinari del problema.

Marco Pannella

Risposta di A. Galante Garrone

L'onorevole Pannella si adonta perchè, nel mio fondo di ieri l'altro, ho accennato "alle recenti inedite trovate di Martelli e Pannella, assolutamente destituite di serietà, a proposito di un pur discutibile, e da noi più volte discusso, processo napoletano": un evidentissimo riferimento al processo Tortora, e un giudizio letteralmente identico a quello già dato da me in un fondo del 28 luglio 1985 (intitolato "Un po' di serietà"), su quanto escogitato dai due, e proprio alla vigilia della sentenza. (Come i passi andati a vuoto presso Cossiga e Craxi, o confuse iniziative parlamentari sull'andamento di quel processo, o nebulose proposte di legge contro "gli abusi nella conduzione del processo penale").

Continuo a reputare infelicissime quelle estemporanee "trovate", sia nell'interesse di Tortora - sulla colpevolezza del quale ho sempre sostenuto la mancanza di prove serie e convincenti -, sia e ancor più nell'interesse di un armonico e serio funzionamento di tutti gli organi costituzionali: che, per riprendere un'efficace espressione di qualche giorno fa, sono usciti o rischiano di uscire dai binari, e perciò di scontrarsi fra loro con gran fracasso. Nell'appellarmi, con parole semplici e chiare alle responsabilità di tutti, speravo di non apparire troppo severo. Forse era una pia speranza; ma reputo un dovere dar voce a onesti sentimenti assai diffusi tra la gente

A. Galante Garrone

 
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