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Pannella Marco - 22 luglio 1986
Più utile agli altri Radio radicale
di Marco Pannella

SOMMARIO: Radio Radicale rischia di chiudere ma sono gli altri, quelli che per anni hanno beneficiato dei suoi servizi, che dovrebbero per primi preoccuparsi di trovare una soluzione alla sua crisi finanziaria. Innanzitutto le istituzioni e gli uomini politici a cui Marco Pannella si rivolge con otto esempi di sostegno concreto all'unica emittente che svolge un "servizio pubblico" diffondendo la "diretta" integrale di sedute delle Camere, delle Assemblee regionali, provinciali e comunali, dei congressi di tutti i partiti...

(Il Giornale, 22 luglio 1986)

"Caro direttore,

provo a fare un passo in più a proposito di Radio Radicale, di cui "il Giornale" - per primo e tra i pochissimi - ha voluto e saputo occuparsi.

Cosa si attende per Radio Radicale? Cosa si chiede? Chi deve muoversi? Per fare che cosa?

Personalmente ritengo che non sia Radio Radicale ad aver bisogno di alcunchè. Se dovrà definitivamente tacere, coloro che l'hanno animata, realizzata, donata alla democrazia italiana, potranno dire a se stessi, e gli altri dovranno riconoscerlo, che Radio Radicale l'hanno fatta, l'hanno inventata, l'hanno fornita a ciascuno ed a tutti. Non sarà poco, ma moltissimo, per la vita di chiunque, per la loro.

Ritengo, invece, che siano gli "altri", a cominciare dalle istituzioni (il Parlamento, i Comuni, l'Università), ad aver bisogno di Radio Radicale.

Gli uomini di governo, i politici, l'avvertono. Ma si rivelano incapaci di trarne le debite conseguenze, che pur sarebbero evidenti e semplici.

Facciamo alcuni esempi:

1) Quante Regioni, che Radio Radicale non riesce oggi a raggiungere, come Calabria, Basilicata, Molise, parte dell'Abruzzo, il Friuli, gran parte della Liguria, del Sud-Tirolo e del Trentino, la Sardegna non dovrebbero, non potrebbero tentare di raggiungere accordi con Radio Radicale, in reciproca autonomia, per l'estensione dei "servizi" che essa già fornisce altrove? E le Regioni, i Comuni dove Rr è giunta per anni, e non giunge più, non sono interessate?

2) Indipendentemente dalla legge per l'editoria, la Presidenza del Consiglio non potrebbe forse stanziare una somma adeguata, pari a quella che la Regione siciliana ha versato a "I Siciliani", o al doppio di quel che "per subito" i Sindacati hanno assicurato a "Il Manifesto"?

3) Allo stesso titolo, Camera e Senato non potrebbero stanziare, l'una e l'altro, alcune centinaia, poche, di milioni?

4) Il ministero dei Beni culturali, il ministero della Pubblica istruzione, le Università, istituti e dipartimenti universitari di diritto pubblico, di procedura penale, di diritto parlamentare, di linguistica non dovrebbero essere interessati a contratti che consentano al centro di produzione di Radio Radicale di sistemare, attrezzare, per poi potenziare, sia la raccolta della documentazione radiofonica, sia consentire l'accesso per lo studio e l'analisi dell'immenso patrimonio culturale già raccolto e da raccogliere?

5) La Sip, L'Enel, non potrebbero estendere a Rr le facilitazioni che fanno alla stampa o ad alcune imprese industriali?

6) Il ministero delle Poste, l'Iri, o il consiglio d'amministrazione della Rai non potrebbero estendere, con molta maggiore limpidità e trasparenza, a Radio Radicale il tipo di contratto che ha fatto con Tele-Montecarlo?

7) Sarebbe troppo chiedere che a Radio Radicale andasse un "Premio Italia" straordinario, anche sul piano finanziario, per l'assoluta (e a volte tremenda) bellezza di alcuni suoi "servizi" in diretta, dalle aule dei tribunali, dalla strada, o per il complesso della sua attività, che non ha paragoni o precedenti in nessun luogo, che le consentirebbe di non chiudere definitivamnte, fra 68 giorni, smobilitando irrimediabilmente anche le sue strutture e alienando il suo patrimonio, svendendolo, disperdendolo?

8) Il Partito Radicale ha dato "direttamente" a Radio Radicale oltre 2/3 del suo finanziamento pubblico. Ma tutti comprendono che le vicende politiche rendono del tutto inadeguata, ormai, questa fonte di finanziamento. Ma l'azienda Radio Radicale non può sopravvivere nemmeno mesi se deve continuare a fornire in modo "assolutamente gratuito" i suoi servizi, la sua attività.

Da questo giornale, tu ed alcuni tuoi egregi collaboratori avete trovato modo di esprimere il vostro aiuto ed incoraggiamento. Dopo di voi, si sono mossi "il Giorno", "Paese Sera", "l'Avanti", "la Notte". E va sottolineato che "il Popolo" è intervenuto con parole decise, leali, favorevoli. Per quanto riguarda la stampa è tutto, proprio tutto. Dalle istituzioni, naturalmente, nulla.

Se un editore volesse documentarsi e documentare, c'è un libro che potrebbe esser concepito. Bellissimo. Sono le quasi duemila lettere giunte dalla gente a Radio Radicale. Gli ascoltatori di Radio Radicale hanno battuto, con le loro pagine, Radio Radicale stessa. Quel che raccontano, in questa occasione, di sé e del Paese, commuove, desola e consola. E' l'opposto di quel deserto dei Tartari che è e si rivela essere, così spesso, la giungla del potere, e dei grandi "intellettuali" di potere.".

 
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