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Fedi Giuseppe - 15 agosto 1986
Stop agli insulti radio
Il giudice sequestra ai radicali le centraline telefoniche

Intervento della Digos in diretta per bloccare il "vilipendio alle istituzioni e l'apologia di fascismo" contenuti nei messaggi.

di Giuseppe Fedi

SOMMARIO: La notizia del sequestro degli impianti di registrazione di "Radio Radicale" disposto dalla magistratura romana per impedire la messa in onda delle telefonate che potevano integrare il reato di vilipendio delle istituzioni e apologia di fascismo e i commenti di Paolo Vigevano e Marco Pannella [In seguito alla sospensione dei programmi di Radio Radicale, determinata da carenze finanziarie, era stato deciso di trasmettere, senza alcun filtro, solo i messaggi telefonici con cui gli ascoltatori sarebbero dovuti intervenire sul rischio di chiusura dell'emittente radicale. Ma col passare dei giorni i messaggi contenevano prevalentemente sfoghi personali e insulti, tanto da far parlare i giornali di "radio parolaccia"].

(LA STAMPA, 15 agosto 1986)

ROMA -- La valanga di turpiloqui, proteste, lamentele trasmesse nei giorni scorsi da radio Radicale s'è arrestata. Un decreto di sequestro, firmato dal sostituto procuratore Saviotti, ha posto fine, nel pomeriggio di ieri, alla messa in onda degli »sfoghi registrati dall'emittente. A caldo, Marco Pannella, mentre la polizia sequestrava alcune bobine registrate il 12 e il 13 agosto assieme a tre segreterie telefoniche e notificava all'editore Paolo Vigevano, una comunicazione giudiziaria, l'ha definito »un provvedimento assolutamente inutile . Ed ha aggiunto: »Avrebbero potuto stabilire un contatto per sapere se volevamo continuare o no, visto che avevamo convocato un'assemblea. L'abbiamo appreso dall'Ansa dato che il giornalismo è efficiente e il segreto istruttorio no .

A far scattare il sequestro è stata una riunione a Palazzo di Giustizia durata due ore e mezzo. Un vertice presieduto dal procuratore capo Boschi alla presenza dei giudici Saviotti e Iori e di due funzionari della Digos. Per impedire che si continuassero a consumare i reati di vilipendio delle istituzioni e apologia di fascismo, gli inquirenti avrebbero potuto ordinare la chiusura della radio o far sequestrare gli impianti usati per trasmettere le telefonate. Alla fine è stata scelta la seconda soluzione e il giudice ha firmato il decreto, notificato alle 16,15 da tre funzionari della Digos e da due tecnici della questura nella sede di via Principe Amedeo.

Stipati in una saletta, Pannella, Vigevano, Tessari, il direttore, Valeria Ferro, i redattori e i volontari che collaborano all'emittente avevano appena cominciato a discutere delle conseguenze, sempre più imprevedibili, provocate dall'alluvione di sfoghi e, naturalmente, delle iniziative per scongiurare, alla fine di settembre, la chiusura della

radio.

Un dibattito trasmesso in diretta così come la lettura del decreto dei sequestro che lo ha interrotto. »Il sostituto procuratore Saviotti - si legge nel testo -, visti gli atti del procedimento penale contro ignoti imputati dei delitti di cui all'art. 4 della legge 645 del 20 giugno '52, di cui al l'art. 8 della legge 8 ottobre '67 numero 062, di cui all'art. 290 del codice penale, poiché si rende necessario procedere al sequestro di tutte le apparecchiature idonee alla registrazione e al riversamento delle telefonate ordina il sequestro di quanto sopra specificato .

Paolo Vigevano, amministratore unico della radio aveva appena finito di ascoltare la lettura del decreto quando i due tecnici si sono fatti accompagnare da uno dei redattori, Stefano Anderson, in una stanza dove hanno prelevato tre segreterie telefoniche (una quarta, guastatasi nei giorni scorsi, è stata portata a riparare) e numerose bobine. »Ora, senza le segreterie, non possiamo trasmettere le telefonate.

Non ci resta che mandare in onda un po' di musica in attesa di decidere che cosa trasmetteremo , ha detto sconsolato uno degli speaker. » Una commissione sta mettendo a punto il messaggio con cui faremo conoscere agli ascoltatori la nostra linea , ha annunciato Vigevano.

Musica classica fino alle 20, quando la radio ha ricominciato a dare notizie sulla »gara di solidarietà in corso per garantire la sua sopravvivenza e Pannella ha sparato a zero contro l'operazione sequestro. »Quando si tratta di Radio Radicale - ha detto - la magistratura scopre di essere armata per difendere la legge, violata o presunta tale. Ma quando la Rai tv sovverte il gioco democratico, lo fa sistematicamente, Con reati associativi flagranti e necessari. Quando attenta ai diritti civili e politici dei cittadini, quando, da sola, compie ogni giorno quello che P2 e P38 non sono riuscite nemmeno ad avviare seriamente, non si trova un magistrato in tutta Italia che abbia il coraggio civile e la serietà professionale di avviare quanto meno un'indagine .

Poi, in serata, la radio ha deciso di avviare una nuova provocazione da oggi alle 13: una non stop del leader Marco Pannella dai microfoni di via Principe Amedeo. Una diretta di ferragosto per non far cadere l'attenzione sulla vicenda dell'emittente radicale, una decisione che tornerà sulle polemiche di questi giorni. In un comunicato diffuso alla fine della giornata si ricorda che »la magistratura ha deciso di intervenire mentre a Radio Radicale era in corso una riunione organizzativa che è stata tramessa in diretta alla presenza di diversi giornalisti . Lo scopo della riunione era quello di »riconvertire in altro la raccolta di messaggi operata dalle segreterie telefoniche . »Ci coglie il dubbio - è detto ancora - che la magistratura abbia voluto impedire a Radio Radicale di operare da sola questa conversione .

 
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