ad appoggiare la Controriforma del sistema elettoraledi Marco Pannella
SOMMARIO: La serrata critica della proposta di riforma elettorale avanzata dal senatore della sinistra indipendente Gianfranco Pasquino. In particolare si sottolinea come l'abolizione dei voti di preferenza ai candidati rafforzerebbe ancor più il potere dei grandi partiti esaltando le loro tentazioni totalizzanti.
(CORRIERE DELLA SERA, 19 agosto 1986)
Poichè anche il mio amico Renato Altissimo la cita come qualcosa che sembra muoversi nella direzione giusta, poichè su "Repubblica" - dalla quale ci divide tutto, tranne, sembra, l'aspirazione ad una radicale riforma di sistema in direzione democratica - viene indicata come una "riforma" di valenza positiva, mi sembra urgente e giusto affrontare in concreto la proposta di Gianfranco Pasquino e altri suoi colleghi eletti del Pci, iscritti al Gruppo della Sinistra Indipendente del Senato.
Nella relazione introduttiva della proposta di legge, Pasquino ribadisce che il suo principio ispiratore è "diametralmente opposto a quei sistemi che si usa chiamare maggioritari".
Si tratta, in effetti, di una manipolazione del metodo proporzionale, dell'aggravamento di quelle "correzioni" che finiscono per surrettiziamente negarlo e per affidare agli stati maggiori partitocratici un potere ben maggiore dell'attuale, che già vanifica il suffragio universale popolare.
Tutto questo per cercare di scongiurare la "minaccia" di un passaggio a sistemi maggioritari, politici oltrechè elettorali, in particolare agli odiati sistemi uninominali "anglosassoni".
Il programma è questo: 400 deputati dovranno esser eletti, in ragione di 10 in 40 circoscrizioni, in ordine di presentazione nelle liste, aboliti i preferenziali, con l'attuale metodo D'hondt, in un primo turno elettorale.
La domenica successiva verranno eletti altri 100 deputati, 75 dei quali verranno assegnati alla "coalizione" vincente, 25 a quella perdente. I partiti si divideranno questi eletti in base alle percentuali riportate al primo turno.
Nulla da vedere, dunque, con il sistema francese dei "due turni", fondati rigidamente sul metodo uninominale.
Cosa significa, cosa comporta questa proposta?
Lo spazio ci costringe ad esser sommari, ma non ce ne dispiace del tutto.
Democrazia cristiana e Partito comunista saranno costretti, per nuove esigenze funzionali, a centralizzarsi al massimo ed a distruggere i partiti medi e minori esistenti, per sostituirli con appendici prive anche di un minimo di autonomia e di libertà.
Il Pci sarà indotto, costretto, non più a presentare nelle sue liste degli "indipendenti di sinistra", ma a far presentare "sue" liste di "liberali, "radicali", "socialisti", "repubblicani", "verdi", "cattolici", "pacifisti", e chi più ne ha più ne metta.
Dovrà tornare a cogliere nelle sue tradizioni "frontiste" dell'epoca staliniana tutto l'armamentario di sfruttamento e di sollecitazione a scissioni e rivolte moralistiche e di protagonismi frustrati.
Le sue tentazioni immobilistiche, elefantiache, parastatali, totalizzanti, poujadistiche saranno esaltate, e battute tutte le volontà di riforma di sé e della politica della sinistra che lo attraversano e si impongono.
I partiti minori riusciranno a malapena a trovare candidati per le loro liste: abiliti i vituperati voti di preferenza (gli eletti essendo quelli imposti a capolista dalle direzioni dei partiti), dovendo aver nella maggior parte delle circoscrizioni nessun o un eletto, e il Psi forse due o tre, chi mai si presenterà? E quanti non preferiranno invece divenire i capilista di liste "liberali", "cattoliche, "socialiste", "radicali" ecc... della coalizione attorno al Pci?
Comunque, e per concludere, tutti i partiti della partitocrazia attuale saranno costretti a divenire ancor più oligarchici, "efficienti", "decisionisti" al proprio interno.
L'"acquisto" degli eletti, anzichè in sede locale (con centinaia di milioni - onesti o no - di finanziamenti "occulti" o palesi) avverrà a Roma, a suon di centinaia o di decine di miliardi, per garantire le grandi scelte di indirizzo, nucleare o no, sovvenzioni di settore o no, l'una multinazionale o l'altra...
La proposta Pasquino s'iscrive nella logica di una difesa estrema dell'attuale sistema non-democratico, di fatto, con l'unica preoccupazione di correggerlo in modo da rendere possibile - al suo interno - l'alternanza del Pci. Tutto è sacrificato, anche il Pci, a questo obiettivo.
Pasquino è sicuramente uno di nostri studiosi e politologi di maggior prestigio e rigore. Ma come "politico" ci dà un prodotto da dottor Stranamore dei potenti: una allucinante contro-riforma; un incubo mal riuscito, anche perchè - nel concreto e per fortuna - irrealizzabile.
Occorre che la riforma elettorale sia anche riforma del sistema politico. Occorre che lo sia in direzione democratica, e di democrazia classica, forte, chiara.
Il Partito radicale, anche per questo, mette in causa la sua stessa esistenza. E' un esempio. Sarà seguito?