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Spadaccia Gianfranco - 18 ottobre 1986
Se i necrofili vorranno assassinarci...
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: La disinformazione e l'incomprensione stanno caratterizzando anche questo importante momento in cui il Partito radicale progetta concretamente la cessazione delle sue attività. Chi cerca di capirci qualcosa, spesso non fa altro che proiettare sui radicali i propri meccanismi mentali e la propria "moralità" politica.

(Notizie Radicali n· 245 del 18 ottobre 1986)

Quasi tutta l'Italia, grazie a un'informazione nel suo complesso di natura criminale (se si tien conto di leggi, della Costituzione, di deontologia giornalistica, di diritti dell'informazione, di diritti alla propria immagine, alla propria identità, al proprio onore e reputazione da parte di persone e di forze associative, politiche o no), ride, sghignazza all'evocazione dei »digiuni radicali , in particolare di Marco Pannella e dei suoi »digiuni alla pasta asciutta e brioches.

Così uno dei patrimoni di maggiore civiltà, di profonda alternativa nonviolenta, di grande valore umano e anche drammatico, è stato convertito in elemento di sfregio dell'immagine della identità non solamente radicale, ma della società civile italiana.

Questo esempio, perché si tratta solamente di un esempio, vale oggi, alla vigilia del congresso del Partito radicale che ha al suo ordine del giorno il suo scioglimento. Come per le lotte nonviolente, per i digiuni, non si conoscono, non si capiscono, non si trasmettono le ragioni e gli obiettivi di questa eventualità, sempre più concreta.

Anche fra i più onesti e attenti, e non sono legione, corrono ormai cliché offensivi, intollerabili, falsi di interpretazione e di »informazione .

Convinto, da tempo, di una regola ormai pressoché assoluta -quanto più i radicali trovano un'iniziativa felice e forte, tanto più questa diverrà non solamente clandestina ma portatrice del suo contrario, ferita profonda anziché connotato positivo- dopo due mesi di totale silenzio interno ed esterno, sento il dovere, a memoria futura, di ribadire, precisare, aggiungere quanto segue:

1) Nessuno propone al Partito radicale, dall'interno o dall'esterno, suicidi, autodafé, scommesse spettacolari. Nessuno nel Partito radicale propone di cedere alla stanchezza, o di compiere operazioni moralistiche, punitive o da eauton timoroumenos. Il Partito radicale ha invece informato (tentato di informare) il paese, la gente, le istituzioni stesse del fatto che il miracolo non può più -purtroppo- protrarsi; la censura, l'ostracismo, la violenza, la assenza di qualsiasi regola del gioco, e di legalità, protraendosi nel tempo, divenendo sempre più profondi, sistematici, istintivi, totali non consentono più ai radicali di essere partito, al paese di avere davvero lotta democratica e civile, alle antiche e nuove domande di giustizia, di diritto, di libertà e di vita di tradursi in riforme e risposte istituzionali. I radicali hanno anche formalmente annunciato, tentato di annunciare, le ragioni -financo tecniche- per le quali non è più possibile per loro continuare ad operare ed esistere nel rispetto dei pr

esupposti stessi della democrazia e dello Stato di diritto.

La necrofilia, dunque, il deteriore romanticismo o decadentismo di »amore e morte , il luddismo esasperato non hanno nulla a che vedere con noi; sono all'interno degli occhi che ci guardano, delle voci che parlano di noi, degli orizzonti propri a chi così ci indica.

Coloro che non si sono nemmeno accorti dell'enormità radicale, della dimostrazione che era possibile far politica, e leggi, e riforme, senza una lira di rubato o di finanziamento pubblico, senza un solo netturbino, o scrutatore, lottizzato, senza violenze, senza consiglieri comunali, provinciali, regionali, assolutamente senza potere, ponendosi contro tutti i potentati, corporativi, padronali, sindacali, politici, perfino in un contesto di assoluta mancanza di certezza del diritto, del funzionamento democratico delle istituzioni, di tutela della propria immagine e di rispetto del diritto del paese a conoscere per deliberare, costoro, dunque, non possono certo trasmettere, capire, far capire, che l'aggravarsi e il persistere di questa situazione (ormai riconosciuta e denunciata anche da chi gli deve la propria esistenza politica, o editoriale, o imprenditoriale) non può più consentire che il paese possa davvero usufruire della »diversità radicale . Perché noi possiamo, solamente annunciando che parteciperem

o ad elezioni comunali, passare immediatamente ad alcune migliaia di »iscritti , ma al prezzo di una menzogna e di un malcostume non nostri, e della rinuncia alla moralità democratica che esige la presenza di forze democratiche che siano di governo, di proposta, non di potere e di protesta. Abbiamo detto che il nostro essere poche migliaia non era portato della democrazia ma della assenza di democrazia (se si tiene conto delle centinaia di migliaia di iscritti di organizzazioni e partiti che certamente nessuno indica come più efficaci, o meritori, o capaci del Partito radicale); e abbiamo ora aggiunto che essendo poche migliaia non è e non sarebbe più possibile fare politica radicale, democratica, creativa e non meramente gestuale, o di potere, o parassitaria, o assolutamente marginale. Noi non chiudiamo per nostra scelta, ma perché costretti o a chiudere o a divenire come gli altri, costretti con la violenza, e contro i diritti e le leggi scritte del nostro Stato. Il nostro preteso »suicidio è solamente pr

oiezione della necrofilia di chi ne parla; a tutto beneficio degli »assassini .

Per fortuna la »morte è cosa troppo seria e propria degli esseri viventi, e non è lecito dare dignità di »morte alla fine eventuale, obbligata, di un'impresa politica, per quanto importante, grande, senza confronti essa possa essere o rivelarsi.

2) A pochi giorni dal Congresso, quindi, noi ci limitiamo a ripetere quel che abbiamo dichiarato lo scorso anno, e da più tempo ancora abbiamo denunciato: la »salvezza -cioè la crescita- del Partito radicale non dipende più da chi è già radicale (ed ha compiuto miracoli!) ma da chi non lo è ancora mai stato.

Molta gente l'ha compreso. Ma immediatamente si sbatte in prima pagina la cortese »lettera aperta di Enzo Bettiza contro l'»iscrizione al Partito radicale, con rilievo addirittura maggiore di quello riservato abitualmente al vate Alberoni, e per giorni, settimane, mesi con violenza nello stesso tempo tutta farisaica e tutta filistea, si tappa la bocca a decine di parlamentari, esponenti politici, giornalisti, attori popolarissimi, per tappare le orecchie -al solito- a decine di milioni di persone... Si fanno scandali per l'adesione -ammirevole- di brigatisti rossi o neri, o di ergastolani un tempo padri-padroni di province intere e criminali potentissimi, ma anche a costoro non viene fatta una sola intervista, per cercare di capirne le ragioni...

Continua, si accentuano, le censure e le volgari scelte non solamente dei programmi affidati ai Baudo e Carrà, i tenutari o le tenutarie dei »contenitori , prosseneti e sicofanti ufficiali del partito rai-tv, ma quelle dei La Volpe, dei Minoli e Minà, De Berti, D'Agata, Forcella e Curzi, che siano socialisti ortodossi o comunisti aperti, »dipendenti di sinistra o indipendenti dai socialisti. (Esempi in conferenza...)

3) Da molte parti ci si continua ad interrogare su »quel che c'è dietro .

Tanto disturba quel che è così chiaro, ben esposto davanti. Otturano persino il buco della serratura dalla quale fanno finta di guardare, pur di poter far finta che la porta -spalancata su quel che accade- sia invece ermeticamente chiusa...

Oltre che »come , ci si interroga su »dove si andrà a finire.

Posso sommessamente suggerire che l'idea che se si è costretti a »chiudere con il Partito radicale, nessuno può costringerci ad »aprire a nessuno di lor signori -anche se amici, amicissimi, cugini, fratelli- che mostrano di assistere con tanto dolore e partecipazione alla messa a morte dei radicali da parte del loro stesso sistema e regime? che, se con il Partito radicale non si può più sperare di ottenere obiettivi politici, istituzionali, civili di rilievo, senza il Partito radicale è illusorio ed irresponsabile solamente immaginarlo.

Personalmente posso assicurare che, a chiusura avvenuta del

Partito radicale, a violenza consumata, per coerenza, onestà intellettuale, e convinzione da tempo manifestata e anche praticata, non potrò che trovarmi a organizzare in occasioni elettorali scioperi del voto, obiezioni ed affermazioni di coscienza, boicottaggi nonviolenti delle principali imprese oligarchiche; o uscire totalmente dalla attività politica e civile, che non mi è stata prescritta da nessun medico.

Non andrò certo a finire in nessun altro partito esistente, se la scomparsa di quello che di tutti era ed è il più vivo e democratico sarà stata tollerata e consentita dalla loro complicità o dalla loro connivenza.

 
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