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Pannella Marco - 27 ottobre 1986
Ci hanno imbavagliati, nessuna grande lotta è possibile
di Marco Pannella

SOMMARIO: Alla vigilia del Congresso radicale che dovrà discutere del progetto di cessazione delle attività, Marco Pannella ripercorre le ragioni di questa scelta. Il Pr rifiuta di divenire come gli altri, di farsi complice della sistematica violazione delle garanzie fondamentali della democrazia, prima fra tutte il diritto dei cittadini di essere informati.

(Stampa Sera, 27 ottobre 1986)

Caro direttore,

ci siamo: da mercoledì a domenica il Congresso radicale discuterà del progetto di cessazione di attività presentato dal segretario federale Giovanni Negri. Motivo: l'ostracismo del quale è oggetto (e che viene documentato in un "libro bianco" per quanto riguarda la Rai-Tv) non consente al partito radicale di proporre all'opinione pubblica ed all'elettorato obiettivi raggiungibili, come in passato accadde per il divorzio, l'aborto, la obiezione di coscienza, e tanti altri diritti umani e civili; non consente nemmeno di proporre ed imporre effettivi, veri dibattiti democratici sui problemi di vitale importanza per la nostra società; non consente affatto che - dopo 40 anni di governo a prevalenza dc e partitocratica - si profili in Italia la possibilità di una alternativa e politica e di classe dirigente.

In tali condizioni il Pr rifiuta di esser conservatore di se stesso, degli emolumenti e delle pensioni di alcune decine di parlamentari. Rifiuta di divenire come gli altri: non vuole, non puo', risolvere il tutto con l'annuncio che d'ora in poi concorrerà alle elezioni amministrative per conquistare quel paio di migliaia di eletti, inutili per gli interessi generali, buoni solamente a procurare qualche decina di migliaia di iscritti finalizzati a sedere nelle sedie e poltrone parastatali delle lottizzazioni delle banche, delle municipalizzate, delle Usl, dei seggi elettorali, delle centrali del latte. Per questo bastano Mario Capanna, a "sinistra", e Giorgio Almirante, a "destra".

Se le regole del gioco sono truccate, se i bari dettano legge, se la gente non è messa in condizione di conoscere per poi giudicare e scegliere fra le varie proposte (e, anche, consentitemelo: fra le varie testimonianze e prove di onestà e di capacità), far finta di ritenere possibile un qualche vero cambiamento, una qualche vera riforma che non sia voluta ed imposta dal Palazzo stesso diventa comportamento complice, culturalmente e politicamente mafioso.

Abbiamo definitivamente provato, nei giorni scorsi, senza smentita, che per anni ed anni, e in modo sempre più incredibile, dalla Rai-Tv sono state rovesciate sul paese parole a milioni, contro le nostre tesi e le nostre attività, impedendoci di pronunciarne anche solamente alcune centinaia. Si continua a leggere, poi, qua e là, che noi saremmo vittimisti ed esibizionisti: insomma si "esibiscono" coloro che non si vedono mai, cioè noi, e sono invece campioni di discrezione gli Spadolini, i Craxi, i De Mita, i Lo Bello, i Natta, i Nicolazzi e via dicendo. Si lasciano passare solamente - ogni tanto - le nostre proteste e le nostre denunce. Le si raccolgono e si afferma: i radicali riempiono l'informazione con le loro accuse di esser censurati. Usano male - insomma - il tempo loro assegnato. E' colpa loro...

Così la gente si lascia più o meno convincere.

Cercherò, grazie alla tua ospitalità, di cercare di informare i lettori di "Stampa Sera", che sono certamente di già i meglio informati o i meno disinformati sulle attività radicali e sulla vita politica italiana in genere. Anticipo qui, la mia posizione congressuale.

Chi lascia circolare l'idea del "suicidio" radicale è - temo - interessato a lasciar compiere fino in fondo un palese, feroce tentato assassinio; e chi ci accusa di voler chiudere bottega dà una mano a coloro che, avendoci chiusi nel ghetto della disinformazione, tengono dall'esterno abbassata la saracinesca delle nostre vetrine e dell'ingresso in casa - e negozio - radicale.

Occorre che tutti sappiano e riflettano su dei dati semplici e eloquenti che non a caso vengono fatti ignorare. In Italia il pci ha oltre un milione e mezzo di iscritti. La dc oltre un milione. Il psi oltre mezzo milione, il msi oltre quattrocentomila, centinaia di migliaia pri, psdi, pli e più o meno 50.000 democrazia proletaria. Il partito radicale, negli anni scorsi, non ha mai raggiunto nemmeno i "quattromila" iscritti!

In due, tremila al massimo abbiamo assicurato al paese, e non solamente ad esso, conquiste e dibattiti che nessun altro può rivendicare e rivendica. Per questo contro di noi si sono scatenate e si scatenano reazioni furibonde, spaventate nella giungla dei vari poteri della nostra società e del nostro Stato.

Noi abbiamo, da una anno, lealmente, dichiarato che ci è impossibile andare avanti in questa situazione generale e con il persistere degli attuali limiti numerici - che diventano qualitativi - del partito stesso. Siamo imbavagliati, soffocati, e nessuna grande lotta (contro la fame nel mondo, contro i sistemi totalitari che possono provocare da un momento all'altro - loro - la fine dell'umanità e che già opprimono miliardi di persone; per milioni di vivi e miliardi di più liberi o meno soli; per una riforma elettorale anglosassone, uninominalista del nostro sistema politico ed elettorale; per il funzionamento delle istituzioni, a cominciare da quella della giustizia; a tutte le altre battaglie già ingaggiate dal pr, dalla smilitarizzazione della Guardia di Finanzia alla conversione delle strutture militari in strutture "totali" di difesa e di sicurezza italiane ed europee...) può in queste condizioni esser compiuta davvero. Abbiamo quindi annunciato l'impossibilità di resistere oltre alle violenze ed all

e discriminazioni, alla necessità in cui ormai ci trovavamo di esser politicamente sconfitti a causa di comportamenti repressivi, molti dei quali penalmente rilevanti e non perseguiti.

Siamo stati intesi nelle carceri: ed abbiamo avuto decisioni tanto scandalose quanto belle e straordinarie di sostegno e di incoraggiamento proprio da "dannati della terra". In poche settimane, grazie al circolare della notizia e degli interrogativi sulla nostra imminente, probabile scomparsa, altre centinaia di cittadini hanno deciso di far propria la storia (ed il "destino") radicale, di darle i connotati della propria; per salvarla. Vi sono - fra costoro - parlamentari socialisti e liberali: 2 deputati europei, 6 deputati nazionali, 8 deputati regionali, che hanno preso anche la tessera radicale. Chi sono? E perchè l'hanno fatto? Boh! Bell'informazione! Quando poi il mio amico Enzo Bettiza, non radicale, decide di "non" iscriversi al pr (e che notizia è, allora?), le sue motivazioni contrarie vengono sbattute in prima pagina, su sei colonne. Sono almeno duecento i cittadini comunisti, liberali, repubblicani, socialdemocratici e anche democristiani che, in pochi giorni, informati finalmente della verit

à della situazione, si sono iscritti. Fra questi nomi (e storie, e valori) di grande, diversa notorietà: ma chi ha letto le ragioni di Ugo Tognazzi o di Bruno Zevi, un maestro anche di vita senza pari; o l'elenco dei registi, della gente di cultura, o di "giovani" come Miguel Bosè o Andrea Occhipinti, di giornalisti come Nicola Caracciolo o di universitari come Pio Fedele, ordinario di diritto ecclesiastico. Chi mai ha intervistato, questa volta, il leader storico delle br Franceschini, e le decine di altri e di altre che oggi con l'iscrizione al pr mostrano quanta ricchezza civile e umana si stia accumulando lì dove gli altri non hanno saputo concepire che il disprezzo e la violenza delle operazioni pentitiste?

Caro direttore, come si fa a non pensare che sia in corso una ennesima, più grave di tutte, finale azione di repressione antiradicale, e come si fa a vergognarsi - potendolo - di denunciarla e documentarla? Per finire, caro direttore, un grazie di cuore anche da lettore di Stampa Sera che sono, per l'informazione che in tutti questi anni hai assicurato, e non solamente sui radicali.

 
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