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Stanganelli Mario, Pannella Marco - 20 novembre 1986
"Mi iscrivo al polo laico"
Parla Marco Pannella

di Mario Stanganelli

SOMMARIO: Marco Pannella chiede la tessera ai segretari di Psi, Pri, Pli e Psdi e spiega il perché: "Apparteniamo alla stessa storia". "Ciascuno di questi partiti o acquista consapevolezza di essere connotato di un unico volto o corpo, o non ce la farà ad essere altro che oggetto e non soggetto di storia". La scadenza del 31 dicembre, giorno in cui i radicali o saranno diecimila o chiuderanno. Almeno diecimila per essere detonatore di una grande riforma del sistema politico italiano ed europeo che rappresenta la cruna d'ago attraverso la quale può passare la costruzione degli Stati Uniti d'Europa, la guerra nonviolenta contro il Leviatano sovietico, la possibilità di mutare in vita lo sterminio per fame.

(IL MESSAGGERO, 20 novembre 1986)

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Nelle stanze del gruppo radicale della Camera si respira un'aria di vigilia, di accentuato fervore: accade in un partito il cui corpo ha sempre dato l'impressione di un brulichio di iniziative, di impazienze mal contenute. Motore del concitato andirivieni che ricorda un formicaio inavvertitamente calpestato, è lui, Marco Pannella: da un ufficietto ricavato da una recente ristrutturazione dei locali infonde nei militanti - in gran parte volontari - energie inesauribili, e richiede dedizioni totali. A intervalli cadenzati arrivano i poco confortanti dati sulle iscrizioni: si è intorno a 6000, quindi ben lontani dall'obiettivo dei 10.000 da raggiungere entro il 31 dicembre. Tuttavia si rimane scettici. Tutto questo fervore di iniziative, riunioni, trasmissioni, partecipazioni a spettacoli tv, appelli, campagne pubblicitarie - ci si chiede - è destinato a spegnersi la notte di S. Silvestro, come un falò di fine d'anno?

"La cosa più bella, più ``folle'' e, perciò, più giusta che io posso fare oggi è quella di scomparire per cinque anni, come se avessi davanti altri cinquanta anni di vita politica. Poi, magari, non sarò conseguente fino in fondo. Ma oggi la penso così", dice Pannella che, prima di rispondere compiutamente a una domanda sul futuro del partito radicale, vuole dare un'anticipazione: "Come in tempi lontani (quelli drammatici e gloriosi del divorzio e delle grandi lotte civili degli anni 60 e 70) vorrei riservare ai lettori del "Messaggero" una notizia fino inedita, e che mi sta a cuore: sto per inviare la mia richiesta di iscrizione ai segretari del Psi, del Pli, del Psdi e del Pri. Considero sempre più uno sperpero e un errore imperdonabile e intollerabile le separatezze, comprensibili ma sciagurate e ingiustificate, tra queste forze. Vi sono più differenze non soltanto all'interno della Dc e del Pci, ma anche all'interno dei grandi partiti britannici, americani, tedeschi, di quanto non ve ne siano tra radicali

, socialisti, socialdemocratici, liberali e repubblicani in Italia. Con questa iniziativa, che non è provocatoria, ma ragionevole e seria, io intendo affrontare una scadenza, quella della più che probabile chiusura del Pr, tra sei settimane. Poco più che ventenne fui nelle università italiane presidente dell'Ugi, una grande organizzazione e forza etico-politica che univa tutti i democratici laici, a cui si unirono, proprio per nostra iniziativa, socialisti e comunisti. Con la Lega per il divorzio, insieme a Fortuna, Mellini e pochi altri, ci riuscì, sul piano politico, la stessa operazione. I Croce, i Salvemini, i Matteotti e Turati, Nenni, Parri, La Malfa, Rossi, Pannunzio, Lombardi, appartengono alla stessa storia, agli stessi valori, sono parte comune nel retaggio e nelle speranze. Mi rifiuto di continuare a viverli come radici di divisione e di caos".

"E' questa l'idea che sta alla base del "polo laico"?"

"E' un po' difficile spiegarsi, ma io credo poco al ``polo'' laico, come viene inteso alla ``terza forza'' laica. Credo ed intendo affermare la comune ``identità'', che nessuno può oggi negare se no a prezzo della fine di tutti e di ciascuno. Questa comune, unica, identità va affermata, vissuta, rispettata. Non la compongono - come si dice - ``diversità'', ma la caratterizzano diversi ``connotati''. Ciascuno di questi partiti o acquista consapevolezza di essere ``connotato'' di un unico volto o corpo, o non ce la farà ad essere altro che oggetto e non soggetto di storia. Così come è necessaria la ``famiglia'' democristiana e quella comunista, noi dobbiamo essere uniti per porci, uniti anche noi, in discussione. Io sono un laico, un liberale, un democratico, un socialista, un repubblicani, termini che, nell'essenziale, sono una sorta di sinonimi, con la pretesa di qualcuno di considerarli invece una sorta di quattro o cinque vangeli diversi. Ma né laici, né i democristiani, né i comunisti sono forze del prese

nte o dell'avvenire, sono solamente i residuati, le rovine, pur nobilissime, del passato".

"Ciononostante, è a loro che lei si rivolge, ai laici..."

"Da laico, parlerò con loro anche perché non respingano questa volontà di amicizia, questa decisione di far parte della comune organizzazione. Mi auguro che almeno accettino di ascoltarmi, prima di decidere. E presto, prima del 31 dicembre...".

"Appunto, il 31 dicembre. Proprio quello che ora ha detto rende poco credibile, per quella data, la fine dell'impegno politico dei radicali..."

"Perché mai? Non si porta un canale in un mare dove l'acqua sia morta, non sia feconda di vita, animale, vegetale, per la natura e l'umanità. Il partito radicale è quanto di meglio, di più straordinario, la politica europea conosca. E' una forza ideale, pratica, umana della durezza e della limpidità del cristallo. Ma fragile, anche, come il cristallo, come la vita. Noi sappiamo che, nel regime attuale, con meno di quanto abbiamo stabilito come forza minima di iscritti inganneremmo noi stessi e gli altri. E' un giudizio ``tecnico'', imprenditoriale, o - se preferisce - medico. Questa impresa, o questo corpo, per creare, produrre, concepire, ha assoluta necessità di quel minimo di partecipazione, di apporto che abbiamo indicato".

"Ma oggi siete quasi il triplo di qualche mese fa. Questo non cambia nulla?"

"Certo, essendo cresciuti, soprattutto in qualità, ed enormemente, potremmo avere la certezza di ottenere più voti alle elezioni, di poter sensibilizzare l'opinione pubblica sui grandi temi dei diritti, ma - mi creda - non riusciremmo a conquistare una sola vera riforma, una sola vera grande legge. Per poter essere gli Stati Uniti d'Europa, per ingaggiare la guerra nonviolenta per la liberazione di mezzo miliardo di uomini oppressi dal Leviatano sovietico, per poter mutare in vita e in speranza lo sterminio per fame. Per poter fare tutto ciò che passa nella cruna d'ago di una grande, immediata, riforma del sistema politico italiano ed europeo".

"Mi sembra un programma molto impegnativo, forse un po' utopico..."

"Diecimila radicali possono - mi ascolti bene -, possono rappresentare il detonatore in Italia e in Europa di grandi, adeguati eventi istituzionali e popolari. Non siamo dei fanatici, se non della libertà, della nonviolenza, della democrazia. Noi non chiediamo a nessuno di aiutarci, di "aiutare noi". Si tratta di vedere se la gente, se gli altri, una volta informati - non solamente in Italia, ma in Europa e anche altrove - riusciranno ad ottenere almeno quattromila tesserati entro il 31 dicembre e cinquemila nuovi per l'87 entro il 31 gennaio".

"Quanti sono gli iscritti fino ad oggi?"

"Soltanto 6089. Nell'ultima settimana abbiamo ricevuto 40 iscrizioni al giorno, ne sarebbero necessarie, ora, almeno 100 fino al 31 dicembre. La situazione appare disperata, anche se oggi possiamo augurarci che la decisione di Claudio Signorile e della Sinistra socialista costituisca subito un esempio per tanti, di ogni altro settore politico libero e democratico. Ma, come ai tempi della "Lid", io conto sulle donne e sugli uomini senza potere e - così spesso - senza voce, senza peso. Da ciascuno di loro dipende tutto: diveniamo compagni di speranza; accorrano in via di Torre Argentina 18 a Roma, o inviino i loro vaglia postali, di almeno 146 mila lire, al partito radicale. So che per molti è molto, ma ha un valore immenso. Grazie a voi del "Messaggero", grazie a loro".

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Signorile invita i socialisti ad aderire al Pr

"Non crediamo che i socialisti possano restare spettatori benevoli o interessati commentatori della vicenda radicale e riteniamo giusto compiere un atto che dia risposta concreta al problema che il congresso del Pr ha posto". Lo afferma il leader della Sinistra socialista, Claudio Signorile che, in una lettera all'"Avanti", invita i suoi compagni di partito a "considerare l'opportunità" di iscriversi al Pr, "la cui permanenza, come soggetto politico autonomo ed attivo nella democrazia italiana - scrive Signorile - è una condizione importante di movimento e di novità". La lettera è firmata anche dai deputati Borgoglio, Di Donato, Nonne, Diglio e Fiandrotti. Altri quattro parlamentari della Sinistra socialista - Spini, Ruffolo, Cresco e Zavettieri - hanno fatto sapere che, pur comprendendo le ragioni dell'appello, non intendono iscriversi personalmente al Pr.

 
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