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Pannella Marco - 30 marzo 1987
Crisi, domande e risposte
Pannella: no al voto. Incarico a Altissimo

di Marco Pannella

SOMMARIO: Non si può arrivare ad elezioni anticipate senza violare la Costituzione. Il quinto scioglimento anticipato delle Camere è atto di inaudita irresponsabilità. I tempi tecnici per la tenuta dei referendum. L'incarico ad un laico per esplorare la situazione, elaborare un programma, instaurare un dialogo con Dc e Pci.

(STAMPA SERA, 30 marzo 1987)

(E' possibile evitare le elezioni anticipate e formare un nuovo governo? E con quale maggioranza?

A chi affidare l'incarico? Quale sorte attende i referendum sul nucleare e la giustizia?

Lo abbiamo chiesto al leader del partito radicale Marco Pannella)

"Io non vedo come si possa arrivare alle elezioni anticipate ed a impedire i referendum, se non con una piena violazione della Costituzione.

Sciogliere per la quinta volta consecutiva le Camere, già di per sé, è atto di inaudita irresponsabilità. Comporta, inoltre, l'eliminazione di quell'ultimo atto della legislatura in cui" naturalmente "le Camere sono in grado di varare le riforme e le leggi più importanti.

Se non abbiamo la riforma pensionistica, quelle del processo penale, di quello civile, e di quello amministrativo, una riforma fiscale e quella della pubblica amministrazione, lo si deve, infatti, proprio al fatto che dal 1968 non si è dato al Parlamento il tempo di votarle.

Incostituzionale nella sua sostanza istituzionale, la quinta fine anticipata e violenta della legislatura ha dunque un costo enorme per la gente, per il Paese: e di questo De Mita sembra non curarsi affatto, se non per farlo ignorare.

Comunque la denuncia radicale coincide con una semplice informazione, con un semplice calcolo che tutti possono fare.

Per via delle ferie estive e scolastiche, le elezioni non possono tenersi oltre il 14 giugnio, data già tardiva che farà aumentare il numero delle astensioni.

Per votare il 14 giugno, le elezioni devono essere" indette "entro il 30 aprile, per legge.

Ma per far ciò occorrono alcuni altri giorni per le adempienze tecniche, materiali: firma e controfirma del decreto di scioglimento delle Camere da parte del Presidente del Consiglio e di quello della Repubblica, pubblicazioni sulla »Gazzetta Ufficiale , ecc... Arriviamo, dunque al 26 o 27 aprile, appena 51 giorni dopo la sua apertura.

In passato, abbiamo avuto numerose crisi di maggiore durata. E, oggi, la convocazione dei referendum, strumenti costituzionali della sovranità popolare, e la ripetizione consecutiva per la quinta volta dello scioglimento d'imperio delle Camere, impongono evidentemente maggiore prudenza, e maggior tempo per la ricerca di una soluzione ordinaria e non traumatica della crisi di governo.

Tutto questo è nascosto all'opinione pubblica. Dalla Rai-tv, la sera della rinuncia all'incarico da parte di Giulio Andreotti, fu subito proclamato l'editto demitiano, e letto come »notizia dal solito Orefice:" »Il non ad Andreotti è il no al pentapartito .

"Il che sarebbe stato vero, probabilmente, se ci riferiva al »no che aveva contato in questa circostanza, cioè al »no del segretario della dc, l'unico, sia pur non ufficialmente, pronunciato. Mentre dai laici era venuto un invito ad andare avanti, tranne che per quel »referendum consultivo , di sapore irpino-peronista, bollato dai maggiori costituzionalisti anche dc, ad esempio l'ex Presidente della Corte Costituzionale Bonifacio, come improponibile.

Ecco perché il partito radicale è per un incarico ad un laico, ad esempio Altissimo, che esplori con tutta serietà la situazione, si dedichi ad elaborare un serio programma di governo, lasci passare la data del 27 aprile senza curarsene troppo, e cerchi per questa fatica il dialogo sia con la dc sia con il pci. Salvo a rinunciare, quando comunque un Governo dovrà esser fatto e non si potrà più sciogliere il Parlamento e divorare i referendum come se fossero i soliti »fondi neri dell'Iri o delle Usl.

 
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