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Pannella Marco - 27 settembre 1987
Licio Gelli e i radicali
di Marco Pannella

SOMMARIO: La stampa ha taciuto l'informazione che i radicali si stessero battendo per permettere a Licio Gelli di tornare in Italia, libero di parlare senza temere conseguenze giudiziarie. Ora che Gelli è di nuovo in Italia, stia attento ai caffé avvelenati. Chiediamo una commissione parlamentare d'inchiesta: su questo vedremo chi voterà.

(IL GIORNALE D'ITALIA, 27 settembre 1987)

Troppo occupati da Cicciolina, scagliata contro il Pr per cercare di occultarne discorsi, obiettivi e altri candidati, settimanali e quotidiani italiani - ad eccezione de »Il Corriere della sera nell'unica intervista che mi fu consentita - ritennero di dover occultare l'informazione del tentativo da me fatto di far tornare in Italia Licio Gelli, libero di parlare senza temere conseguenze giudiziarie, e impegnato personalmente a farlo, con precise garanzie in proposito. Non è che tale informazione la ignorassero. Ma in campagna elettorale, mentre potevamo rispondere ad eventuali speculazioni alla Tv, nei comizi, nelle piazze e nelle radio, si ritiene evidentemente troppo rischioso ed a noi troppo favorevole aprire una polemica sull'argomento.

Dopo le elezioni, anche in discorsi parlamentari e in interviste radiofoniche e televisive, ho cercato di provocare un dibattito sull'argomento, dichiarando che il solo partito che avesse lottato anche in Parlamento contro le mene della P2, quando era in auge e gli editori dell'»Espresso - ad esempio - stilavano con Tassan Din e la Rizzoli piduista vergognosi e criminali patti di spartizione della stampa, era anche il solo impegnato ed interessato - oggi - a far tornare e se possibile parlare l'ex capo della P2. Come ebbi a dichiarare durante la campagna elettorale, anche a »Il Corriere della Sera , il tentativo non andò in porto, e non certo per i motivi - inesistenti - evocati dal settimanale di Caracciolo e Scalfari.

Ora Gelli è tornato in circolazione. Ha fatto bene. Deve però stare attento ai caffè alla Pisciotta o alla Sindona e ci pare assolutamente improbabile che voglia rischiare simili ingestioni o anche semplicemente suicide esposizioni a denunce per calunnia da parte di potenti e potentissimi. Anche per questo abbiamo già approntato la richiesta di una commissione d'inchiesta parlamentare che - nell'arco di cento giorni al massimo - svolga un »supplemento di indagine e di attività di accertamento giudiziale della verità, interrogando - se vorrà - Licio Gelli.

Stiamo a vedere se la richiesta sarà votata e con tutta l'urgenza che merita e da quali forze parlamentari. Ci auguriamo che non accada di nuovo quel che accade nella legislatura cruciale, quella 1976-79, quando i quattro deputati radicali furono i soli a prendere iniziative parlamentari per denunciare il pericolo quando era rischioso e difficile farlo, anziché collaborare con gli esponenti della P2 ai più alti livelli militari e del quarto potere.

 
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