Paolo PietrosantiSOMMARIO: La campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza in Polonia.
(Notizie Radicali n· 51 dell'11 marzo 1988)
Slawomir Dutkiewicz è stato arrestato il 12 novembre dell'anno scorso. Da quel giorno si astiene dal cibo; viene sottoposto ad alimentazione forzata ormai da parecchie settimane, nel carcere di Bydgoszcz, dove è detenuto.
E' un obiettore di coscienza, uno di quei tanti membri di Wolnosc i Pokoj che decidono di rifiutare la divisa o di prestare il giuramento di fedeltà all'alleanza militare cui la Polonia aderisce.
Wolnosc i Pokoj (Libertà e Pace) si costituì nel 1985 proprio con la finalità primaria di rivendicare il diritto all'obiezione di coscienza, anche se da alcuni mesi è in corso, all'interno di quel movimento, un dibattito approfondito sulla possibilità di estendere, e molto, lo spettro delle questioni e dei problemi di cui farsi carico, da sollevare in Polonia - peraltro già spesso e clamorosamente da loro politicamente affrontati.
In Polonia, ma non soltanto. Perché se vi è una costante nelle iniziative di Wolnosc i Pokoj, questa sta proprio nella convinzione che non possono esistere problemi polacchi se non visti come problemi dell'Europa intera.
Dunque, Slawomir Dutkiewicz. Il 10 dicembre 1987 viene processato per la prima volta, e condannato a due anni e tre mesi di reclusione. Difesa e accusa -che aveva chiesto una pena di quattro anni- ricorrono in appello.
Ma interviene una novità importante. Jerzy Urban, portavoce ufficiale del governo di Varsavia -noto per aver a più riprese apostrofato i radicali in maniera irriferibile- annuncia la volontà del governo di predisporre una proposta di legge per la regolamentazione di un servizio alternativo a quello militare.
Non si sa altro, se non che si ipotizza per il servizio alternativo una durata doppia rispetto a quella del servizio militare.
Forse in seguito a questa dichiarazione di Urban, la pubblica accusa ritira il proprio appello contro Dutkiewicz, in cui veniva ribadita la richiesta di una condanna a quattro anni.
Il caso di Slawomir va in appello il 29 gennaio, davanti alla Sezione militare della Corte suprema, a Varsavia; ma l'imputato resta nel suo carcere, con l'ago in vena.
La Corte aveva due possibilità: confermare la sentenza di primo grado, o accogliere almeno in parte le istanze della difesa, riformando favorevolmente la condanna; non avrebbe potuto -giacche il ricorso dell'accusa era stato ritirato- decidere in senso più gravoso per Dutkiewicz. Ma ha optato per la conferma della dura condanna. Slawomir rimane in carcere, condannato a due anni e tre mesi.
Il senatore radicale Lorenzo Strick Lievers è a Varsavia per assistere al processo oltre che per incontrare gli esponenti dell'opposizione; gli impediscono di entrare nell'aula, e partecipa alla manifestazione che Wolnosc i Pokoj ha indetto davanti alla Corte suprema. Alla notizia della sentenza dichiara: »L'annuncio del governo polacco secondo il quale si vorrebbe provvedere ad un qualche riconoscimento dell'obiezione di coscienza è stato smentito da questa sentenza; le loro parole non corrispondono alla realtà. La strada da percorrere è ancora assai lunga, e noi radicali non mancheremo di perseguirla ancora .
La vertenza è aperta; è aperto il confronto con il governo del generale Jaruselski perché rispetti gli impegni assunti pubblicamente, davanti alla stampa di mezzo mondo. Perché sia depositata, subito, la proposta di legge di riconoscimento e regolamentazione dell'obiezione di coscienza.
E' indubbio che il solo fatto dell'annuncio pubblico abbia costituito un riconoscimento della forza politica e morale conquistata ormai dagli obiettori polacchi e da Wolnosc i Pokoj, dalle decine di giovani in carcere. Ma è indubbio, pure, che quell'annuncio suoni a vergogna del governo finche non sarà tradotto in realtà; e finche Slawomir Dutkiewicz rimarrà in carcere, in alimentazione forzata, senza visite mediche che non siano effettuate da funzionari governativi, senza il pur saltuario conforto del padre, cui impediscono la più fugace delle visite.
Il giovane obiettore polacco è ormai un simbolo della iniziativa per il diritto all'obiezione di coscienza, in Polonia, iniziativa che vede operare insieme Wolnosc i Pokoj e radicali e anche coloro che -a Varsavia come in altre città della Polonia- hanno deciso di iscriversi al Partito radicale.
Ma egli rappresenta anche una possibilità per il regime: la vita, la salvezza, e la libertà di Slawomir Dutkiewicz -e la libertà di tutti gli obiettori attualmente in carcere- costituiscono una »condizione di credibilità per il governo di Varsavia; la credibilità degli annunci e delle dichiarazioni ufficiali (anche se reiterate: si veda la risposta del governo italiano alla interrogazione radicale su Dutkiewicz, che pubblichiamo in questo giornale) passa attraverso la concretezza delle scelte e delle decisioni.
L'interrogazione dei radicali ...
Al Ministero degli Affari Esteri- Per saper -premesso che
Slawomir Dutkiwicz, attivo membro di Wolnosc i Pokoj (Libertà e Pace), è stato arrestato l'11 novembre scorso per essersi rifiutato reiteratamente di prestare servizio militare:
Il Dutkiwicz, attivo membro di Wolnosc i Pokoj (Libertà e Pace) sta attuando un digiuno che gli sta producendo un grave stato di prostrazione fisica;
le autorità militari lo hanno posto in una cella di isolamento di due metri per tre, senza concedere visite dei genitori, bloccandogli la corrispondenza;
il Parlamento europeo ha approvato il 17 dicembre 1987 una risoluzione in cui tra l'altro è scritto: »... che sia garantito il diritto di rifiutare il servizio militare armato per motivi di coscienza o motivi politici, filosofici o religiosi... e auspica che come primo passo per manifestare la loro buona volontà, le istanze responsabili dell'Urss, della Polonia, della Cecoslovacchia, dell'Ungheria, della Romania, della Bulgaria, nonché della Yugoslavia sospendano, nell'attesa della riforma delle loro legislazioni, le misure detentive che interessano in particolare i 28 obiettori di coscienza (tra i quali Slawomir Dutkiewicz) ... se il governo intende prendere precise e urgenti iniziative nei confronti delle autorità polacche per salvare la vita del giovane polacco.
... e la risposta del governo
Il caso del dissidente polacco Slawomir Dutkiewicz è ben noto al ministero degli Affari Esteri, che ha seguito le vicende del movimento »Wolnosc i Pokoj (Libertà e Pace), di cui Dutkiewicz è militante, fin dalla sua fondazione. Il dissidente, cui è stata recentemente confermata una condanna a due anni e tre mesi di reclusione, fa parte infatti di un gruppo di una decina di membri del movimento suddetto che alla fine dell'anno scorso risultavano detenuti per motivi di coscienza.
In loro favore tredici pacifisti hanno inscenato a Varsavia lo scorso dicembre un'azione di protesta, attuando uno sciopero della fame di due settimane, iniziato il 13 e terminato il 27 dicembre.
L'ambasciata d'Italia a Varsavia ha appreso recentemente da familiari del Dutkiewicz che questi, detenuto nel carcere di Budgosc, dove attua uno sciopero della fame, avrebbe perso circa venti chili e verrebbe nutrito artificialmente.
In queste condizioni il governo italiano ritiene che provvedimenti quali quelli adottati ai danni del Dutkiewicz siano in contrasto con il principio del rispetto dei diritti umani internazionalmente riconosciuti.
Pertanto il governo italiano continuerà a prestare la massima attenzione a casi come quello del dissidente Dutkiewicz e, più in generale, al problema del dissenso e dell'obiezione di coscienza, utilizzando ogni occasione favorevole per richiamare l'attenzione delle autorità polacche sulle inevitabili conseguenze negative che avrebbe sull'immagine della Polonia in occidente l'adozione di provvedimenti come quelli decisi ai danni di Dutkiewicz. Al tempo stesso non si lesineranno sforzi per incoraggiare le autorità polacche ad andare avanti sulla via della pacificazione interna e del dialogo con l'opposizione, richiamando nel contempo il governo di Varsavia ad un maggior rispetto degli impegni liberamente assunti sul tema dei diritti umani e delle libertà fondamentali con l'Atto finale di Helsinki, sia sul piano generale dei principi sia su quello dell'applicazione pratica nei casi singoli.
In questo senso ho potuto io stesso esprimermi con i rappresentanti del governo che ho incontrato in margine alla riunione della Commissione mista per la cooperazione economica, tenutasi a Varsavia dall'11 al 13 febbraio scorsi.
I miei interlocutori mi hanno confermato, al riguardo che il governo di Varsavia presenterà quanto prima alla Dieta un progetto di legge relativo alla possibilità di prestare servizio civile in alternativa a quello militare nei casi di obiezione di coscienza. Il progetto di legge preannunciatomi lascia intravedere quantomeno l'emergere di un nuovo approccio al problema e l'affiorare di una certa apertura verso le istanze provenienti da alcuni settori della società polacca.
Ho inoltre raccolto elementi relativi ad una riflessione da parte delle competenti autorità polacche sull'opportunità di procedere ad una modifica della forma del giuramento militare che, nella formulazione attuale, sarebbe alla base di numerosi casi di obiezione di coscienza.