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Pannella Marco - 5 aprile 1988
Un governo aperto a Pr e verdi prima della »svolta
di Marco Pannella

SOMMARIO: I radicali unici nel chiedere che si formi un "governo di legislatura". La politica della sinistra Dc la più pericolosa e deteriore per lo Stato di diritto e la crescita di una grande "democrazia politica". Il segretario De Mita rifiuta da sei anni qualsiasi incontro con i radicali. Abbiamo tuttavia proposto che sia lui a guidare la compagine di governo, aperta a radicali a verdi, per ottenere puntuali salti di qualità nella riforma europea, nella contrazione del debito pubblico, nella pianificazione di una politica ambientalista ed energetica, e per il rafforzamento dell'aministrazione della giustizia. La Dc ha imposto un veto a De Mita: niente eptapartito.

(SECOLO XIX, 5 aprile 1988)

Curiosamente, per i lettori dei nostri mass-media, i radicali sembrerebbero essere restati gli unici e gli ultimi a chiedere che si formi un governo di massimo respiro e di massimo, leale impegno di tutte le sue componenti; un governo »come di legislatura .

Per trent'anni mi è accaduto di valutare la politica della »sinistra di base , in particolare quella demitiana e annessi, come la più pericolosa e deteriore (ovviamente parliamo in termini politici) per lo Stato di diritto, il funzionamento democratico delle istituzioni, e per la crescita di una società moderna, di piena e grande »democrazia politica .

Da sei anni, il segretario della Dc ha perfino rifiutato

l'elementare testimonianza di civiltà politica, di tolleranza di un incontro fra Dc e Pr. La sua opera, lo scorso anno, è stata, anche per la Dc, anche per lui stesso, sciagurata: e ancor più sciagurati sono stati i tanti che lo hanno aiutato a percorrere quella china.

Ma ora, e questo »ora ha inizio per noi dall'estate scorsa, si tratta urgentemente di tornare, e più pienamente, alla politica, al pieno utilizzo e rispetto delle istituzioni, all'opera di riforma che può esser condotta in comune perché nel Paese v'è diffusa una giusta sensibilità rispetto alle urgenze del nostro tempo, urgenze in gran parte non solamente »italiane ; e, anche, perché i partiti nazionali italiani sono trasversalmente attraversati da grandi esigenze e convinzioni comuni a molti. In Parlamento, alla Camera, ne troviamo testimonianze sempre maggiori, per chi abbia animo di cercare d'andare avanti, o di sostare senza rassegnazioni o abbandoni.

Così abbiamo espresso la convinzione che il segretario della Dc dovesse guidare il »partito del governo di legislatura, chiunque esso fosse; ed era, ed è, proprio il »nostro De Mita. Abbiamo premuto in ogni modo per convincere il segretario del Psi ad assumere con fiducia se stesso, in tutti noi, piena responsabilità di governo, con naturale (controllata, certa disciplinata) sua leadership della componente »laica , assieme ai segretari del Pri, del Pli, del Psdi e esponenti delle aree verde e radicale, a parità di dignità e di funzioni. Così abbiamo cercato di ottenere, finalmente, puntuali salti di qualità e di energie di governo, nelle priorità della riforma europea, della recisa contrazione del debito pubblico, della progettazione e pianificazione di una grande politica energetica e ambientalista, e di una grande politica di rafforzamento dell'amministrazione della giustizia.

E' permesso, ancora, di riferirsi senza attentare al pudore agli »interessi del »paese ?

Da un anno questi interessi sono più ignorati che mai. Non, dunque, »traditi , »conculcati , »stravolti . No. Ma semplicemente ignorati su ogni piano: quello istituzionale, quello del gioco democratico, quello degli obiettivi e di problemi più puntuali, importanti, urgenti. I partiti nazionali sembrano aver del tutto cessato di aver come ragione »associativa , ambizione, alibi, altro che non siano piccoli calcoli tattici, convenienze e incertezze, smarrimenti, rassegnazioni.

Così, dalla sciagurata primavera 1987, dal gioco al massacro della legislatura per arrivare alla legislatura di De Mita, dopo quella di Craxi (i referendum, e tutto il resto, sono subito apparsi come pretesi; ma la ferocia con cui ogni ragionevolezza di quei giorni, dalla nostra a quella degli Andreotti e degli Scalfaro da quella del Psi, del Psdi e del Pli, fu spazzata via assieme al decoro costituzionale e istituzionale, non va dimenticata), non ci si è più ripresi.

Non è valso a nulla l'esito elettorale, pur così importante e positivo, che portò con sé la definitiva sepoltura di una strategia - sia pure residuale - di »compromesso storica e di »ammucchiate nazionali e indicava nella alleanza di legislatura fra Dc e schieramento laico ricomposto nella sua interezza e forza propositiva, con grande respiro programmatico e di riforma, il governo di un ``possibile'' più adeguato e migliore.

Non è valso a nulla l'esito referendario, che pure contribuiva a imporre la riforma energetica e ambientalista e la riforma della giustizia (e non gli scontri »nucleare-antinucleare , o »pro-giudici-antigiudici ) come le grandi opere di governo cui era necessario ormai accudire con massima lena e con lungo respiro.

Nel mondo laico, con un Craxi smarrito e quindi ancor più soggetto a tensioni e tentazioni liquidatorie, contingenti, con gli altri tesi a rimproverarsi fra di loro le difficoltà e gli errori conseguenti dalla difficile situazione storica e da errori antichi e comuni; nella Dc, dove proseguiva e prosegue, ora, il gioco »demitiano dello scorso anno, contro De Mita questa volta, il tema del »buon governo del nostro tempo e della nostra società attraverso il »buon governo del Paese e delle proprie idee sembra totalmente cessato dalla coscienza dei politici-che-decidono.

De Mita sarà pure in tal modo, un »ostaggio e la fine della sua »era sarà già in uno stadio avanzato. Non ci giuriamo, ma non l'escludiamo. Ma la barca governativa avrà prima una soffocante bonaccia. Cui succederanno ben presto sabotaggi interni e siluri esterni.

La Dc gli ha imposto un limite: maggioranza a cinque. Niente radicali, niente verdi, soprattutto niente nuovo respiro, nuovo soffio, magari anche nuovi volti e storie e parole. Mi chiedo davvero se i Forlani, i Gava, o chi per o con loro, che in tal modo mutilerebbero e stravolgerebbero il mandato del capo dello Stato, abbiamo da esser molto fieri. Ma non si sorprendano troppo se gli accadrà di constatare che al loro »demistismo di oggi noi riserviamo la stessa accoglienza, fra attonita e indignata, che riservavamo al demistismo di De Mita, ieri.

Ne sorprendano troppo i compagni socialisti, Craxi e Martelii per primi, se la loro sostanziale, dura ostilità (che non hanno la chiarezza, forse, di confessare nemmeno a se stessi) contro assunzioni di responsabilità di governo da parte radicale, la loro »conversione verso e contro il Pli e il Pri anatemizzati come »polo conservatore , contro l'unità e l'estensione della componente laica, liberalsocialista, aiutati talvolta dai riflessi un po' poveri, un po' tristi, un po' suicidi degli interessati (penso soprattutto all Pli ed al Psdi), il profilo sempre più »basso che impongono alla politica di tutti e di ciascuno, il loro attendismo temerario, il calcolo troppo tattico e »piccolo sull'utilizzazione della minaccia o della speranza di una alternativa con un Pc de-demitizzato e craxizzato, non si sorprendano, dunque, se tutto questo si rivelasse ben presto foriero di un brutto presente anche per loro. Anche prima del prevedibile, di già, magari, con minori trionfi alle prossime amministrative, ed alle »E

uropee .

L'evoluzione dell'»eptapartito e del suo slancio programmatico di legislatura avrebbe potuto avere al suo termine, nel suo eventuale successo, proprio il maturare delle buone condizioni politiche e sociali nel nostro Paese grazie alle quali si poteva andare alle nuove elezioni, a scadenza costituzionale, con la proposta di una grande coalizione con il Pci, per il quinquennio successivo. Alla Dc di starci o no, come a chiunque altro, in relazione al proprio peso relativo.

Intanto, nessuno avrebbe mandato né alla lealtà di governo, né a quella di opposizione, se nel pieno rispetto degli impegni diversi anche contrapposti nell'immediato, si fosse avviato il processo di elaborazione del »grande programma di Riforma che giusrificasse ed esigesse la proposta del Paese di voltare a favore di quanti proponessero una Grande Coalizione per attuarlo.

Invece, oggi, il problema è di velleitariamente assicurarsi il »funerale politico dell'era De Mita, seppellendola sotto la mediocrità e assicurandola contro qualsiasi rischio di riuscita.

In questo quadro, so bene che qualcuno potrebbe pensare di offrirci, di offrirmi, alla fine, qualche strapuntino per tentare quel che ci e mi sta a cuore di tentare. Ripeto che questa finzione o questa offesa non servirebbe a nulla, e a nessuno.

 
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