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Niemczyk Piotr - 28 aprile 1988
Polonia: Obiezione all'est
di Piotr Niemczyk

SOMMARIO: Questo articolo pubblicato da NR, è apparso a gennaio su Tygodnik Mazowsze, settimanale clandestino edito da Solidarnosc nella regione di Varsavia. E' forse il più importante e diffuso periodico clandestino dell'opposizione polacca.

Piotr Niemczyk è uno dei fondatori dell'ormai notissimo movimento del dissenso polacco »Wolnosc i Pokoi ; ha trascorso parecchi mesi in carcere per obiezione di coscienza. L'autore illustra la situazione degli obiettori di coscienza in polonia e l'iniziativa politica di Wolnosc i Pokoi.

(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 1988)

Più della metà dei detenuti politici polacchi sono obiettori di coscienza. In seguito agli ultimi arresti, sono ora dieci.

Nel corso degli ultimi quindici giorni di dicembre Wolnosc i Pokoi (WiP) si è mobilita come mai prima. L'azione di difesa in favore dei prigionieri è culminata in uno sciopero della fame di due settimane a Varsavia. Undici persone l'hanno iniziato il 13 dicembre, presso un appartamento privato. Il 16 dicembre altre sei persone si sono aggiunte allo sciopero a Opole. Il 24 dicembre, a questi due gruppi se ne è aggiunto un terzo composto da sei persone, a Sopot. Con altri scioperanti isolati in altre città, lo sciopero è terminato il 27 dicembre con 28 persone. Nello spazio di due settimane, i militanti di WiP hanno raccolto a Gdansk e a Poznan alcune migliaia di firme in calce ad alcune petizioni. A Wroclaw due persone hanno quotidianamente manifestato dal 13 al 31 dicembre sotto striscioni: e altre piccole manifestazioni con svariati partecipanti hanno ugualmente avuto luogo a Opole e a Szczecin.

Il movimento è stato in questa occasione come mai prima sostenuto da Solidarnosc: Lech Walesa, la Commissione regionale esecutiva (Rkw) della Bassa Slesia con Wladyslaw Frasyniuk, Zibigniew Bujak, Jacek Kuron, Adam Michnik hanno dato il loro appoggio, e così il Consiglio generale del Partito socialista polacco che ha pubblicato una dichiarazione speciale.

Le manifestazioni sono state organizzate con il sostegno del Partito radicale (originario dell'Italia ma che estende attualmente le sue attività in altri paesi d'Europa). Grazie a questo energico alleato, gli scioperanti di Wip sono stati spalleggiati da circa 140 altre persone, membri del Partito radicale e pacifisti italiani, belgi, francesi, spagnoli, olandesi, jugoslavi, greci e turchi. A Natale diversi militanti italiani e belgi hanno organizzato davanti alle rappresentanze diplomatiche polacche delle manifestazioni in favore dei prigionieri polacchi e in favore soprattutto di Slavek Dutkiewicz che era in sciopero della fame in prigione. Da altri paesi è stata espressa solidarietà: tra gli altri, dal Gruppo sovietico per l'instaurazione della fiducia tra l'Est e l'Ovest.

Quando è stata paventata la minaccia di uno sciopero della fame internazionale, il Parlamento europeo ha votato il 12 dicembre, pressoché all'unanimità, una risoluzione nella quale ha invitato i governi dell'Est a trattare il problema dell'obiezione di coscienza e del servizio alternativo con più giustizia.

Se altri prigionieri politici fossero stati l'oggetto di simili azioni di sostegno, sarebbero probabilmente già stati liberati. Nel caso degli obiettori di coscienza tali speranze non sono ammesse. La reazione del potere è stata tanto classica quanto poco coerente. I manifestanti sono stati tradotti davanti a semplici tribunali di polizia; coloro che digiunavano sono stati lasciati in pace a Varsavia, ma molestati a Wroclaw ove la polizia ha tentato di porre termine ai loro spostamenti sorvegliandoli per più ore. Il giornale »Zolnierz wolnosci (Soldato della libertà) ha inaugurato una serie di articoli aggressivi. Ma è il direttore della prigione di Bydgoszcz che ha dato prova della maggiore malvagità, proibendo che fosse trasmessa a Dutkiewicz in digiuno una lettera nella quale i suoi amici gli chiedevano di porre fine allo sciopero il 27 dicembre, insieme a loro.

Le autorità hanno paura che l'istituzione di un servizio alternativo sfoltisca i ranghi dei nuovi chiamati alla leva e indebolisca la disciplina dell'esercito: se il lavoro in ospedale diventa un'alternativa reale al servizio militare, l'esercito dovrà umanizzarsi per evitare la defezione di tutti quelli che senza motivazioni politiche preferirebbero lavorare nei servizi sanitari. Al VI plenum del Comitato centrale, il capo della direzione politica dell'esercito, il generale Szadlo, ha annunciato che le autorità prenderanno misure decise contro chi indebolirà la difesa del paese: il generale Jaruzelski ha da parte sua dichiarato, nel corso di una trasmissione televisiva (un incontro con i giovani, al quale il potere ha fatto una grande pubblicità), che nessun paese può rinunciare ai suoi soldati e che solo i pantofolai rifiutano il servizio militare. D'altro canto, un paese che si pretende civile non può ostinarsi a mantenere una legislazione chiaramente repressiva. Le commissioni di reclutamento tentano du

nque di convincere i chiamati renitenti, o sbarazzandosene proponendo loro (in disprezzo alla legge) di andare a lavorare in miniera, o assegnandoli al servizio nella difesa civile. Li si invia, anche, alla commissione di sanità: o, ancora, si rinvia il loro arruolamento. E' la direzione centrale che seleziona quelli che andranno in prigione. Le autorità militari lo hanno chiaramente ammesso nel corso del processo a Jacek Borcz di Kolobrzeg.

Dall'autunno 1986 WiP ha avuto conoscenza di 108 rifiuti di servire sotto le armi (su tre scaglioni di arruolamento). Ventidue di questi obiettori sono stati imprigionati, dei quali dodici per poco tempo (sei sono stati rimessi in libertà, sei hanno accettato di compiere il loro servizio nella difesa civile). Sette sono autorizzati a compiere un servizio sostitutivo; uno è stato messo nella lista dei riservisti, e cinque hanno ceduto e sono andati a fare il loro servizio (tra questi cinque, uno è stato rapidamente rinviato a casa perché continuava a causare dei problemi).

Gli altri impediscono ai funzionari dell'esercito di dormire. I testimoni di Geova sono in una situazione più difficile perché la loro religione gli impedisce anche il servizio sostitutivo. Il generale Michalik, capo aggiunto della direzione politica dell'esercito, ha tuttavia affermato nel corso di un incontro con dei giovani al club degli intellettuali cattolici di Varsavia, che solo un terzo dei testimoni di Geova finiscono in prigione; gli altri, meno ortodossi, accettano un compromesso. Questa informazione sembra plausibile: WiP conosce i nomi di diciotto testimoni di Geova che nel 1987 si trovavano in prigione per avere rifiutato di compiere il loro servizio militare.

Sembra poco probabile che le azioni di dicembre indeboliscano la politica delle autorità riguardo agli obiettori di coscienza. Due abitanti di Przasnysz (Wojciech Wiksinski e Wieslwa Soliwodski) sono stati liberati il 14 e 15 dicembre dopo essere stati condannati a due anni di prigione con la condizionale e ad un'ammenda; e dopo avere accettato di servire nella difesa civile Marek Czahor di Gdynia è stato assolto il 21 dicembre, ma Krzysztof Gotowicki di Gdansk e Kazimierz Sokolowski di Gorzow Wielkopolski sono stati arrestati, rispettivamente, il 25 e 29 dicembre. Infine, il tribunale della marina di guerra di Gdansk ha condannato il 31 dicembre Piotr Bednarz a tre anni di prigione. Il fatto che un altro obiettore di coscienza, Joachin Pawliczek di Zdzieszowice (vicino Opole) abbia ottenuto l'autorizzazione di fare un servizio sostitutivo all'ospedale conferma l'assenza di qualsiasi tipo di regole al riguardo.

Il fatto che i criteri che presiedono alla concessione del servizio sostitutivo non siano da nessuna parte definiti, fa comodo al potere, e tutto fa pensare che questo manterrà questo stato di cose.

Poiché l'autorizzazione di compiere un servizio sostitutivo dipende dalla benevolenza del capo della commissione di reclutamento, ogni obiettore di coscienza dovrà aspettarsi di essere eventualmente arrestato. La possibilità di intimidire i chiamati non ha prezzo per la direzione militare, al punto che compensa la disapprovazione che gli procura il mantenimento degli obiettori di coscienza in carcere e le azioni in loro difesa.

 
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