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Glenni Misha - 28 aprile 1988
Obiezione di coscienza all'Est: Il documento dei quattrocento
di Misha Glenni

SOMMARIO: Pubblicato il 22 marzo 1988 dal quotidiano britannico The Guardian, questo articolo illustra, a partire da una petizione sottoscritta da più di 400 persone di cinque paesi comunisti, la situazione degli obiettori di coscienza all'est.

(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 1988)

Più di quattrocento persone di cinque paesi del Patto di Varsavia e della Jugoslavia -incluso il fisico sovietico Andrei Sakharov- hanno firmato una petizione che chiede il rispetto del diritto all'obiezione di coscienza.

Sono centinaia i casi conosciuti di giovani che, nei paesi dell'Est, sono stati arrestati per avere rifiutato di prestare il servizio militare sulla base di motivi religiosi o politici.

Il documento, reso noto ieri a Vienna, venerdì scorso è stato presentato ad una delegazione della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa in procinto di riunirsi.

Alla conferenza stampa di presentazione della petizione uno dei primi firmatari, lo scrittore ungherese Miklos Haraszti, ha dichiarato che se l'appello venisse inserito nell'agenda della Csce probabilmente cesserebbe la carcerazione degli obiettori di coscienza nei paesi dell'Est.

Dice il documento: »E' una disgrazia per tutto il nostro continente che, perfino dopo il nazismo e lo stalinismo e il demone di due guerre mondiali, ci siano ancora governi che non rispettano il diritto per l'individuo di seguire la propria coscienza .

Recentemente vi è stato qualche segnale tale da far ritenere che i governi dell'Europa dell'Est potrebbero riconsiderare le loro rigide leggi sul servizio militare. Jerzy Urban e Rezso Banyasz, portavoce dei governi di Polonia e Ungheria, hanno annunciato all'inizio di quest'anno che è in discussione nei loro paesi un progetto per introdurre un servizio alternativo a quello militare.

Ma Wolnosc i Pokoi, un'organizzazione indipendente polacca per i diritti umani che appoggia la petizione, ha sottolineato il fatto che tale progetto prevede per il servizio civile una durata che è il doppio di quella del servizio militare. La Germania dell'Est permette ad un esiguo numero di persone di lavorare nel cosiddetto Construction Division, che non prevede addestramenti al combattimento. Tale divisione fa comunque parte dell'esercito, e coloro che rifiutano di prestare, anche in questa forma, il servizio militare finiscono in galera.

La petizione rappresenta dunque un vero trionfo della cooperazione fra dissidenti, essendo la comunicazione fra gruppi di opposizione dei paesi dell'Est spesso gravemente ostacolata dai servizi di sicurezza.

Secondo Haraszti, anche se forme di coordinamento hanno funzionato, ottenere le firme è stato possibile, per lo più, da un'organizzazione con base a Londra, la Est European Cultural Foundation, che ha funzionato come una sofisticata casella postale. Ma, aggiunge Haraszti, l'impulso per il progetto è venuto dall'interno dei paesi dell'Est. Inoltre i firmatari sostengono anche la causa degli obiettori imprigionati in Europa occidentale e nei paesi che non fanno parte del Patto di Varsavia, come Turchia, Grecia e Spagna.

Il numero delle persone in galera per obiezione di coscienza nei paesi dell'Est non è noto, ma secondo la Federazione internazionale di Helsinki per i diritti umani si tratterebbe di centinaia di casi. »Sappiamo che molte persone, in Urss, si rifiutano di prestare il servizio militare a causa della guerra afghana , dice Haraszti »e siamo a conoscenza di casi simili anche nei paesi baltici e fra i musulmani . Gli organizzatori della petizione, però, non hanno potuto ottenere alcuna firma dalla Romania, dalla Bulgaria o dall'Albania, paesi soggetti ai governi socialisti più repressivi.

Il successo maggiore dell'iniziativa è forse costituito dalle 77 firme di cittadini sovietici. La petizione sta ancora circolando in Urss ed è probabile che nuove firme si aggiungano presto.

 
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