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The Economist - 28 aprile 1988
Droga: l'illegalità imprigiona nella tossicodipendenza
da »The Economist del 2 aprile 1988

SOMMARIO: Un'analisi di "The Economist" sui danni del proibizionismo delle droghe. La proposta: legalizzare, controllare, scoraggiare.

(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 1988)

Uccide con orribile indifferenza giovani abitanti nei ghetti e figlie di miliardari che studiano a Oxford. Ovunque prende piede il tasso di criminalità decolla. E' causa di morte per agenti di polizia, di corruzione per uomini politici. In Centro America è usata per comprare interi governi. Serve a libanesi e afghani per finanziare le proprie fazioni. Il traffico di droghe illegali -in parte la leggera marijuana e la già più dannosa cocaina, ma soprattutto la ben più inquietante eroina- è diventato il dramma più nero del nostro tempo. Il traffico così come si presenta attualmente si è sviluppato nel peggior modo possibile in forza della confusione creata, seppur in buona fede, dai giovani democratici di 20 anni fa. Si decise allora di minacciare con forti pene detentive gli spacciatori che facevano di tuo figlio un »tossico , ma di considerare la detenzione di piccole quantità di marijuana e cocaina per uso personale come qualcosa di meno grave di un reato.

L'antica abilità criminale di Al Capone

L'offerta si presentava così fortemente illegale, mentre la domanda no, esattamente come durante il proibizionismo americano dell'alcool negli anni '20, e conseguendo così gli stessi risultati di allora. I delinquenti vendono la roba a gente che può non sentirsi in colpa nell'acquistarla. Le esperte organizzazioni che si erano arricchite così grazie alle iniziative dei primi governi americani di proibire l'alcool e il gioco di azzardo (un'altra pratica che da dipendenza) applicano oggi l'antica abilità criminale di Al Capone al mercato internazionale dei narcotici. Contadini affamati che lavorano terre miserevoli non si fanno scrupoli di far soldi con le coltivazioni di papaveri e di foglie di coca che, al termine di un semplice processo chimico, assumono un valore di mercato 5.000 volte più alto per il consumatore finale. Il margine di profitto del distributore -che trasforma un milione di dollari di materia prima in un'entrata al netto di 5 miliardi- fa del contrabbando di droga l'affare più vantaggioso de

l pianeta. La droga è una merce di alto valore e ridotte dimensioni, facilmente trasportabile in bagagli a mano o persino ingoiata in sacchetti di plastica. I trafficanti più accorti mettono su grandi organizzazioni per riciclare il denaro e fare offerte non rifiutabili a politici, poliziotti, bande rivali. Un piccolo gruppo di criminali oggi ricicla probabilmente somme al netto di tasse per oltre 10 miliardi di dollari l'anno, più del prodotto interno lordo di 150 tra le 170 nazioni del mondo.

Se questo enorme sovrappiù andasse ai governi sotto forma di tasse, come succede per una piccola parte del profitto ottenuto da droghe come alcool e tabacco, almeno verrebbe usato per scopi migliori, tra i quali la riduzione della tossicodipendenza.

E' questa la soluzione migliore?

L'esperienza storica

Vi sono state soluzioni a tragedie gravi almeno quanto quella del traffico odierno di droga, significativamente tutte su questa stessa via. La vera risposta dell'America al racket di Capone non fu la lotta alle bande ma la legalizzazione, tassazione e vendita regolarizzata di liquori a qualità controllata. Il più efficace nemico delle bische clandestine è la lotteria di stato e, ovviamente, le case da gioco autorizzate e tassate. I britannici se la cavarono allo stesso modo contro il flagello della droga più pericolosa, durante la prima rivoluzione industriale: il gin venduto a poco prezzo, di cattiva qualità e non privo di effetti collaterali, che trascinava direttamente dalla miseria all'inefficienza. Allora il governo assunse il compito di vendere l'alcool in spacci locali autorizzati, costrinse i distillatori a vendere liquori solo di comprovata forza e qualità, e alzò i prezzi attraverso imposte alte abbastanza da essere sopportate dal mercato senza costringere gli alcolizzati ad assumere sostanze velen

ose come gli alcool metilici.

La gente si ubriacò di meno procurandosi danni minori, inizialmente con le birre sulle quali non c'erano tasse (per la gioia dei birrai). I distillatori, costretti a vendere liquori migliori, divennero ricchi e rispettabili esportatori di Whisky scozzese e gin londinese o di Plymouth.

Le droghe non sono una »malattia del benessere

Le droghe non sono una »malattia del benessere , né un fenomeno riducibile a qualsiasi altra definizione. Alcune grandi compagnie britanniche hanno fatto la loro fortuna con la vendita della droga indiana al popolo più povero che il mondo abbia mai conosciuto, i cinesi nell'era vittoriana, con il sostegno delle autorità statali. Bhang, hashish, coca, semi di cola e qat sono l'oppio dei loro rispettivi miseri popoli. Nessuno di questi produce mai un effetto positivo, ma nemmeno l'alcool nei paesi più ricchi.

Legalizzare, controllare, scoraggiare

Attualmente esistono quattro tipi di droghe ricreative sul mercato della maggior parte delle metropoli del pianeta. Due tra queste (alcool e tabacco) sono legali, le altre due (marijuana e cocaina) illegali. La gente ha cominciato ad aggredire il proprio cervello con il primo di questi veleni sin dai tempi in cui Noè piantò una vigna (Genesi 9,20). Il cristianesimo fa uso dell'alcol nel suo rito centrale, come fa la maggior parte del genere umano (al di fuori delle regioni di stretta osservanza musulmana) nel corso delle relazioni sociali. Ancora in paesi come la Gran Bretagna l'alcool legalizzato uccide direttamente qualcosa come diecimila persone l'anno e ha una parte in almeno metà dei fatti criminosi più violenti del paese. Le sigarette, sempre in Gran Bretagna, uccidono 100.000 persone l'anno. La marijuana, una delle droghe illegali, a stento non ha ancora ucciso nessuno direttamente; ma la cifra è destinata a diventare prima o poi consistente perché è un veleno con i difetti di entrambe le droghe legal

i. Tabacco e marijuana alla lunga ti fanno venire il cancro; alcool e marijuana ti fanno investire i pedoni quando sei al volante della tua macchina. Negli Stati Uniti la marijuana è oggi virtualmente tollerata, dal momento che decine di migliaia di americana l'hanno fumata o mangiata nei biscotti. Pensano che istupidisca come l'alcool, che sia dannosa per la salute come la sigaretta e che produca meno dipendenza di ambedue. La grande preoccupazione intorno alla marijuana è data dal fatto che, mentre il tossicodipendente si procura il suo tabacco e il suo whisky da un fornitore pubblico legale e che paga le tasse, questi si procura la roba presso uno spacciatore che a volte spaccia del veleno trattato, non paga le tasse e -cosa più importante- è spesso portato a tentare i suoi clienti con droghe ben più pesanti. Una politica pubblica ragionevole sarebbe quella di regolamentarle tutte tre -alcool, tabacco e marijuana- allo stesso modo, con licenza, tasse e controllo di qualità. Dal momento che ti fanno tutte

del male, sarebbe giusto attaccarvi sopra un avvertimento più grande di quelli che adesso invitano almeno a smettere di fumare.

Ma lo strumento più efficace potrebbe essere la tassazione; alta abbastanza da scoraggiare l'abuso e variata abbastanza per allontanare la gente dalle più pericolose. Attualmente le più pericolose sono probabilmente la cocaina e sicuramente l'eroina. La cocaina è tornata di moda solo recentemente. E' più eccitante dell'alcool, produce meno dipendenza del tabacco. Potrebbe risultare più dannosa delle altre, inoltre allo stadio terminale fa correre maggiori rischi di avvelenamento. Quello che è certo è che attualmente è causa di più omicidi di quanti mai ne abbia causato un bene di consumo.

Dal momento che la sua introduzione sul mercato è relativamente la più recente e illegale, il suo spaccio è nelle mani dei trafficanti peggiori. Circa l'80% del mercato americano è appannaggio di un gruppo di delinquenti colombiani che eliminano fisicamente le autorità locali che non riescono a corrompere. La cocaina più di ogni altra droga ha bisogno di essere posta sotto l'egida di fornitori legali e controllati, sia sottoponendola alla stessa legislazione degli alcoolici, o come quella dell'eroina quale veniamo a prospettare più avanti, a seconda di quanto venga provata la sua dannosità attraverso rilievi statistici.

Come l'attuale legislazione costringe la gente ad aggrapparsi all'eroina

L'eroina è una faccenda diversa. Produce maggiore dipendenza del tabacco e procura danni maggiori alla salute in modo oltremodo più rapido. Può asservire la volontà al punto che il tossicodipendente desidera sempre più soddisfare il proprio bisogno fino a diventare non più in grado di mantenere una occupazione. Senza un lavoro restano due strade per procurarsene di più: rubando, o, più facilmente, spacciando. Incoraggiati dai fornitori ne comprano più di quanta ne abbiano bisogno, e la vendono a un prezzo maggiorato, reclutando nuovi consumatori che cominciano a rifornire personalmente. L'illegalità furtiva di questo traffico ne aumenta il pericolo, fino al punto che quando il tossicodipendente capisce di aver bisogno d'aiuto, ha probabilmente già cominciato a rifornire altri, così da non poter cercare aiuto al di fuori del giro senza rischiare grossi guai con la legge.

Spacciare eroina, cocaina o marijuana è indifferentemente reato

La legislazione pretende che l'eroina non sia significativamente più pericolosa della marijuana e della cocaina. Dal momento che spacciare una delle tre è indifferentemente reato, le stesse bande di criminali le spacciano tutte e tre. L'illegalità incastra la gente nella tossicodipendenza. I consumatori di droghe leggere sono esposti a gente che allo stesso tempo spaccia anche quelle veramente dannose. Così la marijuana (ma non l'alcool) viene accusata di invogliare i suoi consumatori verso roba più pesante. I recenti sviluppi del mercato dell'eroina ci danno indicazioni precise su come la sua diffusione possa definitivamente venir frenata. La domanda crescente dei primi anni '80 ha portato ad un incremento di produzione (nei paesi privi di una legislazione appropriata, Burma e Afghanistan tra gli altri), così come la pubblicità sull'Aids ha cominciato a prevenire i consumatori più giovani dall'infilarsi nelle vene degli aghi infetti. La domanda, e con essa i prezzi, stanno cadendo. L'evidenza, limitatament

e a quanta ve ne può essere in questo mondo misterioso, è che i consumatori più anziani di eroina vogliono uscire fuori dalla tossicodipendenza, anche se forse solo per continuare a distruggersi con altre droghe, di solito l'alcool.

La politica migliore

Dal momento che l'alcoolismo non fa presa sui consumatori più giovani d'eroina, sarebbe triste doverlo incoraggiare.

Quindi la politica migliore nei confronti degli attuali consumatori di eroina potrebbe essere il farli uscire dall'illegalità, permettendogli di registrarsi in cambio del diritto ad acquistarne dosi strettamente limitate.

Le tasse dovrebbero essere alte abbastanza da esercitare una dissuasione dall'abuso, ma basse abbastanza per sbattere fuori dal mercato i trafficanti illeciti. Per diventare tossicodipendenti dall'eroina bisogna esser pazzi, o di volontà debole, o giovani e stupidi. E' in ogni caso un problema di salute mentale, trattato come un crimine o forse peggio. Se si vuole qualche misura preventiva ulteriore, allora in America i consumatori di eroina e cocaina registrati potrebbero venir diffidati dal prendere la patente di guida. Potrebbe essere un incentivo per farli registrare in programmi di cura.

Il pericolo chimico

Anche se l'odierno traffico dei narcotici venisse battuto, chi è votato all'autodistruzione troverebbe altri modi per traviarsi la mente. Pillole calmanti messe in commercio da rispettabili compagnie multinazionali producono tossicodipendenza, quando i medici le prescrivono per curare malattie non cliniche tipo la povertà e l'infelicità. In laboratori clandestini sono state scoperte e commercializzate nuove droghe. All'Lsd famoso negli »psichedelici anni '60 è succeduto nei primi anni '80 il Pcp, detto »polvere d'angelo . Ve ne saranno altri di peggiori. Ma queste droghe, prodotte a basso costo in prossimità del loro mercato, non incoraggiano il racket internazionale che i narcotici tengono in vita attualmente. Passano attraverso brevi cicli fatti di fama, preoccupazioni dei giornali e dimenticatoio. Sono delle mode distruttive da adolescenti più che minacce sociali, che potrebbero oltretutto essere ridotte attraverso l'imposizione di una forte tassazione.

La peggior politica pensabile è la fame

Se esistesse una risposta finale al problema della produzione di psicofarmaci forse la troveremmo dietro il sogno che ogni chimico nutre di scoprire la »buona droga , che tiene lontani dai veleni intossicanti con i suoi innumerevoli meriti. Potrebbe attenderci in un futuro vicino, se la ricerca in questo campo uscisse alla luce del sole. Questa è un'altra ragione per la quale la peggiore politica pensabile è l'attuale, che fa del commercio delle droghe nocive una pratica illegale, così che solo dei pericolosi criminali ne possano controllare il traffico.

 
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