di Jurij Fedorovic OrlovSOMMARIO: Jurij Orlov - nato in Urss nel 1924 - è un fisico di fama mondiale, ed è Presidente onorario della International Helsinki Federation; vive negli Usa dall'85.
Nel 1977 viene arrestato a Mosca, e condannato a sette anni di lager duro e a cinque anni di confino.
In questo articolo, diffuso dalla International Helsinki Federation, esprime una serie di riserve sugli effettivi contenuti rinnovatori della politica di Gorbaciov.
(Notizie Radicali n· 87 del 28 aprile 1988)
Mentre glasnost e perestroika hanno portato molti positivi cambiamenti in Unione Sovietica, sotto Gorbaciov non sono cambiate due cose importanti. La prima è l'obiettivo strategico fondamentale della leadership del Partito comunista sovietico: l'estensione su scala mondiale dell'influenza del partito (vale la pena ricordare che gli obiettivi geopolitici espansionistici non sono propri soltanto dell'Unione Sovietica o del sistema sovietico. I sovietici stanno passando attraverso una malattia che tutte le maggiori potenze europee hanno conosciuto). Le attuali riforme rappresentano un mutamento non della strategia di base ma della tattica. Molti funzionari al vertice della gerarchia hanno, a quanto sembra, riconosciuto di non poter raggiungere i propri obiettivi geopolitici senza migliorare l'attuale modello sovietico di socialismo e l'immagine sovietica all'estero.
La seconda cosa che non è cambiata sotto Gorbaciov è la fonte delle principali decisioni in materia di strategia fondamentale e di tattica: il Politburo e i capi del Kgb e delle forze armate. Gorbaciov ha suscitato sostegno e simpatia in Occidente come una figura combattuta, di spirito indipendente, il cui potere di riformare la società è precario: ma questa immagine drammatica e romantica è una fantasia, una raffigurazione adatta ad un leader occidentale. Fin dall'inizio, la posizione di Gorbaciov all'interno della leadership sovietica è stata in realtà forte, non precaria, poiché egli ha messo in atto una politica le cui linee generali erano state tracciate dal massimo livello della gerarchia sovietica.
Questa politica di riforme ha un forte sostegno in settori-chiave di potere e di influenza nella società sovietica, poiché promette cose che essi desiderano: al Kgb, una burocrazie epurata dalla corruzione dalla improduttività; ai militari, tecnologia avanzata ed agricoltura efficiente; all'èlite tecnocratica, sviluppo tecnologico come una grande priorità nazionale; alla intellighenzia, una qualche libertà di espressione. E' da parte degli operai che il sostegno è debole, poiché la nuova politica non fa nulla per loro: un miglioramento del loro livello di vita non è nemmeno compreso fra i suoi obiettivi diretti. Così, le contraddizioni fra le affermazioni di Gorbaciov e quelle di Chebrikov o di Ligaciov non dovrebbero essere considerate seriamente come segni della instabilità della posizione di Gorbaciov; il fatto che abbiano punti di vista conservatori e possano esprimerli in pubblico significa semplicemente che Gorbaciov desidera salvaguardare gli elementi conservatori nel partito.
Le riforme di Gorbaciov devono essere inquadrate in tale contesto -un contesto che assai poco probabilmente potrà cambiare nel prossimo futuro- se si vogliono valutare accuratamente i motivi che le determinano, i loro limiti intrinseci e le possibilità di riforme ulteriori.
I motivi delle riforme
Le riforme sotto Gorbaciov mirano a sconfiggere la lenta ma incessante degenerazione del sistema sovietico, che ha creato una crisi per la leadership sovietica non tanto per avere messo in pericolo il sistema, quanto perché minacciava la sua strategia geopolitica. Ciò per il fatto che tale strategia era basata sulla convinzione che il sistema sovietico fosse sotto tutti gli aspetti migliore di qualsiasi altro. Tale convinzione è stata severamente messa alla prova quando i massimi dirigenti sovietici hanno comparato il degenerante sistema sovietico con l'Occidente. E' stato il contrasto con l'Occidente che li ha spinti a considerare che un cambiamento della tattica era necessario per promuovere e per proteggere la loro strategia: un cambiamento difficile ed addirittura rivoluzionario per il loro punto di vista.
Quali sintomi di degenerazione hanno condotto a questo? La lista è ben nota; un crescente dislivello tecnologico fra l'Occidente e l'Urss; la stagnazione dell'economia ed i cronici problemi dell'agricoltura; la corruzione e l'alcolismo; l'incompetenza e la irresponsabilità. Ed ancora: il declino del prestigio internazionale del Partito comunista sovietico e dell'Unione Sovietica; la posizione sempre più critica dell'intellighenzia, il prestigio dei dissidenti al suo interno e la simpatia degli intellettuali occidentali per i dissidenti colpiti dalla repressione; la continua avversione dell'Europa orientale al modello sovietico di socialismo; la resistenza degli operai polacchi; l'inattesa e strenua lotta del popolo afghano; l'impossibilità, nel quadro dell'attuale civiltà delle comunicazioni, di bloccare il flusso verso Occidente di informazioni sulla natura del regime sovietico e sulle violazioni dei diritti umani da esso compiute.
I limiti delle riforme
I limiti delle attuali riforme sono connessi con i motivi che le hanno determinate: sono definiti abbastanza bene dall'interesse del partito di controllare settori-chiave della società, dalla sua autolegittimazione storica come creatore di un sistema unico opposto alla società occidentale e dalla ideologia internazionalista necessaria per l'egemonia mondiale. Così, ci sono alcune cose che semplicemente non possiamo aspettarci. Non possiamo aspettarci che i dirigenti sovietici cambino i loro fini di partito per fini nazionalisti russi: né -come lo stesso Gorbaciov tiene a ricordarci- che si giunga ad una sostanziale modificazione del sistema sovietico in direzione della democrazia di stile occidentale (un autentico sistema pluripartitico, ad esempio). Gorbaciov, egli stesso un eminente esempio di tecnocrate di partito, ha accelerato una transizione dal governo di una pura burocrazia di partito verso il governo di una tecnocrazia composta sia da funzionari del partito che da persone ad esso vicine. Questo muta
mento è in effetti positivo, ma deve essere riconosciuto come fatto negli interessi dell'efficienza, non della democrazia, e come molto lontano dall'essere un cambiamento strutturale nel sistema. Quello che invece possiamo aspettarci è che la limitata libertà di azione garantita ai dirigenti economici sia un miglioramento che sarà nei fatti incapace di produrre i risultati cui la leadership tende. Per esempio, superare il deficit alimentare e la notoria inefficienza sia dell'agricoltura che dell'industria richiede più che le mezze misure proposte sotto la perestroika: richiede una rituale rinuncia al controllo del partito sull'economia ed una significativa espansione della estensione e della influenza del libero mercato. Tuttavia, questo è qualcosa che il Partito comunista sovietico ha sempre temuto e continua a temere, per ovvie ragioni. Inoltre, un'industria nella quale i dirigenti individuali fossero veramente i titolari del potere imprenditoriale sembrerebbe richiedere -come mostra l'esperienza occidenta
le- la concessione della indipendenza ai sindacati, allo scopo di proteggere i lavoratori dalle arbitrarie decisioni dei dirigenti; ma, nuovamente, questo comporterebbe la rinuncia al controllo del partito su un settore-chiave dell'economia.
Il caso della glasnost -per la quale tanti dissidenti hanno lottato per tanti anni- è piuttosto misto. Si tratta di una riforma diretta sia alla sostanza che all'immagine. La leadership sovietica vuole realmente ed ha bisogno profondamente di criticismo della burocrazia e di nuove idee per il sistema. Come via per provvedere a questo, la politica della glasnost è stata certamente efficace; ma senza dubbio più di quanto i dirigenti sovietici si aspettavano. Un ovvio limite della glasnost è che offrire spirito critico ed idee anche ora richiede coraggio. Gli uomini e le donne che sperimentano la glasnost nelle organizzazioni indipendenti per i diritti umani e per la pace sanno che persone proprio come loro sono state in campi di lavoro, prigioni, ospedali psichiatrici, zone di esilio interno, e che anche sotto Gorbaciov un significativo numero di loro rimane lì. Inoltre, questi uomini e queste donne hanno veramente sperimentato molestie da parte degli organi amministrativi, detenzione, incendi, percosse e mina
cce di cose peggiori. Ciò nonostante, a quanto mi risulta, negli ultimi mesi quasi nessuno è stato processato e quasi nessuno dei processati è stato condannato. Questo è certamente uno sviluppo positivo. Resta da vedere se durerà.
In tali condizioni, la glasnost ha limiti intrinseci in quanto tattica per migliorare l'immagine del regime sovietico. Ad ogni modo, sarà difficile se non impossibile soffocare il coraggio di quanti intendono mettere fortemente alla prova la glasnost. Essi continueranno a parlare; e continueranno anche ad inviare informazioni non di regime in Occidente (proprio una delle cose per cui si viene perseguitati dalle autorità sovietiche). Il loro alto prestigio ed i loro influenti contatti in Occidente significano che le loro informazioni trovano ascolto e che la loro sicurezza è strettamente controllata all'estero. Se essi rimangono relativamente incolumi, questo fatto in sé migliora l'immagine del regime; ma le loro informazioni e i loro rapporti certamente no. Se essi vengono colpiti, l'immagine del regime verrà danneggiata inequivocabilmente.
La possibilità di ulteriori riforme
Qualsiasi cambiamento in Unione Sovietica è reversibile, naturalmente, fino a quando il Kgb continua ad esistere, e Gorbaciov certamente intende conservare questa organizzazione. Così, da una parte è difficile considerare anche le attuali limitate riforme di carattere davvero permanente; dall'altra, gravi difficoltà come il gap tecnologico fra l'Unione Sovietica e l'Occidente sono fatti che possono forzare il Partito comunista sovietico ad attestarsi su posizioni diverse, ridefinendo il socialismo sovietico con qualche ritiro. Ogni concessione aprirà nuovi campi di battaglia nei quali individui e gruppi in Unione Sovietica possono avere una positiva influenza attraverso la loro lotta per riforme sostanziali nell'area dei diritti umani ed in altre. Inoltre, esiste l'attività di un crescente numero di cittadini sovietici che gradualmente si impegnano nella critica dell'attuale sistema, aderiscono ad organizzazioni indipendenti dal partito e desiderano andare più avanti dei limiti che il partito ha stabilito. Q
uesto crea di per sé un'atmosfera di pressione in favore del mantenere e possibilmente anche espandere le attuali riforme.
Comunque voi la consideriate, la società sovietica sta entrando in un nuovo stadio: uno stadio in cui la critica interna, se supportata dalla pressione internazionale, potrebbe condurre ad una non insignificante umanizzazione in un futuro non lontano. I leaders sovietici sono ora impegnati in un colossale sforzo per diffondere l'immagine di un paese nuovo, più civile, più umano, più liberale. Il loro desiderio che l'Occidente accetti tale immagine e collabori con loro in aree quali lo sviluppo tecnologico ed agricolo offre all'Occidente l'opportunità storica di contribuire a dare all'immagine stessa una più genuina sostanza. E' nell'interesse della comunità internazionale, non semplicemente del popolo sovietico che l'Occidente eserciti la sua attuale influenza, poiché più umana e liberale l'Unione Sovietica uscirà dalla presente crisi, meno pericolose saranno le sue ambizioni geopolitiche e più sicuro conseguentemente sarà il mondo.
Così, la cosa più costruttiva da fare durante questo periodo di cambiamento in Unione Sovietica non è, come qualcuno in Occidente pensa, semplicemente starsene seduti ad applaudire in segno di incoraggiamento le parole e le riforme di Gorbaciov. Gli applausi devono essere uniti con la pressione sulla leadership sovietica affinche sostenga le sue parole liberali con più fatti ed espanda le sue riforme in armonia con gli accordi internazionali sui diritti umani che essa stessa ha sottoscritto. Nell'area dei diritti umani, i punti di pressione che offrono la più forte prospettiva di autentiche riforme nel vicino futuro sono il rilascio di tutti i prigionieri politici e l'eliminazione di tutti gli articoli politici dal Codice Penale. Questi sono traguardi che possono realisticamente essere raggiunti attraverso la pressione interna e ed internazionale per una vera glasnost. Sarà certamente utile per la pace mondiale il momento in cui i cittadini sovietici potranno, senza paura di persecuzioni, criticare le attivi
tà militari del loro governo, o impegnarsi in movimenti per la pace indipendenti da organizzazioni controllate dal governo stesso. Una prospettiva più lontana ma ugualmente realistica di riforma è offerta dalla politica sovietica delle frontiere chiuse. Frontiere aperte nel senso occidentale -libera entrata ed uscita- sono essenziali per stabilire la fiducia reciproca fra i popoli all'interno e all'esterno dell'Unione Sovietica, ed ogni aumento di tale fiducia significa un aumento della sicurezza internazionale. Il »nuovo pensiero del regime di Gorbaciov su questo argomento non differisce molto dalla vecchia pratica dello Stato di polizia. Tuttavia, la pressione internazionale in appoggio a quella interna per frontiere più aperte può, a mio parere, essere immensamente costruttiva. Essa può contribuire a costringere i leader sovietici ad affrontare la contraddizione esistente nel perseguire simultaneamente politiche di isolazionismo e di egemonia mondiale.
I diritti umani come un gioco tattico
La forza e la tempestività della pressione internazionale sull'Unione Sovietica nell'area dei diritti umani devono tener conto della natura delle recenti iniziative ufficiali sovietiche in materia. Come risultato della pubblicità e della pressione occidentale sulla loro applicazione dei diritti umani, i sovietici ora accettano questo argomento nelle discussioni internazionali. Tuttavia, essi cercano di controllare come tale punto viene definito e chi ne discute il lato sovietico nell'arena internazionale: così, per esempio, al recente vertice tra Gorbaciov e Reagan, Gorbaciov tentò di ridurre il problema delle violazioni sovietiche dei diritti umani ad una questione di differenze nella semantica culturale incrociata sovietico-americana. Ed è da registrare, naturalmente, la recente nascita della Commissione sovietica dei Diritti umani. Questo organismo, altamente pubblicizzato, semiufficiale, ha iniziato discussioni ed incontri con i gruppi indipendenti internazionali per i diritti umani, sebbene le autorità
sovietiche abbiano continuato a perseguitare i gruppi e gli attivisti davvero indipendenti. Il fatto che un attivista eminente, Lev Timofeiev, abbia potuto parlare in un recente incontro a Mosca fra la Commissione sovietica e la International Helsinki Federation for Human Rights è stato interamente dovuto ad una serie di audaci ed intelligenti manovre di membri della Helsinki Federation (si veda l'articolo apparso sul »New York Times il 28 gennaio 1988).
I sovietici evidentemente considerano il problema dei diritti umani come un gioco tattico. Le manovre della Helsinki Federation a Mosca mostrano che è importante per l'Occidente prendere parte a questo gioco estremamente serio; e giocare bene.