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Partito radicale - 30 maggio 1988
PETIZIONE POPOLARE PER GLI STATI UNITI D'EUROPA
Al Parlamento Europeo - Al Consiglio Europeo - Alla Commissione delle Comunità Europee

Ai presidenti del Senato e della Camera - Al Presidente del Consiglio dei Ministri - Al Presidente della Regione

SOMMARIO: Il testo della petizione popolare con la quale si chiede conferimento al Parlamento europeo del compito di aggiornare la proposta di nuovo Trattato per l'Unione europea, ovvero per gli Stati Uniti d'Europa, già approvato dal Parlamento europeo e la convocazione degli Stati generali dei popoli europei.

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I SOTTOSCRITTI CITTADINI

condividendo la seguente risoluzione (7-00091) approvata

all'unanimità dalla Commissione affari e comunitari della Camera dei deputati il 10 febbraio 1988

La III Commissione,

ricordando e ribadendo il contenuto degli ordini del giorno approvati dal Senato della Repubblica il 1· ottobre 1986 (9/1751/3) e accolti alla Camera dei deputati il 17 dicembre 1986 (9/4029/1; 2; 3)) in occasione della discussione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'atto unico europeo nei quali in particolare s'invitava il Governo a sostenere la proposta di affidare un esplicito mandato costituente al Parlamento europeo che sarà eletto nel 1989;

ricordando e ribadendo le posizioni più volte assunte a sostengo del progetto di trattato dell'Unione approvato dal Parlamento europeo il 14 febbraio 1984 in particolare con la risoluzione approvata dalla Camera lo stesso 14 febbraio 1984 (6-00018);

ricordando che il pensiero e l'opera di Altiero Spinelli e in particolare la convinzione secondo la quale "non c'è oggi alcun grande problema concernente l'economia, la moneta, il collegamento solidale del nostro sviluppo con quello dei paesi più poveri del mondo, la difesa, l'ecologia, lo sviluppo scientifico e tecnologico, l'università della cultura che possa essere ancora affrontato seriamente ed esclusivamente con criteri e strumenti nazionali" sono divenuti patrimonio storico e politico della maggioranza delle forze politiche e sociali nei paesi d'Europa;

ricordando il costo della "non Europa" derivante dalla mancata eliminazione dei controlli doganali ai confini intracomunitari, dalla mancata armonizzazione delle norme e degli "standard", dagli effetti di scala sui prezzi dovuti alle dimensioni ridotte dei mercati nazionali, dalla duplicazione delle misure di controllo e sorveglianza, dalla duplicazione di programmi di ricerca e di investimento, da una inadeguata politica dell'occupazione e dalla necessità di coprire i rischi di cambio nel caso di transazioni tra gli Stati della Comunità e soprattutto dalla mancanza di una politica istituzionale comunitaria degli affari esteri ed anche della difesa;

ricordando l'esistenza di un ""deficit" democratico" nelle istituzioni comunitarie derivante dal trasferimento a livello comunitario di competenze appartenenti precedentemente ai Parlamenti nazionali a cui non ha corrisposto l'attribuzione di reali poteri legislativi e di controllo al Parlamento europeo eletto a suffragio universale;

rilevando che mentre il mondo economico e finanziario ha avviato per proprio conto forme di integrazione europee, le istituzioni comunitarie si mostrano incapaci di adeguarsi alle necessità di governo del mercato unico previsto per il 1992;

considerando che, nonostante quanto premesso, la crisi delle istituzioni comunitarie e la paralisi del processo di integrazione politica ed economica dell'Europa rischiano di mettere in discussione gli stessi risultati raggiunti faticosamente in questi ultimi anni;

considerando di contro la immediata necessità di rafforzamento democratico delle istituzioni comunitarie e in particolare l'urgenza di riavviare il processo di revisione dei trattati;

considerando inoltre la necessità che l'Europa possa ufficialmente parlare, in particolare nel difficile scenario internazionale, anche con una sola ed autorevole voce;

rilevando infine che, in attesa della definizione da parte del Parlamento europeo di un nuovo assetto istituzionale delle Comunità realmente democratico, è necessario ed urgente che in via transitoria venga demandato agli eletti del Parlamento europeo e dei Parlamenti dei dodici Stati membri il compito di eleggere i presidenti del Consiglio e della Commissione;

"Impegna il Governo"

ad operare perché il Consiglio europeo adotti i seguenti provvedimenti per la loro esecuzione e ratifica da parte degli organi competenti:

"1) conferimento al Parlamento europeo, che sarà eletto a suffragio universale nel giugno 1989, del compito di aggiornare, entro lo stesso anno, la proposta di nuovo Trattato per l'Unione europea, ovvero per gli Stati Uniti d'Europa, già approvato dal Parlamento europeo;

2) elezione del Presidente del consiglio europeo, avente parimenti le funzioni di copresidente del Consiglio dei ministri delle Comunità europee, nel luglio 1989, da parte del Parlamento europeo, e degli eletti nei parlamenti dei dodici paesi membri, riuniti in Stati generali dei popoli europei, sotto la presidenza del Presidente del Parlamento europeo. Il Presidente del Consiglio europeo resterà in carica per tre anni non prorogabili;

3) elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento europeo e degli eletti nei Parlamenti dei dodici paesi membri, riuniti in Stati generali dei popoli europei, sotto la presidenza del Presidente del Parlamento europeo. La Commissione da lui formata dovrà ottenere la fiducia sul programma da parte del Parlamento europeo e resterà in carica per tre anni;

4) esame della possibilità di coinvolgere simbolicamente nelle due elezioni i membri dell'Assemblea del Consiglio d'Europa di Stati non facenti parte della CEE che ne facessero domanda;

5) destinazione tendenziale di un importo equivalente al 2 per cento dei bilanci nazionali della difesa dei dodici Stati membri a partire dal 1990 per un'azione comunitaria volta alla produzione ed alla difesa dei diritti civili ed umani in Europa e nel resto del mondo, previsti dal "III paniere" degli accordi di Helsinki.

 
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