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Niedzwiecka Anna - 25 giugno 1988
Anna a Varsavia
intervista ad Anna Niedzwiecka

SOMMARIO: Gli ideali e le speranze di una giovane polacca iscritta al Partito radicale.

(Notizie Radicali n· 122 del 25 giugno 1988)

Anna Niedzwiecka ha vent'anni. Studentessa alla facoltà di letteratura polacca, vive a Varsavia. Militante da qualche tempo del movimento indipendente Wolnosc i Pokoi, si è iscritta nel novembre scorso al Partito radicale e milita da allora in entrambe le organizzazioni.

Anna, tu hai vent'anni e hai deciso di unirti al Partito radicale. Come lo hai conosciuto e perché hai deciso di iscriverti?

La prima volta che ho sentito dire qualcosa sul Partito radicale è stato in occasione dell'elezione di Cicciolina al Parlamento italiano. Poi ho incontrato Olivier (Dupuis n.d.r) e Lucio Bertè, che sono venuti a Varsavia per incontrare persone che volessero unirsi al partito transnazionale. Per qualche giorno ho parlato con loro ed ho pensato che fosse il solo stimolo per vivere qui. Perché in Polonia i pochi movimenti di opposizione sono sia organizzazioni operaie come Solidarnosc, sia movimenti per la pace e la libertà, come Wip (Wolnosc i Pokoi) che mira soprattutto ad ottenere un servizio alternativo a quello militare, e che sta d'altronde per sciogliersi perché si avrà assai presto una legislazione sul servizio civile. Ancora, vi sono alcune organizzazioni nazionaliste, ma non sono importanti.

Ho pensato in primo luogo a contatti con gente occidentale che si è organizzata per battersi per la pace. Credo veramente che sia importante essere in contatto con persone dell'Ovest, di altri paesi, per scambiarsi informazioni; anche per creare delle amicizie. Perché i problemi sono gli stessi; l'ecologia, per esempio. Non si può parlare di ecologia nella sola Polonia. Che si viva in Francia, in Belgio, in Polonia, in Italia, si ha a che fare con gli stessi problemi ecologici. Dappertutto, così come in Polonia, ci sono centrali nucleari e fabbriche che nuocciono agli equilibri naturali.

La mia seconda motivazione è la pace. Non si può parlare di pace per i soli abitanti della Polonia. La pace riguarda tutti, e tutte le persone devono sapere che hanno bisogno di pace. Ho pensato soprattutto che il partito transnazionale poteva portare della persone a far qualcosa per la pace, per l'ecologia, per coloro che vivono in condizioni così terribili da non potersi neppure immaginare.

Cosa pensi della battaglia per gli Stati Uniti d'Europa?

Penso che sia un po'' folle. Ma penso che tutte le battaglie siano un po'' folli, se posso dire così. E' un'idea molto, molto, molto bella. E' l'idea di un'Europa senza frontiere, dell'Europa delle persone che si mescolano. Molta gente lo ha già pensato tanto tempo fa, e in molti lo pensano ora. E' molto importante, è ciò di cui abbiamo bisogno adesso, credo.

E quando ne parli con i tuoi amici di Wip, con i tuoi amici studenti, con chi ti è intorno, in generale cosa ne pensano?

Dicono sempre che è una pazzia, dicono che una tale cosa non si può realizzare. Ma bisogna tentarlo, perché è la nostra possibilità.

Vi è in Polonia una quarantina di altri iscritti al Partito radicale. Cosa pensate di fare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi?

Prima di tutto dobbiamo terminare di occuparci della questione del servizio civile in Polonia. E' un problema urgente perché una ventina di persone sono ancora in prigione, anche uno di noi -Slawomir Dutkiewicz- conduce un digiuno da sei mesi (è sottoposto ad alimentazione forzata da parte delle autorità della prigione, n.d.r.). Occorre pensare transnazionale, fare manifestazioni, scrivere petizioni al Parlamento polacco, far vedere alla gente che abbiamo bisogno degli Stati Uniti d'Europa. E' un primo passo, credo. Bisogna rendere la gente più libera di quanto non lo sia ora in Polonia. Bisogna fare in modo che pensi più liberamente di oggi.

Come pensi che il Partito radicale possa integrarsi nel panorama dell'opposizione polacca, o piuttosto attraverso l'opposizione polacca, visto che siamo un partito transpartitico, un partito che attraversa dunque gli altri partiti?

E' difficile, perché in Polonia la sola parola »partito irrita la gente perché qui, quando si pensa ad un partito, si pensa al partito comunista. Ma è vero che »Partito radicale suona già meglio, forse perché non si sono mai avuti partiti radicali in Polonia. Al contrario in Francia, per esempio, vi è già un Partito radicale, che è nazionale e che porta lo stesso nome del nostro partito transnazionale. In Polonia mai: vi sono stati sempre dei partiti socialisti, dei partiti di sinistra, di destra; ma mai un partito radicale.

Ciò che è importante è provare a far capire che »partito transnazionale , »Partito radicale , è soltanto un nome, che -contrariamente a tutti gli altri partiti- non è un partito istituzionalizzato, e vuole fare cose veramente buone. Occorre farlo vedere alla gente. Bisogna dire alla gente che il Partito radicale non è un partito comparabile con quelli che loro conoscono. E' un altro organo, è un'altra cosa. Occorre veramente informare, è fondamentale.

Il movimento di cui fai parte, Wip, è fondato su una cosa molto importante per noi radicali: la nonviolenza. Come credi che l'esperienza della nonviolenza di Wip possa essere trasmessa ai compagni radicali in Francia, Italia, Spagna, Belgio...? Cosa potrete apportare agli altri radicali?

Possiamo apportare prima di tutto la pazienza. Noi abbiamo molta pazienza. Per esempio possiamo fare un sit-in, vedere qualche minuto più tardi arrivare la polizia ed essere portati in prigione. Noi non opponiamo alcuna reazione. Questa è la nonviolenza in Polonia. E in Polonia la nonviolenza è sempre più popolare. E' un esempio lo sciopero a Danzica: gli operai non sono mai stati nonviolenti e comunque non lo sono mai stati coscientemente. Ma ora lo sono. Non hanno voluto utilizzare la violenza contro la direzione di quella fabbrica. Non hanno fatto nulla di ciò. E' la vera scoperta della nonviolenza da parte degli operai polacchi. Forse questo può far capire all'Occidente come ci si trovi ora in una situazione completamente diversa da quella dell'81.

Credi che Solidarnosc abbia integrato o ripreso metodi di lotta di Wip?

Un po'', forse; perché quando Wolnosc i Pokoi era attiva, Solidarnosc non faceva nulla, stampava solo dei libri. Ora ha visto che Wip ha fatto proprie certe battaglie, che quella per il servizio alternativo è pressoché vinta grazia alle sue azioni nonviolente. E' possibile che ora vorrà utilizzare più consapevolmente la nonviolenza nelle sue azioni.

La vita qui è curiosa, per noi occidentali; forse perché è segnata dalla presenza della polizia, una presenza molto più forte che nella società in cui noi viviamo. Voi vivete in una società in cui invece rischiate ogni giorno. Cosa significa, nella vostra vita quotidiana, »avere paura (anche se il termine non è il più adeguato)? Cosa significa dovere essere attenti, notare cosa succede intorno, dal punto di vista psicologico?

Occorre prima di tutto abituarsi. E ci si può abituare. Per esempio, quando ci si sveglia, si pensa: »Tutte le cose, tutti i giornali clandestini, sono ben nascosti? . Poi, quando si esce, occorre verificare che nessuno ci segua. Se si vuole incontrare qualcuno, occorre non dire troppe cose per telefono, non parlare troppo forte se c'è gente intorno. Ma ci si può abituare, si può vivere così. Anche se molti membri dell'opposizione sono malati; malattie di stomaco, di nervi. Ma ci si può abituare. Bisogna sempre pensare che è un gioco: un rischio ma anche un gioco. Occorre sempre stare sul chi vive, essere scaltri. Ma si può anche ridere: la milizia, per esempio, è lontana dall'essere perfetta, si sbaglia spesso. Si può ridere di loro, e ciò fa bene.

Si, ma i tuoi genitori, per esempio, come giudicano la tua attività? La conoscono, hanno paura, cosa dicono?

Io sono studentessa. Mio padre mi ha detto: »Devi finire gli studi. E se continui a fare ciò che fai ti espelleranno e non potrai terminarli . Io gli ho risposto: »Se mi vogliono espellere lo faranno. Non fa niente, ho altre cose da fare, molto più gravi, molto più importanti dei miei studi .

Hanno paura, so che hanno paura, me lo dicono ogni giorno. Ma io sono adulta. Non posso restare sempre la bambina dei miei genitori. Devo vivere la mia vita come chiunque altro.

Poco fa parlavi di pace. Quando si parla di pace e di movimenti pacifisti in Occidente si intendono spesso delle cose generiche: come »pace senza contenuti politici, senza speranza di democrazia. Al contrario, parlare di pace all'Est è già qualcosa di rivoluzionario. Cosa è la pace, il legame con i diritti dell'uomo, l'affermazione della democrazia politica?

Io sono idealista. La pace è il fine delle azioni nonviolente, il fine delle obiezioni di coscienza totali. Per esempio è il fatto che nessun uomo possa pensare di ucciderne qualcun altro. Spero che in un centinaio di anni, se si fanno le cose necessarie, la gente non potrà più pensare di uccidere perché ciò sarà divenuto inutile, idiota. Perché uccidere qualcuno?

Non c'è alcuna necessità di uccidere. Questa è la pace, per me. Per i paesi dell'Est la pace non può esistere senza i diritti dell'uomo. Occorre prima di tutto applicare i diritti sanciti nel 1948 dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo delle Nazioni Unite. Credo che bisogna estendere i diritti dell'uomo ai diritti di libertà, di parola, di libera circolazione, di obiezione di coscienza.

Prima di tutto i diritti dell'uomo, poi si potrà pensare alla pace. Perché qui, in Polonia, noi viviamo sempre la guerra; la guerra con la polizia, la guerra con l'esercito. Una guerra all'interno del paese. Non si uccide nessuno, quasi nessuno; ma è la guerra delle parole, dei gesti, la guerra degli sguardi. La guerra esiste sempre. Non si può parlare di pace senza libertà per tutte le persone.

Dunque, pace e libertà, Wolnosc i Pokoi. Non trovi che ciò sia un po'' contraddittorio? Dicevi poco fa che state per vincere la battaglia per l'obiezione di coscienza e che Wip probabilmente si scioglierà. Ma invece, nella tua definizione di pace, il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza non significa la fine della lotta per la pace, visto che esistono in Polonia tutti gli altri problemi di libertà. Non credi allora che ci saranno per Wip, o un altro movimento simile -ed evidentemente per il Partito radicale- molte cose ancora da fare?

Si, ma sono ottimista come te. Perché la scienza, l'esperienza dei movimenti di contestazione ci dice che ognuno di questi movimenti si ferma dopo qualche anno di esistenza. E' lo stesso processo che ha avuto luogo con Wolnosc i Pokoi. La metà delle persone sono ora nel partito socialista polacco, altre sono nel partito radicale come me, altre ancora fanno altre cose. Penso, e spero, che Wip continui ad esistere. Ma forse, dopo aver vinto questa battaglia per l'obiezione di coscienza, ci troveremo dinanzi a un vuoto. L'ecologia va bene, ma non dà nulla; e in ogni caso è lontana dall'esser sufficiente. Si potrebbe ancora continuare ad esistere come Wolnosc i Pokoi; lo spero, non si sa mai.

Walesa, Michnik e gli altri leader famosi in Occidente cosa rappresentano per te?

E' difficile. Sono bei personaggi, Walesa per esempio. Quando c'era lo sciopero Walesa si è unito agli scioperanti e ciò è stato una buona cosa per gli operai. Walesa non aveva fatto nulla perché questo sciopero scattasse. Non era neanche d'accordo con questo sciopero. Ma è andato a passare quei guai con gli operai; ciò ha dato loro forza. Ma ciò vuol dire che Walesa non è soltanto un uomo; è anche un volto, un simbolo. Niente di più ormai. Ma è anche l'establishment. Certo, partecipa all'attività di Solidarnosc; parla; concede interviste, lancia parole d'ordine, protesta. Michnik è un uomo che fa della pubblicità. Ho sentito che per il mo'mento scrive molto. E' un po' uno storico, scrive dei saggi, qualcosa di simile. Credo che queste persone abbiano fatto molto nel 1980. Adesso non so, non li vedo impegnati a fare qualcosa. Esistono, e questo è sufficiente per i polacchi. Esistono ancora.

Ma non credi che sarebbe possibile fare qualcosa con loro? Necessariamente e forse giustamente, non le cose fatte finora: qualche cosa di nuovo...

Non so, perché mentre Wip esiste da tre anni, Walesa si è da poco rivolto a noi per la prima volta. E' stato qualche giorno fa, quando ha ringraziato ufficialmente la gente di Wip che aveva offerto il suo aiuto durante lo sciopero. E' stata la prima volta che ha fatto un passo insieme a Wip, nella direzione di Wip. Non so se gli operai che hanno scioperato vogliono fare qualche cosa con noi: sono, come ha detto Kuron, operai; vogliono Solidarnosc per avere un sindacato degli operai. Per loro tutto finisce lì.

Tu dicevi, spiegavi, che non ti farebbe piacere vivere in Occidente. Quali sono le ragioni reali, concrete, per cui non vivresti in Occidente?

In Polonia la gente pensa che l'Occidente sia un paradiso, e che la Polonia, l'Est, l'Unione Sovietica siano dei veri inferni. Io personalmente ho molti amici che vorrebbero vivere in Occidente; la maggior parte dei polacchi vorrebbe vivere in Occidente. Ma penso che sia bene vivere qui perché ci sono molte cose da fare. Ci si può sentire, veramente, un essere umano. Mentre in Occidente la gente vuole soltanto vivere tranquillamente. E questo non basta; è soltanto consumare la vita.

Credo che se vivessi in Occidente, forse, questo mi basterebbe. Qui non potrei essere ricca, »arrivata , e quindi debbo pensare ad altre cose. Devo cambiare, vivere normalmente nella povertà? No, sarebbe idiota, significherebbe accettare il marasma. Ma la maggior parte dei polacchi vive in questo marasma. Se si vive nella povertà, si deve fare qualcosa di interessante. E io faccio qualcosa di interessante, qualcosa che amo molto. Se vivessi in Occidente non sarebbe la stessa cosa.

Cosa ti aspetti dal Partito radicale per la Polonia? Cosa vuoi, cosa speri che il Partito' radicale possa fare un po' ovunque, ma anche in Polonia?

Forse la liberazione della Polonia (ride). Io, come tutti i polacchi, ho un'idea della Polonia europea. Non so se posso dire europeista. Ma una Polonia europea, perché è un paese che vive come gli altri paesi europei. In Europa ci sono due blocchi: l'Est e l'Ovest. Noi siamo sempre ad Est e ciò non va bene. Abbiamo la stessa cultura perché la Polonia è fondata su una cultura latina come tutta l'Europa. Abbiamo una grande letteratura, come in Occidente. E non posso dire che sia meno buona di quella occidentale. E' soltanto meno conosciuta. Abbiamo degli artisti, dei pittori, degli scrittori che fanno le stesse cose che in Occidente. Tutto questo non viene detto. Non so perché, ma tutto ciò che succede in Polonia è sconosciuto, veramente. Penso che bisogna unificare l'Europa. La Polonia per esempio è un paese chiuso, molto chiuso per chi ci vive, perché i polacchi non possono andare all'estero e conoscere ciò che vi succede. Sarebbe meglio se non vi fossero frontiere. Si potrebbe per esempio fare un'Università

europea ove la gente potrebbe incontrarsi, in cui -tramite alcune lingue ufficiali- la gente potrebbe parlare insieme. Non so... Non mi immagino ancora gli Stati Uniti d'Europa. Occorre pensarci. Sono sicura che anche voi, al Partito radicale, non vi immaginiate ancora gli Stati Uniti d'Europa. Ma credo che sia importante per noi.

 
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