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Miggiano Paolo - 1 luglio 1988
Aviazione di marina
di Paolo Miggiano

SOMMARIO: Commento sul Disegno di Legge del Governo per dotare la Marina militare di una sua aviazione.

(IRDISP - memo - luglio 1988)

Il ddl Zanone-Colombo-Amato è una tipica riformetta stralcio all'italiana. Essa è frutto di un dibattito viziato dal prevalere di logiche di proprietà di forza armata sull'analisi delle minacce e degli obiettivi della politica italiana di sicurezza nel teatro operativo meridionale. Oramai la discussione non riguarda più il problema dell'aviazione di marina, ma solamente lo "Utilizzo da parte della Marina militare di aerei imbarcati": è il ddl sulla portaerei.

Messo in termini così semplificati, questo ddl assomiglia moltissimo ad un referendum sulla scelta di avere (una o più) portaerei italiane. Se governo e stati maggiori vogliono un referendum alla militare (cioè con tutti che rispondono "sì"), forse l'unico modo di rispondergli è quello di un referendum alla democratica (in cui ai cittadini sia possibile rispondere anche "no").

Francamente non credo vi sia altra via per rimettere la discussione con i piedi per terra.

Secondo il ddl l'unico problema è la autodifesa delle navi della marina. Nell'art.2 si precisa anche che se gli aerei imbarcati dovessero essere usati per difendere il territorio italiano essi dipenderebbero dall'aeronautica. Quindi, il ddl è solo una legittimazione dell'uso di aerei da parte della marina per missioni che non c'entrano con la difesa del paese.

Una ipotesi alternativa e seria dovrebbe prevedere l'istituzione di un'aviazione di marina basata a terra, integrata nella catena di comando della marina, assistita tecnicamente dall'aeronautica, specializzata nelle funzioni antisommergibile e di supporto alle operazioni aeronavali, senza alcuna portaerei. Così, più o meno, è strutturata l'aviazione di marina della Germania Federale. Ma la contrattazione tra marina e aeronautica ha prodotto questo aborto corporativo, misero sul piano operativo, la cui unica forza sta nel fatto di essere proposto unanimemente dalle tre armi ad una classe di governo che si limita a fare da passacarte rispetto al Parlamento.

In mancanza di una legge seria sull'aviazione di marina, è l'esecutivo a farsi carico - in modo contraddittorio - dei problemi. Così un DPR del 20 giugno 1986 stabilisce che l'Ispettore dell'Aviazione di Marina dipende dalla marina, ma che personale e mezzi dei reparti antisom sono decisi dall'aeronautica (CAMERA DEI DEPUTATI, Dipartimento Affari Internazionali, Documentazione in materia di aviazione della Marina n.130, maggio 1988, pp. 16-17)! Così un DM di Spadolini (riportato nella documentazione che mi hai mandato, ma dalla data illeggibile), stabilisce che l'impiego operativo degli stormi antisom compete alla marina (IVI, pp. 18-19). Ancora qualche decreto di questo tipo è il guazzabuglio sarà inestricabile.

L'ipotesi migliore, come già detto, sarebbe di proporre una diversa proposta di legge, il che richiederebbe più tempo di qualche giorno. Si potrebbe, nell'immediato, ripresentare il disegno di legge Fallucchi (IVI, pp. 27-28), con la sola modifica relativa del quarto comma dell'articolo 1, che prevede che dell'aviazione di marina facciano parte anche "gli aerei destinati ad operare da bordo delle unità navali per assicurare la difesa contro gli attacchi aerei e navali". Questo comma potrebbe essere soppresso o sostituito con il seguente "gli aerei destinati al concorso delle operazioni aeronavali basati a terra".

Sempre nell'ipotesi di emendamenti tappabuchi, andrebbe preso in considerazione il divieto per aerei ed elicotteri imbarcati di portare armi nucleari. I modelli di aerei a decollo corto attualmente sul mercato sono infatti a capacità nucleare. L'AV.8B HARRIER americano a capacità nucleare sta progressivamente sostituendo il precedente NON-NUCLEARE AV.8A/C. L'AV.8B ha un raggio di combattimento di 1.300 Km e può portare bombe nucleari B-61 (J. Handler, William M. Arkin, NUCLEAR WARSHIPS AND NAVAL NUCLEAR WEAPONS: A COMPLETE INVENTORY, Neptune Papers n.2, maggio 1988, p. 18). Il SEA HARRIER FRS.1 inglese ha un raggio di combattimento di 1.400 Km e può portare bombe nucleari WE-177 (IVI, p.27). L'Aeritalia avrebbe già stipulato un accordo con la British Aerospace (costruttrice dell'AV.8B) per la coproduzione di una versione migliorata del velivolo (la notizia è riferita da AIR PRESS del 21 febbraio 1987. Vedi CAMERA DEI DEPUTATI, Dipartimento Affari Internazionali, Documentazione in materia di aviazione della M

arina n.130, maggio 1988, p. 140), nessuno ha garantito che non si tratterà di una versione a capacità nucleare. Se, come io credo, i nuclearisti nella Nato sono fortemente decisi ad attuare "compensazioni" nucleari aeree e navali al trattato INF, la bocciatura di un articolo 'ingenuo' contro le capacità nucleari della portaerei li farebbe venire allo scoperto.

Questo è quanto riesco a suggerirti nell'immediato.

Voglio invece aggiungerti una considerazione più generale sulla questione delle missioni interforze. Non penso che l'aviazione di marina sia da considerare, di per sè, come una scelta contraria all'impostazione interforze. A mio parere un'aviazione di marina (senza aerei imbarcati) sarebbe positiva, così come anche la istituzione a sud di alcune basi aeronavali sotto comando della marina (come le NAVAL AIR STATION americane). Ad esempio, Sigonella è una tipica base aeronavale, e altre ne potrebbero essere formate - assegnando alla marina lo stormo di Trapani Birgi e il 156 gruppo di volo su Tornado di Gioia del Colle. Il problema vero sta nelle missioni operative descritte nel LIBRO BIANCO DELLA DIFESA del 1985, che sono troppe e legittimano - nell'insieme - la proiezione di potenza lontano da casa. La 5a missione di sicurezza internazionale, assommata alla 2a missione di difesa a sud e alle linee di comunicazione, legittima indirettamente la scelta di una portaerei. Bisognerebbe invece ridurre a due le miss

ioni (nord-est e centro-sud), togliere ai contributi italiani alla sicurezza internazionale il carattere di missione permanente, definire con più precisione la natura limitata (negli scopi e nel raggio di azione) e difensiva delle missioni.

 
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