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Sappia Marco - 30 novembre 1988
Base Usa della Maddalena: se affondasse nelle Bocche di Bonifacio...
di Marco Sappia

SOMMARIO: I referendum consultivi sulla permanenza della Base per sommergibili nucleari de La Maddalena hanno riaperto la questione delle modalità di concessione delle basi militari Usa in Italia: senza dibattito parlamentare e con accordi segreti.

La sfida lanciata dal Comitato promotore dei referendum consultivi sulla base Usa di S. Stefano alla Maddalena, in Sardegna, si sta dimostrando vincente ancor prima di giungere al naturale sbocco istituzionale, il confronto elettorale.

Questi referendum hanno già ottenuto la riapertura del caso "La Maddalena", una base appoggio per sommergibili nucleari del tutto top secret, a cominciare dall'accordo che il governo italiano ha stipulato direttamente con quello statunitense nel lontano 1972, che non è mai stato portato in discussione neppure in Parlamento: vogliamo sapere perché, con quali clausole e per quanto tempo la base di Santo Stefano è stata ceduta agli Usa.

A segreto segue segreto - vien da dire - e difatti, a soddisfazione delle sacrosante richieste della popolazione in merito alle misure di sicurezza adottate, sono sempre arrivati o silenzi o risposte generiche, anestetizzanti, come succedeva riguardo al nucleare civile prima di Cernobyl. Nell'arco di 23 anni si sono succeduto 14 gravi incidenti a a quelle centrali galleggianti quali sono i sommergibili che attraccano alla Maddalena (Usa-Urss 7 a 7) che in cinque casi si sono conclusi con l'affondamento. Vogliamo sapere cosa sarebbe successo e succederebbe se accadesse, per esempio, nelle Bocche di Bonifacio.

E siamo alla radioattività, il cui problema si preferisce sempre rimuovere tout court : a fronte dell'ammissione della stessa U.S.Navy di rilasci di radioattività - naturalmente "entro limiti tollerabili" - il sistema di rilevamento della radioattività non è mai entrato in funzione se è vero, come deve essere, che "all'interno del laboratorio l'80% di tutti gli strumenti necessitano urgentemente di controllo, revisione e manutenzione" e che "risulta che gli strumenti non funzionano correttamente tanto da sfalsare tutti i dati relativi al tasso di radioattività", come si legge nell'esposto presentato nel giugno scorso da un gruppo di dipendenti; così come a 16 anni di distanza non esiste ancora alcun piano di evacuazione della popolazione civile in caso di incidente nucleare, piano che per poter funzione presuppone il coinvolgimento della popolazione stessa e deve da questa essere conosciuto. Gridiamo allo scandalo. E' troppo pretendere risposte?

Ma questi referendum antinucleari sono anche innegabilmente antimilitaristi, per il valore emblematico che assume la base della Maddalena in rapporto alla prepotenza militare che limita ed impedisce un armonico sviluppo delle risorse dell'intera Sardegna, e bisognerà anche spiegare come il Ministero della Difesa abbia modificato i piani di difesa nazionale in considerazione di questo primario obiettivo militare nucleare.

Il Governo De Mita nel tentativo di impedire la consultazione popolare e confondendo tra materie di competenza e atti di competenza della Regione ha sollevato un conflitto di attribuzioni di fronte alla Corte Costituzionale.

L'opposizione del governo ci consente tuttavia di affrontare anche la sempre aperta questione autonomista.

Nulla vieta che la Regione consenta la partecipazione diretta del popolo sardo alle attività di apporto, coinvolgimento e partecipazione della Regione intera ad atti di competenza degli organismi nazionali, essendo riconosciuti i diritti sia del Consiglio di presentare leggi in Parlamento sia la partecipazione del Presidente della Giunta alle riunioni del Consiglio dei Ministri quando siano in discussione argomenti riguardanti la Sardegna, quale che sia la materia, purché riguardanti la Sardegna. Vogliamo sapere perché secondo il governo De Mita il Presidente della Regione non può rappresentare la volontà popolare quando questa sia stata espressa attraverso l'istituto referendario.

Se da un lato siamo ancora una volta ai risultati di un'autonomia pasticciona e pasticciata fondata sulla commistione dei poteri e la conseguente contrattazione permanente che è divenuta ormai la prassi nei rapporti Stato-Regione (non solo quella sarda), dall'altro dobbiamo denunciare l'ennesimo attacco all'istituto dei referendum, sempre più aleatorio nel nostro Paese.

La Corte Costituzionale, di fronte al conflitto di attribuzioni sollevato dal governo De Mita contro i referendum consultivi sardi sulla Maddalena ha espresso un giudizio che non è certamente favorevole all'ipotesi ventilata dalla Dc e dal Pri sardi di giungere al voto referendario dopo le elezioni. Non aver sospeso l'indizione del referendum del 16 aprile, rispetto al quale eventualmente deciderà il 23 marzo, indica chiaramente che la Corte Costituzionale ha recepito l'importanza di esprimere un giudizio di merito in tempi rapidi, come richiesto dal Comitato promotore; forse entro in gennaio, come da indiscrezioni riportate dal Gr2 del 23 scorso.

Ciò che più temevamo, un rinvio sine die, sembra dunque scongiurato. Per esserne certi daremo vita, insieme agli altri promotori ad una grande campagna di mobilitazione nonviolenta. Contro la base della Maddalena, per i SI' ai referendum.

Vogliamo che si voti in primavera.

 
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