Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 23 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Rockenbauer Zoltan - 10 dicembre 1988
Il movimento dei giovani ungheresi
Intervista a Zoltan Rockenbauer della Fidesz (Unione dei giovani democratici ungheresi)

SOMMARIO: Zoltan Rockenbauer è uno dei fondatori della Fidesz, l'Unione dei giovani democratici ungheresi. Con altre sei persone - Gabor Fodor, Tamas Deutsch, Laszlo Kover, Viktor Orban, Peter Molnar e Istvan Hegadus - è stato eletto dal congresso del movimento (la seconda sessione si è tenuta il 19 e 20 novembre scorsi) alla Direzione esecutiva. Nell'intervista: i problemi dei giovani ungheresi, le speranze di democrazia, Gandhi, l'Unione europea, il pluralismo politico, il Partito radicale

(Notizie Radicali n· 271 del 10 dicembre 1988)

Puoi spiegarci cos'è il movimento Fidesz?

Fidesz significa Unione dei giovani democratici. E' un movimento della gioventù ungherese. Ciò tra l'altro significa che ne sono membri dei giovani e che in conseguenza ci sono dei limiti di età. Ma significa anche che noi cerchiamo soluzioni ai problemi della gioventù, e che la nostra ragion d'essere sarà sempre di cercare soluzioni a questi problemi. E' vero che se si legge il nostro programma si può forse dire che non si tratta veramente di un programma per la gioventù. Ma è perché noi pensiamo che il nostro avvenire, quello dell'Ungheria, è soprattutto il problema della gioventù. Perché democratico? Da un lato perché noi vogliamo la democrazia, dall'altro perché la Fidesz è organizzata democraticamente. Vogliamo la democrazia perché l'Ungheria non ha mai conosciuto veramente la democrazia.

Ciò di cui si è discusso nel congresso sono i grandi principi, la democrazia, il pluralismo, le elezioni... Per quanto riguarda gli obiettivi precisi il congresso ha un po', sembra, rinviato le decisioni da prendere sulle cose concrete da fare. Ma suppongo che tu e i sei altri membri della direzione di Fidesz abbiate già un'idea di come agire.

Penso, per quanto mi riguarda, che occorre partecipare alla grande discussione politica e giuridica in corso nel nostro paese. Bisogna sapere infatti che una nuova Costituzione e nuove leggi per la sua applicazione sono in fase di elaborazione. Questa partecipazione è molto importante perché nessuno osa ancora dire a voce alta - a pena di essere perseguito - che noi abbiamo dei nuovi diritti. Nel corso di questi ultimi anni la società ha cominciato a prendere conoscenza dei suoi diritti, del non rispetto da parte delle autorità e della loro inesistenza formale, come per esempio per quanto riguarda il diritto di sciopero. Il fatto che i progetti sulla cosiddetta legge delle associazioni siano stati cambiati costituisce per noi un grande successo. La seconda cosa alla quale cerchiamo soluzione è come riportare in Parlamento i nostri deputati, come restituir loro il ruolo di deputati. Non essendo i deputati eletti democraticamente, il nostro non è un Parlamento democratico. Stiamo dunque provando a ridare al Pa

rlamento la sua importanza. Vogliamo fare pressioni sul governo, con scioperi, manifestazioni o altre azioni, sulla questione per esempio, del 23 ottobre che è molto importante perché sottintende il problema della legittimità del governo attuale. Il 23 ottobre, la rivoluzione del 1956, è cosa per noi molto importante. Per questo organizziamo sempre delle commemorazioni per quella data, inizio della rivoluzione del '56; e per il 16 giugno, quando ricordiamo l'esecuzione, avvenuta nel 1958, di Nagy e dei suoi compagni. Tra pochi giorni organizzeremo uno sciopero generale degli studenti a favore della riforma dell'università. La Fidesz non organizza da sola questo sciopero, ma siamo comunque molto attivi. Ci sono state anche, poco tempo fa, delle manifestazioni contro la costruzione della diga sul Danubio. Vi erano in questa azione due aspetti: uno ecologico e uno puramente politico, contro un Parlamento che non è stato eletto in modo democratico e che dice sì al governo senza chiedere il parere del popolo e no

nostante le manifestazioni.

Tu sai che il Partito radicale è impegnato nella battaglia per la creazione dell'Unione europea, per la creazione di un'Europa politica e non soltanto di un'Europa economica.

Noi che viviamo in una dittatura abbiamo problemi differenti da quelli della gente che vive ad Ovest. L'idea che occorra una federazione dei paesi dell'Europa centrale e dell'Est esiste per esempio da molto tempo. E' una grande idea, di recente ribadita dal grande scrittore cecoslovacco Milan Kundera; ma io ci vedo anche dei pericoli. Guardiamo la Jugoslavia: il fatto che quei popoli non possano vivere insieme rappresenta un grande pericolo. Io trovo quindi quest'idea un po' utopica per il momento.

L'esempio dei popoli della Comunità europea dimostra che sono più avanzati sulla via dell'unione rispetto ai loro governi. Sono pronti per una federazione politica. Ma nel Partito radicale non concepiamo questa federazione degli Stati Uniti d'Europa senza l'Ungheria, la Polonia.

La Fidesz trova molto importante che l'Europa sia unita; ma per il momento abbiamo problemi del tutto differenti. Siamo del tutto handicappati, a confronto dei paesi occidentali, e aggiungo subito che io non penso che questi paesi rappresentino la più bella cosa che si possa immaginare. Ma se noi potessimo arrivare alla vostra situazione sarebbe già un serio risultato.

Tu credi, come alcuni membri di Forum Democratico, che potrà esserci il pluralismo in Ungheria entro i prossimi due anni?

Penso di no. Spero che i cambiamenti vadano accelerandosi, ma bisogna capire che noi siamo sull'orlo della crisi economica; e per il momento non vedo uscite dalla crisi, nè le vedono i migliori economisti. Sono persuaso che la soluzione passi attraverso la democrazia, ma si tratta di un processo lungo.

Il Partito radicale aveva proposto a Cracovia, durante la Conferenza internazionale per i diritti umani, una mozione per la creazione di un intergruppo in seno al Parlamento Europeo sui diritti dell'uomo nei Paesi dell'Est, mozione poi approvata all'unanimità dall'assemblea di Cracovia. Abbiamo lavorato, e ora oltre 50 eurodeputati hanno deciso di aderirvi. Credi che la Fidesz sarebbe interessata ad associarsi direttamente?

E' una questione sulla quale non posso evidentemente decidere da solo; ma credo proprio che la Direzione esecutiva dovrà prendere una decisione rapidamente.

Alcuni di voi hanno parlato di nonviolenza in congresso. Parlate di Gandhi? Ne avete già discusso tra voi?

Penso che Gandhi sia stato un grandissimo uomo. Ma la situazione dell'India e il pensiero degli Indiani non abbiano molto a che vedere con la nostra situazione. Io posso difficilmente immaginare che delle persone possano camminare nella strada, farsi picchiare dalla polizia lasciandola fare. Penso che la nonviolenza in Europa non sia necessariamente la stessa di quella di Gandhi. Troviamo che la rivoluzione del 1956 fu una cosa magnifica, ma noi non vogliamo sparare per la via. Vogliamo che la situazione cambi senza violenza. Occorre che la società civile possa riorganizzarsi.

Quanti iscritti ha la Fidesz? Quali sono le sue fonti di finanziamento?

Abbiamo oggi circa 2000 iscritti. Eravamo in 37 a marzo. Attualmente gli iscritti danno 50 fiorini al mese (un dollaro equivale più o meno 50 fiorini, al cambio ufficiale).

Tu sai che abbiamo invitato rappresentanti di Fidesz a partecipare al Congresso del Partito radicale. Pensi che ve li potremo trovare?

Credo che se la Fidesz è stata invitata vi parteciperà.

 
Argomenti correlati:
diritti umani
Europa
elezioni
nonviolenza
autofinanziamento
PR
stampa questo documento invia questa pagina per mail