On.le ADELAIDE AGLIETTAGruppo Parlamentare Federalista Europeo.
SOMMARIO: La legge che stiamo discutendo é il frutto anche di quel processo, sempre più necessario, di interdipendenza tra politica e scienza, che è probabilmente la sfida più importante della nostra epoca.
(Atti del Convegno trasnazionale sul tema "Rimedio omeopatico: il non farmaco. Una proposta di riconoscimento" - Roma, 12 e 13 dicembre 1988).
Al Presidente, ai relatori, ai partecipanti al Convegno, voglio innanzitutto scusarmi per non essere presente a causa di impegni di partito sopravvenuti ed indilazionabili.
Non è un fatto per me formale conseguente all'impegno preso, ma un dispiacere vero per un appuntamento che era ed è per me, anche soggettivamente importante.
Dico soggettivamente perchè sicuramente il mio essere profana non poteva assicurare al Convegno alcun contributo rilevante in termini scientifici, ma essenzialmente una testimonianza ed un coinvolgimento innanzitutto metodologico. Questo per me, non solo non è marginale ma, nel caso specifico, è a mio giudizio centrale se è vero, come mi pare essere vero, che i problemi relativi all'evoluzione e all'affermazione della scienza medica Omeopatica sono innanzitutto legati a problemi di metodo. Voglio dire cioè che le difficoltà che certo avete come medici e che abbiamo, se me lo consentite, come utenti sono innanzitutto legate all'intreccio di un approccio ai problemi della salute che parte dalla singolarità di ogni individuo e quindi dalla specificità di ogni intervento che conseguentemente è innanzitutto preventivo. Ed è questo il fondamento metodologico che si oppone alle dinamiche di una società fondata innanzitutto su criteri consumistici e su interessi ed affari che trovano in tali criteri l'humus su cu
i radicarsi e diffondersi.
Non voglio ovviamente generalizzare il discorso sapendo perfettamente che esistono convinzioni, competenze, dedizioni, studi e ricerche nel settore della medicina ufficiale assolutamente seri, profondi e stimabili e che io rispetto profondamente. Nè si tratta ovviamente di un problema di contrapposizioni, ma certamente vi è una differenza di approccio metodologico che è alla base della diversa configurazione che queste due scuole mediche hanno nella nostra società a tutti i livelli.
Quello che è certo è che l'attuale situazione è conseguenza da una parte della logica dei profitti dell'industria farmaceutica, come testimonia anche la recente vicenda legata alla finanziaria; e dall'altra dell'uso della medicina, non come momento di interazione nella vita normale dell'individuo con una funzione innanzitutto preventiva, ma come un intervento sul soggetto malato, e quindi sulla malattia che diventa l'oggetto dell'intervento, il che fa assumere alla medicina aldilà delle singole volontà, una funzione di potere che inevitabilmente diventa conflittuale con la vita del malato intesa nella sua totalità.
Quello che voglio sottolineare e che non è un caso che in una Italia in cui le logiche del controllo di potere nei confronti dell'individuo sono state e sono storicamente e ideologicamente connesse, com'e' ovvio, con lo sviluppo di un modello economico, sociale e politico conservatore repressivo, legato ad affari ed interessi funzionali a questo sistema, tutto ciò che è conflittuale e nella fattispecie la Medicina Omeopatica, per le ragioni che ho detto lo è viene emarginato. Per cui oggi si potrebbe con qualche forzatura definire questa assise come una assise di precursori più o meno clandestini e non invece come una scadenza ritardata di un processo scientifico che ha alle spalle un lungo cammino e affonda le sue radici in un sapere empiricamente verificato ogni volta in questi 200 anni.
Era cioè, inevitabile che la cultura prevalente nel nostro sistema, non potesse che essere refrattaria e chiusa rispetto ad un sistema ed a un processo che semplificando, ha una forte carica di liberazione, di autonomia, e di conseguenza di sovvertimento di alcuni schemi e ruoli.
E' facile quindi capire, per venire ad una riflessione personale e politica insieme, che la mia storia di donna e la convinzione profondamente radicata in me, che la strada del puntare sull'individuo, sulla responsabilità e sulle diversità come base indispensabile nella dialettica democratica, siano alla base della mia militanza politico-radicale e mi abbiano fatta approdare per passi successivi passando attraverso la fase di contestazione, di rivendicazione di un diverso rapporto tra medicina ed individuo, all'interesse per la Medicina Omeopatica, a riconoscerne la validità. Di conseguenza, mi sono sentita responsabilizzata dal diritto-dovere di rappresentanza, ad avviare con altri colleghi del mio gruppo, un processo legislativo di riconoscimento e regolamentazione di questo settore.
Per onestà e sincerità, devo dire che il mio avvicinamento alla Medicina Omeopatica è dovuto anche all'avere trovato, grazie alla spinta di Maria Teresa Di Lascia, nel Rimedio Omeopatico molto semplicemente lo sbocco di uno stato di salute momentaneamente in crisi che non riusciva altrimenti a risolversi.
Devo quindi dire che la legge che ci troviamo oggi a discutere, e ad esaminare, è frutto di un intreccio di situazioni e convinzioni personali e politiche, che oltre a farmi conoscere e scegliere di sperimentare la Medicina Omeopatica, me ne hanno fatta divenire una convinta sostenitrice ed hanno rafforzato la mia intenzione a renderla agibile per tutti i cittadini attraverso questa iniziativa legislativa, della quale per altro bisogna ringraziare Maria Teresa Di Lascia, della cui intelligente convinzione, propaganda e determinazione questa legge è frutto. Ed è frutto anche di quel processo sempre più necessario di interdipendenza tra politica e scienza che è probabilmente oggi la sfida più importante che nella nostra epoca ci troviamo ad affrontare.
Credo quindi, per concludere, che i contributi che verranno in questa sede, e il dibattito senza riserve e aperto ad ogni confronto, siano il primo passo avanti su una strada che dovrebbe essere segnata da una comune volontà ed un comune interesse scientifico che è quello di riconoscere ufficialmente questa scienza medica con tutto quanto ovviamente ne consegue in termini di possibilità di ricerca, di studio e di approfondimento, di crescita, di conoscenza, e senza voler apparire troppo utopica, di crescita democratica per il nostro Paese.