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Teodori Massimo - 13 dicembre 1988
Il paravento di Gelli
Massimo Teodori

SOMMARIO: L'ostruzionismo della DC contro la ricerca della verità sul caso Cirillo fu giustificato dalla DC stessa addossando a P2 e servizi segreti la responsabilità di un complotto ai suoi danni. Esattamente così come oggi, per coprire il business dei 65 mila miliardi della ricostruzione della Campania, il sottosegretario Sanza chiama in causa i "servizi segreti legati alla destra piduista", anche se tutti i responsabili del settore affermano che i servizi sono mondi da inquinamenti e che la P2 non risulta attiva da nessuna parte.

(Il Giornale, del 13 dicembre 1988)

Dal 1981 i maggiori esponenti DC hanno opposto un feroce ed ostinato ostruzionismo contro la ricerca della verità sul caso Cirillo nonostante la garanzia data dalle sedi istituzionali nella possibile inchiesta. Questo affaire tutto democristiano, che vide i suoi esponenti trattare con Brigate Rosse e Camorra attraverso i servizi segreti, ha rappresentato il grande "peccato mortale" di un partito che pure non aveva fatto il possibile per Moro e che, al contrario, aveva ritenuto opportuno esporsi per un apparentemente secondario boss locale, Ciro Cirillo. Tale comportamento così abnorme non si comprende se non è letto come l'episodio cruciale della spartizione della gestione dei fondi del terremoto.

Allorché venne messo alle strette sul caso Cirillo, il Comitato di controllo dei servizi diede nell'ottobre 1984 una giustificazione di quanto era avvenuto di mostruoso, non trovando di meglio che imputare alla P2 ed ai servizi segreti piduisti la responsabilità di una macchinazione ai danni della DC.

La brutta storia si ripete puntualmente oggi. Il marcio da coprire è lo stesso: e cioè non tanto le allegre (per i fortunati) vicende di una banchetta di famiglia, quanto il più generale business dei 65 mila miliardi della ricostruzione della Campania, e di cui l'Irpinia è solo un capitolo, che sono andati ad alimentare per buona parte le camorre partitocratiche e le camorre camorristiche.

C'è solo un particolare che il sottosegretario Sanza non ha considerato quando ridicolmente ha chiamato in causa i "servizi segreti legati alla destra piduista". Ed è che unanimemente nell'ultimo anno tutti, proprio tutti i responsabili del settore hanno dichiarato che i servizi segreti sono mondi da inquinamenti, che la P2 non risulta da nessuna parte attiva e che non è dato riscontrare alcun intervento di questo tipo. Così il capo della Polizia Parisi al Parlamento il 6 dicembre scorso; così l'ultimo rapporto sui servizi di sicurezza; così l'indagine conoscitiva della Commissione Affari costituzionali della Camera con il suo rapporto nel marzo 1988; e così lo stesso Ciriaco De Mita che il 23 novembre 1988 alla Commissione d'inchiesta sulle stragi affermava che »non ho elementi per confermare che vi siano notizie del genere circa la riaggregazione e l'attività di piduisti.

La verità di quest'ultima rodomontata di Sanza è che la storiella dei servizi segreti deviati ed inquinati è sempre servita - e dovrebbe servire anche in questo caso - per occultare gli sporchi affari di regime. Quando i grandi partitocrati conducono operazioni che sono in parte o in tutto al di fuori della legalità, allora si servono di faccendieri o di spezzoni di servizi per i propri comodi, salvo poi ad invocarli anche quando non ci sono - come in questo caso - per imputar loro presunte opere di disinformazione.

Con una specie di proiezione freudiana, le malefatte del potere vengono addossate ai servizi segreti ed alla P2, considerati dai nostri come fantasmi bon à tout faire. Ai tempi del caso Cirillo si fece fare agli uomini dei servizi la funzione di collegamento tra altissime sfere della DC, la Camorra cutoliana e le BR di Senzani. Oggi, lo sprovveduto sottosegretario o il troppo furbo incaricato stampa di De Mita, tentano di ripetere il giochetto, memori del successo dell'operazione Cirillo che addossò alla P2 la responsabilità del complotto antidemocristiano. Ma questa volta la storiella dei servizi segreti e della P2 non potranno occultare la vera natura della questione, rappresentata da coloro che hanno gestito, da come sono stati gestiti, ed a favore di chi sono andati i 65 mila miliardi del terremoto.

Il libro della ricostruzione della intera Campania deve essere ancora aperto nei suoi diversi capitoli. Non interessano ai cittadini le faide tra boss della DC e gli avvertimenti che reciprocamente si mandano. Il nodo centrale sta nel fatto che in quel 1981 e per gli anni seguenti fu stretto un patto tra De Mita e Gava - consolidato sul caso Cirillo - per la spartizione delle rispettive zone di influenza, anche con il coinvolgimento di settori di altri partiti, al fine di mettere le mani sul fiume di danaro pubblico deliberato a Roma dall'interpartito campano-irpino dominante non solo al governo ma anche in Parlamento.

E' ora arrivato il momento di spalancare tutte le pagine di questa vergogna nazionale facendola finita una volta per tutte con le favole della P2 a cui si vuole attribuire sempre la stessa funzione di paravento da Cirillo alla Banca Popolare dell'Irpinia.

 
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