Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 23 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Rotar Braco - 24 dicembre 1988
ZAGABRIA (54) IL CONGRESSO DEL PR

INCIVILTA' PRIMITIVA E PANICO

Commenti sulle reazioni all'annunciato congresso del Partito Radicale

DELO (SUPPLEMENTO DEL SABATO) - 24 dicembre 1988 - Pagina 32

SOMMARIO: Braco Rotar critica le reazioni della stampa serba alla richiesta radicale di tenere il proprio congresso a Zagabria. Esamina in particolare un articolo sul Pr apparso nelle "Vecernje Novosti" con il titolo: "Dal mafioso al premio nobel" in cui si sostiene che i radicali vorrebbero introdurre in Iugoslavia il sistema pluripartitico, che dietro il pacifismo si nasconde l'anticomunismo e che vorrebbero destabilizzare la federazione.

(RADIKALNE NOVOSTI a cura di MARINO BUSDACHIN e SANDRO OTTONI - hanno collaborato: MASSIMO LENSI, FULVIO ROGANTIN, PAOLA SAIN JAN VANEK, ANDREA TAMBURI - TRIESTE, 1 gennaio 1989)

Anche non considerando che lo jugoslavo oggigiorno, ma come sembra da quando esiste questo stato, rischia di risultare un traditore, nemico della nazione, se non pensa esattamente nei limiti che gli sono stati posti; è vero che questo stesso jugoslavo è costretto a dare una mano a nazionalizzare la politica estera. Per di più adesso quando l'attività politica è precipitata dalle altezze della diplomazia cosmopolita sul suolo reale dei contrabbando con le armi, delle transazioni monetarie illegali e delle sparatorie in nome delle insegne statali. Ai politici jugoslavi per gli affari esteri non viene nemmeno in mente di dedicare un po' dell'impeto dimostrato nella difesa delle insegne statali, per aiutare gli jugoslavi che si trovano in difficoltà all'estero.

L'articolo di Milovan Jaukovic nella Vecernje Novosti non è una perla del giornalismo ma è invece una Jugoslavia in piccolo: quella provincialmente insicura, primitiva, rozza, ma soprattutto paurosa, a causa di questo contatto con un mondo reale, operativo e non soltanto gentile. L'articolo è antipatico ma in qualche modo significativo a causa degli spiriti che evoca ed a causa della routine descritta, utile a mettere nello stesso sacco tutti i nemici della Jugoslavia. Per questo vale dedicargli più attenzione di quanto ha fato Stane Stanic nel DELO del 19 dicembre 1988.

L'altra cornice contiene il testo con il titolo ``buon lavoro'' nel quale vengono presentati certi individui e organizzazioni di lavoro, che secondo le parole di A. Sekulovic aiutano sostanzialmente il Partito Radicale a comportarsi come se in Jugoslavia non esistesse nessun governo: vi sono identificati tutti quanti gli alleati del malavitoso Partito Radicale e - guarda caso tutti questi alleati vivono in Slovenia. Qualcuno è sorpreso?

L'articolo è scritto sostanzialmente per mostrare al pubblico serbo l'immensa saggezza dell'impiegato Sekulovic e come l'articolista sia pienamente d'accordo con lui.

L'articolo è corredato con il titolo, sottotitolo, titoli di mezzo che annunciano un contenuto sensazionale introvabile nel seguito. Quello che è veramente sensazionale è come possa un alto funzionario fare una simile dichiarazione che viene poi addirittura pubblicata. Ma prima due parole sul come sono trattati i nemici della Jugoslavia. L'articolo ha due cornici che svelano subito a un lettore meno ingenuo l'intenzione del giornalista. Nella prima cornice spiega subito tutto sul Partito Radicale: ``Dal mafioso - al premio Nobel'' (l'articolo non ci dice però di che partito siano quelli che hanno le ville a Neum e altri padroni jugoslavi, non ci dice però in quale partito non c'è di sicuro nessun premio Nobel). E' detto chiaro e tondo che i radicali sono dei buoni a niente.

L'autore dell'articolo cita ``le ferme posizioni'' della presidenza jugoslava e della presidenza del Comitato centrale della Lega dei Comunisti come qualcosa che dovrebbe essere preso in considerazione dal Sig. Pannella ma queste ``posizioni'' sono immensamente generali e non operative, accettate dopo parecchie esitazioni sulle basi di inesistenti leggi così che il Signor Pannella e con lui ogni persona di mente sana che conosce l'affare può soltanto meravigliarsi. (S. Stanic nel suo articolo).

``Gli organi competenti'' allora non sono riusciti a ``evitare che si tenesse il congresso''.

Che si fa adesso? (Il congresso è stato convocato perché la fiducia di Marco Pannella nella mente umana è immensa. Questa è una della possibili spiegazioni) Allora bisogna cominciare con gli insulti e le offese? Sembra di sì. Anche la bandiera jugoslava deve essere difesa, anche se è soltanto un pezzo di stoffa, con i proiettili veri sparati sulla gente vera. I due gesti dimostrano più la paura e l'incertezza, che la sicurezza nelle proprie decisioni.

I radicali sparlano ad alta voce su come il loro partito sia transnazionale e transpartitico e su come vorrebbero spingere la Jugoslavia nella CEE però la conclusione di Sekulovic è che l'unico scopo dei radicali è di ``introdurre in Jugoslavia il sistema pluralistico''. Ma il peggio sarebbe la parte pratica dell'eventuale consenso jugoslavo: ``E se domani qualcun altro dicesse di voler tenere il proprio congresso in Jugoslavia?'' Comunque non si vede ancora la fila di quelli che attendono per questo scopo.

I radicali sono dei mascalzoni a causa di innumerevoli motivi jugoslavi (credo che presto dovremo scrivere vicino agli allineati dell'informburo, vicino agli anarcoliberali, ai marxisti, ai leninisti, a quelli della neosinistra anche i radicali). Tra questi motivi vi è, secondo Sekulic:

- Al congresso del proprio partito a Bologna si sono proclamati da SOLI (senza chiedere il permesso né al compagno Dizdarevic, né a Sekulic o Kadijevic) movimento transnazionale.

- In Italia non hanno nessuna prospettiva, ma anche la stima per loro scende di giorno in giorno (attenzione sta parlando il rappresentante dell'organizzazione socialpolitica la cui stima aumenta di giorno in giorno).

- Anche i metodi usati dai radicali sono perfidi: incidenti, provocazioni, spettacoli e tutto quanto può attirare l'attenzione del pubblico (questi metodi sono di certo estranei alla Lega dei Comunisti, perché agisce soprattutto in sedute chiuse al pubblico, il suo stato agisce con l'aiuto dei segreti di stato per mettere in subbuglio le masse, i radicali invece disturbano con le loro impertinenze).

- La caratteristica principale del Partito Radicale è l'anticomunismo nascosto nella veste del pacifismo, della non-violenza (cosa dire allora del filocomunismo jugoslavo? E' forse travestito nel militarismo, nella repressione e nell'impegno per il terrore di stato?)

- Non è certo la prima volta che i radicali cercano di destabilizzare la Jugoslavia (questo è di certo la conseguenza della poca stima se un centinaio di intellettuali europei con un paio di primi Nobel si sono alleati con i radicali nel loro impegno di europeizzare la Jugoslavia: un pugno di militari non faticherebbe niente per metterli a posto, per di più sono vecchi e strategicamente insignificanti; d'altra parte sarei molto curioso di sapere degli altri tentativi di destabilizzazione).

Ed ecco che per il lieto fine ci mette lo zampino anche Jaukovic. Con la dichiarazione di Giovanni Negri che i radicali vorrebbero aiutare la Jugoslavia ad uscire dalla crisi collegandola con l'Europa, dimostra la validità dei vaneggiamenti di Sekulovic. Il colmo è una citazione di Berlinguer fuori contesto che dice che i radicali sono ``un pugno di circensi esibizionisti''. E' possibile sentire come freme il cuore bolscevico alla parola ``un pugno'' (da tre a più milioni di individui) detta dal defunto leader comunista.

Insieme allo specifico odore di formalina si può sentire nell'articolo anche il tanfo cadaverico, sembra evidente che gli interlocutori preferiti dei politici che si occupano di politica estera sono i regimi totalitari e primitivi del terzo mondo, che non interrogano sui diritti dell'uomo, sulle democrazie, dei fratelli nelle trasgressioni e nelle repressioni, le nostre però non reggono il confronto con le loro.

Le saggezze libertarie dei colleghi di Stanic della Duga alla conferenza stampa di Pannella a Belgrado (DELO del 19 dicembre 1988) sulla protezione dei serbi e montenegrini nel Kosovo (senza gli albanesi perseguitati allo stesso modo) hanno ricevuto una risposta adeguata: Marco Pannella è troppo educato per rispondere a bruciapelo, ha citato l'articolo 133 del codice penale per dire che eseguendolo alla lettera tutti gli albanesi del Kossovo sarebbero condannati.

Il Partito Radicale non è certo una ditta slovena con la quale rompere l'accordo perché i suoi impiegati non hanno voluto prendere parte ad alcuno dei meeting della solidarietà. Forse è proprio questo il vero motivo per il divieto del congresso, per gli insulti e le zoticaggini.

BRACO ROTAR

 
Argomenti correlati:
zagabria
delo
stampa questo documento invia questa pagina per mail