SOMMARIO: A partire dal Congresso di Bologna del 1988, il Pr ha cominciato a trasformarsi in soggetto transnazionale e transpartitico. Gravano però su di esso - afferma Spadaccia - ancora le vecchie strutture e la dipendenza nei confronti del finanziamento pubblico. Bisogna mettere in discussione la stessa esistenza del partito se vogliamo essere in grado di affrontare la Riforma del sistema politico italiano e delle istituzioni comunitarie europee.
(Notizie Radicali n.7 del 16 gennaio 1989)
E' necessario non avere paura e portare alle logiche conseguenze le scelte compiute a Bologna: fare del Pr una organizzazione politica transnazionale e transpartitica, non più partecipare in quanto tale delle elezioni, non più presente nelle istituzioni nazionali.
La conversione è stata avviata, a Bologna e prima di Bologna (per esempio con il cambiamento di denominazione dei gruppi parlamentari), ma sul nuovo partito che comincia a formarsi continuano a gravare tutte le strutture, le abitudini, i condizionamenti del vecchio che tarda a scomparire. E questo soprattutto per effetto del rapporto con le istituzioni e della dipendenza con il finanziamento, pubblico e non, derivante dalla presenza nelle istituzioni. Inoltre la continuità fra il vecchio e il nuovo fa sì che si proiettino sul nuovo, nonostante le scelte compiute a Bologna, tutte le aspettative del vecchio partito, e innanzitutto quelle elettorali.
Non voglio liquidare il Partito. Voglio salvare le ragioni e le ambizioni della sua politica. E se rispetto a queste ragioni, a queste aspirazioni, a questi obiettivi mi accorgo che il partito diventa uno strumento inadeguato, o peggio uno strumento di conservazione dell'esistente che voglio riformare, devo modificare lo strumento, devo cambiare il partito.
Ora mi pare difficilmente contestabile che il Pr, nelle sue forme passate, può al massimo assicurare una presenza minoritaria, ormai sterile e priva di prospettive. Non può determinare processi politici suscettibili di contribuire in maniera significativa: 1) alla riforma degli schieramenti e/o del sistema politico italiano; 2) alla unità politica europea e ai necessari obiettivi transnazionali della nostra politica per il diritto alla vita e la vita del diritto. Il Pr rischia di morire? Io dico che il Pr è già morto se non ha la capacità di rischiare la propria vita.