Intervento di Marco Pannella al Parlamento europeoSOMMARIO. Deplora la demagogia che avvolge il problema della droga nei suoi vari aspetti: attribuendo poteri "demoniaci" alla foglia di coca, torniamo all'epoca dell'Inquisizione. Occorre abbandonare questo "demone dell'intolleranza", e promuovere una conferenza di studio, a carattere critico, sull'intera questione.
(DISCUSSIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO, 16 gennaio 1989)
Pannella (NI). (FR) Signor Presidente, non è vero che il ridicolo uccide; non uccide certo coloro che ne sono responsabili!
Le posizioni proibizioniste sono ridicole e tragiche. Ne conosciamo i risultati. Coloro che chiedono sempre più repressione non fanno probabilmente che proiettare verso altri i propri demoni interni perché siano gli altri a difendere la purezza e la bontà.
La differenza essenziale fra il regime proibizionista ed il regime antiproibizionista è che nel primo caso l'eroina va alla ricerca dei bambini mentre nel secondo sono i bambini che vanno alla ricerca dell'eroina.
Si fa giornalmente della demagogia sui misfatti del risultato delle leggi e non della droga stessa. Non ci si può attaccare all'alcool per non inimicarsi i produttori di whisky che invece possono permettersi di fare la pubblicità come e dove vogliono.
Queste leggi e questa cultura sono alla radice di questa tragedia che viviamo e si attribuiscono, come all'epoca dell'Inquisizione, poteri demoniaci alla foglia di coca o al prodotto del papavero, l'oppio. E' la stessa procedura. Le foglie di coca sono una droga alla stregua dell'uva che serve per il vino e che è la nostra droga: intere popolazioni sono state distrutte per togliere loro la propria droga tradizionale. La nostra è una cultura di classe, una cultura razzista, una cultura eurocentrica che si manifesta soprattutto in sede di diritto positivo.
Quando, in sede di commissione parlamentare, chiesi ad un rappresentante dell'Interpol cosa avremmo preferito, se fossimo stati una cosca della mafia, una campagna proibizionistica o una campagna antiproibizionistica, quale fu la sua risposta? Egli ci disse che se fosse stato il rappresentante di una cosca mafiosa avrebbe votato a favore di una campagna proibizionistica.
Ma cosa chiediamo? Di abbandonare il demone dell'intolleranza che vive in noi. Noi chiediamo che il Parlamento e la Commissione facciano quanto va facendo la stampa internazionale: indagare sulle possibilità e i pericoli dell'antiproibizionismo ed indagare sull'interazione fra il diritto positivo e questo flagello.
E' necessaria una conferenza. Regna la paura come all'epoca in cui non si poteva utilizzare lo zolfo nella farmacopea. Regna la paura, ma noi chiediamo solo uno studio. Persino lo studio fa paura, si vogliono distruggere i libri antiproibizionisti. E' il demone dell'intolleranza che parla, ripeto, e non si può imporre questo demone, questa politica che sfocerebbe nella morte e nella tragedia.
Per questo motivo, noi ci auguriamo che la Commissione accetti di promuovere lo studio critico dell'intero tema e non solo le politiche di morte oggi vigenti.