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Reisinger Marc - 1 febbraio 1989
Premesse alla legalizzazione delle droghe
Marc Reisinger

BELGIO - Psichiatra, antropologo, ricercatore all'ospedale universitario ``Brugmann'', specialista in farmacodipendenza. Autore di numerose pubblicazioni sul trattamento degli eroinomani con buprenorfina.

SOMMARIO: Il fallimento del proibizionismo delle droghe rende sostenibile la posizione antiproibizionista. In ogni caso una tale politica si può giustificare eticamente solo se produce una riduzione della domanda di droghe. Per quel che concerne l'eroina, l'obiettivo principale è la messa in atto di un sistema di cura dei tossicodipendenti, anche attraverso l'uso di prodotti di sostituzione come il metadone e la buprenorfina. Le proprietà intrinseche dell'eroina non ne permetteranno probabilmente la libera vendita.

("I costi del proibizionismo sulle droghe" - Atti del colloquio internazionale sull'antiproibizionismo, Bruxelles 28 settembre - 1 ottobre 1988 - Ed. Partito Radicale)

PREMESSA AD UNA LIBERALIZZAZIONE

Liberalizzazione, legalizzazione o regolamentazione, quale che sia il termine più adatto al progetto antiproibizionista, il suo principio di base consiste nel sostituire un'offerta legale all'offerta illegale delle droghe, secondo modalità da stabilire.

La giustificazione del progetto risiede nel fatto che i giganteschi profitti generati dal traffico di droga ne rendono impossibile il controllo. Infatti, è noto come il grosso traffico sia gestito da organizzazioni internazionali i cui effettivi promotori senza dubbio non toccano mai né la droga, né il denaro direttamente proveniente da tale traffico. Gli individui arrestati per traffico di droga non sono altro che operai o, tutt'al più, dei quadri del sistema. Essi sono immediatamente rimpiazzati e generalmente non conoscono neanche il loro vero datore di lavoro. I benefici della droga, valutati in 100 mila miliardi di dollari l'anno, sono riciclati nell'economia mondiale, attraverso società che appaiono sempre più irreprensibili man mano che divengono più potenti e che si perdono le tracce dell'origine del loro denaro.

E' comprensibile come una simile macchina non possa essere arrestata con strumenti polizieschi. E' indubbiamente ciò che ha spinto Ralph SALERNO, vecchio capo della polizia di New York, ad abbandonare le speranze di riuscita di una politica repressiva, e ad adottare la prospettiva antiproibizionista.

Secondo tale prospettiva, la sostituzione dell'offerta legale delle droghe a quella illegale comporterà un crollo verticale del loro prezzo, e, di conseguenza, il disinteresse delle organizzazioni criminali per il loro spaccio. Tali organizzazioni cesseranno dunque di investire nel traffico e di incentivarlo.

Un simile progetto implica una modificazione dell'offerta di droghe, e non una riduzione di essa. In una prospettiva non-proibizionista, una riduzione dell'offerta non può derivare se non da una riduzione della domanda.

Allora, possiamo prevedere come evolverà la domanda di droga in un contesto non-proibizionista? Come reagiranno i tossicodipendenti (e i non tossicodipendenti) di fronte a droghe legali e poco costose? Questa domanda è stata posta a più riprese nel corso di questo colloquio. Un certo numero di partigiani e detrattori della de-proibizione si classificano in base alla risposta fornita.

Io ritengo che il problema sia fondamentale. Esso contiene la dimensione etica del progetto, dimensione senza la quale nessun progetto mi pare fondato.

Non dimentichiamo che la riduzione del potere della mafia non è lo scopo della politica antiproibizionista, ma soltanto uno strumento. L'obiettivo fondamentale deve restare la riduzione delle sofferenze provocate dalla droga, la riduzione del numero di individui dipendenti, quindi la riduzione della domanda di droga. Se la politica antiproibizionista provocasse l'effetto opposto, sarebbe un fallimento e dovrebbe essere abbandonata.

Pertanto, non c'è alcun motivo di ritenere che l'abbandono della proibizione comporti spontaneamente una riduzione della domanda di droghe. Sarebbe ingenuo credere che cessando di essere illegali perderanno completamente la loro attrattiva fra i giovani (o i meno giovani). Significherebbe trascurare l'importanza degli effetti loro propri: stimolanti, rilassanti, ecc. Il calo del prezzo delle droghe può anche costituire un'attrattiva supplementare per i giovani, come dimostra l'esempio del crack.

Tuttavia, è possibile uscire dall'impasse? Il proibizionismo e le sue conseguenze sono inevitabili? Non credo, ma è necessario realizzare una tappa preliminare alla legalizzazione eventuale delle droghe, almeno per quanto concerne l'eroina, di cui mi accontenterò di parlare in questa sede.

Mi sembra indispensabile sviluppare in primo luogo una politica di sanità pubblica che permetta di arrestare la progressione nel consumo di questa droga, ed anche di ridurla.

Gli Stati Uniti vi sono giunti sviluppando la terapia al metadone. Si tratta di un prodotto sostitutivo, di tipo morfinico, somministrato a circa 80.000 persone l'anno, dall'inizio degli anni '70. Si è dimostrato, in uno studio epidemiologico effettuato a Chicago, che il numero di eroinomani si abbassava nettissimamente nei quartieri in cui erano stati aperti dei centri di terapia al metadone (HUGES, Behind the Wall of Respect, University of Chicago Press, 1977). Lo sviluppo di tali centri costituisce probabilmente il prevalente fattore esplicativo del fatto che, secondo studi epidemiologici recenti:

- il numero di eroinomani negli Stati Uniti non sembra essere aumentato nel corso degli ultimi quindici anni;

- l'età media degli eroinomani aumenta, e si è dimostrato come si tratti essenzialmente di un gruppo stabile, con scarso reclutamento di nuovi elementi, composto di individui che hanno iniziato a drogarsi alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70, e che si trovano in fase di invecchiamento. E' ciò che in statistica viene definita una ``coorte che invecchia'' (N.J. KOZEL, Epidemiology of Drug Abuse: An Overview, Science, Vol. 234, 21.11.1986).

La situazione epidemiologica dell'eroina negli Stati Uniti attualmente può dunque essere considerata stabilizzata. Il miglioramento del sistema, mediante aumento del numero di ambulatori di somministrazione del metadone, la riduzione dei periodi di attesa per gli eroinomani che richiedono l'iscrizione, e la semplificazione delle formalità di ammissione, permetterebbero sicuramente un'ulteriore crescita nell'impatto del sistema.

Mi sembra positivo ricordare analogamente che la pratica inglese del trattamento degli eroinomani mediante eroina ha probabilmente tenuto per molti anni la Gran Bretagna al riparo della epidemia europea dell'eroina, come ha dimostrato Anrnold TREBACH (The Heroin Solution, Yale University Press, 1982).

Per concludere, direi, con Paul WAZLAWICK, che non bisogna credere che ``se qualcosa è negativo, il suo opposto deve essere positivo'' (Comment réussir à échouer, Seuil, 1988). La legalizzazione non è il contrario del proibizionismo. Contrariamente all'opinione espressa da numerosi partecipanti a questo colloquio, penso che essa debba essere considerata droga per droga. E per quanto concerne gli oppiacei, mi pare che sia necessario prima di tutto mettere in opera un sistema di terapie che tenga conto dell'esperienza acquisita nei diversi paesi e comprenda programmi di mantenimento leggeri e diversificati, col metadone, la buprenorfina (Temgesic) o l'eroina.

Ciò permetterà a chi è stanco di drogarsi (e sono più numerosi di quanto generalmente non si creda) di liberarsi dalla loro dipendenza, invece di diffonderla intorno a sé. In simili condizioni, il proselitismo degli eroinomani diminuirà, tanto più che un ultimo quadrato di eroinomani che invecchiano rappresenta una scarsa attrattiva per le nuove generazioni. Ciò mi fornisce l'occasione per esprimere un'idea che mi è cara, relativa alla prevenzione, di cui si è altrettanto parlato in questa sede a più riprese: penso che la terapia degli eroinomani costituisca una forma di prevenzione, probabilmente più efficace di qualsiasi propaganda orale, scritta o grafica.

La realizzazione di una simile politica sanitaria costituisce già un obiettivo abbastanza importante per mobilitare le nostre energie. In più, tale compito permetterebbe di stabilire una continuità fra la situazione attuale e una prospettiva che troppe persone percepiscono come un'utopia (v. il comunicato di Marco PANNELLA a proposito di Pierre JOXE). Essa consentirebbe ugualmente di non procedere oltre nel buio e di valutare man mano gli effetti di una simile esperienza.

Personalmente, confesso che non sono convinto che ci si possa spingere oltre queste misure per quanto concerne la legalizzazione dell'eroina. Conoscendo da vicino gli effetti di questo prodotto, lo vedo male in vendita agli angoli delle strade.

 
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