Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 23 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Szasz S. Thomas - 1 febbraio 1989
La guerra alle droghe: motivazioni per cessare la guerra più lunga del ventesimo secolo
Thomas S. Szasz

U.S.A. - Professore di psichiatria all'Università di stato di New York, è conosciuto in tutto il mondo come uno dei padri fondatori dell'antipsichiatria. Fra i suoi libri più noti ``Il mito della malattia mentale'' (1971), ``I manipolatori della pazzia'' (1972), ``La disumanizzazione dell'uomo'' (1974) e ``Il mito della droga'' (1974). Attualmente collabora con autorevoli quotidiani e periodici internazionali.

SOMMARIO: Le ragioni invocate dallo Stato per dichiarare la guerra alle droghe e ai suoi consumatori sono solo dei pretesti dietro i quali si nascondono interessi opportunistici della maggioranza dei politici. La società è l'unica vittima di questa guerra.

("I costi del proibizionismo sulle droghe" - Atti del colloquio internazionale sull'antiproibizionismo, Bruxelles 28 settembre - 1 ottobre 1988 - Ed. Partito Radicale)

»Se il governo ci prescrivesse le medicine e le diete, il nostro corpo sarebbe come la nostra anima. Così in Francia una volta l'emetico è stato proibito come medicina e la patata come genere alimentare .

Thomas Jefferson (1782)(1)

I

Apparentemente, la guerra alle droghe è una lotta contro le droghe ``pericolose''. Tuttavia, le sostanze che vengono definite ``droghe'' sono semplicemente prodotti della natura (ad esempio le foglie di coca) o dell'invenzione dell'uomo (ad esempio il Valium). Si tratta di oggetti materiali: foglie, liquidi, polveri e pillole. Come può l'uomo combattere le droghe? Bisognerebbe essere ciechi per non capire che la guerra alle droghe deve essere una guerra metaforica; come tutte le guerre, anche la guerra alla droga è un'aggressione fatta da alcuni uomini nei confronti di altri uomini. Purtroppo, la distruzione apportata da tale guerra viene oscurata dal rifiuto dell'uomo moderno di conoscere la droga e dalla premura dei politici di sfruttare tale situazione. Inoltre, la parola ``droga'' fa parte del vocabolario scientifico e, attualmente, è stata inserita anche nel vocabolario politico. Ciò spiega perché non può esistere una droga ``neutrale''. La droga può essere buona o cattiva, efficace o inefficace, t

erapeutica o nociva, legale o illegale. Ecco perché ci serviamo contemporaneamente delle droghe come mezzi tecnici per combattere le malattie e come capri espiatori nella lotta per la sicurezza personale e per la stabilità politica.

Se la storia è maestra di vita, ci insegna che gli esseri umani hanno la necessità di formare gruppi e che la vittimizzazione sacrificale dei capri espiatori è spesso un elemento indispensabile per mantenere la coesione sociale tra i membri di tali gruppi. Percepita come l'incarnazione del male, la vera natura del capro espiatorio non è facilmente spiegabile con l'analisi razionale. Dato che il capro espiatorio rappresenta il male, il compito del buon cittadino non consiste nel comprenderlo, ma nell'odiarlo e nell'eliminarlo dalla comunità. I tentativi di analizzare e di comprendere questa purificazione rituale della società tramite i capri espiatori vengono percepiti come un infedeltà o un attacco nei confronti della ``maggioranza compatta'' e dei suoi interessi.

Ritengo che la ``guerra alle droghe'' (americana) rappresenti una nuova variante dell'antica passione dell'umanità di ``purificare'' se stessa dalle ``impurità'', inscenando drammi di persecuzione dei capri espiatori.(2) In passato, abbiamo assistito a guerre religiose o sante contro popoli che professavano una fede sbagliata; in tempi più recenti, abbiamo assistito a guerre razziali ed eugeniche contro popoli che avevano una composizione genetica sbagliata. Attualmente assistiamo ad una guerra terapeutica e medica contro le persone che fanno uso di droghe sbagliate.

Non dimentichiamo che lo stato moderno è un apparato politico che possiede il monopolio della guerra: sceglie i nemici, dichiara loro la guerra, e trae profitti dall'impresa. Dicendo ciò, ripeto la classica osservazione di Randolph Bourne, cioè che ``la guerra è la salute dello Stato. Nella società, essa mette automaticamente in moto quei desideri irresistibili di uniformità e di collaborazione effettiva con il governo per costringere all'obbedienza i gruppi minori e gli individui a cui manca il senso di comunità''.(3)

Inoltre, non bisogna dimenticare che soltanto cinquant'anni fa Hitler incitava il popolo tedesco contro gli ebrei (``spiegando'' i vari modi in cui gli ebrei erano ``pericolosi'' per i tedeschi e per la Germania). Milioni di tedeschi, fra i quali numerosi personaggi di rilievo in campo scientifico, medico, legale e delle comunicazioni, credevano nella ``pericolosità degli ebrei''. Amavano l'immagine di quel mito razziale, si sentivano esilarati dalla maggiore autostima e dalla solidarietà che forniva loro ed erano eccitati dalla prospettiva di ``purificare'' la nazione dalle ``impurità razziali''. Al giorno d'oggi, in Germania nessuno crede più al mito dell'»ebreo pericoloso'', un cambiamento che non ha niente a che fare con le ricerche o con le recenti scoperte scientifiche sul problema dell'»ebreo pericoloso''.

Mutatis mutandis, tutti i presidenti americani a partire da John F. Kennedy e numerosi politici americani hanno incitato il popolo americano - e molti altri popoli - contro le ``droghe pericolose'', spiegando i vari modi in cui tali droghe minacciano gli americani individualmente e gli Stati Uniti come nazione. Milioni di americani, tra cui grossi scienziati, medici e avvocati, credono nella realtà delle ``droghe pericolose'': amano l'immagine di questo mito farmacologico e sono attratti dalla prospettiva di ripulire la nazione dalle droghe illegali. In breve, ci troviamo al centro di una guerra ``terapeutica'' contro le ``droghe'', le persone che le vendono e che le comprano.(4)

II

E' un grave errore considerare gli attuali controlli della droga come li considerano molte persone e come vogliono farceli vedere coloro che ce li propongono, ossia come se fossero simili alle misure che si adottano per evitare la diffusione della febbre tramite l'acqua o i cibi contaminati. Invece di somigliare ai controlli basati su considerazioni obiettive (tecniche, scientifiche), gli attuali controlli delle droghe somigliano alle proibizioni di sostanze il cui controllo si basa su considerazioni religiose o politiche (rituali, sociali). In questo contesto, non dobbiamo dimenticare che quasi tutti gli oggetti o comportamenti sono stati proibiti in luoghi e tempi diversi, e la proibizione non veniva considerata tale da coloro i quali credevano in essa, poiché la ritenevano razionale e valida. Nel seguito è illustrato un breve elenco incompleto di tali proibizioni, con alcuni commenti a tale riguardo.

Le leggi dietetiche ebraiche, citate nel Vecchio Testamento, proibiscono di ingerire numerosi generi alimentari. Anche se attualmente tali regole vengono spesso giustificate per motivi igienici, esse non hanno niente a che vedere con la salute; al contrario, hanno a che fare con la santità, ossia col rispetto di Dio, al fine di ottenere i Suoi favori. Glorificando quello che si può e che non si può mangiare nel rispetto di un Dio, i veri credenti trasformano gli avvenimenti ordinari - ad esempio mangiare un cocktail di gamberi - in atti che, spiritualmente parlando, hanno a che fare con la vita e la morte. Simili prescrizioni alimentari caratterizzano altre religioni; ad esempio, i Mussulmani non possono mangiare il maiale, mentre gli Indù non mangiano manzo. Alcune religioni vietano e prescrivono determinate bevande; le cerimonie religiose cristiane ed ebraiche richiedono l'uso dell'alcool che, a sua volta, è proibito dal Corano.

Allo stesso modo del mangiare e del bere, l'attività sessuale è una necessità umana la cui pratica è stata strettamente controllata dal costume, dalla religione e dalla legge. Tra le forme di attività sessuali che sono state, o sono ancora, proibite, troviamo: la masturbazione, l'omosessualità, i rapporti eterosessuali al di fuori del matrimonio, i rapporti eterosessuali usando preservativi, diaframmi o altri mezzi ``artificiali'' per il controllo delle nascite, i rapporti eterosessuali non genitali, l'incesto e la prostituzione. Per circa duecento anni - e anche nel ventesimo secolo - l'abuso di se stessi (come veniva denominata la masturbazione) veniva considerato la più grande minaccia per l'uomo sia dal punto di vista medico sia da quello morale. La stessa preoccupazione che circondava l'abuso di se stessi investe anche il problema dell'abuso di droga.

Le rappresentazioni verbali e pittoriche di determinate idee o immagini probabilmente costituiscono i prodotti primari dell'invenzione umana, proibiti dall'invenzione umana. Inoltre, tale comportamento affonda le sue radici nel rituale religioso, esemplificato dalla proibizione ebraica delle immagini scolpite, ossia di creare immagini di Dio e quindi dell'uomo fatto a Sua immagine. Ecco perché, prima dell'era moderna, non esistevano pittori o scultori ebrei. In seguito allo sviluppo della letteratura laica, la chiesa cattolica ha subito criminalizzato la traduzione della Bibbia in lingue ``volgari''. Per cui, possedere una Bibbia in inglese nel quindicesimo secolo veniva considerata un'offesa superiore al possesso odierno di eroina, con la differenza che la punizione consisteva nell'essere bruciati sul rogo. Da allora si sono susseguiti vari generi di proibizioni riguardo alle parole scritte o dette ed ai dipinti, ad esempio la bestemmia, l'eresia, la sovversione, la sedizione, l'oscenità, la pornografi

a, ecc. Tali proibizioni sono state messe in atto tramite interventi istituzionalizzati quali l'Indice Cattolico Romano dei Libri Proibiti, le leggi Comstock (negli Stati Uniti), la distruzione dei libri effettuata dai nazisti e le politiche di censura dei vari paesi a regime totalitario.

Il denaro, sia in metallo prezioso che in materiale cartaceo, è un ulteriore prodotto dell'invenzione umana ampiamente proibito nel corso della storia. Anche se gli Stati Uniti vengono considerati il pilastro del mondo capitalista occidentale, fino a tempi recenti il possesso dell'oro era proibito. Il possesso di questo metallo (sotto forma diversa dagli ornamenti personali) è, naturalmente, proibito in tutti i paesi comunisti; lo stesso avviene per il libero flusso di moneta cartacea oltre i confini nazionali. Il divieto del prestito di denaro con gli interessi è inveterato nelle religioni cristiane e musulmane. Gli interessi venivano talvolta considerati un male da condannare; in altri tempi, sono stati proibiti gli interessi ``eccessivi'', cioè l'»usura''. Gli attuali tassi di interesse addebitati o pagati dalle banche americane nel medioevo sarebbero stati considerati usura.

Anche se nell'antichità il gioco era molto diffuso ed era permesso, nel mondo cristiano veniva considerato un peccato e, in generale, veniva proibito. Gestito come impresa privata, il gioco viene ancora considerato un'offesa criminale in gran parte degli Stati Uniti. Tuttavia, se viene organizzato dallo Stato, il quale offre ai giocatori molto meno, rispetto alle istituzioni di gioco private, viene considerato una iniziativa virtuosa promossa dal governo.

In breve, non esiste nessun oggetto materiale o comportamento umano che non sia stato ritenuto ``pericoloso'' o ``dannoso'' nei confronti di Dio, del Re, dell'interesse pubblico, della sicurezza nazionale, della salute fisica o mentale e, quindi, proibito dalle autorità psichiatriche, mediche, legali o religiose. Nel caso di tutti i divieti dobbiamo confrontarci con determinate regole cerimoniali-rituali razionalizzate o giustificate su basi scientifico-pragmatiche. Di solito si ritiene che tali proibizioni proteggano la salute o il benessere di individui o gruppi particolarmente vulnerabili. In realtà, le regole proteggono il benessere, ossia l'integrità della comunità (e ciò spiega il significato della funzione cerimoniale di alcune regole comportamentali).

III

In che modo le droghe costituiscono un pericolo per le persone sia a livello individuale che collettivamente, ossia per le nazioni? Cosa hanno di diverso dalle altre droghe quelle combattute ufficialmente, specialmente l'oppio (l'eroina, ecc.), la cocaina e la marijuana? Se tali droghe costituiscono, al giorno d'oggi, un grave pericolo, perché non sono state considerate pericolose per l'umanità per migliaia di anni? Se riflettessimo su tali questioni capiremmo che le droghe che vengono accettate (in particolare l'alcool, il tabacco e le droghe che alterano la mente, considerate psicoterapeutiche), costituiscono una minaccia ben più grave e causano danni ancora più dimostrabili rispetto a quelli apportati dalle droghe proibite o cosiddette ``pericolose''.

Naturalmente vi sono motivi economici, storici e religiosi molto complessi, che non cito in questo contesto, che influenzano la scelta delle droghe. Ma nonostante tali fattori determinanti storico-culturali e le proprietà farmacologiche delle ``droghe pericolose'' in questione, rimane il semplice fatto che nessuno è obbligato ad ingerire, a inalare o ad iniettarsi tali sostanze se non lo vuole. Questo fatto fa vedere il ``problema della droga'' in una luce totalmente diversa rispetto alla visione ufficiale. La linea di pensiero ufficiale consiste nel fatto che le ``droghe pericolose'' rappresentano un minaccia esterna per le persone, ossia una minaccia simile ad un disastro naturale, come un'eruzione vulcanica o un uragano. Da questa immagine si deduce che è compito dello Stato moderno proteggere i suoi cittadini da tali pericoli, mentre è dovere del cittadino assoggettarsi alla protezione così impostagli per il bene della comunità.

Tuttavia, le ``droghe pericolose'' non rappresentano una simile minaccia. Il pericolo costituito dalle cosiddette droghe pericolose è diverso da quello rappresentato dagli uragani, poiché è più simile al pericolo che, per alcune persone, è rappresentato dalla masturbazione o dal mangiare la carne di maiale. Il problema sta nel fatto che alcune minacce (in particolare i disastri naturali) ci mettono nella condizione di ``vittime passive'', mentre altre minacce, ad esempio gli atti sessuali e i cibi proibiti, ci mettono nella condizione di ``vittime attive'', cioè soltanto se cediamo alla tentazione. Per cui, un ebreo ortodosso può avere la tentazione di mangiare un sandwich al prosciutto, mentre un cattolico può avere la tentazione di usare metodi di contraccezione artificiali. Tuttavia, tutto ciò non ci fa considerare la carne di maiale o la contraccezione artificiale come ``pericoli'' dai quali lo Stato deve proteggerci. Al contrario, riteniamo che il libero accesso a tali cibi e metodi sia un nostro d

iritto.

Attualmente, e specialmente negli Stati Uniti, il cosiddetto ``problema della droga'' assume dimensioni diverse. Prima di tutto, vi è il problema posto dalle proprietà farmacologiche delle droghe in questione. Tale problema è di natura tecnica: tutte le nuove invenzioni pratiche o scientifiche non solo ci offrono determinate soluzioni per i vecchi problemi, ma creano nuovi problemi. Le droghe non fanno eccezione. In secondo luogo, vi è il problema posto all'individuo dalla tentazione di usare determinate droghe, specialmente quelle che vengono considerate ``apportatrici'' di piacere. Questo problema è di natura morale e psicologica: alcune droghe ci offrono nuove tentazioni, ma dobbiamo imparare a resistere o a goderle con moderazione. In terzo luogo, vi è il problema posto dalla proibizione di determinate droghe. Questo problema è in parte di natura politica ed economica e in parte di natura morale e psicologica. La proibizione della droga costituisce una specie di capro espiatorio, come è stato detto

in precedenza; inoltre, dà origine a nuovi problemi sociali, medici e legali, collegati all'intromissione autoritaria/ proibizionista nella vita privata dei cittadini.

Oltre a quanto espresso in precedenza, le politiche del proibizionismo della droga danno origine ad una vasta serie di opportunità e di opzioni esistenziali ed economiche, altrimenti non disponibili. Per i membri delle classi alte e medie, la guerra alle droghe fornisce le opportunità per conquistare l'autostima, il riconoscimento pubblico della benevolenza, il significato della vita, il lavoro e il denaro. Ad esempio, mette le mogli dei presidenti americani nella condizione di realizzare una combinazione fra Babbo Natale ed il dottor Schweitzer nei confronti dei loro beneficiari involontari i quali, senza la compassione e la bontà d'animo di queste signore, apparentemente non sono in grado di astenersi dal consumo di droghe illegali. Inoltre, mette i medici, e specialmente gli psichiatri, in condizione di richiedere esperienze speciali per i trattamenti delle mitiche malattie derivanti dall'abuso di droga, richiesta che i politici ed altri sono troppo impazienti di autenticare. Questi esempi sono solta

nto la parte emersa del proverbiale iceberg: non è necessario elencare i numerosi lavori del racket della ``riabilitazione dei drogati'' e gli effetti sull'economia, dei quali siamo perfettamente a conoscenza.

I membri dei ceti bassi, considerano la guerra alle droghe forse ancora più utile; ad esempio, ai giovani disoccupati o inabili al lavoro la guerra offre l'opportunità di vivere lavorando come spacciatori di droga e, dopo la guarigione dall'»abuso di droga'', di diventare consulenti sull'abuso della droga. Alle persone abili al lavoro e senza esperienza, offre innumerevoli opportunità di impadronirsi dell'infrastruttura dell'impero dell'abuso della droga. Infine, alle persone di tutti i livelli della società, la guerra alle droghe offre l'occasione di drammatizzare la vita ingrandendo la propria individualità resistendo a determinati tabù medici moderni.

Senza dubbio, il ruolo del disprezzo del cosiddetto abuso di droga è abbastanza ovvio. Risulta chiaramente dai vari rifiuti delle sottoculture contemporanee delle droghe legali o convenzionali e dall'accettazione dell'uso di droghe illegali e non convenzionali. Il perenne confronto tra l'autorità e l'autonomia, la tensione permanente tra il comportamento basato sulla sottomissione alla coercizione e la libera scelta del corso della propria vita, rappresentano argomenti di base della morale e della psicologia dell'uomo su un palcoscenico ove i personaggi sono rappresentati dalla droga e dalle leggi contro la droga.

IV

Gli americani ritengono che la libertà di parola e di religione siano un diritto fondamentale. Fino al 1914, consideravano come diritto fondamentale anche la scelta delle diete e delle droghe. Al giorno d'oggi, questa mentalità non è più valida. Che cosa si nasconde dietro la trasformazione politica e morale che è sfociata nel rifiuto, da parte della maggioranza degli americani, del diritto di autocontrollare le proprie diete e le droghe? Cosa sarebbe successo in vista degli ovvi confronti tra la libertà di acquisire determinate idee e la restrizione da parte dello Stato tramite la censura della stampa e la libertà di ingerire determinate droghe e la restrizione da parte dello Stato tramite il controllo delle droghe?

La risposta alle suddette questioni sta nel fatto che la nostra società è terapeutica nel senso in cui la società spagnola medioevale era teocratica. Allo stesso modo in cui uomini e donne che vivevano in una società teocratica non credevano nella separazione tra Stato e Chiesa ma, al contrario, sostenevano con fervore la loro unione, noi che viviamo in una società terapeutica non crediamo nella separazione della medicina dallo Stato, ma sosteniamo la loro unione. La censura delle droghe deriva da quest'ultima ideologia come la censura dei libri è derivata inesorabilmente dalla prima. Ciò spiega perché i liberali ed i conservatori (e molte altre persone in questo centro immaginario) favoriscono il controllo delle droghe. Infatti, negli Stati Uniti le persone appartenenti a tutti i credi religiosi e politici, tranne i libertari, sono a favore del controllo delle droghe.

Da un punto di vista politico, le droghe, i libri e le pratiche religiose presentano lo stesso problema a un popolo ed ai suoi governanti. Lo Stato, che rappresenta una classe particolare o un'etica dominante, può scegliere di adottare determinati libri, droghe e pratiche religiose e di rifiutarne altri, poiché considerati pericolosi, depravati, demenziali o diabolici. Nel corso della storia, tale situazione ha caratterizzato la maggior parte delle società. Oppure lo Stato, in qualità di rappresentante di una costituzione che ritualizza la supremazia di una scelta individuale per il comfort della collettività, può garantire il libero commercio delle droghe, dei libri e delle pratiche religiose. Tale situazione ha sempre caratterizzato gli Stati Uniti, ma attualmente ha subito mutamenti.

Ironicamente, nel cosiddetto attuale mondo occidentale libero, la censura delle parole e delle immagini viene generalmente considerata un anacronismo politico e morale, rifiutato da tutti i politici e dagli intellettuali, mentre nel caso della censura delle droghe avviene l'opposto. L'argomento che le persone abbiano bisogno della protezione dello Stato riguardo alle droghe pericolose e non alle idee pericolose non è convincente. Nessuno è costretto a prendere la droga contro la propria volontà, come nessuno è costretto a leggere un libro o a guardare un'immagine se non lo vuole. Dato che è lo Stato ad assumere il controllo della situazione, non può fare altro che soggiogare i cittadini, proteggendoli dalle tentazioni e impedendo loro di autodeterminare la propria vita, sotto forma di benefici ad una popolazione schiava. Come abbiamo fatto ad instaurare una situazione così spiacevole?

Attualmente si ritiene che il compito legittimo dello Stato consista nel controllare determinate sostanze che ingeriamo, specialmente le cosiddette droghe psicoattive. In base a questa teoria, per il bene della società lo Stato, oltre a controllare le persone pericolose, deve anche controllare le droghe pericolose. La carenza ovvia di questa analogia viene oscurata dal fatto che si concentrano le nozioni di droghe pericolose e di atti pericolosi. Di conseguenza, la gente sa che le droghe pericolose inducono le persone a comportarsi in maniera pericolosa e che è compito dello Stato proteggere i suoi cittadini dai narcotici così come li protegge dai ladri e dagli assassini. Il guaio è che queste supposizioni sono false.

Chiaramente, il fatto che l'eroina o la cocaina siano proibite perché generano assuefazione o sono pericolose non può essere sostenuto da fatti concreti. Esistono molte droghe, dall'insulina alla penicillina, che non danno assuefazione ma che sono, a loro volta, proibite: si possono ottenere soltanto dietro prescrizione medica. Inoltre, esistono molte altre cose, dai veleni alle armi, che sono molto più pericolose dei narcotici (specialmente per gli altri), ma che non sono proibite. Negli Stati Uniti è possibile entrare in un negozio con una pistola e uscirne, mentre non è possibile uscirne con i barbiturici o con una siringa ipodermica vuota. Attualmente siamo deprivati di queste opzioni poiché valutiamo il paternalismo medico più del diritto di ottenere ed usare le droghe senza dover ricorrere a intermediari medici.

Pertanto ritengo che il problema dell'abuso di droga faccia parte della nostra etica sociale attuale che accetta le ``protezioni'' e le repressioni giustificate dagli appelli alla salute, simili a quelle che le società medioevali accettavano perché giustificate con gli appelli alla fede. L'abuso di droga (nella misura in cui ne siamo a conoscenza) è una delle inevitabili conseguenze del monopolio medico sulle droghe, monopolio il cui valore viene quotidianamente rivendicato da scienza e legge, stato e chiesa, professioni e laicato. Mentre in passato la chiesa controllava i rapporti dell'uomo con Dio, oggi la medicina controlla i rapporti dell'uomo con il suo corpo. La deviazione dalle regole istituite dalla chiesa veniva considerata un'eresia e punita con le adeguate sanzioni teologiche; le deviazioni dalle regole istituite dalla medicina vengono oggi denominate abuso di droga (o una specie di ``malattia mentale'') e quindi punite con le adeguate sanzioni mediche, denominate trattamento.

Senza dubbio, le droghe influenzano il corpo e la mente nel bene e nel male. Per questo motivo, abbiamo bisogno di associazioni volontarie private, o del governo (come sostengono alcuni), che ci proteggano dai pericoli dell'eroina, del sale e delle diete ingrassanti. Però, i nostri potenziali protettori devono informarci riguardo a ciò che considerano sostanze pericolose e a come intendono punirci se siamo d'accordo o se non rispettiamo le loro regole.

Secondo il detto reso famoso dai Cesari, l'uomo ha bisogno soltanto di due cose: panem et circenses, pane e circhi. E questo è valido ancora oggi. Attualmente, le fabbriche e le fattorie ci forniscono un'abbondanza di ``pane'', mentre le droghe e il controllo delle droghe rappresentano i nostri ``circhi''. In altre parole, l'attuale preoccupazione circa l'uso e l'abuso delle droghe, insieme alla persecuzione delle droghe (illegali) dei drogati e degli spacciatori, viene considerata un rituale secolare che diverte, affascina, terrorizza e soddisfa la gente, come le lotte dei gladiatori affascinavano e soddisfacevano i Romani.

Purtroppo, la guerra alle droghe ha offerto, e continua ad offrire, all'uomo moderno ciò che egli sembra desiderare ardentemente: la falsa compassione e la vera coercizione; la pseudo-scienza ed il paternalismo reale; malattie immaginarie e trattamenti metaforici; politiche opportunistiche e false ipocrisie. E' triste constatare come una persona che conosce la storia, la farmacologia, la lotta dell'uomo per l'autodisciplina, il bisogno umano di rifiutarla, la sostituisca con la sottomissione ad una autorità paternalistica coercitiva, ignorando la conclusione che la guerra alle droghe sia semplicemente un altro capitolo della storia naturale della stupidità umana.(5)

V

Ritengo che come avviene per la libertà di parola e di religione, l'automedicazione debba essere considerata uno dei diritti fondamentali e che invece di opporsi o di diffondere le droghe illegali, parafrasando Voltaire, dovremmo adottare come regola la seguente massima: ``Disapprovo ciò che prendete, ma fino alla morte difenderò il diritto che avete di prenderlo!''(6).

In conclusione, è importante sottolineare il fatto che la guerra alle droghe è la più lunga, la guerra dichiarata formalmente che si è protratta più a lungo in questo secolo turbolento: è già durata più della prima e della seconda guerra mondiale e delle guerre in Corea ed in Vietnam, nè si intravede la sua fine. Dato che si tratta di una guerra al desiderio umano, non può essere vinta in nessun senso significativo di questo termine. Infine, dato che i suoi principali beneficiari sono i politici che la incoraggiano, dobbiamo tentare di trovare politici onesti e umani che facciano comprendere all'opinione pubblica che la pace è più importante della guerra, anche se il ``nemico'' viene stupidamente chiamato ``droghe''.

Note

(1). T. Jefferson, ``Note sullo Stato della Virginia'' (1781), ed. A. Koch e W. Peden, Vita e Opere Scelte di Thomas Jefferson (New York: Biblioteca Moderna, 1944), p. 275.

(2). T. S. Szasz, Il prodotto della pazzia: Uno Studio Comparativo sull'Inquisizione e sulla Sanità Mentale (New York: Harper Row, 1970), pp. 242-75.

(3). R. Bourne, La Volontà Radicale: Scritti Selezionati, 1911-1918 (New York; Urizen Books, 1977), p. 360.

(4). Per uno sviluppo sistematico di questa tesi, vedi T.S. Szasz, Chimica Cerimoniale: La Persecuzione Rituale delle Droghe, dei Drogati e degli Spacciatori (Garden City, New York: Doubleday, 1974).

(5). Vedi, in generale, C. Mackay, Delusioni Popolari e Pazzia delle Folle (1841) (New York: Noonday Press, 1962).

(6). ``Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il diritto che avete di dirlo''. In realtà, questa frase, attribuita a Voltaire, non risulta verbatim nelle opere di Voltaire. Vedi C. Morley, ed. Bartlett's Familiar Quotations (Boston: Little, Brown, 1951), p. 1168.

 
Argomenti correlati:
Antiproibizionismo
Bruxelles
Criminalità
Farmacologia
stampa questo documento invia questa pagina per mail