di Gaoussou OuattaraSOMMARIO: Nel suo intervento precongressuale, Ouattara sostiene la necessità di chiudere il Partito radicale per poi poter ripartire con nuovi mezzi e nuova forza.
(Notizie Radicali n· 21 del 1· febbraio 1989)
A Bohinj il dibattito è stato molto arricchente; il nostro essere radicali ha prevalso. Ho potuto comprendere che essere radicale è anche possedere una corazza morale che, sola, permette a delle élites, esigenti verso sé stesse e consapevoli del primato dell'interesse generale, di compiere pienamente la loro missione.
Dalla sua fondazione, il Pr si è attribuito una missione e dei diritti eccezionali in Italia e nel mondo. A partire dal 34XXX congresso che si è tenuto a Bologna l'anno scorso, la sua situazione ha cominciato ad evolvere. La mozione di Bologna dice fra l'altro che il Pr rinuncia a ogni competizione elettorale nazionale. A quel punto dell'esistenza del Pr, per una scelta politica di questa ampiezza dopo trent'anni di grandi battaglie politiche, la lotta per continuare diventava più impegnativa. Succede sempre così quando si sceglie un cambiamento radicale. Dei conservatori come Mellini, di volta in volta, per paura di difficoltà non faranno altro che rendersi manifesti...
Personalmente credo che bisogna chiudere il Pr e ripartire, tenendo conto degli aleas della vita. Non sogno l'abbandono del partito, ma qualcosa di molto più importante che concerne le basi della società: la transnazionalità, la vita del diritto e il diritto alla vita.
Per concludere, come diceva Georges Arbatov: "Perché la glasnost? Perché occorre assolutamente che in questo paese si instauri un dibattito serio al quale non possono sostituirsi degli spot di 30 secondi in televisione. Perché la perestroika? Perché molte cose sono cambiate, perché le idee politiche di un'altra era minacciano di condurre il paese in un'impasse e hanno conseguenze nefaste in politica estera".