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Castrillo Manuela Carmena - 1 febbraio 1989
Droga: le tecniche giuridiche antiproibizioniste e i limiti della legge
Manuela Carmena Castrillo

SPAGNA - Avvocato per 12 anni, oggi esercita la professione di magistrato. Molto attiva nei movimenti di opposizione durante la Spagna franchista, è impegnata essenzialmente in materia di diritto al lavoro e di diritti politici. Membro della associazione ``Giudici per la democrazia'', ha pubblicato diversi saggi, tra i quali ``Possibilità di concepire i giudici in modo diverso''.

SOMMARIO: Il sistema proibizionista in materia di droga provoca, come principali conseguenze:

1) La disapplicazione generalizzata della legge;

2) La emarginazione di sempre più numerose persone che normalmente non sarebbero state considerate come delinquenti;

3) La forte crescita della insicurezza urbana;

4) La domanda generalizzata di repressione e di controlli.

L'insieme di questi fattori rischia di svuotare la democrazia dei sui contenuti garantistici e di portare allo stato di polizia. Una legislazione alternativa s'impone affinché si riconosca che tutto quello che attiene alla vita privata non può essere regolamentato.

("I costi del proibizionismo sulle droghe" - Atti del colloquio internazionale sull'antiproibizionismo, Bruxelles 28 settembre - 1 ottobre 1988 - Ed. Partito Radicale)

Mi è sembrato particolarmente interessante, in questo dibattito, parlare delle nostre esperienze piuttosto che scambiare opinioni, poiché tutti noi che siamo venuti qui già inizialmente siamo d'accordo contro il proibizionismo.

La cosa più interessante, è, pertanto scambiarsi riflessioni sulle situazioni nei nostri diversi Paesi riguardo a questo problema per potere costruire meglio un'alternativa.

Come ha detto il presidente, io sono magistrato in Spagna, e attualmente a Madrid, e vi posso dire che la normativa sulla droga, la legislazione che punisce questa situazione è del tutto peculiare. Per questo ho la possibilità di dare un contributo con una riflessione che può aggiungere a quanto già si è detto, qualcosa in più.

Credo che una legislazione proibizionista non soltanto sia negativa, contro i diritti umani, ingiusta, crudele, ecc. ma sia fondamentalmente e soprattutto inutile.

Mi sembra che questo sia il punto di partenza essenziale. E' talmente vero ciò che in convegni con autorità del mio Paese, le persone che sostengono la necessità della proibizione, devono riconoscere che la legislazione attuale è inutile; in ogni dibattito finiscono col dire: la situazione sarebbe molto peggiore se vi fosse il permissivismo, ma nessuno osa sostenere che la situazione non sia cattiva, profondamente cattiva, disastrosa.

Mi è sembrato strano apprendere, per quel che già ho potuto leggere, che in altri Paesi, per esempio in Francia o qui in Bruxelles, viene punito dalla legge il solo possesso della droga anche se è soltanto per il consumo. Questo non è il caso del mio Paese. Ciò è strano perché, come sapete la democrazia spagnola è piuttosto recente, nei primi anni di democrazia e quando è andato al governo il Partito Socialista, vi è stata una gran campagna di stampa che ha fatto credere che erano stati permessi e liberalizzati l'utilizzo e il consumo delle droghe dette leggere, delle droghe blande. Ciò non era vero, ma questo dimostra sino a che punto non sia conosciuta la legislazione dai cittadini. E dico ciò, - e poi tornerò su qualcosa che mi sembra interessante - per riflettere sull'ignoranza delle leggi da parte dei cittadini, se una semplice campagna di stampa ha potuto fare credere che si era verificata una liberalizzazione quando non era così.

La legislazione tradizionale del Codice Penale spagnolo, persino all'epoca di Franco, ha sempre ritenuto che così come esisteva il diritto al suicidio, come esisteva il diritto alla prostituzione doveva esistere il diritto all'uso delle droghe, anche se erano dannose e provocavano avvelenamento, morte, ecc. Per questo la legislazione non è cambiata sensibilmente, ma certamente è mutato l'atteggiamento.

Il permissivismo, che aveva un senso diverso in un Paese senza democrazia, ha assunto il valore di nuove leggi di libertà, e ha fatto nascere un sentimento di tolleranza che ha suscitato un senso di comprensione per chi usa tutte quelle sostanze che possono essere definite droghe.

Penso, tuttavia, che affari economici abbiano fatto sì che la Spagna diventasse un mercato facile per l'importazione di droghe che forse in altri Paesi avevano meno fortuna.

E così l'eroina è stata diffusa a profusione principalmente nei quartieri operai e nelle zone industriali, afflitti, come sempre, dalla dura crisi economica che ha segnato la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta. Ciò ha dato l'inizio ad una realtà che è interessante ricordare. Attualmente sia io, per la mia esperienza di giudice, come altri colleghi, vi possiamo dire che, sebbene non abbiamo delle statistiche esatte, perché non ve ne sono, il novanta per cento degli individui in carcere per avere commesso reati contro la proprietà, rapine, furti con violenza alle persone, ecc. ecc., è eroinomane; questi individui provengono da aree depresse, consumano eroina e non hanno altro modo per procurarsela se non quello di appoggiarsi al mercato nero e quindi commettere crimini. Questa situazione ci ha fatto constatare che la normativa attuale sulla droga è un enorme incentivo al formarsi di più ampi settori di delinquenza.

E' da notare che, quando vi sono stati degli incontri, e brevi conferenze di divulgazione presso l'Associazione di Giudici e durante altre riunioni, in quartieri, in scuole, all'università, la domanda obbligata degli intervenuti al dibattito era: Come è possibile che, se io ho diritto a consumare droga, non posso averla in alcun modo legalmente?

Non c'è altra risposta se non: la legislazione è assolutamente sciocca, è assolutamente impossibile osservarla e adempiervi.

Che ha significato ciò? Che forzatamente, cittadini spagnoli sono costretti ad entrare nel mondo della delinquenza e quindi dell'emarginazione, quando non vorrebbero, in assoluto, trovarsi tra gli emarginati.

Tutto ciò è enormemente rilevante, perché, come vi dicevo prima, credo che tale lunga e terribile lotta contro la droga stia mettendo in crisi molte istituzioni delle democrazie e credo sinceramente che stia mettendo in questione la portata, il ruolo e la funzionalità della legge, come espressione della sovranità popolare.

L'emarginazione si va estendendo sempre di più in settori e tra cittadini che non avrebbero motivo di stare ai margini della società, da qui l'importanza di impostare di nuovo il problema.

Mi sembra sia importante constatare che nelle grandi aree metropolitane - e mi sembra non si debba dimenticare che il ventesimo secolo è un secolo urbano - dove la città ha assunto un ruolo totalmente rilevante e pioniere rispetto ai paesi, ad una regione agraria, ecc. ecc., ebbene nelle grandi città non si osserveranno mai per davvero le leggi se non c'è un profondo convincimento dei cittadini per l'osservanza delle stesse.

Io ritengo, e i compagni spagnoli che sono qui saranno d'accordo con me, e mi pare che questa problematica non sia soltanto spagnola, la vedo ripresa nei film americani che costantemente vediamo nella nostra televisione, la si vede nei film francesi, nei telefilm, nei romanzi...che attualmente vi è una domanda sociale di un numero maggiore di poliziotti, di giudici, di maggiore repressione, perché c'è un'insicurezza cittadina, esiste un inadempimento sistematico agli obblighi tradizionali di rispetto della proprietà, della vita, dell'integrità, ecc. ecc.

Sembra pertanto che ci si trovi in una scalata, in una piramide ascendente verso più giudici, più poliziotti, più carceri, più controllo, più repressione.

Sono rimasta davvero sbalordita e preoccupata quando, questa mattina, ho sentito riferire i complimenti del presidente americano al ragazzo che era stato capace di denunciare suo padre. Penso che una inadempienza generale della legge e una domanda massiccia di organismi repressivi, a poco a poco, svuoteranno di contenuto la democrazia e provocheranno il ritorno di strutture di stati polizieschi, di Stati repressivi. Per questo penso sia importante riflettere sul fatto che le legislazioni che subiscono un rifiuto sociale consistente e che pertanto non sono fondamentalmente osservate perché considerate non buone né adeguate, non siano appropriate alla democrazia.

Detto ciò, a mio avviso, dobbiamo approfondire il modo con cui possiamo prospettare un'alternativa al proibizionismo. In questo senso, penso che un'alternativa richieda una riflessione su come utilizzare le tecniche legislative. E, a tale proposito, vorrei dirvi che secondo me una buona tecnica legislativa in una società democratica obbliga a rispettare la libertà individuale dei cittadini senza normativa di nessun genere. Non si possono stabilire regole per la vita privata, non possiamo dire ad una persona come deve organizzare le sue usanze, la sua sessualità, i suoi gusti dietetici, la sua salute, la sua vita, ecc. ecc. Dobbiamo soltanto stabilire dei limiti che rispettino quel minimo necessario dell'integrità delle persone.

Una legislazione che riconosca indiscutibilmente che non deve essere sottoposto a norma tutto ciò che è relativo alla vita privata e che quindi devono mantenersi spazi di libertà, sarà certamente conseguente e logica e quindi potrà essere osservata.

Quando nei dibattiti ci viene posta la domanda: se non posso adempiere alla legge, per quale fine esiste la legge? Sarà bene controbattere a tale domanda riferendo una esperienza che abbiamo avuto recentemente e che è appropriata per indicarci quale via imboccare nel futuro.

Durante la primavera scorsa a Madrid, vi sono state due modifiche di legge: una modifica riguardava alcune pene, le aggravava in senso molto significativo per tutte le operazioni di coltivazione, di traffico, di immagazzinamento, di commercio ecc. della droga. A sua volta è stata emanata anche una disposizione con la quale si proibiva l'uso del tabacco negli uffici pubblici ed in tutti i luoghi dove di fatto c'era pubblico. Assieme a queste due leggi c'è da notare che da circa due o tre anni portiamo avanti una consistente campagna educativa, esplicativa riguardo ai danni provocati dal tabacco.

Che risultato stanno avendo da una parte una nuova legislazione repressiva, e dall'altra, invece, un'interessante campagna esplicativa dei danni che provoca il tabacco? Molte persone stanno smettendo di fumare, ma non per le multe pecuniarie davvero molto consistenti; vi faccio un esempio: nel mio ufficio delle giovani ragazze hanno chiesto ai colleghi di non fumare e in effetti si è smesso di fumare. Non è stato necessario applicare la disposizione per la quale si imponevano delle multe, un bel po' di denaro: mezzo milione di »pesetas .

Ciò cosa significa? Una legislazione con queste caratteristiche non sarà mai osservata, non produrrà alcun effetto se non quello di aumentare costantemente la burocratizzazione legale ed avrà un altro risultato negativo: già si sa che una legge promulgata e vigente, anche se non viene osservata, può in qualsiasi momento essere affidata alla discrezionalità di un qualunque giudice, poiché, è evidente, sebbene una legge sia caduta in disuso, può essere applicata singolarmente e a danno di una determinata persona.

Mi sembra che l'esempio sia chiarificatore, sono convinta che bisogna promulgare leggi non proibizioniste e, soprattutto, è necessario convincersi di quali siano i limiti della politica legislativa. Se si indicassero bene questi limiti si potrebbe di nuovo utilizzare la legge non per obbligare i cittadini a tenere dei comportamenti uniformi, ma per permettere l'esercizio della libertà di tutti e di ciascuno, limitando semplicemente quei punti che possono provocare una collisione fra i diritti e i doveri degli uni e degli altri.

 
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