Edo RonchiSOMMARIO: La proposta di legge governativa sulla droga è il prodotto di una campagna ideologica e di una speculazione politica; è impraticabile e propone dei "rimedi" che aggraverebbero il male. La mancanza di una proposta alternativa convincente rappresenta il limite del fronte di opposizione. La proposta di una indagine conoscitiva alla Camera.
(Atti del Convegno "No alla legge governativa sulla droga, repressiva, illiberale, ingiusta", Roma 14 febbraio 1989)
Non abbiamo di fronte un disegno di legge che cerca di rispondere ad un problema in maniera più o meno corretta: abbiamo di fronte il prodotto di una campagna ideologica e di una speculazione politica; io credo che questo sia il dato da cui partire, perché da una lettura razionale, anche da diversi punti di vista, di questa proposta di legge, si vede come sia da una parte impraticabile, dall'altra comporti dei rimedi, se è possibile, che aggravano il male. Aumenta la criminalizzazione e l'isolamento dei tossicodipendenti; li allontana ulteriormente dal servizio pubblico; li introduce, quando già non ci sono, in un circuito di differenziazione, di discriminazione e di carcerizzazione; aumenta il peso della cultura dei giudici e dei poliziotti nell'affrontare questo problema; d'altra parte, rende più poliziotti gli stessi operatori.
E' insomma un grande pasticcio che, ripeto, aggraverà il problema e anche altri problemi connessi, della giustizia, delle carceri, dell'AIDS, dei servizi pubblici, delle comunità, senza risolverne alcuno.
Sono quindi d'accordo che si stabilisca - e per quanto riguarda DP siamo perfettamente d'accordo con molti interventi che qui ci sono stati - una base minima comune dei "no" a questa legge, che si articoli un'iniziativa anche parlamentare in questo senso.
Mi pare però anche abbastanza chiaro che il punto debole del fronte dei "no" è il contenuto dei "sì", ed è di questo che bisogna discutere, forse, un po' di più, a meno che il "sì" non possa anche essere una linea di difesa della 685, ed è in parte un ragionamento condivisibile, perché sbagliata la drammatizzazione della 685 e la drammatizzazione del problema, come se per particolari inadeguatezze della 685 il problema fosse esploso solo in Italia; si tratta invece di tutt'altro.
Nei "sì" potremmo anche aggiungere altre cose: il solito ragionamento sui servizi pubblici, ed è bene farlo, ed anche su una richiesta di maggiore qualità dei servizi privati o delle comunità, e quindi di intreccio di verifiche delle funzioni delle comunità, di non soluzione esclusiva ma nemmeno prevalente da parte delle comunità.
Nei "sì" si potrebbe mettere anche una lotta più efficace al traffico
internazionale, anche se dobbiamo prendere atto che gli americani, che nel traffico internazionale qualche cosa hanno impegnato, hanno raggiunto risultati molto limitati.
Bisogna anche introdurre in questa discussione quello che sia i radicali che noi, ed altri, stanno proponendo nei confronti della distribuzione o della vendita controllata.
Qui se ne è discusso abbastanza poco stamattina, e mi pare se ne parli ancora abbastanza fra le righe, e cioè con un certo disagio che è comprensibile, perché è vero quanto dicevano in molti, che c'è un clima politico, un'opinione pubblica che certamente non è favorevole. Se però non c'è uno sforzo di recupero di razionalità, io penso che non usciremo da questa spirale e finiremo comunque con il subire le conseguenze di questa campagna ideologica e di questa speculazione politica.
Bisogna discutere razionalmente anche di questo aspetto, sapendo che abbiamo di fronte una domanda di droghe che è molto alta, che è crescente per una serie di fattori sociali, culturali, la crescita della dipendenza dai farmaci, della chimicizzazione di molti aspetti della vita, dell'anomia diffusa, del consumismo anche, e anche del meccanismo della dipendenza e della tolleranza che fanno della droga una merce particolare il cui consumo induce una crescita del bisogno della domanda stessa.
Siamo di fronte anche ad un'offerta formidabile, in condizioni di mercato che nessun altro prodotto si trova ad avere, e cioè a una possibilità con bassissimi investimenti di realizzare altissimi profitti. E' quindi praticamente impossibile in questo tipo di situazione bloccare la vendita, avendo a disposizione un mercato praticamente illimitato e, dal lato dell'offerta, una possibilità di realizzare profitti tanto enormi.
Insomma, si realizza il caso del professionista - fatto realmente avvenuto - che accumula dieci milioni, li investe, diventa spacciatore per qualche mese, poi si ritira dal mercato dopo avere moltiplicato dieci milioni in maniera esponenziale in pochissimo tempo. Nessun altro prodotto è in grado di garantire un meccanismo di diffusione simile.
Non mi convincono, quindi, le osservazioni che venivano fatte sul mercato pubblico che non riesce a rompere il mercato clandestino: e vero che non lo eliminerebbe, ma non è vero che un attacco sostanziale al mercato nero e al profitto sarebbe ininfluente sulla quantità, sulla ramificazione, sulla distribuzione, e quindi anche sul consumo.
Il consumatore che diventa spacciatore è un canale importante di diffusione del consumo della droga, così come l'alto profitto spinge al mercato, spinge all'allargamento del mercato, così come avviene in genere per ogni altro tipo di prodotto.
Non mi pare, così, fondato il discorso dell'inseguimento del mercato; non che non esista, ma perché non si propone di eliminare anche il metadone? C'è chi lo propone, ma un discorso che non passa è quello che la cosa avrebbe conseguenze drammatiche, perché provocherebbe immediatamente un aumento sicuramente degli arresti dei tossicodipendenti e dei reati e probabilmente anche un aumento delle morti per eroina da mercato nero.
Se metadone sì, perché non anche altre sostanze, in via pure sperimentale? Se in qualche modo si è acquisito che il metadone è utile o può essere utile, perché non provare anche con altre sostanze? Perché non sperimentare anche questa via? Certo, non pensando che sia la soluzione del problema, ma certamente all'interno di un ragionamento articolato potrebbe contribuire, da una parte a ridurre la criminalizzazione della sostanza, e dall'altra ad attaccare il mercato nero.
Ritengo che anche questo aspetto debba essere introdotto qui, ora e in questo dibattito, perché sarebbe sbagliato, in particolare a sinistra, in qualche modo subire, sia sul piano dei diritti civili, sia sul piano della razionalità, questa offensiva ideologica e questa speculazione politica: finiremmo col venirne travolti, se non avessimo il coraggio di recuperare razionalità e soluzioni concrete, o anche parziali soluzioni a problemi concreti.
Infine, conoscenza del problema: non sarebbe male che, mentre il dibattito procede al Senato, noi si avviasse almeno una indagine conoscitiva alla Camera, con un approfondimento, perché molto spesso chi parla di questi problemi, soprattutto in sede politica, lo fa senza avere presente - il discorso della dose giornaliera, ad esempio - la conoscenza concreta della situazione europea o di un quadro di riferimento che potrebbe sgonfiare il pallone di questa campagna ideologica.
Sarebbe quindi utile, a mio parere, una mozione, uno strumento che consenta l'avvio di un'indagine almeno alla Camera, in attesa che l'iter del Senato arrivi a conclusione, e quindi passi al secondo ramo del Parlamento la riforma di questa legge; acquisire un po' di dati conoscitivi, serve appunto per togliere molto di questo alone ideologico e di questa speculazione che si sta sviluppando in questi giorni.