Tonino D'AngeloMedico, operatore pubblico delle tossicodipendenze, CMAS Foggia
SOMMARIO: La insufficienza e inadeguatezza del servizio sanitario nazionale e dei servizi territoriali, in particolare di fronte al problema della droga. La necessità di portare il dibattito tra la gente e nelle piazze senza circoscriverlo esclusivamente nell'ambito tecnico e politico.
(Atti del Convegno "No alla legge governativa sulla droga, repressiva, illiberale, ingiusta", Roma 14 febbraio 1989)
Ritengo che si debbano riprendere le fila di quello che vorrebbe essere anche questo momento di incontro, che potrebbe essere un punto di partenza per lavorare diversamente.
Come operatori, quando partecipiamo a questi momenti - io sono responsabile di un servizio e lavoro da circa dodici anni con i tossicodipendenti - rischiamo di venire qui a dire quello che è il nostro portato di conoscenze, con il tempo che non ci consente se non di fare una passerella di sapere, in un luogo che in genere è un luogo di potere.
Questo lo dico non a caso, perché invece io qui vorrei capire bene, a questo punto, a noi, come operatori di frontiera, di strada, scalzi e tutto quello che vogliamo, cosa praticamente da oggi è proponibile sul piano anche di un confronto e di un impegno comune con le forze politiche.
Direi che uno degli elementi consolidati nella riflessione nostra è che è necessario che nel paese si esprima con forza una battaglia civile che sanzioni la punibilità - che non è motivata da spirito di vendetta - di coloro che, amministratori e non, hanno grosse responsabilità rispetto allo stato attuale dei servizi.
Parlo dei servizi territoriali, non solo dei servizi per tossicodipendenti, perché noi viviamo all'interno del servizio sanitario nazionale in modo collaterale, in modo parallelo i problemi dei colleghi, degli operatori, delle famiglie, degli utenti dei servizi quali quelli che dovevano nascere, o che malamente comunque sono stati realizzati dopo la 180: i servizi consultoriali, i servizi di medicina del lavoro.
Pensate che la regione Puglia di servizi di medicina del lavoro ne avrà due o tre in tutta la regione, con i grossi problemi che abbiamo, tra l'altro, non perché ci siano poche industrie, ma perché c'è una realtà industriale, c'è una realtà agricola che è pazzesca .
Viviamo problemi insieme, noi non ci siamo chiusi nel nostro ghetto di operatori per tossicodipendenti, ma abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare direi anche al di fuori di quello che invece doveva essere un impegno che doveva vedere la sinistra - e non solo la sinistra - e il sindacato all'interno di queste battaglie.
Siamo qui non tanto per dire la nostra, quanto per chiedere anche un impegno vostro che vada sia a livello parlamentare istituzionale che al livello sociale. Voi, cari compagni, in genere non siete dove noi stiamo, anche nelle piazze; questo lo debbo dire con fermezza, lo debbo dire per quanto questo possa avere una ricaduta, perché questo fronte unitario del "no" diventi un fronte del "sì"; ma di che "sì"? Del sì all'interno di una presenza nei territori. I compagni radicali, comunisti, i compagni anche sindacalisti e così via devono imparare ad essere presenti e a ritornare tra la gente, nelle piazze, perché è lì che chiaramente si riesce a vincere una battaglia anticraxiana e contro la politica spettacolo di Craxi, e non è spirito di vendetta nei confronti di Craxi, ma per chi fa politica attraverso i sondaggi, quindi attraverso il by-pass di quello che è il lavoro continuo tra la gente, alla base, bisogna praticamente contrapporre un lavoro politico, un radicamento sociale.
Abbiamo un documento intitolato "Governo drogato va disintossicato": io penso che sia importante che questo fronte comune faccia uscire un dossier volgarizzato, e il più possibile, cioè comprensibile a livello nazionale, per cui la gente cominci a parlare, visto che i mass-media non trasmettono, come diceva Arnao; né tanto meno possiamo affidare il messaggio a Muccioli, perché tra l'altro facciamo un appiattimento di quella che dovrebbe essere un'analisi dei progetti che attengono al cosiddetto recupero e reinserimento sociale che passa attraverso le comunità.
Bisognerebbe analizzare che cosa è il progetto di Muccioli, cosa sta sfornando come persone, come soggetti, a meno che non abbiamo come unico riferimento che un soggetto smette di usare droga, oppure sia reincravattato in questa società.
Stiamo attenti, perché veramente facciamo delle ammucchiate; noi dobbiamo affidare il nostro progetto dei sì, dei contenuti, a un primo momento da utilizzare, che potrebbe essere questo materiale divulgativo, volgarizzato, dove si parli di questa modica quantità, si parla di quelle cose di cui ha parlato Lamberti, di cui ha parlato Arnao eccetera, che non siano lette soltanto attraverso il "Manifesto" o altro, da poca gente, ma che sia il più possibile diffuso.
Voglio vedere qui, dalla FGCI, al Partito Radicale, a Democrazia Proletaria, al Partito Comunista se si ha voglia di mettere insieme del materiale che la gente abbia poi come possibilità di elaborazione ulteriore e quindi di riappropriazione all'interno di un radicamento sociale che bisognerà riesprimere.
Direi che è su questo che noi ci dobbiamo chiarire; tra l'altro, all'interno di questo materiale che dovrebbe fare una fotografia anche sullo stato dei servizi, bisognerebbe anche che sia letto che noi facciamo una battaglia di carattere civile perché le sanzioni, la punibilità sia ribadita per chi ha responsabilità e non per chi si trova coinvolto, e non solo il tossicodipendente, ma noi tutti, all'interno di un degrado ulteriore, progressivo della qualità della vita.
Penso che questo la gente lo legga, perché noi come operatori parliamo con i tossicodipendenti, non sui tossicodipendenti, con la gente, non sulla gente, perché nei servizi pubblici e nelle comunità ormai sta crescendo sempre di più il luogo comune della casistica, dei casi clinici, un modo di ragionare sulla testa delle persone, dove ci misuriamo sui risultati che, poi, guarda caso, non ci sono, oppure vengono letti in modo parziale e settario, che non consente poi assolutamente alla gente di leggere la propria esperienza.
Direi che noi dobbiamo avere ulteriori momenti per lavorare insieme: però noi aspettiamo le forze politiche, sia pure con un fronte unitario del "no", all'interno anche di contenuti di partecipazione che rivitalizzino anche la nostra esperienza.
Ho sentito prima Colombo che mi ha detto che da lui le cose vanno male, perché forse queste cose non le diciamo qui; queste esperienze, molte esperienze che in questi anni hanno fatto resistenza, o all'interno del volontariato conflittuale nel senso che è propositivo all'interno dell'esperienza dei servizi pubblici che hanno lavorato, all'interno delle esperienze di Ban, queste esperienze stanno morendo; e i compagni hanno bisogno non soltanto di un fronte del "no", hanno bisogno di una presenza precisa, combattiva che ridia respiro a tutti quanti noi e alla gente.