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Pannella Marco - 27 febbraio 1989
Lettera aperta al direttore de »Il Corriere della Sera
Quel che non fecero i barbari...

di Marco Pannella

SOMMARIO: "Il Corriere della Sera" usa i titoli contro Pannella: e le parole indicano dileggio. Ugo Stille, direttore di transizione e "re travicello", non ha saputo essere per il "Corriere" quel che Pertini è stato per la Repubblica. Più assicura che la linea del giornale è vicina a quella dei radicali, più la sua redazione è covo di antiradicali. Abolite le idee e le opinioni non gradite, il giornale è fucina di giornalisti settari e traffichini, ignoranti e di cosca. Questo "Corriere" fa più danni di quanti non ne abbia fatto il "Corriere" della P2 e di Tassan Din. Arrivederci in Tribunale.

(IL GIORNALE D'ITALIA, 27 febbraio 1989)

Caro Stille, di nuovo ho diritto a un titolo di »Il Corriere della Sera , su quattro colonne in seconda pagina: »Gli uomini di Capanna e Pannella a Firenze insistono sulla lista Dp, Verdi e Radicali . Ieri, invece pure: »I Verdi dicono a Pannella: non abbiamo bisogno di generali . Un mese fa, sempre il solito onore: »Pannella nel Pci, Pintacuta con i Verdi? . Nel frattempo, dovendo dare notizia di una manifestazione a Carrara, dove parlai con La Malfa e Sterpa, ed essendo i miei due amici soggetti di informazione e non di disinformazione, niente pagina 2, niente titolo. In compenso gli altri parlavano, dicevano, pensavano, e io »tuonavo ...

»Il Corriere della Sera è divenuto un ben strano giornale. Dove il Direttore, grande giornalista e galantuomo, scrive sempre meno ma, soprattutto, ha disimparato a leggere. Caso raro, mi pare: si sa, o non si sa, leggere e scrivere. Tu invece sai scrivere, e non scrivi; e non sai più leggere, e non leggi. Tanto non ci capiresti nulla. E sapere di non sapere è - lo si sa - il presupposto di ogni vera scienza.

Arrivato dopo decenni di America, perché avevano bisogno di un re di transizione e travicello, io sperai che accadesse con te come con Pertini, eletto per gli stessi tuoi motivi da molti, e che a quei molti ed a coloro che non lo volevano seppe far vedere i sorci verdi. Credevano d'aver eletto un rudere, e Pertini dimostrò che con poche, pochissime, antichissime idee e con molto rigore, quelle idee provocavano più novità e pulizia di quanto tutto il potere dei potenti, dei furbi e dei disonesti non avesse saputo creare di guai e di lutti, di ingiustizie e di corruzione.

Bontà tua, mi cercasti. Per dirmi che le mie idee erano le tue, che la difesa dei diritti civili e individuali, patrimonio a tuo avviso dei soli radicali, era l'unica caratteristica viva e moderna della nostra società politica, e così via dicendo. Ma il giornale, ben presto, sembrò essere proprio il covo di quanti la pensavano in modo opposto. Io te lo segnalavo e tu dicevi ch'io esageravo. Un giorno tu riunisti i tuoi »vice , nel tuo studio di via Solferino, e dinanzi a me, in occasione del mio proporvi un articolo di Tortora ormai morente, tu ribadisti che diritti individuali, idee, diritti civili, garantismo, erano la linea del giornale. Del »Corriere della Sera , occorre precisare. Non Credo che parlassi de »Il Giornale di Montanelli (anche se forse sbaglio). Lo scorso anno, a giugno, intervenisti alla »cena laica in cui eravamo ospiti d'onore Spadolini e io Stesso. Cogliesti l'occasione per ripetermi che sbagliavo, che occorreva aver pazienza, che la linea tua e sempre più del »Corriere della Sera er

a quella, e non altra.

Da allora, da settembre, è cominciato un vero festival antiradicale, contro di me, con una campagna di disinformazione scientifica, puntuale e grossolana. E - scomparsi i collaboratori più sospetti di garantismo, di laicismo, i redattori sulla stessa linea, gli Enzo Marzo o gli Orazio Petracca, gli stessi Valiani - con un gioco fatto di censure e di enfatizzazione, di iniziativa politica posta a scapito della lealtà e della compiutezza di informazione - avete assunto il patrocinio della campagna craxista a favore del proibizionismo, mischiando - con tecnica da far impallidire i vostri concorrenti - fatti e opinioni, verità dei titoli e verità dei servizi (per neutralizzare questi ultimi, se non graditi alle cosche che si spartiscono il potere partitocratico nella redazione milanese e politica).

Una caratteristica è divenuta la vostra. Se il vostro più diretto concorrente ha in notevole misura giocato la carta di inflazionare le opinioni, le idee, le diversità interne, per lasciar così avvantaggiate le opinioni »ufficiali della sua direzione, voi invece avete abolito le idee, le opinioni non gradite, ogni pur minimo spazio informativo sui diritti individuali e civili, su coloro che per unanime, e non solo tuo, riconoscimento, sono riusciti e riescono in Italia a difenderli o promuoverli.

Tutto, da voi, si misura in termini di calcolo di potere, e di prepotere. Chi non ha eserciti lottizzati e lottizzatori, denaro e conformismo, chi non è a corte (e cortile), fra i partiti, in Parlamento, nel mondo industriale e finanziario, nel transpartito di regime, o che non occupi meri spazi di fronda, chi ha idee, e cultura laica »che organizzi (e non vanifichi o riduca a chiacchiericcio salottiero) iniziativa sociale e politica, per voi non esiste, non deve esistere, è trattato come un dannoso germe di crisi e di inquietudine, acerbe o dannose.

D'altra parte questo consente ad un certo tipo di »giornalisti , ignoranti, traffichini, settari e di cosca, di affermarsi sempre più a scapito di altri, che hanno l'ingombro di cultura, idee, intelligenza tollerante, mestiere proprio. Costoro, i montanti, vanno bene per chi nella tua azienda editoriale e nella tua testata, per »cultura o affiliazione, appartengono ad una »scuola che è esattamente opposta alla tua, ad alla nostra.

Il male che state facendo al paese, ed a voi stessi, è peggiore di quello di »Il Corriere della Sera della P2, del losco periodo che porta quel nome, o quell'alibi. E tutto questo perché, alla fine, con un goliardico cinismo, a con corrivo ed inelegante »non ti curar di lor ma guarda e passa , essendo tutto volto a restare comunque incollato alla tua poltrona contando i colpi che la tua azienda-partito infligge a »La Repubblica con alcuni scherzucci da dozzina, senza accorgerti in apparenza che in tanto puoi continuare a così resistere, in quanto hai finto, per un paio di anni, di non saper leggere, e alla fine hai finito per non riuscirci davvero più...

Vorrei terminare, ora, analizzando brevemente i due titoli, di ieri e di oggi, che mi chiamano in causa.

Ieri l'articolo era di Merlo. nulla per la verità legittimava il titolo, che suggeriva una mia immagine di generale senza esercito, rifiutato dai Verdi che cercherei di conquistare o assoldare, o distruggere, con i Verdi d'accordo con questa analisi. E ora tutto, tutto, per quanto mi concerne è falso. Tutti sanno che io ho da molti anni, all'inizio assolutamente solo, una sorta di dogma: il »sole che ride ha da esserci, sempre, ovunque, dappertutto, in elezioni politiche, amministrative, a meno che con grande slancio non si riesca eccezionalmente a trovare formule altre, ritenute pressoché unanimemente più opportune. Nulla, nelle dichiarazioni dei due leaders verdi, Mattioli e Scalia, autorizzava a riferire a me certe preoccupazioni solo di altri. E, invece, mentre si apriva l'importantissimo convegno verde a Firenze, si catapultava sui delegati, sui partecipanti questa immagine e questa »informazione , soprattutto per influire sui tantissimi necessariamente assenti, impossibilitati a farsi un giudizio dire

tto e sicuro.

Questo, guarda caso, mentre il Psi sta manifestamente cercando di trovare miglior successo sul »fronte verde , dopo i fallimenti su quello socialdemocratico, su quello liberale e laico, su quello radicale, e anche su quello delle comunità e degli operatori contro il flagello della droga. E annunciamo (ora!) il proposito di... fare (quando? si sono informati i compagni del Psi?) un referendum anticaccia! Mentre il Psi sta scontando, ormai da quasi un anno, insuccessi e isolamento in ogni sede, amministrativa e politica.

Avevo subito protestato, ieri, contro quel titolo con il mio nome. Sottolineando la sistematica censura contro di me e contro il Partito, ed ogni altro esponente radicale, contro ogni nostra posizione o iniziativa. Oggi, si torna all'attacco. »Gli uomini di Pannella e Capanna insistono a Firenze... .

Si tratta di un editoriale nascosto, di una completa disinformazione, anche patente, di una operazione in conto proprio e terzi. Infatti, caro Direttore, dove sono »i fatti ? Quanta gente c'era a Firenze? Quanti ambientalisti doc, quanti eletti, quanti leaders ecologisti? Quanti gli assenti? Che cosa hanno detto? Che cosa hanno deciso? Per la seconda volta viene fornita una sola informazione precisa, direi ossessiva: Sciascia ha sottoscritto, non ha scritto il Manifesto per una unica, grande, lista verde, laica, libertaria. Lo ha detto a »Panorama . »Il principale sponsor dell'operazione viene considerato Marco Pannella . Da chi? Dove lo ha detto? Si sa chi era presente fra i deputati radicali, Dp e, in parte, verdi. Tutto è dietrologia. Ben diverso è il servizio di »Repubblica , che non ha mai riscosso un premio di simpatia e di lealtà nei confronti miei e dei radicali. »I Verdi temono che si tratti di una manovra di Pannella, tendente a fagocitarli . Sì? Dove lo hanno detto? Naturalmente, se il servizio ha

da parte sua una chiara ispirazione, legittima e evidente, il titolo: »Gli uomini di... lascia intendere di sicari, di killer, di uomini di mano...

Ieri, Signor Direttore, le agenzie hanno diffuso gli estratti della prima, lunga intervista politica che mi viene fatta da anni in Italia. Dunque, per una volta, se lei leggesse, sapesse leggere, oltre che scrivere anche se non scrive (stia attento!), c'era di che, forse, fare un titolo su di me, cioè su quello che io dico e faccio, e non su quello che i suoi redattori, i suoi collaboratori, mi prestano ad usum di non so chi, ma non certo dell'informazione.

Invece, censura assoluta. Naturalmente.

Quello che non fece Tassan Din lo sta permettendo (dunque: facendo, visto che è il direttore) lei. Quel che non fecero i barbari, lo fecero i barberini.

Ci vedremo in Tribunale, caro Direttore. E non conti troppo sul fatto che non siamo in Gran Bretagna o negli Usa ma in quello della giustizia all'italiana. Cioè dell'ingiustizia a favore dei prepotenti e dei vili. Eccezioni ve ne sono sempre. E qualche volta le si devono proprio ai radicali e a... Pannella. Che la saluta e le augura buone letture. Questa, per esempio.

 
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