di Nick HarmanSOMMARIO: Nick Harman, britannico, è redattore capo di quello che è forse il settimanale economico più importante del mondo, The Economist, per il quale è responsabile della campagna antiproibizionista. Nel suo intervento nel corso del Congresso di fondazione della LIA (Roma, 30 marzo - 1·aprile 1989) sostiene la necessità di uscire dal regime proibizionista per poter legalizzare, tassare, controllare e scoraggiare l'uso delle droghe.
(Notizie Radicali n· 66 del 25 marzo 1989)
Grazie tanto per questa meravigliosa organizzazione, grazie al Cora. Sarò il più breve possibile. Ci sono stati molti interventi eccellenti; vorrei fare soltanto una considerazione. C'è una conseguenza traumatizzante di questa riunione, questo edificio, c'è stato un gran numero di persone apparentemente rispettabili che hanno fatto un'esibizione pubblica e questo mostra le conseguenze della proibizione: se si proibisce una cosa all'interno la gente va a farla all'esterno, se c'è una richiesta ebbene ci sarà un consumo, ci sarà una fornitura e non c'è modo per uscire da questo dilemma. Per quanto riguarda le argomentazioni contro la proibizione, mi sembrano molto semplici: nell'ambito della legalità, soltanto nell'ambito della legalità possiamo stabilire il necessario quadro di regolamentazione, di scoraggiamento se volete, e di controllo di sostanze che sono evidentemente dannose. La forma più importante di controllo non è il controllo legale ma il controllo sociale, il controllo non duro, non rigido. Queste
forze molto potenti, noi stessi, tutti gli esseri umani che fanno sì che noi desideriamo fare cose strane per la nostra mente, questo non può essere soggetto a un controllo poliziesco, ma il controllo deve venire dalla società e da noi stessi come membri della società. Lo sforzo della proibizione è uno sforzo vano, è uno sforzo pericoloso. Il problema della droga è ovviamente un problema medico; ma la crisi attuale della droga non è un problema medico ma un problema criminale, è un problema creato direttamente dall'illegalità stessa. E questo è evidente, è tautologico. Se le attività in questione non fossero vietate, non sarebbero criminali; questo è l'argomento più semplice per la depenalizzazione. Ma ve ne sono altri, che sono anche più convincenti: che cos'è illegale? ciò che è illegale è segreto e la segretezza a sua volta dà luogo ad altri fenomeni. Ho avuto una discussione, e il mio interlocutore piuttosto indignato mi ha detto: "C'è molta informazione sulle droghe, ma è un'informazione che non è dif
fusa", e io risponderei, argomenterei che il grado di ignoranza è tanto maggiore quanto più potente e pericoloso diventa. Questa è una delle cose che l'illegalità impone, perché l'illegalità comporta un'attività sommersa e quindi il fatto che la discussione e l'informazione non diventi pubblica comporta la paura dei fatti; e questo è uno dei grandi pericoli dell'illegalità. L'illegalità poi - e questa è una delle cose che crea maggiori pericoli - ciò che è illegale è anche redditizio per coloro che forniscono le sostanze. Io ho citato cifre molto all'ingrosso, a grandi linee. Comunque i profitti della cocaina, dal prodotto originario al prodotto venduto, sembra siano dell'ordine del 5.000%. Parliamo qui appunto degli enormi profitti dalle vendita al dettaglio. E quindi come si può non sentire attrazione per questi profitti?
Sono stato in Pakistan alcuni anni fa con una persona che ha avuto un ruolo molto importante nell'esportazione di queste sostanze e alla Bbc: siamo stati molto colpiti da questo andamento dei prezzi. La proibizione non è stata un'esperimento. E' stato un esperimento dal 1980 al 1983 negli Stati Uniti ed è stato un esperimento che è fallito; credo siano d'accordo tutti sul fatto che il proibizionismo negli Stati Uniti ha ridotto il consumo dell'alcool ma ha prodotto una maggiore criminalità e certamente ha prodotto un tipo particolarmente pericoloso di crimine organizzato. Indubbiamente le gang che si sono formate e i gruppi di gangster che si sono formati in quel periodo, finché l'alcool è stato legalizzato, certamente ha continuato ad agire su sostanze che hanno continuato a rimanere illegali, ma vi è stato un periodo in cui questa organizzazione ha risentito della cessazione del proibizionismo. Naturalmente queste forze oggi si concentrano sulle droghe, ma si tratta di gente molto pericolosa e dotata di un
a grossa esperienza che non è priva di legami con questa parte del mondo. Non è un problema soltanto degli Stati Uniti o di un singolo paese, è un problema con ramificazioni internazionali: questo va sempre tenuto presente. Quando i giovani muoiono nella miseria nelle vie di Milano, nelle vie di New York o nelle vie di Edimburgo o di Napoli, questo non può essere dimenticato: sono intere società che vengono distrutte. L'America Latina, la Colombia, naturalmente sono casi conosciuti: esiste un pericolo di sovversione proprio da parte di questo tipo di traffico e la natura sovversiva di questo è creata proprio dalla sua illegalità. In Gran Bretagna c'è una lunga esperienza sul controllo delle droghe, in particolare dell'alcool, e questo è stato iniziato quando si è verificato un grave disagio sociale determinato dalla diffusione di gin a bassissimo prezzo e per la prima volta - si era all'inizio dell'industrializzazione, quando la mano d'opera veniva ingaggiata a bassissimo prezzo - il governo britannico, a ca
vallo del secolo, si è mosso in un modo relativamente intelligente. E cosa è stato fatto? Vi è stato un controllo di stato della qualità. Una bottiglia di alcool di qualsiasi tipo doveva essere sottoposta a questo controllo, doveva esser puro, e quindi voi sapevate che cosa compravate.
La situazione dell'illegalità comporta che la gente si venda del veleno, e questo naturalmente è stato anche molto vantaggioso per la Gran Bretagna; è stato vantaggioso per esempio per il marchio di qualità per il whisky scozzese, quindi controllo della qualità, controllo su quanto può essere venduto o bevuto e imposizione anche di tasse a livelli notevoli su tipi di alcool di marca per scoraggiare il tipo di consumo considerato più nocivo. In questo modo si è ridotto il consumo di cattivo gin e si è incoraggiato il consumo di birra, che quanto meno è abbastanza nutriente e non è distruttiva come può esserlo il gin. Questo naturalmente si avvicina molto a quanto ha detto l'on. Teodori del Partito radicale per quanto riguarda questo paese, e io vi raccomando molto caldamente di prestare attenzione a quanto ha detto.
Ora, una legalizzazione parziale, una politica di tolleranza che possa in qualche modo consentire le piccole quantità, è una cosa che parecchi paesi, parecchie società stanno prendendo in considerazione: noi abbiamo avuto molte discussioni sul modo in cui questo è stato realizzato e in parte poi anche disfatto in Spagna e in altri paesi, e mi sembra che noi dovremmo vedere queste cose con una certa diffidenza; però se voi consentite il consumo, il possesso per l'uso personale, ma mantenete l'illegalità per quanto riguarda la fornitura, la vendita della sostanza, quello che fate è consentire un reddito in più ai fornitori, ai possessori legali di piccole quantità. E quindi dobbiamo stare molto attenti su questa politica di tolleranza pragmatica del consumo. Questo è un pensiero che vorrei citare a margine, però è un pensiero che è degno di considerazione. Penso che se si opera una depenalizzazione dev'essere totale, e penso che dovremmo stare molto attenti nel distinguere tra la legalizzazione e la liberalizz
azione. La legalizzazione mi sembra significhi ... io stesso penso che vi sono nella società un certo numero di giovani che sono sciocchi, vi sono abbastanza sciocchi, poveri che vivono al di fuori di un quadro sociale che consenta loro di fare una vita regolata. Esiste un numero sufficiente di persone che sono in qualche modo deboli, che sono in qualche modo handicappati, infelici, e quindi è necessario mantenere un grado di protezione sociale contro le conseguenze di una droga che può danneggiare la vostra mente. Di conseguenza io penso che un regime di legalizzazione debba essere differenziato da un regime di incoraggiamento o di tolleranza. E penso che questo sia importante.
Io penso che lo stato abbia un ruolo importante da giocare, che non si tratta di un tipo di ragionamento libertario - il mio collega medico userebbe questo termine, libertario -, io penso che sia un argomento pragmatico, contrario appunto alla criminalità. Lo stato non dovrebbe ritirarsi, non dovrebbe essere latitante. Io penso che noi dovremmo creare un quadro legale in cui la popolazione sia informata delle conseguenze dell'assunzione della droga, in cui la qualità delle droghe sia controllata e nella quale vi sia una tassazione di questo commercio, con tutte le disposizioni connesse, quindi una tassazione maggiore sulle droghe più pericolose dal punto di vista medico, e quando dico droghe ovviamente mi riferisco a tutto quanto lo spettro, dalle sigarette all'alcool all'eroina. Ci vorrebbe un regime uniforme, ma io penso che qualsiasi regime che definisce le sostanze liberalizzate e quelle che non lo sono sia, perché vi sono delle sostanze in definitiva non dannose, ma nessuno sa quello che poi succede a
distanza di tempo, e quindi un quadro legislativo non dovrebbe identificare prodotti specifici, perché si potrebbero avere delle sorprese; molto presto potrebbero scoprirsi cose diverse su questi prodotti.
Per concludere, vi sono due problemi: esiste un problema medico, e qui vi è un numero sufficiente di esperti, di medici che potrebbero parlarne molto meglio di quanto potrei fare io. C'è un problema criminale, un problema penale che in questo momento mi sembra infinitamente più grave, che esiste a livello internazionale, a un livello in cui effettivamente è messa in pericolo la sopravvivenza degli stati, nonché la pace, la tranquillità e la sicurezza personale. Si tenga conto anche della tendenza in America Latina. E qui ci sono esponenti che possono essere testimoni molto migliori di quanto potrei esserlo io.
E vorrei concludere con una specie di slogan: legalizzare, tassare, controllare, scoraggiare. Questo è quello che io credo dovrebbe essere l'atteggiamento convincente, l'atteggiamento ragionevole nell'ambito di una legalizzazione delle droghe e io spero che un movimento internazionale a tal fine possa emergere da questo congresso perché ne abbiamo veramente un gran bisogno