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Pannella Marco - 4 aprile 1989
FEDERAZIONE LAICA: "NON GETTO LA SPUGNA. NON MI RASSEGNO. TORNO A PROPORRE: CONVEGNO LAICO, CONVENZIONE PER LA FEDERAZIONE LAICA, SUBITO, IL 15 APRILE. APERTA A CHI VUOLE AVERE UNA "TESSERA" DIRETTAMENTE DELLA COSTITUENDA FEDERAZIONE". UN ARTICOLO DI MARCO PANNELLA SUL GIORNALE D'ITALIA DI DOMANI.

SOMMARIO: Di fronte alle resistenze che si manifestano sulla sua proposta di "federazione laica" fra Pli, Pri e parte dei radicali, Marco Pannella rilancia l'iniziativa chiedendo la convocazione di un "Convegno laico", di una "Convenzione per la Federazione laica" "aperta a chi vuole avere una "tessera" direttamente della costituenda Federazione. Esattamente come l'UDF francese, che non mi sembra esser la più rivoluzionaria e audace delle imprese".

(NOTIZIE RADICALI, 4 aprile 1989)

Roma, 4 aprile - N.R. - Il Giornale d'Italia di domani mercoledi' 5 aprile pubblicherà il seguente articolo di Marco Pannella.

"Se all'annuncio di un patto federativo, cioè di una federazione fra PLI e PRI e una parte non marginale dell'area radicale, stampa e televisioni avessero dedicato anche solo una parte della marea di titoli di prima pagina, di interviste, di dibattiti televisivi che dedicano oggi come ieri, avanti ieri ma non necessariamente domani, alle solite diatribe intergovernative sulla politica economica che da venticinque anni ci deliziano per la loro inanità, la federazione sarebbe stata già cosa fatta.

Invece, alla vigilia di elezioni o di congressi di partito, secondo ruoli fissi, gli uni devono ricordarsi d'esser per il rigore, gli altri per la difesa degli umili e dei lavoratori, tutti per le riforme che assieme e separati non fanno, nè faranno mai. Non importa se poi nessuno di lor signori, da lustri e lustri, si dimette, esce poi davvero dal Governo o dalle maggioranze governative: sicchè, in una democrazia effettiva, gli uni o gli altri avrebbero finito per governare, bene o male, o per opporsi secondo regole di opposizione, e non di fronda, o di comparaggi insoddisfacenti.

La stampa (ieri, ma oggi più che mai) espressione editoriale di satrapie economiche o di correnti trasversali dei vari partiti (tutti, fino ad ieri, con un inizio di eccezione per il PCI) fomenta risse, scassi e scazzi di loro signori. E se qualcuno, fra le testate maggiori, per un attimo sembra voler prestare più attenzione a qualche segnale di rinnovamento e di riforma concreto, subito i titolari abituali dei titoli di prima pagina, di prima o seconda rete, di questo o di quell'ambiente borsistico, diventano timidi, misurano parole e centimetri di avanzamento, invitano gli altri alla prudenza ed alle lentezze. Per meglio riprendere, un attimo dopo, la trita sceneggiata dei loro umori, dei loro sentimenti e risentimenti, dell'esasperazione dei loro ruoli sempre più vuoti e consunti.

E' quel che sta accadendo in questi giorni, tranquillizzando, penso, chi in questo mestiere di consumatore di ogni possibile, di occupante di prepotere e di sottopotere, di gioco al massacro degli interessi generali, ha dimostrato di eccellere.

Vanamente si afferma di cercare un sussulto di indignazione e di assunzione di responsabilità nella cultura politica, nel bagaglio civile che pure spesso si evocano, o ha nome dei quali esistono una dozzina di giornalisti - politologi sempre pronti a esprimersi giustamente increduli sulla propria credibilità.

In realtà, lo si afferma, ma non solo non lo si fa: si cerca invece di impedire che avvenga.

Basta guardare a questa storia della federazione laica, a proposito della quale molto opportunatamente i liberali sembrano cominciare a preoccuparsi.

Mi si è risposto, nei giorni scorsi, che il 15 aprile sarebbe stata convocata una grande Convenzione laica, per dimostrare che nessuno vuole tornare a riproporre meccanicamente l'insipida minestra riscaldata del 1984. Mi si è lasciato intendere che non dovevo disturbare il manovratore, che occorreva esser prudenti, non esagerare, non avere fretta, non fare i passi più lunghi della gamba, non lasciar l'uovo di oggi per la gallina di domani, di non dimenticare l'apparente necessità di lentezza di chi non opera da isolato ma a nome e per conto di partiti democratici che democraticamente devono confrontarsi, discutere, per poi scegliere, in apparenza tardi, ma in realtà solidamente...

Insomma, dovevo lasciar fare; e se così non mi garbava, arrivederci e grazie.

Il 15 aprile è fra poco più di una settimana. Leggo i giornali, e in effetti La Malfa è interrogatissimo, citatissimo; un pò meno, al solito, gli amici liberali. Ma più spazio conquistiamo, e meno riforme, rinnovamento, federazione, patto federativo, alleanza nuova, apertura, stimolo, "invito ai laici", notifica di questo appuntamento, mi riesce di trovare.

Insomma: se si tratta di approfondire le divisioni del mondo laico-democratico, la centralità della DC, l'assenza di tolleranza e di tensioni ideali, di grandi obiettivi politici in luogo delle vecchie, nauseanti solfe programmatiche, che valgono sempre e solamente contro i ministri degli altri, l'altra parte dei Governi e del Governo, se di questo si tratta viva Rabelais, la pantagruelica abbondanza di chiacchiere e di lotte, la mancanza di misura, l'avevo - detto - io, vattene - tu - che - resto - io.

Ma se si tratta di fornire al cento per cento dell'elettorato qualche motivo di novità vera, di Europa vera, di riforma di se stessi per mostrare che riformare si vuole e si sa, si da rendere probabile o possibile di invertire il corso delle cose, il corso liquidatorio del regime, allora non c'è mai tempo, occorre avere "dietro di sè il Partito", che - sia detto per inciso - in tal caso, non occorre certo riunire o far dibattere per approvare l'aria fritta, anche se ormai sta avvelenando biosfera e territorio, fin l'anima e le tasche di ciascuno.

Io non ci sto. Non getto la spugna. Non mi rassegno a lasciare i morti seppellire i loro morti. Specie quando fanno parte della mia famiglia.

Allora torno a proporre: Convegno laico, Convenzione per la Federazione laica, subito, il 15 aprile. Aperta a chi vuole avere una "tessera" direttamente della costituenda Federazione. Esattamente come l'UDF francese, che non mi sembra esser la più rivoluzionaria e audace delle imprese.

Se l'incombere delle elezioni non mobilita un pò più d'impegno e di buona volontà, di coraggio e di riforma, vi figurate cosa accadrebbe, cosa accadrà il 19 giugno?"

 
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