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Stanzani Sergio - 22 aprile 1989
35· Congresso di Budapest(2) Relazione del primo segretario
Sergio Stanzani

II.

LE RAGIONI DELLA SCELTA TRANSNAZIONALE E TRANSPARTITICA DEL PARTITO RADICALE: UNA DIFFICILE SCOMMESSA PER UN PARTITO DI FORZA, ESPERIENZA E STORIA QUASI INTERAMENTE ITALIANE.

SOMMARIO: Nel secondo capitolo della relazione presentata dal Primo segretario del Partito radicale al Congresso di Budapest, Sergio Stanzani illustra le ragioni della decisione di trasformare un partito prevalentemente italiano in soggetto politico trasnazionale e le difficoltà incontrate per realizzare questo obiettivo.

(35· Congresso del Partito Radicale, Budapest 22-26 aprile 1989)

All'inizio del 1988, il precedente congresso del partito radicale - il 34· di un partito che aveva avuto fino ad allora una storia quasi esclusivamente italiana perche'pur essendo aperto alla partecipazione di militanti di altri paesi, e pur essendo stato protagonista di lotte politiche concernenti grandi questioni internazionali, aveva avuto come ambito e territorio pressoché esclusivo l'Italia - ci aveva affidato il compito di realizzare la più radicale delle rifondazioni che mai una forza politica abbia tentato: la trasformazione del partito radicale in organizzazione politica transnazionale. Per farlo si e' addirittura inventata una parola nuova, pressoché sconosciuta nel linguaggio non solo politico dei diversi paesi: un termine che designa un partito ed una politica capaci di attraversare le frontiere, le istituzioni e i partiti nazionali. Questa parola veniva contrapposta a quella di uso corrente, la parola internazionale che designa invece i rapporti tra Stati nazionali e per quanto riguarda le orga

nizzazioni politiche (le internazionali di partito) i rapporti fra partiti nazionali che rimangono fra loro separati, ciascuno geloso della propria autonomia nazionale e della propria sovranità.

Questa scelta e' stata determinata dalla drammatica convinzione che i grandi problemi della nostra epoca sono ormai problemi planetari che attraversano le frontiere nazionali e non possono essere affrontati, e quindi non possono essere governati, attraverso gli Stati nazionali, le loro leggi, i loro bilanci, i loro poteri. L'umanità è stata soprattutto preoccupata, dalla fine della seconda guerra mondiale, dal rischio di un nuovo conflitto mondiale che a causa delle bombe nucleari poteva essere catastrofico per l'intero pianeta.

Ma il rischio di eventi catastrofici si è enormemente esteso, ben oltre l'ipotesi di un conflitto mondiale generalizzato.

Si tratti del buco nell'ozono o dell'effetto serra, della deforestazione del pianeta o della desertificazione di zone sempre più vaste di territorio, dell'inquinamento dei mari e dell'aria; si tratti dei diritti umani negati a gran parte dell'umanità o del diritto alla vita negato alle decine di milioni di persone che muoiono ogni anno per mancanza di alimentazione e per malattia, e alle centinaia di milioni di altre che soffrono la fame e la miseria; si tratti del formarsi tumultuoso di megalopoli in Asia, in Africa o in America latina o della crescente immigrazione in Europa o in America del nord di milioni di persone scacciate dai loro paesi d'origine dalla mancanza di cibo e di lavoro; si tratti di guerre geograficamente limitate, alimentate dall'esportazione di armi sofisticatissime dei paesi industrializzati o, nei paesi più ricchi e sviluppati, del diffondersi della droga e della criminalità, è evidente che il diritto, la politica e le istituzioni attuali sono impotenti a dominare questi fenomeni, si

cché il mondo intero sembra assistere paralizzato al loro sviluppo, che può determinare esiti catastrofici per l'intera umanità.

Da una parte si va diffondendo, non solo fra gli intellettuali, ma anche nelle opinioni pubbliche, la consapevolezza di questi problemi, della loro entità, del loro rapidissimo evolversi, del loro pericolo; dall'altra si sa che esistono le conoscenze ed i mezzi per affrontare questi problemi e governarli nell'interesse dell'umanità, in un'epoca che ha visto, in meno di un secolo, accumulare acquisizioni scientifiche maggiori di quante non se ne siano acquisite nel corso di tutta la storia umana.

E' dunque un problema di volontà politica, ma non solo. Perché anche quando questa si manifestasse, si scontrerebbe con la lentezza delle procedure internazionali, con la frammentazione dei poteri nazionali, con la molteplicità degli interlocutori, con la resistenza degli interessi particolari, che può meglio celarsi ed operare avvalendosi di queste difficoltà.

La politica, intesa come capacità di affrontare in maniera efficace e creativa i grandi problemi della nostra epoca, è quindi negata. Occorre riconquistare il diritto alla politica, oggi che la polis è il mondo intero.

Se non c'è la possibilità di attuare il diritto alla vita, è la stessa vita del diritto che è messa in causa e minacciata. Occorre, dunque, affermare un nuovo diritto transnazionale e sovranazionale, che non annulli le nazioni, ma le attraversi e le superi.

E' la sfida che il partito radicale ha deciso di lanciare: una sfida apparentemente impossibile e sproporzionata alle sue forze; la sfida di costruire una forza politica che riunisca ed organizzi cittadini di diversi paesi, i quali intendano battersi insieme per conseguire comuni obiettivi e per trasformare i propri programmi in legge e in diritto transnazionale.

Questo partito non intende essere concorrente dei partiti nazionali. Ad esso dunque possono aderire quei comunisti, liberali, cristiani e socialisti che condividono la necessità e l'urgenza di questi propositi e di questi obiettivi e constatano con noi l'insufficienza delle loro rispettive organizzazioni "internazionali".

Tutti costoro troveranno un partito laico, non un partito ideologico, a cui si aderisce sulla base di programmi ed obiettivi di lotta politica.

Il Congresso di Bologna ci aveva invitato a ricercare il terreno su cui affondare le radici del partito transnazionale su sei grandi questioni, di portata quasi sterminata o per la loro consistenza e latitudine o per la grandiosità e la difficoltà dell'impresa:

1) la lotta per riprendere ed accelerare il processo costituente dell'unità politica della Comunità europea;

2) l'antitotalitarismo e la lotta per la democrazia e i diritti umani;

3) la lotta allo sterminio per fame ed al sottosviluppo nel terzo mondo, per il disarmo, la sicurezza e la pace;

4) l'antiproibizionismo contro la criminalità, le culture e le ideologie sviluppatesi grazie al mercato clandestino della droga;

5) la difesa e lo sviluppo dei principi dello stato di diritto;

6) le grandi questioni ambientali e la stessa sopravvivenza dell'umanità.

Sono gli stessi temi che appartengono tutti al nostro patrimonio ideale ed alla nostra storia politica.

Per oltre trent'anni questo partito è stato in Italia il protagonista, spesso vittorioso, delle lotte per i diritti civili.

Siamo stati gli animatori di una grande battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo. Gli oppositori intransigenti della distruzione dell'ambiente e dell'energia nucleare. Il referente ed il portavoce dei refusnik e dei dissenzienti di tutto il mondo.

Ma la peculiarità di quest'esperienza e di questi successi era dovuta a due condizioni: l'interlocutore prevalente, se non esclusivo, era sempre stato individuato nelle istituzioni e nell'opinione pubblica italiana; la caratteristica teorica di partito non ideologico consentiva inoltre al partito radicale di concentrarsi di volta in volta su specifiche lotte politiche e su precisi obiettivi di riforma.

Queste caratteristiche metodologiche sono state sconvolte. Da un terreno di lotta delimitato geograficamente e di volta in volta politicamente circoscritto a singoli obiettivi, siamo passati forzatamente ad un terreno sconfinato sia nella geografia sia nei temi.

Abbiamo voluto essere non un'internazionale di partiti e di movimenti nazionali, ma un partito transnazionale, e quindi un'associazione unica di aderenti di diversi paesi, uniti da comuni ideali e che si riconoscono in comuni obiettivi politici: e intanto in questo, di volersi riconoscere in questo nuovo strumento e di volerlo insieme costruire.

 
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