Sergio StanzaniIX.
L'EUROPA, ISRAELE E LA QUESTIONE PALESTINESE.
LA PROPOSTA DEL PARTITO RADICALE.
SOMMARIO: Nel nono capitolo della relazione presentata dal Primo segretario del Partito radicale al Congresso di Budapest, Sergio Stanzani affronta la questione israeliano-palestinese sostenendo la necessità di un ruolo attivo della Comunità europea per la risoluzione di questo conflitto.
(35· Congresso del Partito Radicale, Budapest 22-26 aprile 1989)
Siamo stati accusati spesso, in Italia e in Europa, di essere unilateralmente schierati dalla parte di Israele. Non crediamo di esserlo stati.
Se una nostra unilateralità c'è stata, questo è avvenuto perché abbiamo dovuto contrastare un unilateralismo generalizzato, tutto anti-israeliano e filo-OLP, di una sinistra europea che sembra disposta a riconoscere ai palestinesi ed agli arabi un unico diritto, quello all'indipendenza. Questa sinistra è sempre stata pronta a gridare e a scendere in piazza solo contro i pretesi crimini di Israele ed è rimasta silenziosa nei confronti di crimini ben più gravi commessi dagli Stati arabi contro i loro cittadini o contro i profughi palestinesi, com'è silenziosa in queste settimane e in questi mesi quando le armi siriane si rivolgono contro la popolazione cristiano-maronita del Libano per ucciderla, scacciarla, ridurla in soggezione, comprimerne i diritti.
In realtà siamo stati l'unico partito europeo a chiedere le dimissioni del Governo Shamir-Rabin per le responsabilità delle repressioni nei territori occupati. E non abbiamo atteso l'"Intifada" per rimproverare ai Governi di Gerusalemme la grave responsabilità di aver combattuto la guerra con le sole armi militari, mentre avrebbero dovuto combatterla con quelle, che potevano risultare vincenti, del diritto, dei diritti civili, della democrazia.
C'è un altro unilateralismo di cui non siamo partecipi, ed è quello di cui danno prova i Governi e la Comunità dei paesi europei che sembrano solo capaci di fare pressioni perché Israele tratti con l'OLP e riconosca lo Stato palestinese, senza peraltro assumersi alcuna responsabilità per assicurare la sicurezza dello Stato di Israele, pienezza di diritti politici e civili ai cittadini del futuro Stato palestinese, le condizioni di una convivenza pacifica non solo fra i due Stati, ma anche con la Giordania e l'Egitto.
E' questo il motivo che ci ha indotto a rivolgerci contemporaneamente ai governanti di Israele ed alla Comunità europea per un coinvolgimento diretto della Comunità nella soluzione della questione mediorientale. Abbiamo proposto l'adesione di Israele alla Comunità e soluzioni di convivenza da studiare con ed eventualmente nell'ambito della Comunità. E' questo anche il motivo che ci ha indotto a tenere una delle riunioni del nostro Consiglio Federale a Gerusalemme.
Ha scritto Marco Pannella in un articolo pubblicato dai maggiori quotidiani israeliani:
"Alla vigilia del 2000 lottare per edificare o difendere uno Stato nazionale - tanto più se di minime dimensioni - è un nonsenso, un errore strategico oltre che ideale e politico. Questa realtà, che è stata compresa da Stati come la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, l'Italia, è vera anche per Israele, così come per coloro che lottano per uno Stato palestinese. Invece tutti i partiti - ed il mondo intero - sembrano convinti del contrario".
Quando per primi abbiamo avuto il coraggio di dire e proporre queste cose, eravamo guardati con diffidenza e sospetto in Israele, con diffidenza e sospetto dall'opinione pubblica europea.
Poi quest'idea di un coinvolgimento diretto della Comunità ha cominciato a farsi strada. Prima l'ha ripresa l'ex Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi, sia pure sotto la forma riduttiva di un'offerta di amministrazione comunitaria dei territori occupati in un periodo di transizione che preceda l'indipendenza. Oggi abbiamo visto che l'idea di una partecipazione dello Stato d'Israele e del futuro Stato palestinese alla Comunità europea viene proposta da un comitato italiano e costituisce il tema di un confronto fra questo comitato, esponenti israeliani ed esponenti palestinesi.
Ma siamo ben lontani da modificazioni sostanziali nei Governi dei dodici paesi e nell'insieme della Comunità. Anche qui l'Europa continua ad essere assente e ad eludere le proprie responsabilità.