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taradash marco - 14 agosto 1989
Il punizionismo sulla droga di Craxi e Andreotti
di Marco TARADASH

SOMMARIO: La sintesi dell'intervento di Marco Taradash alla conferenza stampa del CORA sul tema "Il punizionismo sulla droga di Craxi e Andreotti. Una risposta dall'Europa" che si è svolta a Roma il 4 agosto 1989. Sono intervenuti il segretario del CORA Luigi del Gatto, il deputato europeo eletto in Italia nella lista antiproibizionista Marco Taradash, l'istruttore di polizia della Germania federale George Thamm e il deputato italiano eletto nella lista del Partito Radicale Mauro Mellini.

(Notizie Radicali n.175 del 14 agosto 1989)

1. Il Proibizionismo sulla droga nasce su iniziativa del Vescovo di Manila, Monsignor Brent, nel 1909, con la convenzione di Shangai sull'oppio. Nel 1912 la convenzione de l'Aja amplia il divieto a tutte le droghe allora conosciute. Ma è soltanto nel tardo dopoguerra che leggi proibizioniste cominciano effettivamente ad operare su scala internazionale.

In pratica il Proibizionismo sulla droga comincia a produrre effetti significativi nei paesi occidentali a partire dal 1961, quando 77 stati, poi saliti a 115, ratificano su iniziativa Usa e sotto l'egida dell'Onu la cosiddetta Convenzione Unica che estende il divieto di produzione e commercio a 108 piante e sostanze naturali e sintetiche.

Il Proibizionismo sulla droga è un fenomeno storico e oggi abbiamo tutti gli elementi per giudicarne efficacia e conseguenze nell'arco di quasi trent'anni.

2. Il Proibizionismo sull'alcool negli Usa durò 14 anni, dal 1919 al 1933, e venne istituito sui medesimi fondamenti morali, sanitari, sociali e giuridici che attualmente giustificano il proibizionismo sulla droga.

Anche gli effetti furono analoghi: nel 1927 le morti di cui era responsabile l'alcolismo erano aumentate del 600 per cento rispetto a dieci anni prima e le condanne per guida in stato di ubriachezza erano aumentate del 476 per cento.

Nel 1930 mezzo milione di americani erano stati arrestati per aver violato la legge proibizionista e fra di loro 230mila dovevano scontare 33mila anni di carcere.

Alla fine del Proibizionismo sull'alcool oltre 35mila persone erano morte avvelenate da liquori fabbricati clandestinamente e un numero imprecisato di bevitori era diventato cieco o storpio a causa di bevande avvelenate.

Nel 1987, in Urss, durante il quasi-proibizionismo sulla vodka, 10mila persone sono morte per avvelenamento da grappe prodotte clandestinamente e sono stati aperti 500mila procedimenti per associazione a delinquere in violazione della legge proibizionista.

3. In Italia oggi ogni 7 ore un ragazzo o una ragazza muoiono per strada o su una panchina dopo un'iniezione di eroina. E' un ritmo di morte appena più lento di quello della Germania, paese ultraproibizionista, dove non vige la regola della "modica quantità".

Tutte queste morti non sono dovute all'eroina, ma alle modalità di consumo. Sono morti per incidenti di strada, dovute all'incontro-scontro con dosi sconosciute, vendute fuori da ogni controllo e garanzia sanitaria, e alla miscela fra eroina e altre sostanze, alcool in particolare.

La morte di centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi è il prezzo che viene (da essi) pagato alla legge proibizionista.

Ne sono consapevoli i fautori della repressione penale?

Pesano queste morti sulla coscienza di qualcuno?

4. Oggi la Comunità Economica Europea tratta gli alcoolici e i tabacchi come meri prodotti agricoli. Sono una merce come le altre di cui viene incentivata produzione e consumo. La preoccupazione principale delle autorità europee è di facilitarne il commercio e sostenerne la coltivazione. Non si contano - ma mi preoccuperò di redigerne quanto prima un elenco completo per denunciare in aula, a Strasburgo, le sostanziali violazioni delle direttive dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - le decisioni, le direttive, i regolamenti e le raccomandazioni in tal senso, cui si aggiungono conformi sentenze della Corte del Lussemburgo.

Eppure soltanto qualche settimana fa è stato diffuso il dato sui morti per tabacco nella Comunità europea: 440mila nel 1987 (di cui 140mila in Italia).

5. Soltanto l'altro ieri il Ministro degli Interni Gava e della Giustizia Vassalli hanno affermato che la criminalità legata al traffico di droga rappresenta la più grave emergenza che l'Italia deve affrontare per poter entrare dalla porta principale nella Comunità europea del 1993.

Il governo intende affrontarla soprattutto con la proposta di legge Jervolino. Persecuzione dei consumatori fino ai limiti del sadismo psicologico, manette subito dopo le prime trasgressioni ai divieti di guida o di libera circolazione. Centinaia di migliaia di procedimenti penali verranno a ingolfare l'amministrazione della giustizia e a paralizzarla definitivamente. Le città diventeranno più violente, le strade ancora meno sicure, i reparti infettivi degli ospedali sempre più insufficienti.

6. Leggi più severe sono controproducenti. Leggi più efficaci sono inutili. Questo è il paradosso del Proibizionismo.

A una persona ragionevole non interessa affatto la cattura di cento spacciatori o narcotrafficanti. Non interessano cento spacciatori o narcotrafficanti in galera.

A una persona ragionevole interessa che scompaiano dalle strade gli altri centomila, quelli che nessun esercito di poliziotti o magistrati potrà mai eliminare finché i profitti del traffico di droga si conteranno in migliaia di miliardi.

L'inchiesta di Padova sulle connessioni fra traffico di droga e traffico di armi, terrorismo basco e terrorismo palestinese rivela, una volta di più, come l'economia della droga sia parte integrante degli equilibri geopolitici del pianeta.

7. E allora:

a) opposizione ferma e attiva alla proposta di legge punizionista del Governo Andreotti-Martelli sulla repressione moralista e penale del consumo, perché causerebbero più crimine, più aggressioni, più Aids, più morti per overdose e più consumo;

b) sostegno a una strategia sanitaria di riduzione dei danni diretti e indiretti della droga che il nuovo ministro laico della Sanità volesse introdurre dopo le devastazioni provocate dall'inquinamento moralistico della gestione di Donat Cattin;

c) contrarietà a qualsiasi ipotesi di stralcio delle parti della legge sulla repressione del narcotraffico, perché sono fumo negli occhi;

d) attività a livello di Parlamento Europeo per abolire o ridurre ogni facilitazione alla produzione e al commercio di alcoolici e tabacco e per avvicinarci ad un sistema commerciale più restrittivo di queste sostanze che potrebbe anche servire da modello per la legalizzazione delle droghe attualmente proibite.

 
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