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Calderisi Giuseppe - 16 ottobre 1989
Emigrazione: L'Accordo di Schengen
Gruppo federalista europeo della Camera dei deputati italiana

SOMMARIO: Gli interpellanti esprimono riserve sull'Accordo di Schengen che propone norme sempre più restrittive in materia di ingresso nella Comunità europea di cittadini provenienti da paesi extracomunitari.

INTERPELLANZA

Al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri per gli affari esteri, del coordinamento delle politiche comunitarie dell'interno, di grazia e giustizia, degli affari sociali, del lavoro e previdenza sociale.

Premesso che:

- dal 1986 i Ministri responsabili degli Stati membri della Comunità europea collaborano nel "Gruppo sull'immigrazione" nel quale la questione dell'immigrazione illegale è discussa in connessione con la lotta al crimine ed al terrorismo, con il rischio di un discutibile collegamento tra i due fenomeni;

- il "Gruppo Trevi" che riunisce i Ministri della giustizia e degli interni e che ha una incerta collocazione nel quadro istituzionale comunitario, continua a formulare pareri in materia di visti e di asilo politico; pareri che, ancorché non vincolanti, assumono un importante rilievo politico tanto da aver suscitato un giudizio molto critico da parte del Parlamento europeo attraverso una risoluzione del 18 giugno 1987;

- il "Gruppo dei Coordinatori" creato dal Consiglio europeo nel 1988 ha raggiunto di recente un consenso sulle procedure per le richieste di asilo e sulla politica dei visti senza che sia stata data idonea informazione sui risultati raggiunti;

- le difficoltà di stabilire un'armonizzazione delle modalità di controllo alle frontiere e di soggiorno delle persone al fine di assicurare una libera circolazione sul territorio degli Stati membri, sono aggravate dalla conclusione dell'Accordo di Schengen dal 14 giugno 1985 tra Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia e Repubblica Federale Tedesca. Questo accordo internazionale è privo di una clausola di adesione per gli altri Stati membri e pertanto il suo ampliamento ad altri Stati comunitari richiede una volontà espressa degli attuali Stati contraenti. Essi possono così subordinare l'allargamento dell'applicazione del suddetto Trattato all'esistenza o all'accettazione di talune condizioni da parte dello Stato che intenda parteciparvi;

- come è noto l'accordo riguarda "la soppressione dei controlli alle frontiere comuni", attraverso il ravvicinamento delle legislazioni. Tra le norme a breve termine o a medio termine, particolarmente importante è quella che prevede una cooperazione comune per l'immigrazione da paesi terzi, nonché "di alcuni aspetti del diritto degli stranieri" (art. 20). Si tratta di un obbligo di armonizzazione che va al di là della cooperazione di polizia e che assume carattere di legge quadro rispetto a specifiche misure legislative che, ove previsto dal diritto costituzionale degli Stati membri, dovrebbero essere sottomesse all'approvazione dei Parlamenti nazionali;

- appare insufficiente la predisposizione di un obbligo di consultazione con gli altri Stati membri della CEE, poiché le misure prese nell'ambito dell'Accordo producono effetti nel territorio degli altri Stati comunitari;

- l'Accordo di Schengen esprime un quadro di cooperazione giudiziaria, anche in materia di estradizione, nonché l'impegno a cooperare nella lotta del crimine, alla droga, e in materia di divieto delle armi;

- la creazione di un sub-sistema, come quello dell'Accordo di Schengen, mostra evidentemente che le prospettive di competenza comunitaria nella materia appaiono fragili ed insicure; l'impegno assunto attraverso l'Accordo non risulta avere come termine il '92 né prevede una decadenza automatica al momento dell' emanazione di specifici atti comunitari di armonizzazione legislativa;

I sottoscritti chiedono di conoscere:

- se il Governo sta esaminando la possibilità che l'Italia aderisca all'Accordo di Schengen e se una delle condizioni poste dagli attuali Stati contraenti all'ingresso dell'Italia nell'Accordo di Schengen riguarda la politica dei visti di ingresso dai paesi terzi (ed in particolare l'introduzione del visto d'ingresso per i cittadini turchi);

- se corrisponde al vero che il ritiro della clausola geografica alla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo Statuto dei rifugiati, ritiro tante volte solennemente preannunciato dal governo italiano e mai sinora realizzato, continuerà ad essere condizionato dal Governo italiano alla preventiva approvazione di un sistema di controllo dell'ammissione dei cittadini extracomunitari sul territorio italiano;

- se il Governo, nella difficoltà riscontrata sino ad oggi di approvare una legislazione nazionale e comunitaria sull'ammissione ed il soggiorno dei cittadini extracomunitari, intende avvalersi dell'Accordo di Schengen come sistema-quadro di controllo "surrogatorio" della regolamentazione comunitaria che finirebbe così con l'essere rinviata a tempo indeterminato;

- se il Governo intende avvalorare la politica legislativa dei cinque Stati membri dell'Accordo di Schengen, che appaiono sempre più restrittive in materia di immissione di cittadini provenienti da paesi extracomunitari;

- quali sono le linee della politica italiana espresse in seno al "Gruppo sulla immigrazione", nel "Gruppo Trevi" e nel "Gruppo dei coordinatori";

- quali azioni il Governo intenda svolgere per la creazione della cittadinanza europea e la effettiva attuazione della Dichiarazione dei diritti delle libertà fondamentali approvata dal Parlamento Europeo il 12 aprile 1989, che riguarda tutti gli individui anche non cittadini comunitari.

Peppino Calderisi

Mauro Mellini

Massimo Teodori

Francesco Rutelli

Sergio Stanzani

Marco Pannella

Luigi D'Amato

Adele Faccio

Emilio Vesce

 
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