SOMMARIO: E' ricostruita in questi testi la vicenda delle dimissioni di Marco Pannella dalla Camera dei Deputati italiana; le questioni gravissime che con esse Pannella ha sollevato insieme al velo sporco e spesso di cui il Parlamento è ricoperto. Ecco dunque quel che l'ormai ex deputato ha scritto ai suoi colleghi, quel che ha detto in Aula, quel che a lui e ai problemi da lui sollevati è stato risposto; con l'esito a "sorpresa" dell'accoglimento delle dimissioni. E poi quel che si è detto della vicenda: in "Transatlantico", sui giornali, dai microfoni della Rai.
Di seguito la lettera di dimissioni di Marco Pannella alla Presidente della Camera dei Deputati.
(Notizie Radicali n.248 del 14 novembre 1989)
Signora Presidente,
dovunque si volga lo sguardo il prevalere di impulsi, riflessi, violenze istituzionali e sociali di carattere inequivocabilmente fascistico mi appare tragicamente chiaro.
Se manca, o sembra mancare, la violenza squadristica, con le sue vittime e i suoi assassini, è perchè l'assassinio dell'immagine, della verità, della tolleranza, delle idee, delle stesse leggi e del loro fondamento morale, la Costituzione, lo si compie oggi ogni ora, in modo più completo, più profondo, più radicale di allora, attraverso l'opera dei mass-media (in primo luogo la RAI-TV, il cui teppismo e squadrismo, non più nella sola prima rete, ma ancor più nella rete "socialista" e nella sua gestione "presidenziale"; ma anche grazie allo scatenarsi, convergente con quelli, dei giornali espressione dei maggiori gruppi industriali e di potere italiani e multinazionali) e la denigrazione del Parlamento, la tendenza a linciare chiunque non sia d'accordo con il leader del PSI ed i suoi "protettori" o "alleati" nella DC, come già accadde in occasione dei voti sul "voto segreto" e, ora, con il silenzio del Presidente del Senato, accade a proposito della legge sulla droga.
La Commissione di Vigilanza sulla RAI-TV sta impegnando direttamente il Parlamento in un'opera pilatesca e farisaica di complicità omissiva con questo quadro sovversivo, di tradimento della Costituzione, di negazione della legge, della legalità, della legittimità dello scontro politico.
Su questo nessun vero dibattito alla Camera, in convergenza con il sistema politico e partitocratico di stampo fascistico che si sta serrando attorno e contro gli ideali e le forze della democrazia e della legalità.
Per questo presento le mie dimissioni da deputato. Quel che sta accadendo in occasione delle elezioni amministrative romane non sarebbe più tollerato nell'Est europeo, nemmeno in URSS dove Eltsin non sarebbe nemmeno stato conosciuto come candidato, se avesse concorso nelle condizioni delle elezioni italiane.
Non ci sto.