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Stanzani Sergio - 16 marzo 1990
Legge Gozzini: L'intervento di Sergio Stanzani al Convegno a sostegno della Legge Gozzini

SOMMARIO: Il Partito radicale è stato scelto come portavoce e tutore delle ragioni dei detenuti, che a migliaia hanno in questi giorni spedito al segretario del Pr lettere e cartoline a sostegno della Legge Gozzini. La legge va difesa, soprattutto dalla campagna di disinformazione sui suoi contenuti e suoi suoi effetti, in quanto parte di quella grande riforma del carcere e della giustizia da difendere e forse ancora da conquistare.

(I diritti delle pene, Giornata di dibattito a sostegno della Legge Gozzini, Roma 16 marzo 1990, Auletta dei Gruppi Parlamentari)

Intervengo in questo convegno non soltanto per la mia personale convinzione che vi debbano essere diritti anche nelle pene, ma - se mi è consentito - anche come Segretario del Partito Radicale che in quanto tale, in questi giorni e in queste ore, è stato scelto come portavoce e tutore, spero tra moltissimi altri, delle ragioni e delle istanze dei detenuti a sostegno della legge di riforma penitenziaria.

In questi ultimissimi giorni e in queste ore, ho ricevuto più di mille messaggi, tra telegrammi e lettere, per la difesa della legge Gozzini, inviati da detenuti, ma anche da loro famigliari e amici. Molti telegrammi non sono completi di nome ed indirizzo, quindi mi rivolgo ai detenuti, ai loro parenti e amici che sono qui anche per corrispondere a coloro ai quali non potrò farlo personalmente.

Innanzitutto li ringrazio per aver affidato a me, al Partito Radicale e, spero, a noi tutti il compito di difendere la legge Gozzini. Come è abitudine di noi radicali, non promettiamo mai niente, promettiamo solo di fare quello che abbiamo già fatto: affermare il Diritto e la "legge uguale per tutti", soprattutto per coloro che non hanno una voce per farsi sentire, un nome conosciuto e diritti riconosciuti, come accade spesso ai detenuti.

Il senso - ma spesso anche il testo - di molti telegrammi che ho ricevuto dice più o meno così: "con le modifiche proposte dal governo la legge Gozzini resterebbe solo sulla carta, le carceri ritornerebbero nel caos, si toglierebbe la libertà alla speranza, provateci voi a viverla senza".

Porterò questa voce e queste semplici ragioni - e, materialmente, tutti i telegrammi che mi sono arrivati e arriveranno - nelle sedi parlamentari, in commissione giustizia e poi in aula, quando verranno messe all'ordine del giorno le modifiche alla legge. Farò in modo, per quanto mi compete e mi è possibile, che i radicali presenti nelle istituzioni parlamentari, nei partiti, in movimenti ed associazioni attivino tutti gli strumenti di azione politica e di informazione per impedire un ulteriore attentato allo stato di diritto, alla riforma penitenziaria e alla cultura nonviolenta che si è affermata nel mondo carcerario.

Con la legge di riforma penitenziaria dell'86, il carcere italiano si è trasformato profondamente e a molti condannati è stata offerta l'occasione per un reinserimento col massimo di garanzie per sè e per la società; attraverso questa riforma si è tentato di sanare anche il danno prodotto dalle leggi e dalla giustizia dell'emergenza.

Questa legge va difesa anche se è essa stessa da migliorare superando gli aspetti premiali, le prescrizioni inutili e contraddittorie, incapaci di riconoscere il detenuto come soggetto di diritti e di responsabilità. Va difesa soprattutto dalla campagna demagogica e strumentale di disinformazione sui suoi contenuti e i suoi effetti, e i dati relativi: una campagna volta a determinare un nuovo clima di emergenza per reintrodurre la pena di morte, abolire la presunzione di non colpevolezza, stabilire meccanismi automatici di esclusione di categorie di detenuti condannati per delitti "clamorosi", imposti dall'emergenza di moda.

Me ne rendo conto, è solo una parte, ma importante, di quella grande riforma del carcere e della giustizia che dobbiamo difendere oppure ancora conquistare, e tra le cose importanti da acquisire vorrei, in conclusione, solo ricordarne due:

1) la legge di riforma del corpo degli agenti di custodia, da tempo terreno di impegno e di battaglia radicale;

2) una legge di indulto che sani sia le disparità prodotte dalla legislazione di emergenza nei confronti dei detenuti per reati politici sia le disparità determinate, con l'introduzione del nuovo Codice di procedura penale, tra i processati con il vecchio Codice e i processati con le nuove regole.

 
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