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Pannella Marco - 13 settembre 1990
Vi dico una cosa
Intervista di Ugo Magri a Marco Pannella

SOMMARIO: Marco Pannella, intervistato da Epoca sulla polemica in corso con il Pci a proposito delle responsabilità politiche di Palmiro Togliatti, precisa le ragioni dello scontro con il Partito comunista italiano sull'ideologia della violenza.

(EPOCA, 13 settembre 1990)

"Erano ventuno mesi che il Corriere della Sera non mi dedicava un titolo. Adesso sono tornato a esistere anche per loro...". Marco Pannella non è affatto imbarazzato dalle polemiche provocate al Festival dell'Unità dove il 5 settembre scorso ha ferito il popolo comunista rispolverando una vecchia definizione per Palmiro Togliatti: "assassinissimo". Ha perso, è vero, molti amici tra i militanti comunisti più legati alla memoria del "Migliore. In compenso, però, il leader radicale ha conquistato parecchi articoli di giornale, uscendo da quel cono d'ombra nel quale sembrava scivolato da alcuni mesi a questa parte. La sua penultima sortita politica risale a un anno e mezzo quando Pannella fu promotore di un'alleanza elettorale per l'Europa (spazzata via dal voto) con repubblicani e liberali. L'ultima iniziativa è appena più recente: quando Occhetto ha annunciato, nel novembre 1989, la nascita della Cosa. Marco Pannella ha deciso di partecipare al travaglio del parto. Una presenza ingombrante, la sua, addirittura

intollerabile per molti esponenti di Botteghe Oscure. Il battibecco con Claudio Petruccioli, al Festival modenese dell'Unità, ha fatto da detonatore. Un semplice incidente di percorso? No. Tanto è vero che adesso Pannella è deciso a trascinare nella polemica addirittura Nilde Iotti, Presidente della Camera.

Se gli desse retta, la "Migliora" se ne dovrebbe andare.

Onorevole Pannella, ci risiamo. Nel 1979 tre dirigenti comunisti (Luciano Lama, Giorgio Amendola e Antonello Trombadori) la denunciarono per vilipendio delle Forze armate e della Resistenza, dopo che aveva condannato l'attentato di Via Rasella. Undici anni dopo lei torna, per così dire, sul luogo del delitto...

"Non "condannai". La mia bestemmia fu di ricordare che le vittime di via Rasella erano non orridi combattenti nazisti, ma ragazzi di Bolzano costretti ad arruolarsi. Avevo appena definito i brigatisti rossi come "compagni assassini" e ricordato che la sinistra, comunista e giacobina, doveva mutare radicalmente la propria ideologia, che aveva tradizionalmente proposto la morte dell'avversario, e la propria come un doloroso ma necessario valore".

Molti, allora, le obbiettarono che o si era "compagni" o "assassini".

"Replicai che questo era ridicolmente falso. Togliatti, responsabile di aver in un modo o nell'altro, ma autorevolissimo, concorso alla morte di migliaia di comunisti ad opera del gruppo dirigente della Terza Internazionale, poteva certo non esser considerato un "mostro". Ma un "compagno assassino" si. Quanto a me, l'antica convinzione nonviolenta mi ha indotto e mi induce a compiere ben altri sacrilegi".

Facciamo qualche esempio.

"Da Ho Chi Min a Mandela, da Castro a tutte le gallerie degli "eroi liberatori": è urgente discuterne. O riusciamo, come spero, a costituire entro breve tempo questa Internazionale militante nonviolenta, libertaria, ultra-democratica, ultra-ambientalista, laica, liberal-socialista, e liberal-democratica, con l'adesione diretta di molte migliaia di persone, o vedremo a sinistra e ovunque molte più tragedie di quante già ne temiamo tutti".

Lei insiste nel definire Palmiro Togliatti "compagno assassino". E qualcuno, come Antonello Trombadori, chiama in causa Nilde Iotti, attuale Presidente della Camera, già compagna di Palmiro Togliatti ed esponente comunista di Reggio Emilia. Lei pensa che la Iotti possa venire in qualche misura associata a quel suo giudizio?

"Il termine più adeguato non è quello di "giudizio". Si assassinava non perché si fosse cattivi o violenti...".

Per quale motivo, allora?

" Ma perché la cultura prevalente, perfino talvolta quella liberale, e l'ideologia comunista in particolare, voleva che la violenza fosse levatrice della storia, la morte e le guerre, in molti casi, strumento necessario alla vita e alla pace. Quel che mi importa, quindi, è capire cosa costoro pensano oggi. E come giudicano quel "peccato": se lo escludono per sempre, e non solo tatticamente".

Ma la Iotti?

"Ripeto: per lei, come per tutti, l'essenziale è l'abbandono definitivo delle posizioni che furono le sue e del suo partito. Più in generale, chi ha commesso gravi errori, strategici, o anche solamente di grande rilievo tattico, fatta salva la sua assoluta buona fede, non dovrebbe spontaneamente accantonarsi, almeno per un po'? A noi radicali accade invece, da sempre, di continuare ad essere giudicati come inaffidabili, per dirla con l'ineffabile Lama, proprio da quanti, in genere, hanno governato e lottato contro le nostre idee, e contro le loro stesse di oggi, che sono le nostre di sempre".

In sintesi?

"La vera ideologia da battere non è più quella della morte, ma quella del potere ad ogni costo. Personaggi di grande rilievo in tutti i partiti sono eredi del trasformismo, e non degli altri "ismi" che nominalmente rievocano".

Prima il Risorgimento, poi la Resistenza. Quale prevede che sarà la prossima dissacrazione?

"Quando l'evento è storico, è grande, le "dissacrazioni" servono solamente alla sua grandezza. Già Alfredo Oriani e tutto il mondo cattolico dissacravano il Risorgimento, ognuno a modo suo, prima ancora che fosse compiuto. E ogni grande evento porta sempre le sue zone d'ombra e i suoi sfruttatori. La loro opera è caduca, non l'evento".

Si riferisce solo al Risorgimento, oppure anche alla Resistenza?

"Contro il fascismo degli "antifascisti post-fascisti", eredi del fascismo ben più che dell'antifascismo liberal-democratico, liberal-socialista e sturziano, è antica la lotta del Partito radicale...Quando non era di moda, e la si pagava carissimo".

Onorevole Pannella, si aspettava uno scontro così aspro con Claudio Petruccioli a Modena?

"Quello 'strappo' non è stato altro che una manifestazione più evidente di un riflusso quotidiano, che dura da almeno un anno, da parte del leader attuale del Pci".

Eppure, in gennaio, Achille Occhetto era venuto al consiglio del Pr. Quel gesto apparve a molti come una prospettiva di intesa.

"E' rimasta senza domani. Ma nella prospettiva della Cosa noi ci resteremo fino alla fine. Anche se Petruccioli, che voleva addirittura annullare il dibattito con il sottoscritto, ci ha dato la conferma che si tenterà il necessario per toglierci di mezzo".

Ci riusciranno?

"Occorre battere questo errore o si va diritti verso un papocchio suicida. Si aspetta l'arrivo della madonna pellegrina, di Leoluca Orlando? Altrimenti non vi saranno che personalità già elette con il Pci, o già collaboratori fissi dell'Unità, e quel che resterebbe dei "Club". Con in meno, comunque, altri. E quel che più conta, senza progetto e politica chiari".

Tra i partiti laici e socialisti pare che qualcosa si stia muovendo. Musica nuova o vecchio ritornello?

"Per ora si tratta semplicemente di una convergenza ultra-tattica: il Psi per cercare di acquisire la leadership di una forza del 20-25 per cento, gli altri nel tentativo di sopravvivere comunque. Abbiamo provato per anni, per non dire, con i nostri predecessori, da decenni...Cariglia lavora molto bene".

All'esecutivo radicale del Nord-Italia lei ha annunciato grandi novità. Di che si tratta?

"Il costo del mancato affermarsi del Partito radicale sta diventando clamorosamente evidente. Ma la forza delle idee e del rigore nell'incarnarle (grazie all'ossigeno e al "sangue" che ci è stato dato da quattromila persone che si sono iscritte, malgrado la forzata sospensione delle attività e l'azzeramento delle strutture) può ora determinare un nuovo 'miracolo radicale', non solamente in Italia ma nel mondo. Chi lo spera, si iscriva".

Padre Eugenio Melandri non vi perdona di avere appoggiato la spedizione italiana nel Golfo. E vi invita a togliere dal vostro simbolo l'effigie di Gandhi. Come vi regolerete?

"Un certo, maggioritario, pacifismo ha costituito un involontario ma prezioso alleato del nazifascismo e dello stalinismo, e di tutti i regimi violenti, quando vanno all'assalto di Stati e regimi democratici per risolvere le proprie contraddizioni interne. Di attacchi alla Melandri, lo stesso Gandhi naturalmente non ha mancato di averne...Allora è un buon segno, anche se doloroso".

Cambiamo argomento: i referendum sulla legge elettorale. Non teme che qualcuno lavori dietro le quinte per impedirne la celebrazione?

"Il punto nevralgico è la Corte costituzionale. In passato ha già reso servigi indecorosi e gravissimi al regime partitocratico. Le pressioni su quel fronte sono evidentissime. E pericolosissime".

Da parte di chi?

"Mi sembra che a guidare l'assalto sia un uomo di crescente autorevolezza e grande spregiudicatezza come Giuliano Amato. Ma, anche senza di lui, c'è sicuramente già ressa alla porta della Consulta, e nella coscienza di diversi giudici".

Secondo lei, questa decima legislatura repubblicana è già condannata, o crede nella possibilità di trovare, nel Parlamento italiano le forze necessarie per impedire questo sbocco?

"E' dal 1968 che abbiamo sottolineato la necessità di una grande lega parlamentare per la difesa della legislatura. Questa estate c'è stato un primo passo importante con la maggioranza assoluta dei deputati firmatari di una lettera di Oscar Luigi Scalfaro alla presidenza della Camera, contro lo scioglimento anticipato. A mio parere è stato un buon avvio, ma urge organizzarsi in modo solido, forte e pubblico. Se ci riusciamo, non credo che Bettino Craxi voglia andare, come Ciriaco De Mita nel 1987, fino in fondo nel liquidare una legislatura per impedire dei referendum. E che lo possa".

 
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