SOMMARIO: Deplora la vocazione "crispina" del partito repubblicano, il quale oggi difende il decreto che liquida la "Legge Gozzini" sulle carceri. Ma "i deputati repubblicani, e i senatori repubblicani hanno o no votato per la legge Gozzini, all'unanimità, come si afferma?" Se è così, il PRI farebbe bene ad essere un po' più "autocritico, prudente e tollerante." E il ministro Scotti non assecondi la tendenza alla "incertezza del diritto che è alla base della crisi della giustizia".
(NOTIZIE RADICALI agenzia, 5 dicembre 1990)
Ha ragione "La Voce Repubblicana". Come spesso. A proposito della legge Gozzini e del decreto antigozzini. Si tratta di una "autentica sfida al comune buon senso".
Da ogni parte si oppongono cifre, statistiche, fatti al misfatto di una disinformazione che vede ambienti "repubblicani" - come quello di "Il Corriere della Sera" quando si tratta di difendere sentimenti e reazioni forcaiole, ultragiacobine (ancora complimenti al libertario Ugo Stille!) - tentare di attribuire ad una legge - che ci ha dato pace, lavoro, dialogo, recupero, attuazione dei principi e dei dettami costituzionali, almeno in parte e per la prima volta da un decennio nelle carceri - i guai delle violenze e del disordine sociali, criminali, nella società partitocratica.
Ma il problema va oltre la tradizione crispina, ligia alle ragion di Stato e di partito, che nel PRI ha troppo spesso prevalso a scapito del senso dello Stato e del diritto. I deputati repubblicani, e i senatori repubblicani, hanno o no votato per la legge Gozzini, all'unanimità, come si afferma? E' falso? In tal caso il PRI lo precisi. Altrimenti il PRI farebbe bene ad essere meno tassativo, un po' più autocritico, prudente e tollerante, per evitare di esserlo indifferentemente, pro e contro lo stesso tema e lo stesso obiettivo.
Anche il ministro Scotti dovrebbe comprendere che - nel merito - o si fa fiducia a certi principi, certi modelli, certe riforme, e le si rafforza nella durata, anziché ogni volta far marcia indietro con opportuni rafforzamenti, o prevale sempre più quella incertezza del diritto che è alla base della crisi della giustizia e dell'intera vita sociale e istituzionale italiana.