di Massimo TeodoriSOMMARIO: Il progetto di "Costituente Democratica" deve proporsi i seguenti obiettivi: passare da un sistema di tanti partiti su base ideologica ad un sistema di due, tre, quattro partiti/schieramento; riforma del sistema elettorale di tipo maggioritario-uninominale; organizzazione della forza nuova di tipo laico, federale, antiideologica; riforme istituzionali tese a delineare un sistema in cui maggioranza e minoranza, governo ed opposizioni operino in sfere e funzioni separate.
(Pubblicazione dell'ARCOD - Associazione radicale per la Costituente democratica - 31 marzo 1991)
Anche la dirompente crisi scoppiata con Cossiga ed intorno a Cossiga ha la sua radice nella mancanza nel nostro paese di un grande Partito Democratico capace di dare risposta adeguata alla sgangheratezza del sistema istituzionale ed alla degradazione del sistema politico, questioni ormai venute clamorosamente al pettine.
Tutti avvertiamo che non è più possibile andare avanti così ed è perciò che siamo al tempo stesso attratti e spaventati dalla possibile fine della Prima Repubblica e dai preludi di una Seconda Repubblica. Volenti o nolenti, la stagione che stiamo vivendo, con l'accelerazione impressa dalle mosse cossighiane, è quella della ulteriore trasformazione delle regole e degli istituti della politica, del governo e dello Stato.
Se nel caotico processo in atto prenderà forma un movimento, una forza, uno schieramento, in definitiva un "partito" capace di coagulare, di elaborare e di rappresentare le tensioni democratiche che pure percorrono settori della società politica e della pubblica opinione, allora forse la seconda Repubblica, ovvero le nuove regole politiche ed istituzionali, potrà rappresentare lo sbocco positivo al di fuori dal regime partitocratico. Se questo non avverrà, inevitabilmente gli stessi cambiamenti annunciati in termini di riforme elettorali e di riforme istituzionali non potranno che avere portata autoritaria.
Quando parliamo di "Costituente Democratica", siamo ben consapevoli che non si deve trattare di un'altra operazione politico-partitica, dopo quelle tentate negli anni passati e tutte puntualmente fallite o interrotte (federazione laica, rinnovamento socialista e raggruppamento riformista, trasformazione comunista ...). Oggi chi pensa in termini di costituente di un Partito Democratico, ben sa che si tratta di una operazione complessa che al tempo stesso riguarda la natura e la forma del partito che si vorrebbe costruire, l'assetto del sistema partitico e quindi il sistema elettorale che ne è all'origine, e le istituzioni dello Stato attraverso cui si modellano le funzioni governanti e quelle di garanzia dei diritti e delle libertà. Questa la ragione per cui l'entrata in campo di un progetto di Costituente Democratica è cruciale nel momento della crisi della Repubblica.
A me pare che il progetto di Costituente Democratica debba rivolgersi a e riguardare quanti, provenienti da qualsiasi orizzonte e tradizione politica e culturale, ritengono prioritari facendone la ragione discriminante della propria milizia politica, i seguenti punti che schematicamente così riassumo.
Primo. La necessità di passare da un sistema di tanti partiti su base teoricamente ideologica e praticamente di potere quale quello odierno ad un sistema di due/tre/quattro partiti - schieramento secondo grandi opzioni politico-ideali.
Secondo. Una riforma del sistema elettorale tesa a minimizzare il potere dei partiti, a ristabilire un rapporto diretto tra cittadino e rappresentante ed a ridurre drasticamente il ceto politico professionale per cui, oggi, in Italia, siffatti obiettivi possono essere perseguiti attraverso un sistema elettorale di tipo maggioritario-uninominale senza tuttavia fare un feticcio di qualsiasi soluzione tecnica.
Terzo. Una organizzazione della forza nuova (la cosidetta forma-partito) di tipo laico, federale, antiideologica ed antitotalistica capace di configurare il partito come strumento per raggiungere determinati obiettivi e non come soddisfazione del senso di appartenenza in una sorta di società separata. V'è inoltre la necessità di individuare le funzioni pubbliche e quelle private del partito per tutelare i diritti del cittadino membro del partito dai soprusi delle oligarchie partitiche.
Quarto. Le riforme istituzionali tese a delineare un sistema in cui maggioranza e minoranza, governo ed opposizioni operino in sfere e con funzioni separate, restituendo così alla democrazia le sue regole classiche. Questo può voler dire il rafforzamento dell'esecutivo con eventuale legittimazione popolare accompagnato dal rafforzamento del potere di controllo delle opposizioni in sede parlamentare.
Il problema politico, che è ormai il dramma della nostra storia repubblicana, è che non esistono strumenti, e tantomeno strumenti indolori, per provocare alcune delle quattro trasformazioni sopra ricordate. Riforma istituzionale, riforma del sistema dei partiti, riforma del partito e riforma elettorale del resto sono tutte questioni legate e interdipendenti l'una dall'altra in una sorta di circolo chiuso di cui non si conosce ad oggi il modo e lo strumento per spezzare la situazione stagnante attuale. Ognuno ha bene a mente come sia stato spazzato via il referendum sulla legge elettorale del Senato che avrebbe potuto rappresentare un efficace punto di attacco del sistema.
Non ci illudiamo che l'illuministico appello alla "Costituente Democratica" e l'altrettanto razionale individuazione dei nodi politico-istituzionale da aggredire attraverso di essa possa portare a quei risultati che da anni e decenni non si riescono a perseguire. Siamo ben consapevoli della portata di quel che proponiamo, della forza di rottura e quindi delle spaventose resistenze che provoca. Tuttavia a noi pare che in questa stagione si siano messi in moto forze e processi per cui il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica non è più soltanto una evocazione lontana. (Per esemplificare, basta ricordare le leghe, l'evocazione del presidenzialismo, il caso Cossiga ed il relativo consenso popolare...).
Per stare all'interno di questo processo, per essere pronti ad affrontare quel che sta avvenendo, per tentare di dare risposte democratiche, occorre prefigurare e cominciare a dare corpo a strumenti politici adeguati ai compiti. Questa è la volontà politica che sta dietro l'iniziativa di "Costituente Democratica". Probabilmente per il momento si riuscirà a dar vita solo ad embrioni, a tentativi, ad ipotesi di cui è difficile conoscere preventivamente la direzione, il percorso, le modalità e la velocità di sviluppo. Ma la sola alternativa alla nostra azione e ricerca è la passività, la rinunzia e restare spettatori.
Per noi radicali che abbiamo rappresentato per anni la operante testimonianza di come si potessero rinnovare politica ed istituzioni, e come tali siamo conosciuti e riconosciuti, si tratta oggi di dar vita ad adeguati strumenti per la lotta politica nel quadro della crisi italiana. Quella della Costituente Democratica, con tutte le difficoltà delle grandi imprese che devono fare i conti con quel che c'è al di fuori del nostro mondo, mi sembra che sia oggi la speranza di contribuire al futuro della democrazia.
Massimo Teodori