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Partito radicale - 4 aprile 1991
CONSULTAZIONI COSSIGA: IL DOCUMENTO DEL PR

SOMMARIO: Documento consegnato al Presidente della Repubblica dal Segretario del Partito Radicale Sergio Stanzani, delegato dal Partito e dai Gruppi parlamentari a partecipare, da solo, alla consultazione con il Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica ha mutato le tradizionali forme di consultazione in modo inaccettabile; il diritto d'esternazione viene praticato in modo sempre più incalzante; il Presidente della Repubblica "annuncia al popolo che scioglierà il Parlamento anche se il Parlamento s'oppone, con atto sovrano cui tutti devono ossequio e obbedienza, con i Presidenti del Consiglio degradati ad appositori di sigilli. Evoca e impone interpretazioni minoritarie perfino in dottrina e senza precedenti nei fatti. Scatenando in tal modo passioni pericolose anziché sopirle e governarle."

Signor Presidente della Repubblica,

per serbare tradizioni e consuetudini, patrimonio dello Stato e della Società occorre certo farle vivere arricchendole, aggiornandole, mutandole. Ma quando ogni certezza del diritto, leggi scritte, a cominciare dalla Costituzione, fino alle più semplici consuetudini vengono quotidianamente cassate, travolte, occorre non rinunciare a difendere ogni punto fermo residuo. C'è oggi una prima, prioritaria, pregiudiziale riforma da attuare: quella dei comportamenti partitocratici, emergenziali, freneticamente novellistici, di dilapidazione d'ogni regola; di arbitrio, che regna e governa senza più limiti. Altrimenti diviene impossibile anche il semplice dialogo civile e democratico. Altrimenti qualsiasi riforma istituzionale sarebbe inutile perché immediatamente essa sarebbe disattesa e tradita, come è accaduto per ogni legge in questi decenni.

Ma ogni giorno ha la sua pena. Limitiamoci all'oggi. Lei, Signor Presidente, ha repentinamente mutato le tradizionali forme di consultazione in modo per noi incomprensibile, quindi inaccettabile. Quando qualcuno decide di invitare, deve onorare e l'invito stesso e l'invitato, non offenderli, con licenze private e strane. Dopo quarant'anni, Lei ha innovato, capovolgendo l'impostazione iniziale di consultazioni dei soli rappresentanti dei gruppi parlamentari. E' un suo diritto. Ma l'art.49 della Costituzione lo si applica nello stesso modo con tutti, o non lo si applica. Ricevere solo alcuni Segretari di Partito, come ieri è stato fatto, e non gli altri non ci sembra opportuno, tanto più quando molti di questi "altri" sono già sottoposti a discriminazioni, ostracismi, che ne rendono problematica una effettiva attività democratica. Accentuare ulteriormente questa scelta riducendo i tempi delle loro consultazioni, accentuando il carattere sciattamente e faticosamente rituale, con tempi da medici delle mutue

, per i pazienti poveri, e questo agli occhi di tutto il Paese, anche questo non ci sembra molto felice.

Il Partito Radicale Le ha mostrato, pensiamo, con sufficiente chiarezza e con rigore, il rispetto dovutoLe, in primo luogo nelle forme e nelle procedure. Essendo fra i pochissimi che si opposero alla Sua elezione, è stato fra i pochissimi a non associarsi mai a campagne polemiche nei Suoi confronti, ed a praticare lealtà istituzionale e rispetto per la persona in ogni circostanza. Anche quando tacere diveniva difficile e ci poneva seri problemi di coscienza, che abbiamo sempre risolto con rigore.

Continuare a tacere, subire quel che non ci appare giusto o opportuno, sarebbe oggi anche mancarLe di rispetto, sostituendo, per calcoli di parte, questo rispetto con corrività, opportunismo, connivenza.

Queste consultazioni aggravano, nelle forme e nello stile prescelti, il sospetto di interferenze, di straripamenti, di eccessi e difetti ai vertici del nostro Stato, di sentimenti e risentimenti, calcoli e interessi impropri che si sostituiscano alle serenità e severità necessarie alle loro massime funzioni.

Già con il Presidente Gronchi il Paese e le Istituzioni soffrirono non poco di una situazione che può apparire non dissimile. Il Presidente Pertini seppe, alla fine, respingere le pressioni che lo volevano attore di "governi del Presidente", che - nella fattispecie - sarebbero stati governi di "capaci e onesti", nonché "patrioti", appartenenti ad associazioni di golpismo giacobino o terroristico, antidemocratiche. Nel 1987 Lei stesso, Signor Presidente, d'intesa con il Segretario della DC De Mita, e con il sen. Fanfani, con l'acquiescenza del Segretario del PCI, volle in ogni modo giungere allo scioglimento delle Camere, anche se non si assunse formalmente responsabilità evidenti in tal senso, come può sembrare rischi di accadere oggi.

Da qualche tempo è difficile continuare a riferirci a Lei, come pur si deve, come al titolare ed al garante della saggezza della legge fondamentale nei momenti in cui le passioni, civili e incivili, delle fazioni e degli oligarchi rischiano di tutto dissipare. Si rovesciano sul Paese fiumi di parole o di fatti, molti dei quali di per sé da noi accettabili, che nell'insieme inquietano e sembrano esprimere inquietudini inquietanti.

Lei si rivolge sempre più al Paese, e sempre più dismette istituti previsti e prescritti dalla Costituzione. Così una sofisticata invenzione di giuristi di oggi, "il diritto d'esternazione" viene praticato in modo sempre più incalzante, ed il diritto-dovere dei messaggi alle Camere sempre più ferito o mandato in desuetudine.

I conflitti fra i poteri dello Stato diventano pericolosamente abituali nei fatti e corrivamente ignorati in diritto. La Corte Costituzionale giudica in luogo della Cassazione, in tema di referendum, in nome dei "beni" della "chiarezza" e della "univocità" dei quesiti referendari, e non della loro costituzionalità, sicuramente piena ed indiscutibile. Lei plaude. Annuncia al popolo che scioglierà il Parlamento anche se il Parlamento s'oppone, con atto sovrano cui tutti devono ossequio e obbedienza, con i Presidenti del Consiglio degradati ad appositori di sigilli. Evoca e impone interpretazioni minoritarie perfino in dottrina e senza precedenti nei fatti. Scatenando in tal modo passioni pericolose anziché sopirle e governarle. Lascia circolare ovunque l'impressione che sia possibile rinviare a casa i rappresentanti della nazione, il Parlamento, senza lasciargli il tempo materiale per assolvere le sue funzioni facendo di eventuali o supposte incapacità dei Partiti il punto di riferimento esclusivo, cioè d

i esclusione del Parlamento stesso.

Purtroppo, Signor Presidente, potremmo continuare a lungo ad esternarLe preoccupazioni di tal natura e gravità. Ma vogliamo dedicare un qualche spazio alla specifica questione della crisi del Governo ed alle soluzioni che riteniamo opportuno tentare di darLe.

Per la quarta volta dall'inizio della nuova legislatura ribadiamo che quattro priorità devono essere fatte valere: Europa, Ambiente, Giustizia, Debito pubblico. Sono, oggi, i più pericolosi punti di crisi del nostro Paese. Solamente con l'inserimento nel Governo delle forze parlamentari e politiche che vivono queste priorità nel concreto della loro esistenza, si opera saggiamente. Queste forze sono anche garanzia di rottura della maledizione clientelistica e partitocratica nel momento di governo. Eptapartito, dunque.

Ci auguriamo di poterlo dire al Presidente incaricato, rapidissimamente, e di poter disporre del tempo che la Costituzione e la saggezza ci assegna per contribuire al maturare delle scelte del nostro Paese. Ma lo anticipiamo di già a Lei, per amor di chiarezza e perché non comprenderemmo bene le ragioni di "camice di Nesso" imposte al dialogo ed alle funzioni democratiche.

Quanto alle riforme istituzionali, non sta certamente a Lei l'onere di presceglierle. Lei ha il compito di assicurare il rispetto delle leggi scritte, della Costituzione qual è. O qualsiasi Riforma, lo ripetiamo, sarebbe inutile e dannosa, perché immediatamente sarebbe tradita, inapplicata, in nome di altre emergenze oltre che della consuetudine.

Per finire, Signor Presidente, vorremmo ricordarLe le caratteristiche note del nostro Partito. Siamo partito internazionale, i nostri organi sono eletti da cittadini di venti paesi, il nostro Consiglio Federale include parlamentari italiani e non italiani, di molti partiti: da quello comunista a quello sardista, passando per verdi e socialisti... I gruppi parlamentari non a caso si denominano "Federalista Europeo" e "Federalista Europeo Ecologista", rispettivamente alla Camera dei Deputati ed al Senato, e includono parlamentari iscritti ad altri partiti che a quello radicale, così come sono iscritti al PR parlamentari di altri Gruppi.

Lei comprenderà, dunque, perché preferiamo non aderire al Suo invito, con il massimo rispetto e scusandocene, riservando al Primo Segretario del Partito Radicale una più concreta possibilità di essere effettivamente "consultato", anziché esserlo tutti e, in pratica, nessuno.

Riceva, Signor Presidente della Repubblica, l'espressione dei nostri migliori auguri, per il Paese e per Lei personalmente.

Il Primo Segretario Il Presidente

Sergio Stanzani Emma Bonino

Il Presidente del Gruppo Federalista

Europeo Ecologista del Senato

Franco Corleone

Il Presidente del Gruppo Federalista

Europeo della Camera

Peppino Calderisi

 
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