ESPORTAZIONE DI ARMI (votazione)
(Proposte di risoluzione B3-552, 555, 562, 564, 565 e 660/91)
- proposte di risoluzione B3-552, 555, 562, 564, 565 e 660/91 :
. proposta di risoluzione comune presentata dagli onn.
Sakellariou, a nome del gruppo SOC,
Penders, Verhagen e Poettering, a nome del gruppo PPE,
Capucho, Lacaze, Bertens e Holzfuss, a nome del gruppo LIB,
Christopher Jackson, a nome del gruppo DE,
Aulas e Langer, a nome del gruppo Verde,
Iversen e Porrazzini, a nome del gruppo SUE,
Vandemeulebroucke, a nome del gruppo "Arcobaleno",
Alavanos, a nome del gruppo COA,
volta a sostituire le proposte di risoluzione con un nuovo testo:
i gruppi Verde e "Arcobaleno" hanno chiesto una votazione per parti separate e con AN sul par. 8:
- insieme del testo a eccezione del par. 8, approvato con AN :
Votanti : 197
Favorevoli : 194
Contrari : 0
Astenuti : 3
- par. 8 :
prima parte (fino a "costi notevoli") approvato con AN :
Votanti : 197
Favorevoli : 171
Contrari : 24
Astenuti : 2
seconda parte (resto) approvato con AN :
Votanti : 194
Favorevoli : 185
Contrari : 9
Astenuti : 0
DICHIARAZIONI DI VOTO :
Intervengono gli onn. Langer, a nome del gruppo Verde, Vandemeulebroucke, a nome del gruppo "Arcobaleno", Ernst de la Graete, Simeoni, Melandri, Bettini e Verbeek.
Il Parlamento approva la risoluzione.
Il Parlamento europeo,
A. vista la sua risoluzione del 22 novembre 1990 sulle Conferenze intergovernative, in particolare i principi e gli obiettivi enunciati all'articolo 130 U relativi all'azione comune nel settore della politica estera e della politica di sicurezza,
B. considerando che la politica d'esportazione di armi degli Stati membri della Comunità deve essere disciplinata con urgenza, senza attendere l'attuazione della politica di sicurezza comune,
C. considerando che è opportuno definire principi generali, validi a livello mondiale, per disciplinare il commercio di armi e, in particolare, il flusso di sistemi di armamenti verso i paesi in via di sviluppo,
D. esprimendo il proprio compiacimento per il discorso che il Segretario generale dell'ONU, Perez de Cuellar, ha pronunciato davanti al Parlamento europeo il 16 aprile 1991 sollecitando misure urgenti nel settore del disarmo e della limitazione del commercio di armi,
E. considerando le indicazioni secondo cui la Commissione prevede, fra le misure possibili per il dopoguerra, un'iniziativa per coordinare il controllo delle esportazioni di armi,
F. considerando che la portata della guerra del Golfo è stata possibile solo in ragione dell'armamento sistematico dell'Iraq, segnatamente dell'armamento non convenzionale e in particolare delle armi chimiche e batteriologiche, al quale hanno partecipato, in misura considerevole, proprio le imprese europee,
G. consapevole che le esportazioni d'armi non controllate minacciano la sicurezza internazionale,
H. rilevando che è necessario favorire la riconversione delle regioni della Comunità in cui l'occupazione dipende in forma considerevole dall'industria bellica, sostituendola con una produzione più diversificata di beni socialmente utili,
I. vista la sua risoluzione del 14 marzo 1989 sulle esportazioni europee di armi ,
J. vista la sua risoluzione del 13 luglio 1990 sul disarmo, la riconversione dell'industria bellica e le esportazioni d'armi ,
1. chiede agli Stati membri di mettersi d'accordo senza indugio sul non ricorso all'articolo 223 del trattato CEE per quanto riguarda la produzione e il commercio di armi, munizioni e materiale bellico; chiede, inoltre, che gli Stati membri decidano nel contesto della Conferenza intergovernativa di sopprimere l'articolo 223 del trattato CEE;
2. sollecita la Comunità a prendere iniziative immediate allo scopo di controllare e ridurre le esportazioni di armi, di beni e di tecnologie che possono essere utilizzati a fini militari e a elaborare una normativa comunitaria sulla politica in materia di esportazioni di armi la quale preveda sanzioni a carico degli Stati membri che non rispettano l'embargo sulle forniture di armi;
3. invita gli Stati membri ad armonizzare le rispettive legislazioni penali sull'esportazione di armi, in modo che violazioni in questo settore vengano considerate crimini; occorre evitare che gli Stati membri che hanno una legislazione meno severa diventino il punto di partenza privilegiato per l'esportazione di armi provenienti dalla Comunità;
4. chiede l'interdizione totale dell'esportazione di tecniche e di materie prime che permettano di produrre armi nucleari, biologiche e chimiche; a tale riguardo, ritiene che il regolamento CEE 428/89 del 20 febbraio 1989 sulle esportazioni di taluni prodotti chimici rappresenti una prima tappa che, pure opportuna, è completamente insufficiente, come la guerra ha dimostrato; chiede, pertanto, un inventario esauriente delle forniture fatte prima e durante la guerra del Golfo e un catalogo delle misure restrittive adottate in modo disordinato da taluni governi nel corso degli ultimi mesi;
5. chiede che sia vietata l'esportazione di armi, di beni e di tecnologie che possano essere utilizzate a fini militari verso paesi che non rispettano le norme internazionalmente riconosciute in materia di diritti dell'uomo, in particolare la Convenzione di Ginevra; chiede che siano prese le necessarie misure per assicurare il rispetto di tale divieto da parte di tutti i paesi, con l'aiuto delle Nazioni Unite e con qualsiasi altro mezzo adeguato;
6. chiede lo sviluppo di una cooperazione nel settore della tecnologia civile e degli aiuti economici per i paesi che rinuncino a dotarsi di arsenali militari offensivi tecnologicamente avanzati, riducano la spesa militare e adeguino la loro politica interna ai principi della democrazia e del rispetto rigoroso dei diritti dell'uomo;
7. chiede alla Comunità di dare il proprio sostegno alla proposta di istituire un registro ONU delle vendite di armi, quale misura intesa a stabilire un controllo sul commercio internazionale in questo settore, e insiste sul fatto che l'esportazione di armi convenzionali verso regioni geografiche instabili nonché di armi di distruzione di massa deve essere soggetta a controlli rigorosi;
8. chiede un migliore coordinamento dell'industria comunitaria delle armi in seno al mercato interno, al fine di ridurre le sovracapacità ed evitare i doppioni, in particolare nel settore della ricerca che comporta costi notevoli; ritiene che la razionalizzazione del settore degli armamenti sia una delle condizioni essenziali per ridurre la necessità economica di esportare armi;
9. chiede che industrie che producono armamenti siano aiutate a riconvertirsi verso attività civili e che la Commissione vigili affinché simili aiuti non si trasformino in realtà in sussidi latenti per il rilancio di questi settori; chiede, nel contesto, di tener conto della necessità di salvaguardare l'occupazione nel settore delle alte tecnologie;
10. chiede alla Comunità e agli Stati membri di dotarsi di strutture per promuovere la riconversione dell'industria degli armamenti e invita i suoi gruppi politici a esaminare seriamente la possibilità di costituire una commissione d'inchiesta largamente rappresentativa sul commercio e l'esportazione di armi;
11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Cooperazione politica europea e alla Commissione.