SOMMARIO: La mozione, approvata dalla Camera dei Deputati a larghissima maggioranza (350 favorevoli, 9 contrari, 3 astenuti) impegna il governo a lavorare per la creazione di un regime internazionale che impedisca la proliferazione dei maggiori sistemi d'arma convenzionali.
La Camera,
considerato che il recente conflitto nel Golfo Persico ha mostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, l'insensatezza delle politiche di esportazione d'armamenti e di trasferimenti di tecnologia militare ai Paesi in via di sviluppo, in particolare quelli retti da regimi dittatoriali e totalitari: le forze armate irachene, che avevano occupato il Kuwait e che hanno combattuto contro le forze della Coalizione, sono state infatti armate e provviste di tecnologia militare per metà dall'Unione Sovietica e per metà da paesi occidentali, ivi inclusa l'Italia;
considerato che le esportazioni d'armamenti e i trasferimenti di tecnologia militare al Terzo Mondo, oltre a risolversi sempre più spesso in una minaccia militare diretta contro gli interessi dei paesi esportatori, rappresentano una parte infinitesima della ricchezza prodotta annualmente nel Nord del mondo (meno dello 0,1%);
considerato che le esportazioni d'armamenti e i trasferimenti di tecnologia militare al Terzo Mondo sottraggono risorse ingentissime ai bisogni primari e allo sviluppo dei paesi importatori: un terzo del debito estero di alcuni dei Paesi in via di sviluppo più esposti ha cause militari; il valore dei trasferimenti di armi al Terzo Mondo supera, ogni anno, quello degli aiuti economici; le spese militari dei maggiori paesi mediorientali hanno oscillato, nell'ultimo decennio, tra il 10 e il 30 percento dei rispettivi Prodotti Interni Lordi;
considerato che da tempo la comunità internazionale ha ritenuto opportuno creare regimi che impediscano la proliferazione delle armi di sterminio di massa, come è il caso del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, in vigore dal 1970, o della Convenzione sulle Armi Batteriologiche del 1972, oppure ancora dell'imminente conclusione alla Conferenza sul Disarmo di Ginevra di una Convenzione per la Proibizione dello sviluppo, produzione e detenzione delle Armi Chimiche;
considerato che i paesi sviluppati, oltre ai regimi internazionali sopra menzionati, hanno in taluni casi ritenuto opportuna la formazione di cartelli per impedire la proliferazione di materiale e tecnologia di possibile uso militare, come dimostrano gli esempi del London Suppliers Club per l'energia nucleare e del Missile Technology Control Regime, volto a impedire le esportazioni di missili balistici con portata superiore a 300 chilometri e carico pagante superiore a 500 chilogrammi;
considerato che la proliferazione dei maggiori sistemi d'arma convenzionali e della relativa tecnologia avviene oggi in un vuoto legislativo a livello internazionale, non esistendo alcun Trattato o Convenzione, regime o cartello, né essendo in corso negoziati in proposito;
considerato che, secondo notizie di stampa ("U.S. Seeks Restrictions On Third World Arms", International Herald Tribune, del 22 gennaio 1991), l'amministrazione americana sta già facendo circolare tra gli alleati proposte volte a restringere i trasferimenti di tecnologia con potenzialità militare verso il Terzo Mondo;
considerate che nelle sedute del 23 agosto 1990 e del 7 gennaio 1991 il Parlamento, con le risoluzioni n. 6-00141 e n. 6-00152, ha impegnato il Governo ad avanzare nelle sedi internazionali la proposta di un accordo per la limitazione ed il controllo del commercio delle armi;
considerata infine la necessità di aggredire le cause politiche dei processi di riarmo nel mondo;
impegna il governo
1) ad adoperarsi in tutte le sedi possibili, innanzitutto presso le Nazioni Unite, per la creazione di un regime internazionale, o di un cartello di produttori, che impedisca la proliferazione dei maggiori sistemi d'arma convenzionali, nonché della tecnologia e dei componenti necessari alla loro fabbricazione. Tale regime o cartello, in modo analogo a quanto previsto dal Trattato di Non Proliferazione nucleare, dovrebbe offrire incentivi e garanzie di trasferimenti di tecnologia civile (contestualmente alla creazione di salvaguardie per impedirne la diversione a fini militari), nonché aiuti economici, ai Paesi in via di sviluppo che rinunciano ad acquisire maggiori sistemi d'arma convenzionali e la relativa tecnologia. Trasferimenti di tecnologia civile e aiuti economici dovrebbero indirizzarsi in via prioritaria a quei Paesi in via di sviluppo che riducono le proprie spese militari e conformano la propria politica interna ai princìpi della democrazia e del rispetto rigoroso dei diritti umani;
2) ad adoperarsi in tutte le sedi perché sia di conseguenza attribuito alle Nazioni Unite il potere di controllo e di sanzione, anche attraverso la costituzione di un apposito tribunale internazionale o di altri strumenti idonei, in ordine al trasferimento dei maggiori sistemi d'arma convenzionali;
3) a considerare la creazione di un regime, o di un cartello, contro la proliferazione dei maggiori sistemi d'arma convenzionali come una tappa intermedia verso l'obiettivo del disarmo generalizzato e completo di tutti gli Stati;
4) ad adoperarsi in tutte le sedi per il rafforzamento dei regimi già esistenti contro la proliferazione delle armi di sterminio di massa, in particolare in vista delle seguenti scadenze: la terza conferenza di revisione della Convenzione sulle Armi Batteriologiche, che si terrà nel 1991; la quinta e ultima conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione nucleare, che si terrà nel 1995;
5) ad adoperarsi in tutte le sedi, innanzitutto presso la Conferenza sul Disarmo di Ginevra, perché venga rapidamente conclusa e sottoscritta la Convenzione per la Proibizione dello sviluppo, produzione e detenzione delle Armi Chimiche;
6) ad adoperarsi in tutte le sedi, innanzitutto presso le Nazioni Unite, per la realizzazione di un migliore sistema di controllo dell'esportazione di prodotti ad alta tecnologia finalizzati alla realizzazione di armi chimiche, batteriologiche e nucleari;
7) ad adoperarsi in tutte le sedi per l'apertura di negoziati regionali, in primo luogo nella regione mediorientale, costruiti sul modello della CSCE, ovvero capaci di affrontare e risolvere i nodi della democrazia e dei diritti politici nei vari Stati, del disarmo, del controllo degli armamenti, del debito e della cooperazione nelle relazioni tra gli Stati
8) a riferire entro sei mesi al Parlamento con una relazione sullo sato di attuazione degli impegni sopra esposti.
Bonino - Partito Radicale
Piccoli - Democrazia Cristiana
Cervetti -Partito Democratico della Sinistra
Andreis - Gruppo Verde
Raffaelli - Partito Socialista Italiano
Pellicanò - Partito Repubblicano Italiano
Costa - Partito Liberale Italiano
Servello - Movimento Sociale
Bassanini- Sinistra Indipendente
Fagni--- Gruppo misto, Rifondazione Comunista.
Votazioni:
Presenti: 362
Votanti : 359
Astenuti: 3
Maggioranza :180
Hanno votato SI 350
Hanno votato NO 9