"Basta anche con i finanziamenti ai partiti"L'ex segretario radicale: in autunno fronte con Segni sulle riforme elettorali
Intervista di Fabio Martini a Giovanni Negri
SOMMARIO: Giovanni Negri annuncia che proporrà per l'autunno a Mario Segni la raccolta delle firme su quattro referendum, due per modificare in senso uninominale e maggioritario il sistema elettorale e gli altri due per l'abolizione delle partecipazioni statali e del finanziamento pubblico dei partiti.
(La Stampa, domenica 11 agosto 1991)
E in autunno, un poker di referendum. A scompaginare le carte di Andreotti, Forlani e Craxi, d'accordo per il rinvio di ogni riforma istituzionale al dopo-elezioni, ecco tornare alla carica i forzati, gli irriducibili del referendum: ovviamente i radicali. "Ai primi di settembre - annuncia a La Stampa Giovanni Negri, già segretario del pr dal 1984 al 1988 - proporremo a Mario Segni di affiancare ai due referendum per il maggioritario-uninominale, altre due consultazioni popolari: quelle per l'abolizione del ministero delle Partecipazioni Statali e per l'azzeramento della legge sul finanziamento dei partiti".
Al progetto, ancora da mettere a punto, sta lavorando il "fronte laico" del Comitato promotore dei referendum elettorali: Calderisi, Negri, Teodori, Biondi, Severo Giannini. Ma a settembre il "pacchetto" di referendum sarà pronto, con effetti imprevedibili sullo scenario politico.
Negri, dopo la bocciatura della Corte Costituzionale, ripartite con il referendum per il sistema elettorale maggioritario uninominale: perché?
- Perché la forza tranquilla che noi siamo - Segni, la Fuci, le Acli, i radicali, i laici come Giannini e Biondi, un giornalista come Montanelli - noi tutti abbiamo deciso di togliere dal tavolo le carte false dei partiti: il presidenzialismo, il cancellierato, il "tedesco", il "semicorretto". Per noi, tutte queste formule sono niente altro che il medievale "Francia o Spagna, basta che se magna...". Il referendum invece pone nel cuore dell'inverno e della campagna elettorale il vero bivio: maggioritaria o proporzionale?
Detto così appare tutto molto semplice e voi invece covate un piano più sofisticato. Scopriamo le carte: quando contate di terminare la raccolta delle firme?
- La raccolta dovrebbe cominciare a ottobre e terminare nei primi giorni del 1992.
Già, ma la legge impedisce di indire referendum in prossimità di elezioni politiche...
- Nessun problema. La Cassazione ha tempo fino alla fine del 1992 per contare le firme. Poi toccherà alla Corte Costituzionale pronunciarsi entro il 18 gennaio 1993 e indire per la primavera i referendum.
E così, se la Consulta non ve lo boccerà, il referendum maggioritario resterà per un anno come una bomba ad orologeria sulle possibili intese tra i partiti?
- Certo, una bella bomba. A partire dal prossimo gennaio ci saranno le firme già raccolte, che restano in "sonno", ma incombono sulla campagna elettorale della primavera 1992, sulla stessa elezione del Presidente della Repubblica. E la bomba continua a ticchettare fino alla primavera del 1993. Questo è il nostro "complotto".
Un bel gruppo di pressione, siete la "lobby della maggioritaria"...
- Siamo la lobby della democrazia. E attenzione: stavolta lo schieramento referendario non avrà una connotazione essenzialmente partitica. Una presa di posizione come quella di Montanelli ne fa, in pectore, un co-presidente del Comitato promotore e poi vedremo l'atteggiamento della piccola e media impresa, dei settori più aperti della Confindustria.
Anche stavolta raccoglieranno le firme i militanti del pds, che nel frattempo ha elaborato un progetto diverso dal maggioritario secco?
- Il pds deve decidere: o rivede il proprio progetto incomprensibile oppure, al di là delle adesioni personali, si pone un problema di coerenza.
Oltre ai referendum elettorali (Senato e Comuni), cosa altro avete in mente?
- Nella nostra campagna autunno-inverno individueremo anche un grande simbolo di disoccupazione partitocratica dello Stato. Lo selezioneremo fra tre ipotesi: anzitutto c'è il problema dell'eliminazione del ministero delle Partecipazioni statali, simbolo di quella Pubblica amministrazione-Kuwait che in 45 anni è stata divorata dal sistema dei partiti-Iraq, poi c'è quel carrozzone dell'Efim: da 15 anni pochissimi sanno cosa esattamente faccia. E poi c'è il problema sempre aperto del finanziamento pubblico dei partiti. L'ideale sarebbe riuscire a farne due di referendum. Ma non sarà facile: stavolta la raccolta delle firme si svolgerà a cavallo tra autunno e inverno.
Il trionfatore del referendum del 9 giugno è stato Mario Segni, Negri, dica la verità: Nell'attivismo dell'ala radicale del Comitato non c'è anche il timore di restare offuscati dalla stella-Segni?
- Il messaggio che è arrivato all'opinione pubblica su Segni è un fecondo ammonimento indirizzato a questi laici - pri, pli, psdi, Verdi, area radicale, pds, psi - a questa sinistra che riesce a produrre un deserto sul terreno della riforma anti-partitocratica. E invece c'è un mondo cattolico, che da Cossiga, a Segni, a Orlando, porta acqua al mulino della dc. Dunque non è una questione di gelosia nei confronti di Segni, ma un problema politico: il mondo cattolico potrebbe produrre di più sul terreno della riforma. Anche per questo lanciamo la campagna autunno-inverno per il ritiro dei partiti dalla prateria.
Fabio Martini