Marco PannellaSOMMARIO: Annunciando la sua partecipazione al deposito delle firme per l'indizione di un referendum per la modifica in senso uninominale del sistema elettorale italiano, Marco Pannella indica i "patti chiari" che devono essere alla base dell'iniziativa. L'obiettivo comune deve essere infatti quello del sistema uninominale anglosassone ad un solo turno per la riforma del regime partitocratico. Ricordando a questo proposito i tentennamenti di Mario Segni nel corso della precedente iniziativa referendaria, afferma la necessità di evitare il ripetersi di sorprese ed equivoci e in particolare di non accogliere nel comitato promotore chi intende usare il referendum per ottenere risultati opposti a quelli per i quali viene chiesto. Il riferimento esplicito al PDS che operò per l'annullamento del precedente referendum elettorale da parte della Corte Costituzionale e che ha avanzato una proposta di riforma elettorale a due turni che rappresenta il peggioramento perfino dell'attuale sistema proporzionale. Infine la p
olemica con Mario Segni per la sua annunciata intenzione di costituire un movimento di ispirazione cattolica.
(Il Manifesto, 7 settembre 1991)
Questa volta ho chiesto di far parte di coloro che depositeranno la richiesta di referendum abrogativo di norme attuali per l'elezione del senato (e dei sindaci) per eleggerlo con sistema uninominale secco, »anglosassone , temperato da una quota di eletti con la proporzionale pura.
La volta precedente condivisi la preoccupazione di non marcare troppo con la mia presenza il Comitato promotore, costituito dai firmatari delle richieste referendarie.
Non dirò che la stessa preoccupazione dovrebbe oggi consigliarci e consigliare la stessa astensione a Mario Segni, pur dopo la gravissima sconfitta da noi riportata sugli unici quesiti unitari e importanti che ci avevano caratterizzato e uniti, a causa anche di una conduzione esitante, confusa, minimalista della nostra campagna, oltretutto indebolendo fortemente coloro che, nella Corte costituzionale, volevano difendere il diritto piuttosto che il regime. E' bene non dimenticarlo. Tanto più che, con il passare dei mesi, la »vittoria sulle preferenze apparirà per quel che in sé effettivamente racchiude e rischierà di ritorcersi contro di noi, se non diveniamo ben attenti a precisare il reale valore di ogni nostra richiesta.
Non dirò, dunque, questo. Ma patti chiari sono più che mai necessari, se l'amicizia ha da esser solida e lunga, addirittura fino al 1997. Da una iniziativa choc, traumatica, per l'oggi a dodici mesi, si passa infatti ad altra molto importante ma per un domani non vicino.
Ho quindi il dovere di non dimenticare che, sul finire del 1986 e alla vigilia delle elezioni del 1987, Mario Segni ruppe in modo disastroso e per ben poco il patto che allora ci univa, e univa la maggioranza assoluta dei parlamentari italiani (ad eccezione di quelli del Pci, per comune scelta tattica) per una Riforma seccamente uninominalistica anglosassone, dando vita ad una nuova aggregazione a favore dei »due turni alla francese , variamente sponsorizzata nel clima elettoralistico di allora. Abbiamo cosi perso tempo e congiuntura favorevole, fin quando Segni non si convinse come subito gli chiesi di percorrere la via referendaria proposta ed escogitata dal professor Galeotti per un ritorno, di fatto, alla casella di partenza: uninominale secca, di per sé radicale riforma non solamente elettorale ma di già, necessariamente, del regime e della essenza dei partiti
Dobbiamo evitare il ripetersi di sorprese ed equivoci per gli anni e le lotte a venire. Se ci uniamo sia chiaro a tutti ci uniamo sul sistema anglosassone, quale riforma anti partitocratica, antipluralistica, di democrazia classica liberaldemocratica; con la correzione, che non amo affatto ma che realisticamente accetto, dovuta a ragioni tecnico politiche connesse all'iniziativa referendaria, di una quota di eletti con il sistema proporzionale.
Il referendum è strumento per ottenere questo e non altro risultato; ma basta solamente per il Senato. Dovremo quindi unire ai tavoli di raccolta delle firme una proposta di legge di iniziativa popolare che estenda alla Camera lo stesso tipo di riforma che chiediamo per il Senato con il referendum.
E' pregiudiziale chiarire che respingiamo di accogliere fra noi chi vuole usare il referendum per ottenere risultati opposti a quelli per i quali lo chiediamo. E' un punto pregiudiziale di chiarezza, e di lealtà, verso l'opinione pubblica, il dovere di una politica leale e chiara.
La politica del Pds in questo settore costituisce un ascesso, un bubbone, da incidere coraggiosamente e subito. Mario Segni è da tempo troppo esitante, al limite della illusione opportunistica. Occorre invece dire che la proposta di riforma elettorale del Pds è la più pericolosa e partitocratica, la più opposta alla nostra: e, quel che è più grave ancora, forse, il Pds l'avanza in modo menzognero, secondo una delle peggiori tradizioni del Pci, come per i referendum sul finanziamento pubblico dei partiti, sulla legge Reale, i decreti Cossiga sulla proposta radicale di miglioramento della legge sull'aborto.
La doppiezza del Pds è d'altra parte a suo modo leale: è già stata praticata in modo politicamente negativo e determinante, se è vero com'è vero che membri comunisti della lottizzatissima Corte costituzionale sono stati l'anima della lotta interna contro coloro che volevano difendere non il regime ma il diritto, accettando le due richieste referendarie poi bocciate. Questo in sintonia con il maturare nel Pds di proposte di riforme elettorali contrapposte a quelle che con referendum avremmo rischiato di realizzare. Proposte oggi divenute ufficiali, pubbliche.
Il Pds propone una legge con due turni di votazione. Il primo, asserisce a destra e a manca, »uninominale , il secondo per stabilire la coalizione vincente ed il relativo premio di maggioranza assoluta anche ad una minoranza del 40 per cento.
Ora, la falsità è nel fatto che il Pds propone in realtà - per il primo turno il peggiore dei sistemi proporzionali: mascherato da collegi uninominali, regionale e non nazionale, aperto alle peggiori trasversalità di stampo mafioso, totalmente determinato dalle segreterie dei partiti, locali, regionali, nazionali. E' il sistema con cui oggi si eleggono senatori (e consiglieri provinciali): contro il quale, appunto, il referendum è richiesto.
Per il resto, questa proposta porta a moltiplicare il parastato paramafioso dei partiti, assicurando lo status quo per i due o tre maggiori oggi sul mercato. Padronissimo il Pds all'utilizzazione strumentale della nostra richiesta referendaria, raccogliendo se ce la fa milioni di firme, da usare per costringere il parlamento a mutare l'oggetto del referendum, con una legge peggiore che lo superi.
Ma contro questa scelta e questo disegno da parte nostra non può che esservi una risposta decisa e polemica.
Per finire, due parole sull'iniziativa di Segni per un grande movimento di ispirazione cattolica per la riforma, anche se le reazioni interne ed esterne, lo hanno indotto in queste ore al ripiegamento sull'»ispirazione cristiana ... Nel 1991 tale scelta ha un sapore vecchio, trasformistico o pasticciato, sicuramente non europeo, non riformatore, strumentale, contraddittorio con l'evocazione stessa di una »ispirazione . Far nascere oggi movimenti »cattolici per riforme civili e laiche non può che produrre il peggio nei »cattolici , nei »laici , nella politica. Da Julien Benda, negli anni trenta, al cardinale Biffi oggi, dalla storia politica del cattolicesimo liberale a quella religiosa della Fuci, da Igino Righetti ad oggi, alla legittimazione storica e sociale delle Acli, possiamo, e forse dobbiamo, tutti, trarre ben altri tesori di riflessione e di azione, che qualcosa che abbia il sapore di una via di mezzo moderata e onesta fra Orlando e Formigoni, fra Forlani e Cossiga.
Ma a ciascuno di noi piena libertà di errore, o di riuscita, al di fuori del progetto comune, che deve essere regolato seriamente, con precisione di obiettivi, di strutture, di responsabilità, di connotati.
Se invece i »cattolici popolari dovessero preferire alla chiarezza di propositi, di obiettivi, di responsabilità e di iniziative, per una riforma antipartitocratica e democratica che passi dall'adozione del sistema elettorale uninominale secco, ad un turno, con una quota minima di proporzionale, sia per la Camera, con legge di iniziativa popolare, che per il Senato, con la richiesta referendaria, nel contesto di una sorta di papocchio di neo compromesso storico, non ci starei. Spero che sia chiaro.