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Di Lello Giuseppe - 14 settembre 1991
(4) Antimafia? ANTIPROIBIZIONISMO!
GIUSEPPE DI LELLO, magistrato

SOMMARIO: »La risposta istituzionale al traffico degli stupefacenti e alla Mafia, anziché alla Mafia e al traffico di stupefacenti, è stata nel nostro Paese duplice, si è basata su due grandi pilastri: la legge Rognoni-La Torre e la legge proibizionista sulle droghe, il doppio binario con cui da una parte reprimere il traffico di stupefacenti e dall'altra reprimere l'accumulazione illecita della Mafia. Inutile dire che siamo di fronte al fallimento totale delle due strategie . »Dobbiamo a questo punto non cadere nel trappolone 'orlandiano' della via giudiziaria della lotta alla Mafia . »E' lo stesso Stato che, di fronte a centinaia e centinaia di reati, da una parte non li persegue perché le Procure non sono in grado di perseguirli e dall'altra non li tiene minimamente in considerazione perché continuamente sforna amnistie e indulti

(»Antiproibizionismo sulla droga e politica criminale contro la mafia dopo l'assassinio di Libero Grassi a Palermo - Atti della sessione speciale del Consiglio generale del Cora, Bologna, 14 settembre 1991)

L'intervento di Umberto Santino mi toglie la responsabilità di essere molto più analitico, anche perché condivido una grandissima parte della sua analisi e delle conclusioni. Credo che bisogna partire, per la situazione oggi palermitana, ma nazionale per quanto riguarda la Mafia, con la considerazione banale che, in tema di tossicodipendenza, traffico internazionale di stupefacenti, eccetera, il nostro ragionamento è molto semplificato. La risposta istituzionale al traffico degli stupefacenti e alla Mafia, anziché alla Mafia e al traffico di stupefacenti, è stata nel nostro Paese duplice, si è basata su due grandi pilastri: la legge Rognoni-La Torre e la legge proibizionista sulle droghe, il doppio binario con cui da una parte reprimere il traffico di stupefacenti e dall'altra reprimere l'accumulazione illecita della Mafia. Inutile dire che siamo di fronte al fallimento totale delle due strategie.

Se noi invitassimo i responsabili a dare i dati di ciò che la legge Rognoni-La Torre oggi produce, vedremmo che sono quasi inesistenti. C'è stato un arco di tempo, dalla sua approvazione ai successivi quattro o cinque anni, nel quale le confische - è meglio attenersi a queste perché i sequestri non erano definitivi, le confische invece sì - hanno avuto un grande balzo, mentre poi la curva del grafico ha cominciato a scendere in picchiata finendo del tutto nel nulla. E questo perché la Mafia è un fenomeno moderno di accumulazione ed è corsa subito ai ripari. Credo che nei primi sei o sette anni le confische complessive ammontino a mille miliardi, mentre se consideriamo che l'accumulazione per traffico di eroina in un anno è stimata in migliaia e migliaia di miliardi, vediamo come su questo fronte la legge Rognoni-La Torre è stata del tutto insignificante.

L'altra legge è la legge antidroga, che oggi non viene ancora saggiata nella sua recente modifica. Anzi addirittura si sente dire in televisione dalla Russo Jervolino, che è una legge che va bene, ma non so su quali basi. Credo che le basi statistiche non ci siano ancora e che quindi ci sia un po' un gioco delle tre carte per impedire che si veda come questa legge stia in realtà fallendo. Io non ho statistiche però ho un'impressione direi quasi epidermica. A Palermo, all'ufficio GIP di cui faccio parte, noi siamo cinque, quindi tutto ciò che passa è filtrato attraverso questo ufficio e noi vediamo che in realtà i processi ai grandi trafficanti non si fanno più. E' passato un paio d'anni dall'ultimo, quello delle casalinghe che facevano la spola tra Palermo e l'America. Sono scomparsi i grossi sequestri e quindi non ci sono più processi, mentre il numero degli spacciatori arrestati sta salendo in modo vertiginoso. Certo, è la stortura di questa legge nazista, tra questi arrestati ci sono molti tossicodipenden

ti e molti fumatori di hascisc; però vediamo che, estrapolando, nel complesso gli spacciatori sono aumentati in modo pauroso, così come è aumentata la microcriminalità, che è un po' una 'cartina di tornasole'. Qualche mese fa Marco Taradash, che era stato dal prefetto e che con Pina Grassi era venuto a casa mia, mi diceva che il questore, o non so chi, gli aveva detto che a Palermo la microcriminalità era in netta discesa. Io mi sono meravigliato perché in realtà credo che sia in netta salita. Credo che in questo periodo stiano un po' truccando le carte. Inoltre, questa legge, proprio sul piano pratico, è un fallimento totale. E allora noi non possiamo non proporre qualcosa di nuovo.

Io credo che in questi ultimi tempi ci siamo tutti un po' affannati a criticare in negativo le decisioni del Governo e i palliativi che di tanto in tanto Scotti scodella. Però bisogna ormai lanciare in positivo una campagna che abbia al suo centro i due pilastri cui poco fa accennava Santino. La legge Rognoni-La Torre è fallita perché il nostro sistema finanziario è opaco, è fallita perché nel frattempo è mutata radicalmente anche la realtà del mascheramento dei patrimoni o quanto meno dell'accumulazione. Se noi pensiamo che fra Catania e Palermo ci sono centinaia e centinaia di finanziarie, vediamo come già la legge Rognoni-La Torre annaspa, in presenza poi di un segreto bancario che resiste, eccome!

Pochi giorni fa, su Rai3, Pino Arlacchi diceva che il segreto bancario non è un problema perché, in realtà, in connessione con i reati di mafia il segreto bancario non esiste. Questo è vero. Però il segreto bancario cade quando si individua il mafioso. Noi dobbiamo avere un sistema finanziario che sia chiaro fin dall'inizio e quindi porti a individuare il mafioso. Un sistema finanziario che, con la caduta del segreto bancario, ci permetta innanzi tutto di individuare i mafiosi e poi di individuare i patrimoni frutto di corruzione. C'è una complementarità tra questi due sistemi che si legittimano a vicenda e quindi non si capisce più quale sia la tangente politica e quale la tangente mafiosa, molte volte sono insieme e poi si dividono. Tipica è quella per la quale nessuno ha mai pagato, né in senso politico, né giudiziario, cioè la tangente che fu pagata per liberare Ciro Cirillo. E' necessaria, quindi, una grande battaglia per spiegare come la caduta del segreto bancario sia risolutiva. In tante conferenze,

in tanti seminari, ho sempre sentito generali della Guardia di Finanza che ponevano questo problema come il più ovvio e ci dicevano: Voi ci fate lavorare a vuoto per verificare i conti delle società, per verifiche che durano mesi, quando con l'abolizione del segreto bancario noi faremmo in un attimo questi controlli, arrivando a qualcosa di più sostanzioso. Quindi, lotta per l'abolizione del segreto bancario, smentendo le tesi che per la lotta alla Mafia il problema non esiste in quanto il segreto bancario non c'è.

Io credo che sia essenziale una battaglia molto più aperta, molto più coraggiosa, perché si ha un po' di timore a dire alla gente che vogliamo legalizzare l'eroina. Se però - scusatemi se ripeto sempre la stessa cosa, forse Lamberti me lo sente sempre dire - dovunque, anche nelle scuole, alla gente si comincia a dire che la legalizzazione dell'eroina è un falso problema perché l'eroina è in vendita dovunque, comunque, in qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi giorno dell'anno; se si comincia a dire alla gente che a ferragosto, o la notte di Natale o di Capodanno, è difficilissimo trovare un filo di pane mentre è facilissimo trovare l'eroina; se si comincia a dire alla gente che al Capo, un quartiere molto popolare di Palermo, ci sono le bancarelle di frutta e verdura e poi c'e il signore al quale si chiede: »Eh, che tene', che abbiamo oggi? »C'è fumo e eroina, allora che vuoi? »Un po' d'eroina »Pino pigghiame un pezzo d'eroina! gridando alla finestra, e il ragazzetto scende con l'eroina; se noi comincia

mo a fare questi discorsi io credo che la gente li capisca, capisca che l'eroina è già abbondantemente liberalizzata, si tratta solo di controllarla. Credo che questi siano un po' come i discorsi semplici sul divorzio, sull'aborto, che prendono la coscienza e l'intelligenza della gente.

Dobbiamo a questo punto non cadere nel trappolone 'orlandiano' della via giudiziaria della lotta alla Mafia. Si ripropone il solito polverone - i cassetti vuoti, i cassetti pieni, i cassetti svuotati - con grande giubilo anche di Scotti e Martelli che vedono l'attenzione focalizzata su questo fronte, che è il fronte che loro prediligono perché non dà loro minimamente fastidio. Se noi, anche su questa falsa diatriba, diciamo che è necessario fare qualcosa di reale e non di declamatorio, ebbene anche qui abbiamo un terreno di propaganda, di chiarificazione e di comprensione che è abbastanza semplice da sfruttare. Magistratura Democratica, per esempio, è da un pezzo che dice che la via vera è la via di una radicale depenalizzazione, la via vera perché i giudici possano, ove lo vogliano, ove possano, fare qualcosa. Io non dico 'troppo', ma 'qualcosa' in più. E' lo stesso Stato che, di fronte a centinaia e centinaia di reati, da una parte non li persegue perché le Procure non sono in grado di perseguirli e dall'a

ltra non li tiene minimamente in considerazione perché continuamente sforna amnistie e indulti. Basta vedere che cosa è la illegalità edilizia o fiscale. Ma chi deve credere all'equità fiscale quando con sicurezza ogni uno, due anni arriva un condono? Chi è quel pazzo che va a pagare le tasse quando sa che con un milione ha risolto il suo problema? Dico chi è quel pazzo di imprenditore, di privato, che va a pagare le tasse? Nessuno!

Per concludere, credo che questi problemi bisogna affrontarli e propagandarli, perché la loro chiarezza, la loro presa sull'intelligenza delle persone, è tale che non ci deve spaventare l'enormità della proposta. E' solo su una base reale e non sui polveroni che si può sperare di arrecare un colpo, non certo risolutivo, non certo decisivo - per carità, rifuggiamo da queste esagerazioni linguistiche - ma solo così si può cominciare a sperare che ci possa essere qualche via per, quantomeno, dar fastidio alla Mafia.

 
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