INDICE:
1.1. La decisione di assumere i »pieni poteri congressuali
1.2. La relazione presentata al III Congresso italiano
1.3. Lo »stato del partito
1.4. Il progetto politico del 1991
1.5. Che cosa è mutato dopo sei mesi?
1.6. Il conto economico e i riflessi sulle previsioni del bilancio
1.7. Le entrate
1.8. Le spese
1.9. Fattori, cause, ragioni negative, di indubbia gravità
2.1. Il »progetto
2.2. Uno »scenario che non abbiamo potuto praticare
2.3. Il »legame italiano
2.4. Lo studio della fattibilità tecnico-organizzativa del »progetto
2.5. Abbiamo registrato una sconfitta
2.6. L'avvio di una fase sperimentale del »progetto
2.7. Il lavoro collettivo e l'apporto di nuove energie
2.8. La fase operativa
3.1. La scelta transnazionale
3.2. Una speranza affidata »ad altri
3.3. I »pieni poteri congressuali
3.4. Il rapporto del Partito con la realtà italiana
3.5. La richiesta di stabilire sedi formali di discussione
3.6. Un punto di crisi: il rapporto con la situazione italiana
3.7. La presenza del Partito nell'Europa dell'Est
Care compagne e cari compagni, amiche e amici carissimi,
è dagli inizi del gennaio dello scorso anno che non si riunisce il Consiglio Federale del Partito.
E' dal dicembre del 1989 che sono stati assunti i »pieni poteri congressuali sulla base delle decisioni adottate nell'aprile dello stesso anno, a Budapest, dal XXXV Congresso del Partito. Poteri che sono stati assunti anche in seguito a sollecitazioni rivolte dal Consiglio Federale nel corso e a conclusione della riunione che si era tenuta, nel mese di settembre del 1990, a Roma.
1.1. La decisione di assumere i »pieni poteri congressuali
Fu, questa, una decisione meditata e tormentata, perchè gravata dalla piena consapevolezza dell' eccezionale gravità della situazione e della straordinaria responsabilità che essa comportava.
E' inutile richiamare qui le condizioni di quella situazione: da quelle economiche e finanziarie - disastrose e disastrate - a quelle politiche e organizzative, erano tali da rendere impraticabile la prosecuzione dell'esistenza del Partito senza operare sostanziali modifiche, non solo nell'assetto strutturale, ma ancor più nei termini e nelle modalità delle consuetudini acquisite negli ultimi anni.
Modifiche necessarie per la creazione di un »Partito Nuovo , di un Partito con esigenze e rapporti diversi, capace di produrre iniziativa politica in »altra dimensione e con »altre prospettive.
Si tratta, peraltro, di condizioni ed esigenze connesse a prolungati e tormentati momenti di un passato che grava tuttora sul
Partito ed è presente in noi, impegnati ad affrontarlo, a risolverlo e a superarlo e che costituisce un puntuale e costante richiamo alla realtà del nostro tempo, alla preveggenza delle nostre analisi e valutazioni, alle tremende difficoltà che si interpongono, nella consapevolezza di obiettivi da perseguire e di compiti da assolvere, che, con grande probabilità, sono impossibili da conseguire e realizzare con le forze di cui disponiamo, nonostante i passi intrapresi e i risultati ottenuti.
1.2. La relazione presentata al III Congresso italiano
A febbraio di quest'anno, nella relazione presentata a Roma al III Congresso italiano del Partito, abbiamo riferito sui principali avvenimenti dello scorso anno, nonchè sulle iniziative assunte e l'attività svolta, o non svolta. Abbiamo altresì precisato i passi compiuti e le linee seguite nel tentativo di far fronte alla situazione, superandone o contenendone gli aspetti più negativi e avviando - nel contempo - il processo di revisione e di riforma del Partito.
La relazione affrontava poi, in particolare, due temi: lo »stato del Partito ; il »progetto politico del 1991.
1.3. Lo »stato del partito
Sul primo di questi temi, nella relazione affermavamo con legittima soddisfazione: »la fine del 1990 e l'inizio del 1991, la congiuntura tra questi due anni, segna un momento di eccezionale importanza, unico, per quanto concerne lo »stato del Partito , la situazione patrimoniale, economica, finanziaria e il suo assetto interno, in definitiva la sua agibilità operativa .
Con queste parole volevamo rimarcare un risultato che trovava nel bilancio del Partito, in sintesi, la sua espressione più evidente e concreta: il recupero e l'annullamento nel corso del 1990 di tre miliardi di lire di disavanzo. Tale era, infatti, il risultato del bilancio del Partito alla fine del 1989, espressione di condizioni »fallimentari tali da far porre ripetutamente in discussione - per i soli motivi economici e finanziari - l'esistenza stessa del Partito.
L'eccezionale importanza del risultato conseguito con il bilancio del Partito al 31.12.90 era ancor più avvalorata e garantita dalla solvibilità, nel frattempo acquisita, del CENTRO DI PRODUZIONE (la società editrice di RADIO RADICALE), debitrice del Partito per importi assai rilevanti.
Nella relazione - congiuntamente all'esposizione delle consistenze patrimoniali riferibili sotto forme diverse al Partito e ad una prima ipotesi relativa alla distribuzione ed allocazione del complesso delle risorse disponibili - erano esposti i passi, gli interventi, le conseguenze organizzative e il prezzo politico ai quali era dovuto un così radicale mutamento. Mutamento che non solo liberava le nostre scelte dalla »spada di Damocle della bancarotta, ma consentiva per il 1991 una disponibilità netta di quattro miliardi di lire da impiegare direttamente nell'attività e nell'iniziativa politica.
Una disponibilità che, in termini economici e finanziari, prospettava una situazione non solo del tutto eccezionale, radicalmente modificata nel corso di un solo anno, ma che era imprevista e imprevedibile, se si tiene conto che anche gli importi necessari per sostenere le spese generali e di struttura e quelle relative al funzionamento ed ai servizi - per un totale di oltre tre miliardi di lire - erano pressocchè coperti dalle entrate, con una previsione di spesa complessiva per l'intero esercizio di poco inferiore a 7 miliardi e 500 milioni di lire.
Le entrate previste nell'anno erano in totale di circa 7 miliardi di lire, inferiori al totale delle spese per non più di 400 milioni di lire.
L'apporto più consistente delle entrate (poco più di 2.800 milioni di lire) era relativo al FINANZIAMENTO PUBBLICO. Di poco inferiore nel complesso (2.700 milioni di lire) quello dovuto all'AUTOFINANZIAMENTO (1.500 milioni di lire) ed alle INDENNITA' PARLAMENTARI (1.200 milioni di lire), al quale si aggiungevano 200 milioni di lire provenienti dai GRUPPI PARLAMENTARI. Il SETTORE TELEVISIVO contribuiva con altri 1.000 milioni di lire e 250 milioni di lire erano previsti dalla CESSIONE DI DIRITTI E SERVIZI.
1.4. Il progetto politico del 1991
Sulla base di questo quadro, sia pure iniziale e solo parzialmente rinnovato, dello »stato del Partito , sempre in quell'occasione la relazione affrontava anche il tema del »progetto politico per il 1991, precisando l'obiettivo dell'iniziativa e delineando il programma di attività.
Come si presentava il »progetto politico del 1991?
Il »progetto del Partito Radicale nasce come risposta ad una sfida: quella del tempo politico che viviamo e che richiede di disporre di una forza nonviolenta capace di riunire direttamente, nell'impegno e nella lotta politica, cittadini di paesi diversi. Capace cioè di individuare le ragioni e le opportunità di azione politica, di tradurle in obiettivi comuni e di organizzarne l'impegno, per far sì che - concretamente - il comune sapere, il comune programma, si trasformi e si affermi in legge, in diritto transnazionale, in diritto per tutti.
Il programma per l'attuazione del progetto si rivolge, come momento iniziale, alla classe politica dei paesi europei ed ha come mezzo la parola scritta. Da qui l'invio di una pubblicazione, a cadenza mensile, ai membri delle assemblee legislative, anche federali e regionali, dell'Europa dell'Ovest e dell'Est: circa 35.000 nominativi, residenti in 279 luoghi di 34 Stati, oltre il Parlamento europeo, da raggiungere con 7-8 invii entro l'anno, con una previsione di costo complessivo non inferiore ai 3 miliardi di lire.
Il carattere della pubblicazione è previsto »a fascicoli e il suo sviluppo »a temi . L'elaborazione di proposte specifiche di iniziativa politica in e per ciascun tema, offre la possibilità, per gli interlocutori, di aderire anche ad una sola di queste, secondo criteri analoghi a quelli previsti per le »associazioni radicali . Si pongono così anche le basi di un nuovo possibile assetto operativo, di una nuova struttura, di un Partito Radicale »nuovo (transnazionale e transpartitico).
1.5. Che cosa è mutato dopo sei mesi?
A poco più di tre mesi dalla fine dell'anno, in quale situazione ci troviamo, in che cosa e in quale direzione sono mutati i termini del quadro e del programma prospettati nella relazione dello scorso febbraio?
1.6. Il conto economico e i riflessi sulle previsioni del bilancio
Consideriamo anzitutto l'andamento del conto economico, con le implicazioni patrimoniali e finanziarie ed i riflessi che si prevedono sul bilancio.
Ad oggi, l'andamento dell'esercizio fa prevedere un risultato di bilancio che, nel suo complesso, alla fine dell'anno conferma quello positivo della previsione fatta a febbraio.
Si tratta di un risultato che, nella sostanza, è di per sé positivo, tale da far ritenere che l'attività del Partito si stia svolgendo in coerenza col programma e nel rispetto dei risultati attesi.
In effetti, però, dall'esame delle singole voci di entrata e di spesa, emerge un andamento che, in alcuni casi, pone già oggi in evidenza consistenti e significativi scostamenti, che costituiscono un motivo di seria preoccupazione sull'effettiva possibilità di assicurare il mantenimento della coerenza dei risultati con gli obiettivi del programma.
1.7. Le entrate
L'andamento delle entrate è nel totale in linea con quello
previsto in febbraio. E' un risultato che è però dovuto alla compensazione di due componenti: una positiva, l'altra negativa.
La prima componente è relativa agli incrementi degli introiti previsti dal FINANZIAMENTO PUBBLICO, da AGORA' e dal CENTRO D'ASCOLTO PER L'INFORMAZIONE RADIOTELEVISIVA (circa 400 milioni di lire), nonchè alle sopravvenienze attive per la cessione di DIRITTI E SERVIZI resi nel 1990 (altri 400 milioni di lire), per un totale di 800 milioni di lire.
La seconda componente - quella negativa - è invece relativa ai proventi dall'AUTOFINANZIAMENTO e dalle INDENNITA' DEI PARLAMENTARI, che si scostano dalle previsioni di febbraio per una diminuzione, rispettivamente, di 600 e di 200 milioni di lire, per un totale che ammonta anche in questo caso a 800 milioni di lire.
La diminuzione delle entrate relative all' AUTOFINANZIAMENTO è da porre anzitutto in relazione con la »guerra del golfo , che ha determinato il blocco dell'andamento delle iscrizioni, che, nei primi mesi del nuovo »anno radicale , era stato particolarmente significativo, con un ritmo ed un'intensità non più verificatesi per tutto il periodo successivo. Si tratta di un fattore di per sé molto grave e che costituisce uno degli elementi più importanti di valutazione dello stato attuale del Partito.
Per ora ci limitiamo a ricordare che al momento della convocazione del III Congresso italiano (fine gennaio, inizi febbraio) gli iscritti al Partito erano già, in totale, 2.016, che all'inizio del Congresso (14 febbraio) erano 2.213 e alla fine (17 febbraio) 2.440, dei quali 2.163 in Italia e 277 negli altri paesi. Oggi gli iscritti in totale sono 3.445, dei quali 2.683 risiedono in Italia e 762 negli altri paesi: in 7 mesi l'aumento è di poco superiore ai 1.000 iscritti, di cui più di 500 in Italia e circa 500 negli altri paesi.
Si tratta di un numero di iscrizioni che è inferiore di 817 (pari al 19.2 %) al totale degli iscritti al Partito nel 1990 (4.262), di cui 532 (17 %) residenti in Italia e 285 (25 %) residenti negli altri paesi.
Per quanto riguarda lo scostamento dei proventi relativi alle INDENNITA' DEI PARLAMENTARI - altro fattore di cui non si può nascondere l'importanza - dobbiamo tener presente che le diminuzioni dei versamenti al Partito si sono verificate nonostante gli aumenti consistenti degli importi percepiti mensilmente dai parlamentari in Italia.
A questo proposito dobbiamo mettere in evidenza che Gaetano Azzolina e Ambrogio Viviani - entrati a far parte della Camera dei Deputati con le dimissioni di Adelaide Aglietta e di Adele Faccio, oggi entrambi passati dal Gruppo Federalista Europeo al Gruppo Misto - non avendo versato al Partito le quote dovute secondo l'impegno assunto da tutti gli iscritti con l'accettazione della candidatura, alla fine del 1991 avranno riscosso rispettivamente 180 e 200 milioni di lire, più del triplo di quanto percepito dai parlamentari radicali. La somma oggi da loro riscossa mensilmente si quadruplica se si considera anche il contributo per gli »assistenti parlamentari , anch'esso dovuto, in base agli accordi, al Partito.
1.8. Le spese
Le spese, durante lo stesso periodo, hanno subito consistenti variazioni, che non dovrebbero tuttavia ripercuotersi in termini significativi sui risultati finali.
Come per le entrate, ci troviamo di fronte a variazioni che si compensano tra loro, ma non per questo prive di importanza.
In sintesi, l'andamento della spesa di questi sette mesi pone anzitutto in evidenza che le attività relative all'attuazione del »progetto non si stanno sviluppando con l'intensità ed il ritmo necessari per poter impiegare entro l'anno tutte le risorse finanziarie ad esso riservate dal preventivo di febbraio. Allo stato, infatti, non è ragionevole ritenere che, entro dicembre, sia possibile passare dall'edizione del »giornale a quella dei »fascicoli , quali erano previsti dal »progetto e, nel contempo, effettuare altri 4 o 5 invii, oltre ai 3 del »giornale già realizzati e portare così a termine compiutamente il programma. Di conseguenza la spesa per il »progetto alla fine dell'anno sarà - in misura consistente (non meno di 1.000 milioni di lire) - inferiore a quella prevista in bilancio, con un'eccedenza attiva di questa voce sul conto economico.
In secondo luogo l'andamento della spesa mette in evidenza che quelle relative alla struttura, ai servizi ed al funzionamento, si mantengono entro i limiti previsti, così come - escludendo la spesa per il »progetto politico - le spese per le altre attività ed iniziative, mentre sono maturate spese rilevanti per investimenti, non previste in bilancio (per un importo complessivo non inferiore a 1.000 milioni di lire).
La parte più rilevante di queste spese (600 milioni di lire) è dovuta a costi sostenuti, o da sostenere, per l'acquisizione e la ristrutturazione dei locali di nostra proprietà, in precedenza indisponibili perchè occupati. Con l'ultimazione dei lavori sono aumentati in misura notevole gli spazi disponibili per l'attività del Partito. Altri 200 milioni di lire sono dovuti a sopravvenienze passive relative ai lavori eseguiti lo scorso anno per la ristrutturazione della sede. Inoltre, 200 milioni di lire si sono spesi per dotare il salone della sede delle attrezzature necessarie per poter effettuare le riprese televisive di riunioni, dibattiti e interviste e la loro messa in onda in collegamento diretto con gli studi di »Teleroma 56 : parte di quest'importo è dovuta ad attrezzature e a lavori di competenza dello scorso esercizio. Infine, 100 milioni di lire sono relativi all'acquisto di altre attrezzature, di mobili e arredi.
Com'è noto, le spese per gli investimenti non influiscono sul risultato di bilancio quando siano sostenute senza accendere debiti, con risorse proprie. Per ora questo è il nostro caso, in quanto è possibile utilizzare per queste spese la parte di risorse »risparmiata nel realizzare il »progetto .
1.9. Fattori, cause, ragioni negative, di indubbia gravità
Da quanto finora esposto, allo stato, non sono quindi da prevedere modifiche relative nel risultato di bilancio di fine anno.
Comunque, abbiamo già fatto presente che le variazioni in atto nell'andamento del conto economico e le previste implicazioni patrimoniali e finanziarie, pongono in chiara evidenza fattori di indubbia gravità, quali sono le consistenti diminuzioni delle entrate previste per AUTOFINANZIAMENTO e INDENNITA' DEI PARLAMENTARI, la cui rilevanza qualitativa, ancor più di quella quantitativa, impone attenta riflessione in sede di valutazione politica.
In questa sede sono pure da considerare con viva preoccupazione le cause e le ragioni che hanno determinato le diminuzioni nella spesa prevista per la realizzazione del programma di attuazione del »progetto politico del 1991.
Si tratta di fattori, di cause e di ragioni che attengono direttamente allo »stato del Partito , che, nel suo complesso, non è tuttora in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze ed alle necessità del momento, nonostante l'impegno e la dedizione di quanti vi operano, che hanno prodotto risultati per alcuni aspetti ancora una volta del tutto sorprendenti, ma, purtroppo, non ancora sufficienti.
Su queste condizioni ha inciso - come vedremo - il rapporto del Partito con la situazione italiana, che ha condizionato finora non poco l'avvio e la realizzazione del »progetto politico per il 1991.
2.1. Il »progetto
Il »progetto politico , »illustrato nella relazione al III Congresso italiano, è stato l'obiettivo prioritario del Partito in questi mesi e ad esso sono stati dedicati il nostro impegno e le nostre risorse. Risorse carenti, non più dal punto di vista finanziario, ma soprattutto organizzativo, relativo ai mezzi da impiegare ed alle energie umane disponibili, sproporzionate rispetto all'»impresa .
Ma eravamo anche consapevoli che attraverso la sua realizzazione passava la possibilità di costituire ed organizzare, in tempi politici, una forza nonviolenta, ad adesione diretta, capace di operare oltre le frontiere nazionali e di affermare diritto alla vita e vita del diritto, qui, nell'oggi.
2.2. Uno »scenario che non abbiamo potuto praticare
Questa consapevolezza era presente nello »scenario delineato in vista del III Congresso italiano e prospettato a tutti gli iscritti nella lettera da noi inviata il 12 dicembre dello scorso anno: la possibilità di convocare il XXXVI Congresso del Partito alla fine del mese di agosto di quest'anno, preceduto, oltre che dal Congresso Italiano, anche da una riunione del Consiglio Federale, da tenersi alla fine del mese di marzo.
Si trattava di uno »scenario sollecitato tra l'altro dall'andamento decisamente positivo assunto dalle iscrizioni in Italia nei primi mesi del nuovo anno »radicale .
La praticabilità di questo »scenario ha conosciuto tuttavia un'impasse dovuto a due ordini di ragioni, una esterna, l'altra interna, entrambe di carattere politico.
2.3. Il »legame italiano
A metà gennaio il Parlamento italiano approvava la mozione che autorizzava l'intervento delle forze armate nella »guerra del golfo : il Partito, ribadendo il proprio punto di vista sull'aggressione irachena, riconosceva tuttavia il valore delle diverse posizioni manifestatesi tra gli iscritti e assunte in Parlamento, e che avrebbero trovato successivamente riscontro in occasione dello svolgimento del Congresso italiano.
Senza entrare qui nel merito delle diverse posizioni assunte in Parlamento e della disinformazione ancora una volta perpetrata dagli organi di informazione - sia giornali che radio e televisioni - è un fatto che dovemmo registrare un calo improvviso nell'andamento delle iscrizioni.
Nel contempo si apriva in Italia una grave crisi politico-istituzionale, dovuta alle contraddizioni del sistema politico ed ai tentativi posti in atto dalla partitocrazia per contenerle e superarle.
Per alcuni mesi si è succeduta una fase caratterizzata dal rischio incombente di elezioni anticipate, che da parte di alcune forze politiche si sarebbero volute abbinare allo svolgimento del referendum tenutosi il 9 giugno sul numero di preferenze da dare in occasione di elezioni politiche alla Camera dei Deputati (1).
Di fronte a questo rischio il Partito non poteva rimanere indifferente: oltre ad una convinta e maturata opposizione all'instaurarsi di un' aberrante consuetudine che da oltre trent'anni vede interrompersi pretestuosamente la durata naturale delle legislature, prevista dalla Costituzione, il legame del Partito con le istituzioni in Italia è ancora essenziale per la sua esistenza.
La scelta transnazionale ha certamente sancito in termini irreversibii la non presentazione del Partito in quanto tale alle elezioni di qualsiasi ordine e livello in Italia, come negli altri paesi, ma è altresì vero che i finanziamenti, che provengono dall'attuale presenza istituzionale, costituiscono tuttora la fonte principale delle entrate: non deve pertanto destare meraviglia se il Partito è stato »distratto in questo periodo dal rischio di elezioni anticipate. Sarebbe ipocrita non ammetterlo.
Il tentativo della costruzione del Partito transnazionale si scontra, giorno per giorno, con quel che accade in Italia e lo scontro non è, peraltro, dovuto unicamente al denaro, sia a quello di provenienza pubblica che a quello degli iscritti e dei militanti che vi risiedono, ma anche al rapporto complesso e articolato che ha unito e ancora - nonostante gli sforzi compiuti - si mantiene con la situazione italiana.
Su quest'aspetto, che tanto ha influito e influisce sullo »stato del Partito , dovremo tornare.
2.4. Lo studio della fattibilità tecnico-organizzativa del »progetto
Un'altra ragione, di carattere »interno , ha contribuito a mutare lo »scenario iniziale e ha inciso sull'avvio dell'attuazione del »progetto : la convinzione, nel frattempo maturata in termini più esatti e precisi, dell'inadeguatezza strutturale dei mezzi e delle risorse umane di cui il Partito poteva disporre, secondo le linee della relazione al III Congresso italiano, che tra l'altro prevedeva l'invio di 7-8 »fascicoli di 80 pagine ciascuno, a cadenza mensile, entro l'anno.
Questa convinzione ha portato a dedicare la maggior parte delle energie e del tempo disponibili allo »studio della fattibilità tecnico-organizzativa del »progetto .
Si sono succeduti gli incontri, le riunioni, gli scambi di valutazione sulla fattibilità dell'»impresa , sulla base di una »traccia individuata sin dal mese di dicembre, che descriveva le »fasi di produzione ed organizzazione : la costituzione della »banca dati per i nominativi dei destinatari; la »presentazione del messaggio; la redazione; la traduzione; l'impaginazione; la stampa; la distribuzione; la gestione delle »risposte (2).
2.5. Abbiamo registrato una sconfitta
Nel mese di aprile abbiamo però dovuto registrare l'impossibilità di seguire e attuare lo »scenario prospettato all'inizio dell'anno: non si erano determinate le condizioni per la riunione del Consiglio Federale a fine marzo, che avrebbe dovuto riscontrare la consistenza e la solidità delle basi per la convocazione del Congresso a fine agosto.
Abbiamo denunciato pubblicamente questa sconfitta durante il seminario sulla »forma-partito nella democrazia reale continentale , sulla »proposta transnazionale e transpartitica del Partito Radicale e sul »rapporto tra Partito Radicale, le forze politiche italiane, la proposta di costituente democratica , organizzato dal Partito a Rimini, in Italia, nel mese di aprile.
In quella sede - alla presenza di autorevoli esponenti del mondo scientifico e culturale, e di quello politico, nonchè degli iscritti al Partito che, in gruppi diversi, operano nel Parlamento italiano e in quello europeo - abbiamo infatti non solo richiamato le ragioni del mutare dello »scenario e dei ritardi nell'attuazione del »progetto , ma abbiamo anche sottolineato la carenza della campagna di iscrizioni negli altri paesi e l'inadeguatezza dell'apporto »esterno e di »altri al lavoro del Partito.
2.6. L'avvio di una fase sperimentale del »progetto
Le settimane successive al seminario di Rimini sono state decisive per l'avvio di una fase sperimentale del »progetto , iniziata a maggio e proseguita negli ultimi quattro mesi, e preso atto che non era stato possibile colmare il »gap iniziale si sono apprestate le condizioni minime, essenziali e indispensabili, per sperimentare la fattibilità dell'»impresa (3).
2.7. Il lavoro collettivo e l'apporto di nuove energie
Per svolgere con efficacia quest'insieme di attività, è stata utilmente ripristinata la consuetudine di riunioni quotidiane di tutti coloro che sono impegnati nel »progetto e nell'attività del Partito.
E' stato inoltre necessario avvalersi dell'apporto di nuove energie per tentare di soddisfare in qualche misura le esigenze dell'assetto operativo (4).
Non è stato possibile portare a termine il tentativo di organizzare in gruppi di lavoro, con la partecipazione di altre collaborazioni a livello politico, l'attività redazionale sul progetto.
2.8. La fase operativa
La fase operativa ha inizio nel mese di maggio, con la decisione di realizzare il primo dei tre »giornali finora pubblicati.
Il primo numero del »giornale , redatto in italiano tra la fine del mese di maggio e l'inizio del mese di giugno, è stato tradotto, composto e stampato, tra la fine di giugno e la fine di luglio, in altre 11 lingue (polacco, ungherese, tedesco, romeno, spagnolo, croato, inglese, francese, ceco, russo ed esperanto), con una »tiratura complessiva di 230.700 copie.
Questo numero è stato inviato ai membri dei Parlamenti nazionali di tutti gli Stati dell'Europa dell'Ovest e dell'Est e ai membri di 189 assemblee federali e regionali di questi paesi.
E' stato inoltre inviato in Sud America, ai Parlamenti nazionali di Argentina, Brasile, Cile, Messico, Perù, Uruguay, Venezuela; in Africa, ai Parlamenti della Costa d'Avorio e del Senegal; in Medio Oriente, in Israele.
L'invio - che è stato poi esteso ai premi Nobel, ai Commissari CEE e ad una selezione di personalità internazionali, per un totale di 471 nominativi - è stato ultimato entro il 13 agosto (5).
Il secondo numero del giornale, redatto in italiano nel mese di luglio, è stato tradotto, composto e stampato in altre 13 lingue (a quelle del primo numero si sono aggiunte l'albanese, il portoghese e lo sloveno), per una tiratura complessiva di 302.000 copie.
L'invio ha coperto la stessa area di destinazione del primo numero, oltre i Parlamenti nazionali della Bolivia, dell'Ecuador e della Colombia ed il Parlamento federale degli Stati Uniti d'America.
Questo numero del giornale è stato inviato ad altri due indirizzari internazionali (circa 500 nominativi), che si aggiungono a quelli del primo numero (6).
Il terzo numero del giornale, redatto nel mese di agosto, mentre erano in corso gli avvenimenti sovietici, è stato già stampato in italiano e inviato agli stessi indirizzari dei primi due numeri.
E' in corso l'impaginazione nelle stesse edizioni del secondo numero, con l'aggiunta dell'esperanto e con una tiratura complessiva di 289.000 copie. Sarà ricevuto nelle altre edizioni entro il 20 ottobre, prima della seconda sessione del Consiglio Federale.
Care compagne e compagni, amiche e amici carissimi,
sono fermissimamente convinto che qui, tra noi, non vi è alcuno disposto a mentire a se stesso, ancor prima che agli altri, che affermi la propria soddisfazione per la situazione in cui si trova il Partito.
E' una condizione quanto meno di disagio che tutti viviamo: prescinde dalla valutazione di ciascuno sugli avvenimenti succedutisi in questi ultimi anni ed esprime il dramma di un duro e lungo percorso che sappiamo non essere ancora ultimato, ma ormai inevitabilmente prossimo ad una conclusione. Conclusione di cui tutti temiamo l'esito, anche se da posizioni contrapposte, non solo diverse.
3.1. La scelta transnazionale
A mio giudizio, al centro di questa condizione vi è sempre stata e vi rimane la scelta transnazionale, essendo quella transpartitica a questa funzionale, necessaria, ma non sufficiente.
In merito sento la necessità di esprimere ancora una volta la mia personale convinzione.
E' una necessità che risponde ad un tenace bisogno di chiarezza - di estrema chiarezza - con me stesso e con voi tutti. Diversamente non riuscirei a fare considerazioni sulla situazione in cui ci troviamo, a tentare valutazioni, a esprimere giudizi.
So che in politica è difficile soddisfare quest'esigenza, questo bisogno, e può essere pericoloso: non per banale opportunismo, ma per doverosa prudenza, qualità preziosa, necessaria, una virtù anche nella politica e della politica. E' un rischio che devo comunque correre e farvi correre: per voi, al più, si tratta di una piccola perdita di tempo.
Io sono, e resto, fermamente convinto che la scelta transnazionale è la sola, l'unica possibile per tentare di salvare il Partito, i suoi valori, le sue iniziative, la sua attività, la sua continuità storica e ideale e contribuisce, così attivamente, ad affermare la democrazia, il diritto alla vita e la vita del diritto.
Ritengo sia del tutto lecito che altri siano di avviso diverso. Tuttavia questo non può valere per me, che da oltre tre anni e mezzo sono il Segretario di questo Partito, vincolato da decisioni prese nelle sedi e con le maggioranze stabilite dal nostro statuto, quanto meno dal Congresso di Budapest in poi.
Se la mia convinzione fosse stata diversa, fosse venuta meno o venisse meno, non avrei accettato di essere il Segretario del Partito o non avrei esitato e non esiterei a dimettermi.
3.2. Una speranza affidata »ad altri
Tuttavia essere convinto - fermamente convinto, come sono - della scelta fatta dal Partito, non comporta necessariamente di essere altrettanto convinto della certezza del suo buon esito. Tant'è che ripetutamente, in più occasioni - a partire proprio da Budapest - a voce e per iscritto, ho espresso i motivi, le ragioni, alcune peraltro evidenti, che rendevano estremamente improbabile un esito positivo, comunque sufficiente e soddisfacente. Un esito questo con un grado così elevato di improbabilità da costituire solo una »speranza , sorretta sì dalla confermata validità delle nostre analisi e delle nostre valutazioni, dalle nostre convinzioni, dal nostro impegno e dalle nostre risorse, ma affidata essenzialmente ad »altri .
La mozione di Budapest chiama a sostegno di questa speranza »tutte le forze di democrazia e di tolleranza, di ogni paese, e in particolar modo le stesse classi dirigenti o i loro esponenti più liberi e responsabili , consapevoli come eravamo e come siamo dell'impossibilità di essere noi a dar vita e vitalità al »Partito Nuovo , al Partito transnazionale. Non è solo l'accertata inadeguatezza delle nostre forze, la ragione di quest'impossibilità, ma lo è la contraddizione insuperabile di non essere e di non poter essere noi - così come eravamo e ancora siamo - la forza transnazionale che ci proponiamo di costituire.
Sempre, nella storia del Partito, il successo delle iniziative e delle lotte radicali, ha comportato il coinvolgimento di »altri , che ne hanno assicurato l'esito positivo.
In passato questa presenza, questa partecipazione attiva e diretta di »altri si costituiva come un vero e proprio momento dell'esistenza del Partito, momento che si esauriva con il venir meno dell'iniziativa, per poi ricomporsi attorno ad una diversa proposta, ma con presenze diverse e altre partecipazioni e che veniva così a costituire un altro momento della nostra esistenza, finalizzato e circoscritto allo specifico obiettivo dell'iniziativa.
Il coinvolgimento degli »altri non si indentificava pertanto con e nel Partito, ma per la grandissima maggioranza solo con quella specifica iniziativa, venendo sì a costituirsi »in parte , ma solo di e per quel momento.
Oggi la condizione è diversa, perchè la nostra proposta, la nostra iniziativa politica è la costituzione del Partito, del »Partito Nuovo . Questo è l'obiettivo, questa la priorità. La presenza, la partecipazione, il coinvolgimento diretto degli »altri nel Partito è e rimane condizione necessaria per costituirlo »in quanto tale e assicurarne l'esistenza, in sostanza per consentire il successo dell'iniziativa.
L'esigenza è sempre la stessa, ma con una differenza essenziale: oggi gli »altri , la loro presenza, la loro partecipazione attiva, il loro coinvolgimento, non si pongono più come esigenza di un momento, di un episodio, sia pure di grandissimo rilievo, ma limitato e circoscritto, ma come condizione essenziale, indispensabile, per essere e dar vita al Partito, per essere »parte politica e costituirlo con impegno e volontà di azione e di prospettiva.
La consapevolezza di questa diversa condizione è uno dei presupposti indispensabili per comprenderci, per comprendere la situazione del Partito in prossimità di un momento di nuove, ineludibili, decisioni.
3.3. I »pieni poteri congressuali
Un altro presupposto che esige estrema chiarezza, indispensabile per capire i comportamenti, le iniziative, l'attività di questo periodo - e ancor più l'atteggiamento nei confronti di quanto ci attende - è costituito dal significato, dall'importanza, dal valore attribuito dalla mozione approvata dal Congresso di Budapest all'assunzione dei pieni poteri congressuali.
Mi rendo conto che può suscitare un certo fastidio questo mio insistere nel riproporre un momento che appare ormai lontano e che so essere da alcuni ritenuto superato nei e dai fatti, ma per me senza quel momento, senza quelle decisioni, senza quel testo, non vi era e non vi è ragione per il mio impegno, per il nostro impegno, così oggi come durante tutti questi mesi, questi lunghi, interminabili giorni.
La facoltà di assumere i »pieni poteri attribuita dal Congresso al Primo Segretario, al Tesoriere, ai Presidenti del Partito e del Consiglio Federale, segna la presa d'atto della fine del Partito, così com'era. E' in forza di questa presa d'atto che il Congresso rimette tutti i propri poteri ai »4 responsabili del Partito , per compiere l'estremo tentativo di proporre e richiedere agli »altri e con gli »altri di operare per determinare le condizioni per la costituzione del »Partito Nuovo . In questo contesto, la remissione dei »poteri congressuali comporta anche la responsabilità di chi li ha assunti, di valutare la rispondenza e l'adeguatezza delle condizioni prodotte, nel e con il tentativo, di dar corpo e vita alla »speranza . Solo questa valutazione può dare loro la forza di legittimare il buon esito del tentativo mediante la convocazione del Congresso e rimettere i »poteri congressuali al »Partito Nuovo , transnazionale, così costituito.
Diversamente, in mancanza di questi requisiti, ai responsabili del Partito non resta altra facoltà che dar corso a quella presa d'atto e formalizzarne la fine, senza più alcuna possibilità d'appello.
Certo, le modalità, i tempi e l'esito della valutazione sono affidati alla loro discrezionalità, alla loro coscienza e responsabilità, ma alla loro e solo a loro.
Ecco l'esitazione, il tormento, forse anche il ritardo che hanno preceduto la decisione di assumerli questi »poteri , prima tanto sollecitati, ora mal digeriti e sopportati.
3.4. Il rapporto del Partito con la realtà italiana
Alla luce di questi presupposti, mi pare si debba ora considerare quello che è certo un aspetto essenziale della situazione: il rapporto del Partito con la realtà italiana.
Il Partito Radicale, quello che ha cessato di essere a Budapest, è stato un Partito che, fin dalla nascita, ha avuto la peculiare consapevolezza della »dimensione sovranazionale della politica, con la certezza che tale carattere si sarebbe sempre più reso evidente e necessario e con la volontà di concretamente affermarlo. Questa è stata l'importanza, il valore di un Partito che mai si è definito »italiano . D'altro canto è pur vero che il Partito è nato in Italia (mentre il »Partito Nuovo - se si costituirà - sarà nato a Budapest, e anche questo non è irrilevante), costituito da cittadini italiani; in Italia ha lottato a lungo, ha vinto le battaglie che ancor oggi in gran parte lo connotano e lo distinguono; italiana è stata la grandissima maggioranza degli iscritti, dei quadri, dei dirigenti, e lo sono tuttora, come lo sono e lo sono state le risorse, il danaro che ne hanno consentito e sorretto le attività.
Non ci si può quindi sorprendere se, in quanto cittadini, la gran parte dei radicali sia tuttora interessata e coinvolta da quanto avviene in Italia, dai fatti, dagli avvenimenti della politica italiana.
La distinzione tra il Partito che è stato, e non può più essere, e quello che può e deve essere, non è pensabile si realizzi meccanicamente, come conseguenza automatica delle decisioni adottate. Può essere solo il prodotto di una dura e lenta azione, che si accompagna al concreto costituirsi del »nuovo , con un processo di acquisizione e di crescita che grava giorno dopo giorno sul comportamento, sulla coscienza e sulla consapevolezza di ciascuno.
Questo processo comporta responsabilità diverse, che investono non solo il Primo Segretario, il Tesoriere, il Presidente del Partito e del Consiglio Federale, e coloro che con noi collaborano direttamente, ma anche quanti sono stati »gruppo dirigente del Partito ed hanno acquisito e mantenuto, a diverso titolo e con collocazioni anche diverse, posizioni autorevoli ed importanti nel contesto civile e politico di questo paese.
Per quanto ci riguarda, il rapporto con la realtà italiana non è stato certo ignorato o trascurato. Al contrario, dobbiamo riconoscere che esso ha inciso in misura considerevole sull'azione da intraprendere nel promuovere e perseguire il »nuovo , determinando anche ritardi sul percorso per il conseguimento dell'obiettivo prioritario, quello transnazionale.
Così è stato, infatti, per tutto lo scorso anno, caratterizzato dall'impegno dedicato alla soluzione della situazione economica e finanziaria del Partito, a scapito della nostra iniziativa politica, ma segnato anche da importanti momenti »italiani .
E' sufficiente, per tutti, ricordare l'attenzione dedicata al processo in atto nel Partito Comunista Italiano, che ebbe nel Consiglio Federale del gennaio 1990 - appena assunti i »pieni poteri congressuali - con la presenza di Achille Occhetto e con la mozione conclusiva, un'opportunità per loro e un'occasione per noi, che, se accolte, avrebbero potuto produrre ben diversi ed importanti effetti sulla trasformazione del loro partito e sulle possibilità di rinnovamento della politica in Italia e determinare condizioni preliminari sufficienti ad assicurare concretamente la costituzione del Partito transanazionale.
Attenzione rivolta, peraltro, con prudente costanza e con puntuali iniziative, anche verso altre parti politiche ed i loro esponenti, nel tentativo di accrescere e consolidare l'apporto italiano alla costituzione del »Partito Nuovo , consapevoli, come tuttora siamo, dell'importanza che la situazione italiana ha, se non altro come »serbatoio delle risorse di cui possiamo disporre.
In linea con queste esigenze - si tratta ancora di esempi - è stato lo scorso anno, l'impegno dedicato ad affrontare il problema di »Radio Radicale , con l'approvazione da parte del Parlamento italiano di una legge »ad hoc ed un finanziamento di 20 miliardi di lire in tre anni, come pure la non partecipazione e il comportamento del Partito in occasione delle elezioni amministrative.
Si è trattato di un lungo percorso di »attesa impegnata , che ci ha portato, con il successo iniziale in Italia della campagna d'iscrizioni per quest'anno, a ipotizzare, in una lettera inviata agli iscritti nel mese di dicembre - se questo successo avesse avuto adeguate conferme - la convocazione del XXXVI Congresso per la fine di agosto di quest'anno.
Abbiamo tuttavia ricordato perchè quest'ipotesi si sia in seguito rivelata impraticabile. Ancora una volta è proprio la situazione italiana, con la ripercussione degli effetti della »guerra del Golfo e con il ripetuto proporsi di elezioni politiche anticipate, a determinare rinvii e ritardi.
E' tuttavia un evento italiano, il III Congresso, che nel febbraio di quest'anno ci consente di presentare il »progetto politico del Partito per il 1991.
Un evento che segna il passaggio da una fase nella quale abbiamo visto essere stato il rapporto con la situazione italiana ancora preminente, ad una nella quale il Partito affronta, direttamente e con priorità assoluta, la verifica della rispondenza della proposta radicale negli altri paesi.
La prosecuzione nell'impegno di stabilire e sviluppare rapporti con le forze politiche ed i loro esponenti per precostituire in Italia basi più solide per la realizzazione dell'obiettivo transnazionale, oltre che per consolidare l'apporto di risorse del »serbatoio italiano, avrebbe comunque portato ad ulteriori ritardi, incompatibili con il tempo politico ancora disponibile per portare a termine il tentativo della costituzione del »Partito Nuovo .
Si è trattato di una decisione, pur essa, nei primi mesi ostacolata dal gravare degli avvenimenti politici in Italia, ma che si è poi, via, via affermata con l'avvio del »progetto politico .
Nella fase precedente, l'attenzione alla situazione italiana non aveva impedito, nei limiti delle risorse disponibili e delle opportunità manifestatesi, di fare il possibile per mantenere una presenza nei paesi dell'Europa centrale e dell'est; analogamente, con la predisposizione e l'avvio dell'attuazione del »progetto politico del 1991, rivolto essenzialmente ad altri paesi, l'attenzione all'Italia non è venuta meno.
Attenzione che si è sempre più tradotta e manifestata in un impegno assunto, in via diretta e personale, da Marco Pannella, al quale, con l'assunzione dei »poteri congressuali , si è venuto a trasferire, in via più generale, il compito e la responsabilità di sviluppare e mantenere i »rapporti esterni . Impegno che Marco ha svolto, come sempre, con intelligente e costante dedizione. E di questo gliene siamo grati. D'altro canto, con le decisioni adottate, era inevitabile per il Segretario e la Presidente, accanto al Tesoriere, impegnarsi sempre più nel far fronte e nell'assolvere responsabilità e compiti più »interni , »tecnici ed organizzativi , che, assieme a quelli economici e finanziari - a detta di molti - »non fanno politica .
3.5. La richiesta di stabilire sedi formali di discussione
In generale, in relazione al rapporto del Partito con la situazione italiana, è opportuno ricordare che più di una volta ci è stato richiesto e sollecitato l'impegno diretto del Partito »in quanto tale e ci è stata fatta presente - inoltre - l'esigenza, »in assenza di regole , di stabilire sedi formali nelle quali discutere e stabilire »le condizioni per la partecipazione all'attività del Partito di compagni non impegnati direttamente e a tempo pieno nel nostro lavoro.
La nostra risposta a queste richieste, nei termini nei quali finora sono state prospettate, è stata negativa.
Anzitutto, perchè il coinvolgimento diretto del Partito ad iniziative politiche in Italia, avrebbe potuto porre in discussione il carattere transpartitico della nostra azione e avrebbe inciso comunque sulla capacità del Partito di proseguire, con priorità assoluta, l'obiettivo transnazionale, sottraendo inevitabilmente parte delle risorse disponibili. Diversamente, un'adesione puramente formale a queste richieste, avrebbe potuto pesare negativamente sull'immagine del Partito.
Ciò, tuttavia, non ha significato l'»assenza o l'»indifferenza del Partito, che, al contrario, come servizio, ha sempre fornito l'uso dei propri mezzi d'informazione e l'apporto di risorse - in alcuni casi non solo diretto, ma anche rilevante - per non dire della partecipazione o della presenza di suoi responsabili.
Per quanto riguarda le sedi formali per »regolare la partecipazione dei compagni all'attività del Partito, quest'esigenza non può essere soddisfatta senza stabilire e deciderne la ristrutturazione, con la determinazione di nuove responsabilità e altri ruoli, ponendo così in atto un processo incompatibile con lo stato e l'assetto attuale, che rimette inevitabilmente ai responsabili attuali, e solo a loro, le decisioni sull'impostazione, le modalità e i termini della conduzione delle attività. Mutare oggi - in tal modo - lo stato e l'assetto del Partito, verrebbe a precostituire soluzioni che potrebbero rivelarsi in contrasto o di ostacolo con le valutazioni finali del tentativo in atto, in merito alle quali, il solo Consiglio Federale, se investito, può intervenire in sede consultiva.
Ci siamo soffermati sul rapporto del Partito con la situazione italiana proprio perchè la necessità di concentrare l'impegno, le risorse, l'attività del Partito nello stabilire un rapporto diretto con la classe politica degli altri paesi e con i suoi esponenti, non può tuttavia indurci ad ignorare l'esistenza di questioni importanti, relative, per molti aspetti e in varie circostanze, a compagni iscritti, la cui partecipazione attiva al lavoro del Partito potrebbe portare un contributo essenziale, e che purtroppo non è stata possibile realizzare.
3.6. Un punto di crisi: il rapporto con la situazione italiana
Di tutto ciò non intendo qui, in modo assoluto, rilevarne o, tanto meno, attribuirne responsabilità alcuna.
Mi pare utile unicamente ricordare che nelle numerose riunioni e incontri che si sono tenuti, sui temi più diversi - proposti o richiesti - con esami approfonditi e discussioni animate, con ampia partecipazione e ripetuti interventi, sono emerse differenze e anche contrasti che, a mio avviso, si pongono tuttora in relazione con i presupposti da me prima precisati e che trovano nel rapporto con la situazione italiana il loro principale punto di crisi.
3.7. La presenza del Partito nell'Europa dell'Est
Il Partito, impegnato in misura del tutto preminente nell'attuazione del »progetto politico , ha comunque assicurato, nel corso del 1991, a seguito anche di quanto indicato a suo tempo dal Consiglio Federale, una minima, ma significativa presenza militante in alcuni paesi dell'Europa Centrale e dell'Est.
Si tratta della prosecuzione di un'attività da tempo affidata all'iniziativa di alcuni compagni che vi risiedono in permanenza o per lunghi periodi (Marino Busdachin, Olivier Dupuis, Massimo Lensi, Paolo Pietrosanti e Antonio Stango) e che sono riusciti ad aggregare, soprattutto a Mosca, a Budapest e a Praga, primi nuclei di presenza militante che operano attivamente nei loro paesi.
Il numero delle iscrizioni in questi paesi si è quest'anno nel complesso ridotto, anzitutto per l'impegno dedicato anche da questi compagni al »progetto politico , che ha ritardato l'avvio della campagna per le iscrizioni e anche per una politica più rigorosa adottata in relazione all'entità fissata per le quote di iscrizione.
Di rilievo sono tuttavia - ad esempio - le adesioni in Unione Sovietica, ove, oltre a due iscritti eletti nel Soviet Supremo, uno nel Soviet della Repubblica dell'Ucraina e quattro nei Soviet di Mosca e di San Pietroburgo, si sono avute iscrizioni non solo nei principali centri della Russia e dell' Ucraina, ma anche nelle Repubbliche caucasiche, con una prima significativa presenza di iscritti musulmani (oltre cinquanta solo nell'Azerbaijan).
Sempre come esempio, significativi i rapporti stabiliti in Cecoslovacchia con ambienti istituzionali ed esponenti di forze politiche e soprattutto quelli insturati con la ROI, Iniziativa Civica dei Rom, di cui il Presidente e 3 eletti nel Parlamento Nazionale Ceco sono iscritti al Partito. D'altro canto, sono stati avviati contatti con la Romania anche grazie ai rapporti stabiliti in Ungheria tra la Comunità romena e il Partito.
Inoltre, in relazione alla drammatica situazione politica in Yugoslavia, il Partito Radicale, anche mediante la presenza di suoi autorevoli esponenti in Slovenia, sin dal primo momento ha chiesto l'immediato riconoscimento da parte della Comunità europea delle Repubbliche di Slovenia e di Croazia, denunciando la gravità del comportamento di quei governi occidentali che, come l'Italia, per »realpolitik , hanno preferito e sembrano tuttora preferire l'attesa e il consumarsi degli eventi, non operando concretamente per un nuovo assetto istituzionale della Yugoslavia e per la sua integrazione nella Comunità europea.
Molte circostanze e situazioni verificatesi quest'anno avrebbero richiesto la presenza del Partito Radicale. Ma questo non è avvenuto, sia per le difficoltà oggettive, sia per la decisione di concentrare le nostre energie sul »progetto .
A partire dall'iniziativa promossa dal consigliere federale Roberto Giachetti, attraverso Radio Radicale, poche ore dopo la conclusione del golpe in URSS, il Partito ha diffuso un manifesto-appello, a prima firma del Primo Segretario, che chiede »l'immediata sospensione di tutte le condanne a morte, l'impegno di abolire la pena di morte dall'ordinamento sovietico, escludendo altresì l'eventuale esecuzione della condanna a morte dei golpisti .
Quest'appello è stato firmato a tutt'oggi da oltre duecento personalità: parlamentari, uomini della scienza, della cultura, dell'arte, sovietici, cecoslovacchi, romeni, ungheresi, polacchi, statunitensi, africani, spagnoli, francesi, canadesi, italiani, nonchè da numerosi parlamentari europei.
In Unione Sovietica i nostri compagni hanno raccolto le firme di oltre cento personalità: tra queste decine di deputati del Soviet Supremo dell'URSS, dei Soviet di Mosca e San Pietroburgo e delle Repubbliche, di parte democratica o radicale. Vogliamo ricordare, per tutti, solo due nomi : Yuri Afanasev, deputato del Soviet Supremo dell'URSS e Elena Bonner-Sacharova, vedova di Andrei Sacharov, militante dei diritti umani.
Il testo dell'appello e' stato pubblicato, il 6 settembre, sulla »Komsomolskaja Pravda - quotidiano con una tiratura di quasi 20milioni di copie - che la scorsa settimana ha pubblicato anche una lunga intervista a Marco Pannella.
Tra le altre personalità hanno firmato l'appello: Abdus Salam, Premio Nobel per la Fisica nel 1979; Gore Vidal, scrittore; Francois Fejto, storico; David Grossman, scrittore; Emanuele Gazzo, fondatore di »Agence Europe .
In Italia il manifesto-appello è stato firmato anche da: Flaminio Piccoli, già presidente dell'Internazionale Democristiana, ora presidente della Commissione Esteri della Camera dei deputati; Antonio Cariglia, segretario del Partito Socialdemocratico; Renato Altissimo, segretario del Partito Liberale; Alfredo Biondi, liberale, vicepresidente della Camera dei Deputati; Achille Occhetto, segretario del Partito Democratico della Sinistra, ex Partito Comunista; Giacomo Mancini, deputato socialista; Massimo Scalia, capogruppo verde alla Camera dei Deputati.
Firmatari dell'appello sono oggi presenti in questa sede: membri di diritto del Consiglio Federale o invitati.
Ci auguriamo che nelle prossime settimane quest'iniziativa possa assumere la giusta rilevanza e il dovuto spessore politico.
Verificheremo, così, se sarà possibile fare di questa nostra iniziativa un mezzo efficace per la lotta conclusiva, terminale contro la pena di morte nel mondo e, nel contempo, un primo, importante momento costitutivo del e per il Partito transnazionale.
Compagne e compagni, amiche e amici carissimi,
quello che è attualmente lo »stato del Partito vi è stato detto. Vi è stato anche esposto fino a che punto e come si sia riusciti ad attuare il »progetto politico del 1991.
Abbiamo posto in evidenza le difficoltà incontrate, quelle superate e quelle che tuttora permangono, i ritardi, e le loro implicazioni qualitative e quantitative, che accompagnano i risultati ottenuti. Risultati che sono - con tutta franchezza - insufficienti, anche se, ancora una volta, per alcuni aspetti, sorprendenti e insperati.
Mi sono intrattenuto a lungo - forse troppo a lungo - sull'intero percorso di questa fase di »transizione al Partito Nuovo , al Partito transnazionale, perchè è necessario - a mio avviso - riconoscere che molte delle difficoltà da noi incontrate e delle ragioni dei ritardi che dobbiamo riscontrare sono dovuti ad un processo di conversione, che è stato impossibile accellerare oltre un certo limite.
Per questo il mio insistere sul rapporto del Partito con la situazione italiana e con i compagni che in Italia risiedono e vivono la loro esistenza politica.
Nonostante la svolta concretatasi in modo evidente negli ultimi mesi con l'impiego prioritario delle energie e delle risorse reperite nell'avvio e nell'attuazione del »progetto politico , non è credibile che il Partito, così come oggi è, possa del tutto ignorare, possa escludere totalmente dal proprio pensare ed agire, l'influenza di una campagna per le elezioni politiche a primavera in Italia, di fatto già iniziata, o dei veri e propri attentati alla Costituzione repubblicana da parte del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, o delle iniziative referendarie per la riforma uninominale del sistema elettorale del Senato e per l'abrogazione della legge sulla droga. E si tratta solo di esempi.
Le mie considerazioni sul rapporto con la situazione italiana vogliono essere, pertanto, essenzialmente un contributo alla comprensione del momento che viviamo, che - a mio parere - è dovuto ai compagni ed agli amici che risiedono ed operano negli altri paesi, che hanno indubbiamente maggiori difficoltà nel conoscere aspetti anche »interni , »storici , della situazione del Partito, ma necessari per facilitare e favorire quell'apporto consapevole, sempre più urgente, indispensabile per accrescere e consolidare il cammino comune.
Compagne e compagni, amiche e amici,
questi tre »giornaletti - che abbiamo pubblicato in quindici lingue, spediti e, ci auguriamo, recapitati in tutti i paesi europei, oltre che in alcuni paesi dell'Africa e delle Americhe, a tutti gli eletti nei Parlamenti nazionali, federali e regionali, a decine e decine di migliaia di altri indirizzi di esponenti della classe politica e della cultura, di cittadini comuni, che presumiamo possano essere più direttamente interessati alla proposta politica del Partito Radicale - costituiscono il primo »peculio , un primo piccolo patrimonio, insufficiente, ma unico, da nessuno - per quanto ne sappiamo - finora realizzato. Un patrimonio che è sì dovuto ancora, in massima parte, al »serbatoio di risorse italiano, alla dedizione internazionalista degli iscritti a questo Partito, a quanto il Partito ha creato e costruito in ormai trent'anni di storia, soprattutto in questo paese, ma che oggi, per la prima volta, deve interamente covertirsi in patrimonio transnazionale, un patrimonio di quel »Partito Nuovo ch
e dobbiamo e vogliamo costituire.
Si tratta di un patrimonio che tuttora - anche durante lo svolgimento di questi nostri lavori - è in formazione e di cui non siamo ancora in grado - qui, oggi - di valutare l'entità, perchè i recapiti sono tuttora molto parziali, la sospensione delle attività parlamentari in molti paesi, gli avvenimenti sconvolgenti e drammatici
succedutisi con rapidità e portata straordinaria, ne hanno impedito o ritardato l'impatto, influendo anche sulla tempestività delle »risposte .
Solo a novembre, nella seconda sessione di questo Consiglio Federale, saremo - mi auguro - in condizione di esprimervi una nostra valutazione di questo primo patrimonio transnazionale, anzitutto in relazione al riscontro dell'impatto della nostra proposta sui destinatari, nonchè sullo sviluppo dell'iniziativa da noi assunta in merito all'abolizione della pena di morte in Unione Sovietica e di altre iniziative che - nel frattempo - ci sarà dato assumere a sostegno del »progetto politico nel suo complesso.
Non abbiamo nè nascosto, nè attenuato, i dati, gli elementi che rendono tuttora improbabile il buon esito del tentativo in atto, tuttavia vi sono sintomi che possono ancora sorreggere ed alimentare la nostra »speranza .
Per novembre, al fine di poter prendere una decisione in relazione alla possibilità ed alla necessità di arrivare al più presto al Congresso di rifondazione - da tenersi non oltre febbraio - dobbiamo anche considerare il problema delle iscrizioni.
Molti di voi ricorderanno che le conclusioni dell'ultima riunione del Consiglio Federale, all'inizio del 1990, ponevano nel traguardo di 50.000 iscritti, delle energie umane e finanziarie corrispondenti, la condizione tecnica indispensabile per assicurare la vita del »Partito Nuovo , del Partito transnazionale. Condizione alla quale è - tra l'altro - strettamente collegata la possibilità di elaborare un preventivo per il 1992, ultimo anno nel quale il Partito potrà contare sull'apporto del finanziamento pubblico e degli eletti nel Parlamento italiano, in ossequio alla decisione di non presentare più le liste del Partito alle elezioni.
Senza l'apporto consistente e preminente dell'autofinanziamento, la vita del Partito non è certo in grado di proseguire contando unicamente su altri proventi e sul suo patrimonio.
Come sappiamo, purtroppo, questo salto di qualità e di quantità non si è verificato. Siamo restati, almeno quantitativamente, in situazione di stallo. Ma l'humus, il terreno di coltivazione, di questa »esplosione , resta, a nostro avviso.
Nel 1990, da parte di molti - per esempio - si poteva legittimamente sperare che il processo di conversione del Partito Comunista Italiano fosse reale, e che da questo complesso di quasi due milioni di iscritti, o di collegati, venisse l'iscrizione al Partito Radicale di qualche decina di migliaia di persone. Il corso delle scelte del PCI, e poi del Partito Democratico della Sinistra, è stato invece tutt'altro. Ma resta il fatto che, dall'interno dei vertici del PCI, anche ufficialmente, furono fatte altre previsioni.
Se, da una o dall'altra delle nazioni, o regioni, avvenisse un processo tempestivo di »esplosione , sia pure relativa, di iscrizioni o vi fosse una risposta anche solamente di migliaia, se non di centinaia di eletti democratici, di personalità democratiche di prestigio, in risposta all'invio in corso dei numeri del giornale »Il Partito Nuovo , è probabile che l'indotto potrebbe essere adeguato all'obiettivo dei »50.000 iscritti , o ad altra adeguata sua forma.
Cari amici e compagni,
per poterne preparare e fornire ai compagni non di lingua italiana le traduzioni, questa relazione è stata ultimata la scorsa settimana.
Da allora, sempre più urgenti e clamorose, continuano ad esplodere, nel mondo, in Italia, contraddizioni tragiche, che stiamo cercando di mutare di segno, di farne leva per soluzioni e risposte forti, di pace, di democrazia, di libertà, di giustizia.
Alle porte d'Italia divampa una guerra fratricida, ancora una. Gli eserciti portano il loro carico di morte contro i popoli che li costituiscono. I pacifisti tradizionali, così come i democratici soddisfatti delle "democrazie reali", sono tormentati, desolati, pressoché silenziosi nelle opere e nella alternativa a quanto sta accadendo.
Per un decennio i militanti del Partito Radicale, i suoi esponenti politici e parlamentari, nelle piazze, nelle strade, nei Parlamenti e nei palazzi del potere jugoslavo avevano cercato di esorcizzare l'inevitabile. "Europ now", democrazia politica, o il caos, o la disperazione, o il fallimento sociale, economico, morale, abbiamo cominciato a dire, poi, via via, a gridare. Per questo avevamo tentato di tenere, nel 1989, il nostro Congresso a Zagabria, tenemmo il nostro Consiglio Federale in Slovenia.
Nei parlamenti italiano ed europeo, con ancor maggior vigore e quotidianità abbiamo cercato di fare prevalere la ragione. In Europa, nel mondo, cone in Jugoslavia è prevalsa, invece, la follia e la cecità.
Inviare truppe dell'UEO, è di per sé illusorio, forse controproducente. E' l'ulteriore libanizzazione dell'"ex-repubblica" jugoslava. E' il silenzio, non di rado di morte, della ragione e dei ragionevoli. Il Consiglio Federale dovrà discutere di questa situazione, che vede il Partito Radicale praticamente, da tempo, abbandonato da coloro che lo scelsero, lì, durante la dittatura; vittima dell'illusione nazional-democratica, in realtà nazional-partitocratica.
Ma noi sottoponiamo alla vostra attenzione la convinzione unanime di chi ha avuto ed ha il compito di rappresentare il partito, fin qui almeno: se non si lotta radicalmente per la libertà e la democrazia, subito, in Serbia, a Belgrado; se non si lotta contro la politica e il potere nazional-comunista, razzista, autoritario se non totalitario, del Presidente serbo Milosevic, se non si prende coscienza che in Serbia non solamente il popolo albanese del Kosovo, ma gli stessi democratici serbi sono in pericolo ben più che negli ultimi anni del monopartitismo, non si va alla radice della tragedia.
Nel Kosovo gli albanesi oppressi non hanno preso le armi, non oppongono violenza a violenza. L'Europa, l'Italia, devono per questo dimenticarli, tradirli, abbandonarli? O non bisogna invece chiedere ormai l'espulsione di Belgrado dall'ONU, rompere ogni rapporto con il governo centrale, copertura inutile della violenza serba al di là delle soggettive ottime intenzioni del Presidente Marcovic?
La Repubblica slovena, la Repubblica croata sono divenute indipendenti nel corso di elezioni o di referendum dei quali nessuno ha negato la democraticità piena. Esse offrivano una Confederazione Jugoslava, nel quadro di una associazione alla Europa unita, alla CEE. Riconoscere, anziché vilmente e stupidamente negare questi fatti storici, era ed è necessaria alla pace. E non la pace necessaria e utile per l'unità "jugoslava", morta e sepolta, per ora responsabilità della Serbia.
Il Pr non è in grado di operare, di già, come un grande partito, una grande forza politica internazionalista e democratica, transnazionale e, quindi, anche "jugoslava" per i motivi che in questa relazione, abbiamo affrontato e mostrato.
Ma quel minimo di maggiore autonomia dal ricatto dei fatti, che abbiamo indubbiamente conquistato in questi due anni, ci consente di dichiarare al Consiglio Federale che intendiamo apportare fra breve modifiche di programma e di investimenti per cercare di dare il nostro contributo di nonviolenti e di democratici alla soluzione di questa tragedia.
Un'altra situazione, ancora, in questi giorni ci induce a mutare previsioni e comportamenti.
E' quella italiana. Proporremo che il Consiglio Federale trovi un suo "spazio italiano", se possibile, sin da questa sessione del CF.
La scorsa settimana ha finito di prender corpo un progetto referendario ben più ampio di quello cui il Pr aveva di già, lo scorso anno, politicamente aderito in Italia, relativo alla riforma uninominalistica del sistema elettorale, ed alla lotta alla partitocrazia di questo paese. Nel 1993, questi referendum dovrebbero tenersi, se le firme di richiesta saranno raggiunte.
Il Partito ha deciso di calare in campo con determinazione e non come mera forza di legittimazione e di sostegno all'opera altrui, anche se questa, in buona parte, è rafforzata, ed in alcuni casi animata, da alcuni di noi, da alcuni compagni radicali, anche radicali, di grande prestigio.
Poiché lo scontro antiproibizionistico è anch'esso per noi tutti una priorità deliberata e convinta, poiché in Italia è stata di recente adottata una legge ancora più proibizionista e stupidamente repressiva, abbiamo quindi ritenuto non opportuno che, nel 1993, assieme ad altri sei referendum democratici non vi fosse anche uno su questo tema, sottoposto al voto referendario degli italiani. Abbiamo già detto, inoltre, che questi referendum sono antipartitocratici. Ma, da più di dieci anni, il Partito Radicale ha lottato contro il finanziamento pubblico degli apparati partitocratici; già nel 1977, contro tutti gli altri partiti, riscuotemmo l'approvazione - purtroppo insufficiente per "vincere" - del 43% dei votanti, di oltre 12 milioni di italiani, in un referendum che deligittima alla base la visione statalizzata, statalista, burocratica, antidemocratica dei partiti nella democrazia. In questi giorni, dai principali organi di stampa, che allora ci furono ostili e appoggiarono la partitocrazia, e da promo
tori stessi degli altri referendum, è stata rilanciata l'attualità dell'abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti.
Il Partito Radicale ha deciso di farsi carico anche di questo referendum, sì che otto saranno le proposte che sosterremo direttamente, ci auguriamo tutte insieme con la maggior parte delle forze referendarie scese in campo in questa occasione.
E', questa, una decisione sofferta, tanto quanto determinata, animata dalla fiducia nel popolo radicale, italiano e non italiano, onde evitare sin d'ora che, nel 1993, il Partito in quanto tale, ove lo ritenesse, non possa tutto intero impegnarsi, nella sua struttura transnazionale e transpartitica, in modo esemplare, su questo "fronte italiano" della battaglia democratica. E anche per dimostrare che questo Partito Radicale, questo Partito, transpartitico e transnazionale, così com'è oggi, così gravemente, ancora embrionale, inadeguato, in via di formazione, così duramente impegnato in una impresa senza precedenti e senza confronti, continua a saper mettere in causa tutto se stesso, a raddoppiare di impegno, anziché diminuirlo e ripiegarsi su se stesso.
In tal modo, dovremo reperire immediatamente nuove energie, umane, organizzative, politiche, finanziarie (ed in tal senso rivolgiamo quindi sin d'ora ai cittadini ed ai militanti democratici tutti, a meglio comprendere il valore della iscrizione al Pr, rispetto ad ogni altra), quando non sono nemmeno assicurate fino in fondo quelle del "progetto" che resta assolutamente centrale, prioritario, per noi, per il Pr, (intendo - mi sembra chiaro - il progetto transnazionale, editoriale e strutturale in corso di attuazione).
Abbiamo deciso, compagne e compagni, amiche e amici, di correre questo rischio, così come quello di un maggiore impegno radicale e nonviolento sul fronte "jugoslavo".
Opereremo quanto più possibile facendo sì che queste nuove, impreviste battaglie, siano occasione di crescita anche strutturale della transnazionalità e della transpartiticità del Pr. Se consideriamo tutto questo c'è da tremare; e ne tremiamo. Altre realtà politiche, altri partiti, non sognano nemmeno di porsi ambizioni e doveri di questo tipo.
Può certamente accadere, in tal modo, che il Partito Radicale cada. Certo. Come Libero Grassi. Ci auguriamo dal più profondo della nostra intelligenza e del nostro cuore che così non sia, che il prezzo da pagare non sia così definitivo.
Ma se rinunciassimo a questo pericolo per sopravvivere, saremmo già divenuti come e peggio degli altri. Non ne vale davvero, se li consideriamo, la pena.
Al lavoro, quindi.
Andiamo allo scontro con tutte le nostre bandiere spiegate, perché da Baku a Ouagadougou, da Mosca a Palermo, dal Piemonte alla Sicilia, esse possano servire da raccordo e da speranza al maggior numero di donne e di uomini di questa nostra società e di questo nostro tempo.
Prima di iniziare i nostri lavori, voglio ricordare un amico che è stato un nostro compagno - italiano, siciliano, sconosciuto agli iscritti residenti in altri paesi - ucciso, trucidato dalla violenza criminale della mafia, per essere stato capace, fino all'ultimo, di grande qualità radicale: lottare per l'altrui ed il proprio diritto, anche, soprattutto, in solitudine.
Vittima di quella violenza assassina che ha alimento continuo e quotidiano nell'irresponsabilità colpevole di una cultura, di una società, di un potere, il quale, con arrogante miopia, nasconde la propria impotenza, e, con la »proibizione , vuol far credere di combattere e vincere quello che, con lo sterminio per fame, è e rimane una delle ignominie del nostro tempo: il traffico sulle e delle droghe.
A Libero Grassi, al suo coraggio, al suo sacrificio, va commosso il nostro pensiero. Mi auguro che il nostro impegno sappia e possa dare una risposta al messaggio che Pina - la moglie - ha inviato al Consiglio Generale del CORA, annunciando nei giorni scorsi la sua iscrizione al Partito per il 1991.
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(1) La Corte Costituzionale italiana, infatti, nel gennaio 1991, consentì lo svolgimento di quest'unico referendum, fra i tre proposti e sui quali erano state raccolte per ognuno cinquecentomila firme autenticate come prescrive la legge, cassando scandalosamente la possibilità per i cittadini di esprimersi sull'introduzione in Italia del sistema uninominale, sia pure limitatamente ad una sola delle due Camere.
(2) Sono stati presi contatti con interlocutori esterni (l'IBM, esperti di marketing e di strategia editoriale, responsabili di aziende tipografiche, dirigenti d'area di corrieri internazionali, ecc.), mentre è continuata l'acquisizione dei nominativi dei parlamentari dell'Europa dell'Ovest e dell'Est, che nel frattempo era stata estesa ai membri dei Parlamenti regionali e federali ed alle assemblee democratiche di tutte le altre aree del mondo: è iniziato così il contatto diretto, attraverso l'uso quotidiano del fax e del telefono, con le ambasciate ed i Parlamenti interessati all'invio, per verificarne la scadenza e il mezzo più idoneo per la spedizione.
(3) La gestione di tutti i dati relativi ai nominativi dei destinatari, e quindi alla costituzione della »banca dati , è stata dotata dei mezzi tecnici ed organizzativi necessari. E' stato avviato il reperimento dei programmi di scrittura e di sillabazione necessari alla traduzione, alla composizione, alla videoimpaginazione ed alla stampa dei testi da editare in più lingue, scontrandosi così anche con i problemi connessi allo sviluppo dell'informatica, che fino ad ora non aveva mai affrontato il problema della composizione e della videoimpaginazione di un giornale in tanti diversi alfabeti. Si è riusciti a risolvere solo in parte problemi di compatibilità tra mezzi informatici diversi e spesso incompatibili per ragioni di mercato. E' stato organizzato il »parco traduttori , soprattutto grazie ad una ricerca affidata ad un consulente esterno al Partito, che ha prestato le sue conoscenze in questo settore, determinante per la realizzazione del »progetto . Altrettante e forse superiori sono state le difficol
tà che riscontrate nell'impostare la distribuzione verso tanti recapiti e tante aree diverse e distanti tra loro. E' stato dato avvio alla »fase tipografica - che tuttora merita una verifica di fattibilità - resa possibile, nella fase di sperimentazione dell'impresa, dall'affidabilità e dalla disponibilità dell'azienda che ha collaborato.
(4) All'attuazione del »progetto sono impegnate di fatto tutte le risorse umane che operano nel Partito, collaborando direttamente con i suoi responsabili. In particolare:
Coordinamento dell'attività redazionale e dell'edizione italiana: Edmondo Paolini* e Danilo Quinto;
Coordinamento dei traduttori e delle edizioni nelle altre lingue: Sergio D'Elia, Alessandra Filograno, Enzo Frustaci*, Sandro Ottoni*;
Organizzazione e coordinamento dei sistemi informativi di supporto e mantenimento dei rapporti con gli operatori esterni: Gianni Betto, Luigi Cimino, Luca Frassineti*, Dino Marafioti e Daniela Vacirca*;
Coordinamento delle informazioni relative ai rapporti con i destinatari: Alessandra Filograno e Anne Delorme*;
Coordinamento dei recapiti e mantenimento dei rapporti con gli operatori esterni: Antonella Dentamaro*, Angelo Lalli e Maurizio Turco;
Coordinamento amministrativo: Claudio Carnevali e Antonella Casu.
Servizi generali e di segreteria: Daniela Cacace, Mimmo Curto, Antonella Giombini*, Fulvio Iannelli, Riccarda Meloni, Cristina Spina.
* Gli asterischi indicano nuove collaborazioni.
(5) Il primo numero del giornale è stato stampato in: polacco (4.000 copie), ungherese (2.000), tedesco (6.000), romeno (6.000), spagnolo (6.000), croato (5.000), inglese (12.000), francese (10.000), ceco (2.000), russo (10.000), esperanto (7.800), italiano (46.000).
L'invio ha riguardato in particolare: 9 lander austriaci; 4 assemblee regionali belghe; 25 cantoni svizzeri; 14 lander tedeschi; un'assemblea regionale e 16 comunità autonome spagnole; 22 regioni francesi; 4 distretti, 44 contee e 8 regioni della Gran Bretagna; 20 regioni italiane; 15 Repubbliche e 2 Soviet (Mosca e San Pietroburgo) dell'Unione Sovietica; 5 Repubbliche yugoslave.
In Italia, è stato inviato a 40.987 indirizzi: gli iscritti e i sostenitori del Partito dal 1974 al 1991 ed altre categorie selezionate di indirizzi di cui dispone il Partito.
Sono state effettuate ristampe delle edizioni ungherese (27.000 copie), ceca (13.000) e russa (55.500): le prime due a Budapest, a cura della sede del Partito; a Mosca, con la collaborazione di alcuni giornalisti di quotidiani sovietici.
Per l'invio hanno anche collaborato oltre i militanti iscritti al Partito Radicale che operano a Budapest, anche quelli che operano presso il Parlamento europeo a Bruxelles, da dove è stata effettuata la spedizione per tutta l'Europa occidentale.
Il problema delle spedizioni era e rimane il più complesso: si tratta di un invio che copre tutta l'Europa e che vorremmo si estendesse il più possibile ai nominativi che possediamo. Per un invio che attualmente riguarda circa 300 luoghi di destinazione di quattro continenti - che è stato effettuato attraverso un sistema diversificato: invio di pacchi su camion a Bruxelles, consegna ai Parlamenti attraverso corrieri aerei o nostri recapiti, servizi postali (lettera e abbonamento postale) - è necessario un sistema di controllo e di verifica, che è impossibile operare da un'unica sede, quella di Roma; nè siamo in grado per ora di garantire la costituzione di una »rete di parlamentari e militanti che in e da ogni paese contatti il maggior numero possibile dei destinatari per preannunciare l'invio, riscontrarlo e rispondere alle lettere.
(6) Il secondo numero del giornale è stato stampato in: albanese (2.500 copie), ceco (2.000), croato (6.200), francese (11.643), inglese (15.700), polacco (4.300), portoghese (6.100), romeno (5.300), russo (20.600), sloveno (3.800), spagnolo (8.800), tedesco (7.500), ungherese (2.000), italiano (54.000).
Anche per il secondo numero, sono state stampate a Budapest 13.000 copie in ceco e 27.000 copie in ungherese; è stata invece quasi raddoppiata la stampa a Mosca dell'edizione russa: 100.000 copie.